ateatro

n. 21 - 1 ottobre 2001
a cura di Oliviero Ponte di Pino
(& manythanks to amm)
 

INDICE

Noboalfabeto
21 lettere per la non-scuola
di Marco Martinelli e Ermanna Montanari
 

Cyberpunk - interview with PublixTheatreCaravan (in inglese)
di Tatiana Bazzichelli
 

COMA READING
Autori che scrivono e leggono il coma per la terza "Giornata dei Risvegli"
con Alessandro Baricco, Alessandro Bergonzoni, Pino Cacucci e Gabriele Romagnoli
sul palco dell’Arena del Sole di Bologna
 

COMUNICAZIONI DI SERVIZIO

Per i fanatici di Beckett, da non perdere il Riccione TTV a Bologna dal 9 al 14 ottobre.
Consultate il programmma della manifestazione nel forum Segnalazioni oppure sul sito del Premio Riccione.
(e se proprio non sapete che fare, il 27 settembre al Teatro del Mare, Bergonzonica, serata unica e irripetibile!!!

E non dimenticare il convegno grotowskiano a Pontedera dal12 al 14 ottobre (info y programma su "ateatro 20").

Su theatrecontemporain.net, il delbutto della novità di Pascal Rambert Asservissement Sexuel Volontaire, testo polemico e provocatorio sulla storia francese (ai tempi della Marescialla Pétain...) (in francese).

Per tutti gli appassionati al tema CENSURA, sul n. 15 di "Nuovi Argomenti", luglio-settembre 2001, lire 19.000, dedicato a Giacomo Debenedetti e il secolo della critica, Luigi Squarzina ripercorre la vicenda della prima italiana del testo di Jean-Paul Sartre Il diavolo e il buon Dio, tradotto appunto da Giacomo Debenedetti, andato in scena allo Stabile di Genova nel 1962 - non a caso l'anno in cui venne abolita in Italia la censura preventiva (due date: 1961, lo scandalo dell'Arialda di Testori-Visconti, 1963, il Galileo di Brecht-Strehler).

Chi è invece interessato a Max Frisch e Friedrich Dürrenmatt, nella Corrispondenza edita da Casagrande (lire 32.000), e in particolare nel saggio introduttivo di Peter Rüedi, troverà molte notizie (oltre che sulla loro amicizia) sul periodo "magico" dello Schauspielhaus di Zurigo, dove debuttarono molti dei loro testi più significativi.

In mani private sono rimaste (pare...) solo cinque copie del primo in-folio shakespeariano del 1623. Una di queste cinque copie, forse la migliore, verrà messa all'asta da Christie's tra l'8 e il 9 ottobre al Rockfeller Center di New York insieme ad altri volumi che provengono dalla preziosa biblioteca di Abel E. Berland. Scriveva il "Guardian" dell'11 settembre: "The book was owned by descendants of the poet John Dryden for centuries, until it was sold at Sotheby's in 1913, and was then in the hands of American collectors and dealers for most of the 20th century. Mr Berland bought it from the famous New York dealer John Fleming in 1971". Si prevede che l'in-folio verrà battuto a un prezzo compreso tra i 2 e i 3 milioni di dollari. Se qualcuno non sa ancora che cosa regalarmi per Natale, non mi dispiacerebbe... (In ogni caso sono già in possesso di un prezioso CD-rom della Octavo che ripoduce in facsimile questo prezioso oggetto del desiderio.) (E intanto voi per Natale regalate (& regalatevi) il fantastico CD-rom con Tutto il teatro di Shakespeare!) 
 


Imperdibile: Chi non legge questo libro è un imbecille. I misteri della stupidità attraverso 565 citazioni, Garzanti, Milano, 1999.

Chi non legge questo libro è un imbecille


Noboalfabeto
21 lettere per la non-scuola
di Marco Martinelli e Ermanna Montanari
 
 

Scritto in occasione dell'inaugurazione del Rasi, di prossima pubblicazione in un volume che contiene anche la teatrografia completa di 10 anni di non-scuola, i Dialoghi in cucina di Marco e Ermanna e una prefazione di Cristina Ventrucci, oltre a immagini di William Blake.

A. ASINITA’

C’è un asino, sulla soglia. Chiede di entrare. Un pedante gli sbarra la strada.

"Perché?"
"Sei un asino, non puoi. Non hai niente di interessante da dire, sei un Senza Parole, solo ragli, solo ragli fai, le tue fattezze non sono quelle richieste."
"Che cosa dunque è richiesto, per entrare nella vostra Accademia?"
"Appunto, non essere asini patentati, come te!"
La porta d’avorio si chiude, l’asino piange.

Vieni, sussurra la non-scuola all’asinello, vieni da me. Lascia perdere chi non ti ama. Da me troverai acqua e biada a volontà. Che tu sia benedetto, asinello errante! Vieni da me, e apri con la chiave dell’occasione l’asinin palato, sciogli la lingua, fai uscir dalla tua bocca quell’estraordinario rimbombo che la largità divina, in questo confusissimo secolo, nell’interno tuo spirito ha seminato. Vieni da me, e con me fai valere la tua barbara natura, raccogli i frutti e i fiori che sono nel giardino dell’asinina memoria. Vieni da me, e in me trovati con tutti, discorri con tutti, affratellati, unisciti, identificati con tutti, a tutti regala verità, domina a tutti, sii tutto!

