ateatro

numero 17 - 28 agosto 2001
a cura di Oliviero Ponte di Pino
 

INDICE

La cultura della "No-Class"
Der Narr und Seine Frau Heute Abend in "Pancomedia" (Strauss-Stein) alla Biennale Teatro
di Oliviero Ponte di Pino

Concorso di teatro "Vicini sconosciuti"
per drammaturghi sloveni, ungheresi ed italiani
Graz 2003 - Capitale Europea della Cultura

Il paese della commedia dell'arte
Le maschere italiane di Nicola Fano

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Imperdibile: Chi non legge questo libro è un imbecille. I misteri della stupidità attraverso 565 citazioni, Garzanti, Milano, 1999.

Chi non legge questo libro θ un imbecille



La cultura della "No-Class"
Der Narr und Seine Frau Heute Abend in "Pancomedia"
(di Botho Strauss, regia di Peter Stein) alla Biennale Teatro
di Oliviero Ponte di Pino

Nei suoi testi Botho Strauss porta spesso in scena la "No-Class" urbana, quella borghesia esistenziale senza passato e senza futuro ma con qualche velleità culturale: dunque un ceto non ancora totalmente anestetizzato dal consumismo narcisista, che mantiene ancora un legame con la propria tradizione culturale e civile).
Anche quasta Pancomedia, scritta appositamente per Peter Stein e la sua compagnia, parla di questo ambiente, imboccando la strada di una satira di costume di ampio respiro: Strauss libera la sua vena grottesca portando in scena una giostra di personaggi che potrebbero diventare a ogni momento tragici, se solo avessero qualche percezione della storia o del destino. Ma tutti questi esemplari di umanità postmoderna piroettano invece nel vuoto e nell'impotenza post-moderni e dunque non possono che ripetere all'infinito la stessa gag, inchiodati alla tragedia della banalità.Questa Pancomedia – ambientata in gran parte in un metaforico Hotel Confidence – ruota intorno alla squallida l'epopea di un piccolo editore "che pubblica solo bei libri": Zacharias Werner è un velleitario e frigido dongiovanni della cultura e della seduzione, alla perenne ricerca di mecenati (o meglio di finanziatrici) e di autori (o meglio di scrittrici), stritolato tra un vago ideale di arte e di cultura e un'industria del tempo libero che, schiacciata dalle regole della finanza, gira a vuoto e divora i suoi figli.Nell'occasione la sua vittima e Sylvia Kessel, autrice di un romanzo d'esordio di qualche successo, che Werner provoca e brutalizza (intellettualmente) per arruolarla nella sua sgangherata scuderia. Le sue mecenati sono due sorelle melomani assolutamente fanatiche di Skrjabin (che occupano la scena in una delle gag più esilaranti del testo). Intorno a loro, un démi-monde variegato e sgangherato, variamente colte e interessate. Per i protagonisti di questa Pancomedia (vista alla Biennale, al Teatro delle Tese all'Arsenale, uno spazio di grande suggestione recuperato da Giorgio Barberio Corsetti) l'arte non pare mai in grado di affrontare le grandi domande sul proprio senso (e se lo facesse, sarebbe una caricatura). Convinti in qualche modo che la cultura sia un ideale in sé (e uno status symbol), la riducono a rito sociale: e contro questa idea dell'arte Strauss costruisce le sue gag. Bersaglia il romanzo d'attualità (sull'invecchiamento della popolazione e il trionfo della terza età), la ricerca del sublime (con le due fan di Skrjabin), le complicità con la pubblicità e in generale i mass media, i critici, l'industria culturale, i grandi e i piccoli editori. Non mancano aperture onirico-metafisiche: come il ragazzo dell'ascensore che non è altro che uno dei volti della Morte, o il sogno in cui due figure mitiche come Agrypnia e Phinits dibattono sui diritti della politica e dell'arte.
Al di là della lunghezza, lo spettacolo è ricco di gag godibili, portante in scena con fluidità e maestria da Peter Stein e interpretate da un cast giovane, numeroso (27 attori): è evidente il divertimento di autore, regista e interpreti nel portare in scena questa teatronovela intellettuale.L'aspetto più interessante riguarda forse il rapporto con il pubblico di uno spettacolo come questo, che aggredisce con le armi della satira i riti della cultura contemporanea. Ovviamente il target è uno spettatore per il quale la cultura rappresenta ancora un valore (non a caso lo spettacolo inizia con la pubblica lettura del capitolo inedito del nuovo romanzo della giovane scrittrice Sylvia Kessel: pratica comune e seguita dal pubblico in Germania, e impraticata in Italia), e che sia poi disposto a mettersi in discussione, in maniera autoironica. A cercare di capire quello che – all'interno di un generico mondo della cultura e della comunicazione – ha ancora un senso, una autenticità. Ma d'altro canto, come tutte le satire, quella in fondo garbata di Strauss privilegia il lato negativo, la pars destruens: perché nel purgatorio dell'Hotel Confidence, sketch dopo sketch, nessuna forma di attività culturale sembra salvarsi dal vuoto, dal narcisismo, dalla mania ossessiva, dalla resa alle regole del mercato. Come se l'unica possibile pars construens praticabile, a questo punto, fosse solo l'arte come critica di se stessa.