Nella non-scuola l’asino è l’adolescente, nella non-scuola l’asino è la guida: entrambi ragliano forte.
 

B. BUGIA

L’etimologia ci rivela la presenza del male nella parola bugia: dall’antico provenzale bauzìa al franco bausì, ovvero "malvagità", "male radicale". Ma nell’etimo del suo più significativo sinonimo, rappresentato dalla parola menzogna, c’è l’eco del verbo latino mentiri, "immaginare", poi "fingere", da mens mentis, "mente".
 

C. CALCIO

Non si va a insegnare. Il teatro non si insegna, e meno che mai nella non-scuola. Si va a giocare, a sudare insieme. Come giocano i bambini su un campetto da calcio, senza schemi né divise, per il puro piacere del gioco, come capita ormai di vederli solamente in Africa, a piedi nudi sulla sabbia, o nel sud d’Italia: al nord è raro, i più sono irregimentati a copiare il calcio dei "grandi", soldi e televisione. In quel piacere ci sono una purezza e un sentimento del mondo che nessun campionato miliardario può dare. La felicità del corpo vivo, la corsa, le cadute, la terra sotto i piedi, il sole, i corpi accaldati dei compagni, l’essere insieme, orda, squadra, coro, comunità, la sfera-mondo che volteggia e per magia finisce dentro la rete. La non-scuola è il campo da calcio dove si gioca per puro, eterno piacere, ignorando il denaro e la gloria.
 

D. DISCIPLINA E DOGMA

L’unico dogma della non-scuola è questo: si possono strapazzare Aristofane o Brecht, ma quello che deve emergere dal lavoro scenico, attraverso Aristofane o Brecht, è la vita degli adolescenti, i contrasti dissonanti che alimentano la psiche, le nevrosi luminose, la lava incandescente che si nasconde agli insegnanti e ai genitori. In una parola, l’ENERGIA, che deve a sua volta guidare le guide, come la bacchetta conduce i rabdomanti alla ricerca della sorgente d’acqua. Per far erompere lo scatenamento caotico che procede dal corpo si esige disciplina, ovvero apprendere poche regole elementari che sono incarnate nel gioco, come eterno piacere. Abitano il fare. I ragazzi le acquisiscono come confini necessari, nel divertimento e nella fatica che costa il "saper giocare bene". È compito delle guide evitare ogni pedanteria, è compito degli adolescenti prestare orecchio alle guide, le quali accenneranno alle tecniche (respiro, movimento, voce) solo nel concreto delle prove, specificando che non esiste la Tecnica in assoluto, ma solo modi diversi di servire le visioni. In ogni asinello c’è un giardino dell’asinina memoria: le tecniche servono a raccoglierne la turbolenta vitalità.

Energy is Eternal Delight.
 

E. ETA’

Nella non-scuola le età sono usurpate. Aristofane può avere 16 anni, Shakespeare 14, gli adolescenti ben più di 500. Vi sono volti che fanno pensare all’antico Egitto, al Tigri e all’Eufrate, altri al secolo che non è ancora nato. Si ha l’età che si finge, non quella che si dimostra.
 

F. FARFALLE

In un’evanescente opera di Dosso Dossi, pittore ferrarese del Cinquecento, vediamo tre figure che poggiano su delle nuvole, alla luce scintillante dell’arcobaleno: a sinistra Giove, seduto davanti a una tela, in atto di dipingere farfalle; a destra una giovane donna inginocchiata sta per interromperlo (la Virtù, forse?); in mezzo ai due Mercurio, nudo e alato, che rivolto alla fanciulla porta il dito alle labbra, come a dire: silenzio! Il pittore non dev’essere disturbato mentre dipinge.
 

G. GUIDE

Non ci sono padri, non ci sono maestri nella non-scuola. Solo guide che conducono gli adolescenti verso lo spettacolo, che favoriscono il gioco. Chi sono le guide della non-scuola allora? Possono essere registi, possono non esserlo. Quello che li distingue è il loro "stare in mezzo", non come acqua stagnante, bensì a dissolvere le superfici apparenti, tra gli adolescenti e la Tradizione. Forse un po’ dei pirati, come Long John Silver: attraverso il suo zoppicare, attraverso le sue menzogne, Jim scopre il tesoro.
 

H. HISTORIA UNIVERSALIS

Il gioco è l’amorevole massacro della Tradizione. Non "mettere in scena", ma "mettere in vita" i testi antichi: resuscitare Aristofane, non recitarlo. La tecnica della resurrezione parte dal fare a pezzi, disossare.

Adolescenti e Tradizione: i Senza Parole e la Biblioteca. Qui c’è un lampo, due legni che si sfregano. Prendi un testo, e guardalo sotto: là sotto, sotto le parole, c’è qualcosa che le parole da sole non dicono. Là sotto c’è il rovello che lo ha generato. Ci restano le parole, mentre quel rovello viene dimenticato. Se non sai penetrare quel sotto, quella luce giù in basso, le parole restano buie. Il testo cela un segreto che può accendere la Vita, che l’autore (il vivente, non il cadaverino del museo!) ha sapientemente nascosto secoli fa nelle pieghe della favola: la non-scuola mette in relazione quel segreto e gli adolescenti, proprio quelli, quelli e non altri, quelle facce, quel dialetto ringhiato tra i denti, quei sospiri, quel linguaggio di gesti, quei sogni, quei fumetti. Per realizzare l’incontro c’è bisogno, in una prima fase, di svuotare il testo, perché i dialoghi sono all’inizio un impedimento autoritario che va spazzato via. Fatto a pezzi il monumento, si riparte dal gioco d’improvvisazione (vedi alla lettera I) che le guide propongono agli adolescenti, gioco che consiste nel dare nuova vita alle strutture drammaturgiche del testo, o a inventarne di completamente nuove. L’improvvisazione crea una partitura di frasi, gesti, musiche, sulla quale sarà possibile innestare, in un secondo momento, le parole dell’autore, e non tutte, solo quelle che servono. E sarà una sorpresa accorgersi che le parole rifiutate all’inizio, una volta arato il campo di verità sul quale farle crescere, diventeranno splendenti. Il campo di verità è il corpo dell’adolescente. È un adolescente, è un nessuno. Per questo trabocca di genio! La Tradizione non dice un bel nulla a questi nessuno, che prima la guardano con sospetto, poi le fanno l’onore di rimetterla in vita, la gratificano di un amplesso: la non-scuola gode a vedere l’impatto devastante e fecondo tra i morti e i vivi.
 

I. IMPROVVISAZIONE

L’improvvisazione è la deviazione necessaria (vedi alla lettera H) dal sentiero stabilito. La possibilità dell’eccesso e dell’impaccio di generare stupore. È la palestra in cui l’asino scopre le sue carte, il suo universo "mostruoso": oscenità, canzoni, selvatichezze, dialetti, gerghi, ombre, cattiverie, ribaltamenti, sogni. Un poderoso mondo vitale e corrosivo che alla guida (e non solo) è ignoto, e che si ha il dovere di restituire in forma scenica.

L’istituzione scolastica e il teatro sono stranieri l’uno all’altra, e il loro accoppiamento è per forza di cose innaturale. La non-scuola scommette su tale accoppiamento.

How do you know but ev’ry Bird that cuts the airy way,
Is an immense world of delight, clos’d by your senses five?
 

L. LOCALI

Locali sta per "lus", la luce che affonda nelle midolla delle ossa. Locali sta per "la panchina dello stadio di Sant’Alberto con su scritto LOCALI", in questo simile a tante altre panchine dei campetti di calcio della Romagna, dove piccoli e grandi si fanno le ossa e se le rompono. Locali sta per "Nola", la Nola di Giordano Bruno, il villaggetto che lo aveva visto nascere, Iordanus Brunus Nolanus, così si firmava anche quando si presentava nelle corti e nelle accademie d’Europa, Nola è il pezzetto di terra, la minuzzaria che ci ha sputato fuori e ci portiamo appresso, dimenticata, occultata nei sogni, nelle miserie del linguaggio. Locali sta per "gli autori quand’erano adolescenti", ovvero dei nessuno pieni di fantasie, e non c’erano critici né spettatori a esaltarli.
 

M. MARIONETTA

Bando alla psicologia! Nella non-scuola si recita come marionette.

Comica o tragica che sia, strampalata o sofferente, la marionetta è carne dell’attore. Non è questione di stile (vedi alla lettera S): quando parliamo di marionetta intendiamo il rifiuto di ogni naturalismo, che le guide della non-scuola possono declinare in mille modi. La marionetta, svuotata di zavorra sentimentale, evoca forze sconosciute e minacciose che, presenti e invisibili nella vita quotidiana, si liberano nel mondo, in apparenza fittizio, della rappresentazione. Si situa misteriosamente ai limiti tra la vita e la morte, tra l’insensibilità totale e la più totale trasparenza. Sfida le pesantezze del tempo, della terra e del linguaggio. È il doppio che ci irride.

Siano dunque Pinocchio, Rosvita, Totò e Padre Ubu i santi protettori della non-scuola, lo siano contro l’illustrazione, la parola esplicativa e didattica, rivendichino il silenzio, il camminare a mezz’aria, l’uomo di legno.

If others had not been foolish, we should be so.
 

N. NOBODADDY

Tra le sfalenanti invenzioni di William Blake, c’era quella di chiamare "Nobodaddy" il Dio Padre che sta nei cieli: un neologismo, formato dalla contrazione di "nobody" (nessuno) e "daddy" (papà). Parola che, come un fulmine, afferma e nega, mente e dice il vero.

Il piacere di essere dei NESSUNO! Le guide sanno che, se anche altrove sono registi o attori di un certo nome, per gli adolescenti della non-scuola sono dei NESSUNO. Neanche uno straccio di gloriola ad attenderle, ma solo l’allegria di essere coro. C’è in questo esser nulla un sentimento di purezza e di libertà sublimi.
 