Concorso di teatro "Vicini sconosciuti"
per drammaturghi sloveni, ungheresi ed italiani
Graz 2003 - Capitale Europea della Cultura

La capitale Europea della Cultura 2003 bandisce un concorso di teatro aperto ai paesi confinanti Slovenia, Ungheria e Italia.

Le opere teatrali presentate dovranno adempire le seguenti condizioni:

Anonimato
Né sulla prima pagina né su un qualsiasi altro foglio del manoscritto presentato dovrà apparire un accenno all'autore. Invece del nome dell'autore, la prima pagina dovrà essere munita di un motto o uno pseudonimo da ripetersi anche su una busta chiusa contenente una scheda con il nome, il cognome, l'indirizzo, il numero di telefono e eventualmente anche l'indirizzo e-mail dell'autore.

Autorizzazione alla rappresentanza in prima mondiale
Per le opere presentate non potranno essere stipulati contratti di rappresentanza in prima mondiale. Le opere non potranno essere rappresentate in prima nel periodo che intercorre la presentazione dell'opera al Concorso e la proclamazione dell'opera vincitrice. Tali vincoli riguardano il periodo fino a dicembre 2003. L'esecuzione della rappresentanza in prima avverrà in un teatro scelto dalla commissione giudicatrice a Graz. Nel caso che un autore abbia già prima stipulato un contratto con una casa editrice questi si assume la responsabilità di chiarire questo punto con la casa editrice in questione prima di partecipare al concorso.
L'opera vincitrice sarà rappresentata in prima mondiale assoluta nella stagione teatrale 2003 (gennaio - dicembre). La commissione giudicatrice si riserva il diritto di fissare la data esatta della rappresentanza in prima. Tutti i partecipanti saranno informati in tempo utile delle decisioni della Giuria e dovranno rispettare le decisioni prese dalla Commissione. I manoscritti inviati non saranno restituiti.
Il concorso non prevede un soggetto particolare. Le opere potranno essere di una lunghezza a piacere, sono libere le durate dei testi e il numero dei personaggi. I lavori dovranno essere spediti in una sola copia.
I concorrenti potranno partecipare anche con più opere. Ogni opera sarà da munire con un altro motto o pseudonimo.

Svolgimento del concorso
Tutte le opere dovranno essere spedite all'indirizzo della commissione giudicatrice sottostante.
La commissione a Graz conserverà le buste con i nomi dei partecipanti, farà fotocopiare i testi e li farà pervenire in modo assolutamente anonimo a ciascuno dei cinque membri di ogni giuria nazionale.
In ciascuno dei tre paesi partecipanti (Slovenia, Ungheria e Italia) sarà istituita una commissione nazionale.
Le giurie nazionali sceglieranno insieme al limite tre possibili opere vincitrici.
Queste opere finaliste (complessivamente non più di nove testi) saranno tradotte in lingua tedesca da traduttori competenti e poi presentate ad una giuria finale con sede a Graz che proclamerà l'opera vincitrice di ogni paese partecipante.
La giuria potrà segnalare ancora un'ulteriore opera vincitrice qualora alcune delle opere presentate siano ritenute particolarmente significative.
Le tre (al limite quattro) opere vincitrici saranno rappresentate in prima mondiale a Graz nel corso della stagione teatrale 2003.
Ad ogni testo premiato dalla giuria sarà assegnato un premio per un ammontare di ATS 70.000 (cioè DM 10.000 ovvero Euro 5088).
Il premio sarà pagabile ai vincitori tramite bonifico. La data di scadenza è il giorno della rappresentanza in prima mondiale a Graz.
Le opere dovranno essere spedite al seguente indirizzo:

Graz 2003 – Unknown Neighbours
Norbert Hainschek / Alfred Haidacher
Graz 2003 Kulturhauptstadt Europas Organisations-GmbH
Herrengasse 28
A-8010 Graz

I lavori dovranno pervenire entro e non oltre il 31 marzo 2002. (data del timbro postale)



Il paese della commedia dell'arte
Le maschere italiane di Nicola Fano

Nella collana dedicata all'identità italiana, ideata e curata da Ernesto Galli della Loggia, al numero 23, Il Mulino ha pubblicato uno studio dedicato a Le maschere italiane (lire 24.000, 194 pagine). Autore è Nicola Fano – critico e giornalista, nonché autore di due saggi interessanti e curiosi, De Rege varietà (Baldini & Castoldi, 1998) e Tessere o non tessere. I comici e la cultura fascista (Liberal Libri, 1999).
Il tema di Le maschere italiane è senz'altro affascinante: il rapporto tra la storia italiana e l'evoluzione di Arlecchino ("Il Seicento ovvero l'età delle corna"), Pantalone ("Il Settecento ovvero l'età della gobba", anche se con i suoi difetti potrebbe essere il vero specchio dell'anima italiana), e Pulcinella ("L'Ottocento o l'età del naso"), o meglio degli attori che diedero loro corpo, parole e vita, dalla nascita della Commedia dell'Arte fino alla Seconda guerra mondiale – perché, così Fano motiva questo spartiacque temporale, da un lato l'avvento della democrazia ha cambiato irreversibilmente il rapporto tra teatro e potere; dall'altro la società moderna che si impone attraverso i mass media ha finito per distruggere quello che era il popolo.
Un aspetto che Le maschere italiane lascia decisamente in secondo piano è il rapporto tra la stagione della maschere – il Carnevale – e la Quaresima: e questo porta forse a lasciare in secondo piano gli snodi più direttamente antropologico-etnografici (il rapporto tra il tempo del lavoro e quello della festa, la sopravvivenza delle antiche ritualità in un contesto cristianizzato, e in generale tutti i temi legati alla cultura del carnevale esplorata da Bachtin), per confinarsi in una logica tutta interna alle dinamiche del teatro nell'arco di quattro secoli.
Nella carrellata sorprendono poi alcune assenze che rischiano di rendere limitata e storiograficamente datata l'impostazione del volume. Solo a scorrere l'indice di nomi, spiccano due lacune (oltre a quelle di Govi e Ferravilla, nonché quella di Bachtin): quella di Angelo Beolco, ovvero il Ruzante (riscoperto da Ludovico Zorzi, e portato sulle scene da Gianfranco De Bosio), e quella di Giulio Cesare Croce, il cantore delle gesta del Bertoldo (al quale ha dedicato attenzione e studi, tra tutti, Piero Camporesi). Certo, né il Ruzante né Bertoldo sono maschere raggelate nella tradizione delle figurine e dei Carnevali da piazza e da televisione, e tuttavia non appena si riflette sul problema della maschera in rapporto all'identità italiana, rappresentano snodi centrali. Anche nei loro complessi rapporti con il potere (tema centrale di questo Le maschere italiane) Angelo Beolco e Giulio Cesare Croce offrono percorsi emblematici (e, verrebbe da aggiungere, istruttivi). Va detto che Ruzante e Croce sono stati riscoperti (e Bachtin tradotto in Occidente) solo dopo il 1945: l'autolimitazione cronologica che si è imposta Fano risulta dunque rispettata con rigorosa coerenza. Tuttavia questi autori (tardivamente riscattati alla cultura "alta", e dunque così moderni) avrebbero potuto fornire alcuni indizi per approfondire diversi aspetti dell'evoluzione del comico negli ultimi decenni, le alterne vicende della commedia all'italiana (da Alberto Sordi a Alvaro Vitali, da Moncielli e Scola a Nannimoretti) e l'impegno politico-civile di qualche attore contemporaneo (Fo, Grillo, Benigni, Rossi…).
(olivieropdp)


Appuntamento al prossimo numero.

Se volete scrivere, commentare, rispondere, suggerire eccetera: olivieropdp@libero.it

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