O. ONIROMANZIA

Gli antichi, prima Omero, poi Virgilio e Dante, distinguevano i sogni che entrano e escono dalla splendida porta d’avorio, i quali sono fallaci e vani, dai sogni che entrano per la porta di corno, cioè le vere visioni che l’uomo non scorge mai invano. La materia da poco, l’umile corno, è un conduttore migliore del pregiato avorio.
 

P. PASSERI

Se, in un accecante pomeriggio d’estate, prendendo da via Trieste, si parte a piedi da Ravenna diretti verso Marina, il paesaggio ci colpisce sotto il sole come una visione: a sinistra i serbatoi e le torri delle raffinerie con le ciminiere che eruttano fuoco, le navi e i grandi cassoni metallici del porto, a destra i campi di grano e sorgo. La strada è trafficata all’eccesso, e sul sottile bordo ai lati, usurpato dal pedone che su quella strada non è previsto, sarà una sorpresa notare molti passeri morti, travolti dalle automobili. Si sa dei ricci, si sa di qualche gatto ipnotizzato dai fari, ma di così tanti passeri! Volano basso, si vede che volano basso. E questa è via Trieste, non si osa pensare alla statale 16, la grande arteria del divertimento in riviera. Le statistiche sulla Romagna felix vanno aggiornate dal temerario pedone: non solo un’ecatombe di sacrifici umani regge la progredita civiltà del terzo millennio e la religione dell’Automobile, ma anche una più ignota morìa di passeri. Cadaverini insepolti lungo il ciglio della strada. Amen.

Peggio per loro! Dovevano volare alto!
 

Q. QUATTRO

Si è finora parlato di tre dei quattro pilastri che reggono la non-scuola: gli adolescenti, le guide, la Tradizione. Il quarto è l’insegnante, che segue, assiste i gruppi al lavoro. La non-scuola considera necessaria tale figura, perché, come ci rivela l’etimo di assistere, "sta nei pressi", lucido testimone degli scontri in atto. Spesso funziona come sponda di serenità nel tumulto delle prove, può eventualmente collaborare al lavoro, può eccezionalmente arrivare in scena, ma mai deve sostituire la guida: i due ruoli sono nettamente distinti, l’insegnante rappresenta l’istituzione scolastica, al cui interno il lavoro si svolge, la guida è lo straniero che lì è accolto, portatore di un sapere altro, irriducibile.

Va detto: la non-scuola è nata e continua a vivere all’interno degli istituti medi superiori di Ravenna per scelta precisa degli stessi, per una sorta di affinata complicità intellettuale.
 

R. RAGAZZINI

No, i ragazzini non salveranno il mondo, ma forse possono, devono provare a salvarsi dal mondo. E noi con loro.

Nel suo abitare un’età dalla grazia sbilenca, l’adolescente ha un io "minimo": si guarda, ma non sa bene cos’è, cosa diventerà, si ascolta, e sente dentro di sé tante voci. Questa confusione è una ricchezza: l’adolescente può essere "tanti", in lui si scontrano le voci degli déi. Il suo "io" è un condominio. È abitato dalle tante maschere che può diventare: santi, guerrieri, impiegati, ladri, assassini, artisti, cavalli, terremoti, fantasmi. È una condizione instabile e delicata e sofferente, si è dei nessuno, si è come feriti. Questa ferita è la via maestra alla scena.
 

S STILE

Non ci sono stili nella non-scuola, sono vietati! Non ci sono attori e registi che debbano dimostrare qualcosa, né critici che verranno a recensire. L’unico dogma (vedi alla lettera D) della non-scuola è l’ENERGIA: le guide non siano altro che fluidi conduttori del calore e dell’elettricità. Possono, debbono esserci modi diversi di realizzare tale compito (partendo da un testo, abolendo il testo, facendolo scrivere ex novo, assemblando liriche, eccetera), ma sempre subordinati al dogma suddetto. Anche perché, particolare secondario ma non trascurabile, gli spettacoli della non-scuola si realizzano a costo zero: non ci sono spese di produzione! Adolescenti e guide sanno che possono frugare nel magazzino delle Albe, e riciclare quel che è possibile, ma sanno anche che l’unica vera ricchezza spendibile è il tempo e la passione che dedicheranno, che si dedicheranno. In conclusione: un regista può imparare molto facendo la guida nella non-scuola, a condizione che non la usi per formarsi uno stile, bensì si faccia da lei ROVINARE!
 

T. TREMORE E TERRORE

Se, in una notte d’estate, diciamo verso le tre, si parte a piedi dal villaggio di Campiano, nel profondo della campagna romagnola, e prendendo la direzione della via Cella ci si dirige verso Ravenna, la prima immagine sarà quella di un piccolo cimitero di campagna. E quello che sorprenderà sarà vedere le case dei morti come le case dei vivi, lì accanto, nella notte deserta: silenziosi, immoti cubi di pietre e cemento. Tutti dormono, là dentro, vivi e morti. I lampioni faranno compagnia per pochi chilometri fino a Santo Stefano, immergendo la terra in una luce appiccicaticcia e giallastra, poi, da Santo Stefano a San Bartolo, non ci sarà che tenebra, e nessuna luce. Tre volte i cani vi assalteranno in quel tratto, latrando forte, e nel buio il cuore si sposterà: voi lo sapete che abbaiano da dietro i cancelli, ma è buio, potrebbero non avere la catena, oppure se anche questa ci fosse potrebbe rompersi, e quelli saltarvi addosso, e tutte e tre le volte il cuore vi balzerà nel petto.
 

U. USATO

Da qui partiamo. Dalla constatazione che il mondo è usato. Usato fino alla nausea. La polis è usata, abusata, UBUSATA, infetta, divorata da eterni mascalzoni, dai salsicciai derisi ieri da Aristofane fino ai televenditori di oggi. La polis-mondo è vecchia in maniera disgustosa, e come lei sono vecchi quegli edifici di inutilità pubblica che passano sotto il nome di teatri. La nausea per il mondo è naturale nell’adolescente, la guida adulta la reimpara (se l’ha dimenticata), è un sentimento furente, che chiede giustizia contro una polis-mondo che falcia i passeri.
 

V. VELOCITA’

La guida sa che il tempo a disposizione nella non-scuola è limitato e poco: deve partire dalla consapevolezza che la sua è una partita a scacchi con il cronometro. Occorre giocare le mosse in velocità. Avere poco tempo per realizzare le proprie decisioni è un’utile gabbia per la fantasia. Quello è il tempo, e non ne hai di più!
 

Z. ZUCCA

Il giocare porta infine alla partita. Alla partita con il pubblico, allo stesso tempo avversario e amante, turbolento come nell’Atene del V secolo. Ogni gruppo della non-scuola conclude il proprio lavoro con lo spettacolo, una serata unica: il Rasi, l’antica chiesa delle Clarisse, poi cavallerizza nell’Ottocento, infine teatro da poco più di un secolo, si riempie per la "prima" e "ultima", non si danno repliche, è un rito di iniziazione. Tremore, terrore, erompere della contentezza. I 400 adolescenti che ogni anno salgono sul palco, i 5000 che ogni anno, provenienti da tutte le scuole medie superiori della città, arrivano per applaudire, chiamar per nome, sbeffeggiare, osannare i propri compagni, rappresentano tutti insieme l’energia della polis (i "poli", i "molti") che irrompe in teatro. È una presenza sporca, volgare, è "volgo" che invade finalmente il tempio, dentro e fuori la scena.

L’immagine più appropriata con la quale licenziare il Noboalfabeto è la zucca. Alla fine dello smisurato poema rinascimentale di Teofilo Folengo, Baldus e i suoi compagni, giovani briganti inseguiti dagli sbirri e scappati dal villaggio di Cipada, un paesino "citra Padum", cioè "oltre il Po", arrivano all’inferno e lì trovano un’enorme zucca, secca e svuotata dall’interno, "che quando era ancora tenera e mangiabile, sarebbe servita senz’altro a far la minestra a tutto il mondo", annota l’autore. È la zucca dei bugiardi, dei poeti, dei cantori e degli astrologhi, di coloro che cantano e interpretano i sogni della gente e riempiono i loro libri di favole e cose vane. Lì sono puniti: per quante bugie hanno detto in vita, i diavoli strappano loro altrettanti denti. E quanti più ne vengono strappati, più nuovamente ne nascono. A quel punto, Folengo interrompe il poema: "zucca mihi patria est", questa è la mia patria, Baldus e compagni vadano pure in giro per l’inferno a sconfiggere i diavoli, io mi fermo qui.

La zucca è la lubricità del teatro, la munificenza delle menzogne che fanno nuovo il mondo, qui, nella mia zucca d’asino.

Egina, Campiano, Ravenna, agosto 2001


Cyberpunk - intervista con la PublixTheatreCaravan
Cyberpunk - interview with PublixTheatreCaravan
di Tatiana Bazzichelli
(di prossima pubblicazione su "cut up")

Dopo i "fatti di Genova" in occasione dello scorso G8, segnati da violenti episodi di repressione verso i manifestanti culminati nel blitz alla scuola Diaz, parecchie testate giornalistiche hanno parlato della PublixTheatreCaravan (VolxTheaterKarawane), la compagnia dei teatranti austriaci arrestati a Genova con l'accusa di appartenere al gruppo dei black block.
Il 22 luglio, i venticinque membri della Karawane presenti a Genova che avevano preso parte pacificamente ai cortei del 19, 20 e 21, sono fermati fuori della città, condotti in caserma e successivamente in carcere a Voghera e Alessandria.
La loro permanenza in carcere termina il 16 agosto, giorno in cui vengono estradati verso i paesi d'origine gli ultimi cinque membri rimasti in carcere (per gli altri venti la data di scarcerazione è il 14 agosto). Quasi tutti i mass media si sono focalizzati sui momenti dell'arresto dei teatranti, sulle violenze inflitte loro in caserma, sull'accusa di essere parte dei black bloc, sulla loro permanenza in carcere durata quasi un mese.
Ma raramente i giornali hanno descritto i contenuti che la PTC porta avanti durante le sue performance.
Questa intervista a due membri della PublixTheatreCaravan è finalizzata a capire perché la PTC era a Genova e che tipo di contenuti voleva realmente trasmettere durante le manifestazioni del 19, 20 e 21 luglio.contenuti che si sono invece trasformati in pretesto da parte di chi ha preferito associarli ad altre pratiche per operare su di essi una pesante repressione.

Per mantenere inalterato il senso delle risposte dei membri della PTC, si è mantenuto il testo nella lingua in cui è stata effettuata l'intervista.(t.b.)

Often theatre breaks in strongly the traditional concept of art to pour it in real life and actual action of people: this is often political action... What about your performances and your actions?

PTC: Well, maybe for this question, it´s of course important that our meaning of theatre points out into real life. Our meaning of theatre of course doesn`t take place just in a traditional, 19th century building where people can come to see the show. The PublixTheatreCaravan (PTC) didn`t have any fixed roles.
Our idea about the PTC was to create "theatre" as a lively work-in progress-project in political fields, which includes also streettheatre/performances as imitations of reality in public space combined with indepent mediawork, documentation, the aim of information and discussion about migration/globalisation and our request for the "freedom of movement". In this way the PTC is a radical political, artistic and media project and a process of social-action-theatre, one form of cultural discourse, where not only so called artists have the chance to take part.
Another part is selforganisation. It means to handle the infrastructure and to organise places to sleep and a kitchen to prepare food. To have no fixed roles mean also that there should be a rotation of the different parts of work, but this not always worked like it should be.

When and why PublixTheatreCaravan was born?

PTC: First: The Volxtheatre Favoriten already has been existing since 1994.
It was founded in an autonomous centre in Vienna, the EKH (Ernst Kirchweger Haus). The EKH has been squatted in 1990, now there are contracts. There was the first idea of a lot of people, who lived there (anarchists, refugees, curds, etc.) to make political theatre in their own space: The Three-Pennyopera by Berthold Brecht, - and to create this theatreplay in a different kind of organisation than in "normal" theatres: without director, without hierachical institution and open, so everyone, who was interested in such process could participate.
So right from the beginning of the Volxtheatre it was important to see theatre as a form of cultural and political protest and of course also just as fun.
With theatre you have the possibility to articulate radical-democratic politics in asylum, capitalist and globalisation issues. Thinking, working, and articulating politically like this has always been a problem in Austria, also before the right-wing-goverment was installed here.

Our strategies with theatre moved within the years from playing just in the EKH to make theatreactions in public space. Moving out on the streets meant for us, to set provocative, irritational actions in public space to question all forms of hierachical and violent structures.
The PublixTheatreCaravan was actually the 3rd try of cultural-political tours through public space.
The first tour of EKH/Publixtheatre was in May 2000 (a couple of month after the right wing goverment got installed), through the big cities in Austria, where we occupied the main places in town for a day and "setteled" down with the slogan: "Anarchy and Ananas instead of Austria" and made streettheatre, publixkitchen, live-radio etc.

The second try was the "Cultural Caravan against rightwing-politics", which took place in Oktober 2000 in Carinthia, the southern part of Austria, where Jörg Haider is govenor. We were driving slowly with traktors through villages with music and messages in german and slovenian (since there is a slovenian minority) to point out the need: "to step across the border - for an open carinthia", which was in Haider's country quite provocative.

The idea for the PTC started in spring 2001, when we decided to make the first time a international PTC through Europe. At the same time, the People's Global Action meeting in Milano took place. There was the idea of connecting the Europe-wide resistance and travel with caravans through Europe to political and cultural events, which symbolize today's discourse about migration and
globalisation. Each social event is in a way for us a place and festivity of resistance and an opportunity to place demands and take part in an open discussion about the right for movement and the call for no borders.
The PTC saw itself right from the beginning as a mobile info-campaign about this problems, and as a experimental way to formulate this in direct actions in public space. We wanted to combine within this theatre process nomadic travelling with direct action, exchanging experiences, documentation, mediaworking and making parties.

We decided to organize the PTC within the Austrian platform "for a world without racism" (www.no-racism.net), which is part of the europeanwide noborder-network (www.noborder.org) and to work from the beginning together with political groups at places we would come to.
For the Mediawork there was a good relation with Indymedia and some Indymedia-activists traveled with the caravan. And not only, because we knew that statetheatre would watch such forms of protest, we organized everything openly, the reason was also to give a change for people, who are interested in this kind of process, to join us.
So we manage before in open discussion-plena to set up money and put together a couple of buses, cars, a publixkitchen and soundsystem, costums, props etc. and cultural activists from different places for this euopean-wide noborder-campaign.

Victor Turner, a theoretician who worked with Schechner's Performing Group, wrote that during performances it is possible to create symbolic conflicts, to play with legitimate cultural symbols and to destroy them to recompose them in new and more incisive cultural assets. It is a way to transform what is familiar into something that it's not, in order to create new ideas and thoughts through action. Does this happen in VolxTheatreKarawane performances as well?

PTC: The representation of theatre and fiction takes place everyday in our society: all these fairly bad actors on the political banquet, who want to gain more power, play the kings and show "the right violence" (which is in their "theatremeaning" of course not related to brutal violence....).
What's the truth about the king's power and his strategies of exploitation?
We definitely want to confront the kings signatures and codes with our alien-nation-symbols and don't believe that the truth is out there: neither in political reality nor in the media; as so called actors we've the power to construct and play with it radically, with our body and our language - demolish all serious culture! - set your own signs and slogans! So we take and play with symbols to get to politics. Everything - Theatre? – Everything politics!
So we enjoy to play the theatre of signums, signs, symbols to point to radical political messages: noborder - nonation - no one is illegal. These topics are, we think, one of the world's big issues in this century.
Our theatreprocess in itself is also political, since we also don't try to work with structural hierachies within the group; we don't like leaders, so we always problematizise them. This is a way of permanent conflicts – dialog through conflicts. But you know, this kind of conflicts can be very hard.
We don´t have the illusion that anything we are doing is without hierachy. We are all products of a hierachic society, but we have to fight also our own hierachies.

Coud you make an example of your performance to understand the kind of actions you organize?

PTC: Elements of our theatreprocess were: volxkitchen-staff, infomaterial, books, computers, soundsystem, banners, props, orange overals and helmets (all with VTK-logo), soldier-uniforms and blue UNO-borderhelmets, lots of wheel-tubes, costumes, jonglage-materials...
It depended always on the specific situation and place, what kind of special theatrical action we did and how many people participated on it. For example on the international noborder-actionday on 7th of july: we set up a control-station with UNO-bordersoldiers in blue and orange between the borders of croatia and slovenia, in nomansland, and handed out to passengers no-border-passports for the special day, so that they could cross the next border with showing the noborderpass.

Which performance did you play during manifestation in Genova?

PTC: On the austrian indymedia webpage you can read following story about publixtheatre in Genoa (on July 18/19):

<http://www.austria.indymedia.org/front.php3?article_id=1410&group=webcast>

"It's the evening of July 19, at the moment the PublixTheatreCaravan is participating in a huge demonstration for migrants' rights in Genoa, the first in a series of huge protests against the g8 summit starting tomorrow.
First estimations for this demonstration speak of 20.000 to 50.000 people, whereas for the next days between 100.000 and 150.000 protesters are expected.
The center of Genoa has been locked down completely, 5m high fences fixed in concrete foundations surround the restricted area. The sound of helicopters is permanently present. Already at the borders, Italian authorities in cooperation with other European states have tried to prevent people from the participation in the protest: also one bus from the PublixTheatreCaravan was not allowed to pass the border since at least 3 people were on some dubious lists. At the border they got a paper which said that they were not allowed to enter Italy within the next 20 days.
The way these lists emerge are more than questionable. Since also people, who rarely make use of their right to demonstrate are on these lists (not to mention that at least non of the blacklisted caravan-people have never been arrested before), they seem to be primarily developed on the base of speculation. As a member of the Italian civil police has told us after the caravan's vehicles were searched (which happened nearly every day in Italy), Austrian authorities have told the Italians that the people from the caravan were terrorists trying to smuggle weapons to Genoa. Of course, as it was at the searches in the days before, nothing of interest was found at all - where as parts of our theatre equipment, like jumping balls or old tires were nevertheless sliced and destroyed.
However, the "no border - no nation" actions of the caravan started yesterday, July 18, in the early evening. A group of around 10 "warriors" (male and female), equipped with orange overalls, water-guns, banners and leaflets, fought their way to a concert by Manu Chao, that took place at the Convergence Center of the Genoa Social Forum (GSF). On their way, they had to face two problems: they not only had to pass through a crowd of journalists and had to try to convince the GSF-people with "theatrical brut-force" that they are definitly not willed to pay the 10.000 Lire entrance fee. Also, it was nessesary to play theatre the whole way from the mediacenter to the concert and on the way back. Due to a law, that defines ordinary helmets, like those used by construction workers, as weapons, it would not even have been allowed to walk on the streets just carrying them in the hands. Only if they were part of a street-theatre, so a Swiss lawyer said, and also only during this performance, they could legally be used - but not even on the way to or from the theatre!
The ongoing demonstration for migrants' rights was supposed to be extremly colorful: in advance, numberous vehicles and music instruments - mostly made of recycled materials were prepared by all kinds of groups with the caravan among them. It seems, that it might become a great salsa theatre against the border regime which is all to present, especially here in Genoa – also visible to
people who are only superficially confronted with it in their every day lives."

In Genoa we got in contact with other performance-people and so we worked and prepared together an Arche-genua, and Sinking Ships and alien-nation-ufos and gathered pirates to demonstrate and play on the huge migration-march.
Some days after this demonstration the freedom of movement for us was suddenly over and the policestatetheatre overhlemed us in saying: You are no actors – we are the actors of violence. You are criminals. You destroyed Genova – you are the dangerous black block. Our answer: We are not dangerous - we are in danger. We are only political-critical dangerous artists.

Often theatre is action, and often action is politics: could you explain the deep meaning of the "slogan" No border No nation?

PTC: As we said above, the PublixTheatreCaravan was on tour as part of the international noborder-network. That network was founded 1999. Under the slogan "more control, more exclusion, more deportations", different European groups appealed to demonstrate against the meeting of heads of EU governments in Tampere/Finland in October 1999, where the coming into force of the Amsterdam Treaty was discussed as another stepping stone towards Fortress Europe. The platform for a world without racism is part of that noborder-network since december 2000 and the caravan was planned on the meetings of that platform. All member-groups of the network are trying to put the call for open borders on their topic. Also for the caravan it was the main topic from the beginning. If you see the bad situation of refugees in european countries it is obvious that a fight for open borders and for sure for open minds has to be strengthened.
No border also means to step across over our own borders. If a theatre-group is trying to intervene against racist politics there are many difficulties. We have to reflect our own racism, we have to think about symbols in the public sphere and how to deal with that symbols. The PublixTheatreCaravan took the slogan NO BORDER as a symbol for the call for open borders and the freedom of movement.
If you are thinking about borders, you are coming to the question why there are borders. National states and connected to it nationalism need borders for chauvinist politics. If you are fighting borders you also have to fight nationalism and national states. Our nation is aliennation.

Which is the next VolxTheatreKarawane's performance?

PTC: At time we are thinking about some street actions in Vienna, one on september 29, on the international day against war and capitalism, another on october 13, on the international noborder-actionday. And for sure we are planning a stageplay in the Ernst-Kirchweger-Haus in Vienna about our experiences on the PublixTheatreCaravan. The Caravan is going on....

More about the Caravan on:
www.no-racism.net/nobordertour


COMA READING
Autori che scrivono e leggono il coma
per la terza "Giornata dei Risvegli"
con Alessandro Baricco, Alessandro Bergonzoni, Pino Cacucci e Gabriele Romagnoli sul palco dell’Arena del Sole di Bologna

E’ il Coma Reading a chiudere la terza "Giornata dei Risvegli", alle 21 del 7 ottobre 2001 sul palco dell’Arena del Sole di Bologna. La chiude con un evento inedito, con una serata unica e non replicabile creata appositamente per l’occasione. Sarà una sorta di reading, intorno al tema "coma", alla maniera anglosassone dove la parola non è recitata ma letta dagli autori. E dove Alessandro Bergonzoni porta non soltanto il suo ruolo classico di autore e attore, ma anche quello, diverso, di direttore artistico: un ruolo che potrebbe continuare a rivestire per l’associazione "Gli amici di Luca" e per la futura "Casa dei Risvegli Luca De Nigris". A Bergonzoni si uniscono quelli che lui stesso definisce "dei nomi importanti", gli scrittori Alessandro Baricco, Pino Cacucci e Gabriele Romagnoli, per portare sé stessi e il pubblico in uno strano viaggio letterario: ognuno leggerà testi propri e assolutamente inediti, scritti per l’occasione, commissionati come un contributo artistico e personale alla giornata di sensibilizzazione organizzata dall’associazione bolognese. In più, ognuno di loro offrirà ai propri compagni di viaggio, sul palco e in platea, il proprio bagaglio letterario, scegliendo e leggendo sullo stesso tema pagine di altri autori.

"Mi divertiva la possibilità di mettere un taglio letterario su questo tema", racconta Alessandro Bergonzoni, "di entrare da porte diverse nel mondo del coma: Coma Reading è anche un modo per scoprire che cosa si crea, per arrivare in uno spazio di riflessione comune passando di volta in volta attraverso l’immaginazione, la memoria, la coscienza, il dolore, o anche attraverso il vuoto della mente".
Poi la sera del 7 ottobre sul palco dell’Arena potrà succedere di tutto, nella migliore tradizione del reading: potrà succedere che gli autori si scambino i pezzi, o che sia il pubblico stesso, protagonista della serata di letture al pari dei lettori, a decidere di un andamento diverso della performance.

Coma Reading Autori che scrivono e leggono il coma, con Alessandro Baricco, Alessandro Bergonzoni, Pino Cacucci e Gabriele Romagnoli, è al Teatro Arena del Sole di Bologna il 7 ottobre 2001 alle 21. L’incasso verrà interamente devoluto alla "Casa dei Risvegli Luca De Nigris". Informazioni, prenotazioni e vendita all’Arena del Sole, via Indipendenza 44, Bologna. TeL. 051 2010910 Fax 051 2010915. Giorni feriali ore 11 – 19.

Platea: £50.000 (+5.000 prevendita)
Palchi e Barcacce di 1° e 2° ordine: £40.000 (+4.000)
Galleria e Barcacce di 3° ordine: £30.000 (+3.000)

info: Gli amici di Luca via Saffi 10 – 40131 Bologna
tel.051 6494570 347 0672085 fax 051 5282330
e-mail: amicidiluca@tin.it


Appuntamento al prossimo numero.

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