Per un pugno di applausi? (Calbi su Teatri dello Sport 2004)

Teatri dello Sport 2004

Pubblicato il 06/06/2004 / di / ateatro n. 070

L’’attore è un atleta del cuore

L’’attore è simile a un vero e proprio atleta fisico,
ma con questo sorprendente correttivo:
all’organismo atletico corrisponde in lui un organismo affettivo,
parallelo all’’altro, quasi il suo doppio
benché non operante sullo stesso piano.
L’attore è un atleta del cuore. (…)
Tutti i mezzi della lotta, del pugilato, dei cento metri e del salto in alto
trovano analogie organiche nell’esercizio delle passioni;
hanno gli stessi punti fisici di sostegno.

Antonin Artaud
Il teatro e il suo doppio

Passione

Abbiamo privilegiato per troppo tempo il pensiero,
la razionalità, la nostra capacità di calcolo:
dobbiamo saper tornare al cuore.
Spesso, si sono considerati il cuore e le passioni
come elementi o categorie fragili: e dunque inaffidabili.
Al contrario, la passione è una categoria robusta, potente:
è quella che consente all’uomo la fantasia,
lo scatto di generosità, la gratuità del gesto.

Andrea Zanzotto
La montagna e la dimensione del piccolo

Teatri dello Sport taglia il nastro di partenza della sua terza edizione a Milano. Sì, perché quest’anno il progetto è emigrato pure a Genova, su richiesta del Teatro della Tosse e di Sergio Maifredi, e a Reggio Emilia, su invito della Fondazione I Teatri e del suo direttore Daniele Abbado. Dunque non soltanto siamo riusciti a realizzare tre edizioni meneghine, cosa non da poco in una Milano sempre più mesta e disorientata, ma il progetto si fa nazionale. Noi ne siamo contenti, anche perché in origine, come è nostra consuetudine, abbiamo pensato questo nuovo progetto come un esperimento, un’avventura, una sfida. Vinta.
La manifestazione può vantare ormai una sua piccola forza; ha centrato i propri obiettivi, a partire da quello di mescolare i pubblici del teatro e quelli dello sport, di portare fatti d’arte e di teatro laddove non sono, chissà perché, contemplati. Ha lanciato nuovi talenti: uno fra tutti, il palermitano Davide Enia, il quale continua a entusiasmare platee d’ogni tipo e di tutta Italia col suo Italia-Brasile 3 a 2, rivisitazione divertita e appassionata del “cunto” siciliano, qui al servizio di una epica del pallone, e che ebbe il proprio battesimo a San Siro, in apertura della prima edizione. Ma nella memoria degli spettatori-sportivi di Teatri dello Sport si sono impresse senza dubbio anche le immagini della Nuotatrice di Giovanna Bozzolo e Daniele Abbado, in piscina naturalmente; il Meazza che lentamente si illumina per rivelarci tutta la sua bellezza di macro-architettura e il suo “vuoto” che inquieta. Se poi alla visione si associa pure l’ascolto, grazie alla voce di un attore come Marco Cavicchioli, da ascoltare dall’alto del terzo anello, allora la vertigine di quell’esperienza si fa davvero indimenticabile.
E ancora, il calcio danzato degli sloveni del Fico Ballet e quello dei norvegesi della Jo Stromgren Kompani. I due amici in corsa nella Maratona di New York di Erba. I giovani detenuti “olimpionici” del Beccaria: che emozioni indescrivibili ha innescato quella banda di giovani colpevoli eppure così innocenti, a combattere coi propri corpi e coi propri sé… Sono, queste, soltanto alcune delle polaroid della prima edizione.
Dal 2003 arrivano le immagini della sarabanda del Thé‚tre de la Mezzanine con il velodromino di Shooting Star nel quale far pedalare e danzare le sequenze agrodolci di un secolo. Le competizioni ciclistiche della Milano e della Lombardia degli anni Cinquanta ritratte da Testori nel suo dio di Roserio, adattato per la scena da Maurizio Donadoni. Il Filottete in radiocronaca di Lady Godiva, e così via.

Fondamentale è poi, nella formula della manifestazione, il luogo, o meglio i teatri naturali che coinvolge. Location imprescindibili per le drammaturgie innescate, sollecitate, richieste. Trattasi di impianti sportivi, con la sola concessione dell’ovale di legno e mattoni della più anomala fra le sale del Piccolo Teatro: lo Stadio Meazza, l’Arena Civica Gianni Brera, la piscina Cozzi, la palestra Forza e Coraggio, il Palazzo del Ghiaccio, la palestra del carcere minorile Beccaria, ma pure il citato Teatro Studio, lo Spazio Oberdan, la sala di lettura della mediateca del Centre culturel franÁais de Milan. Questi i set abitati fino a oggi da questo festival che fa vivere gli impianti in modo inedito.

Luoghi, soggetti, campioni e discipline sportive, autori e interpreti, generi teatrali e mixed-media, spettatori e tifosi, poesia e crudeltà, pensieri e passioni, destini privati e sentimenti collettivi. Epicità dell’agone.

Teatri dello Sport, è opportuno riannotarlo, fa incontrare discipline sportive e arti sceniche nel nome della passione, del racconto epico, della memoria, della partecipazione, del sano agonismo, del tifo pulito e della spettacolarità intelligente. Teatri dello Sport ci rammenta che il teatro e lo sport siamo noi, ci raccontano come siamo, cosa vogliamo, per cosa e per chi ci appassioniamo. Ci ricorda soprattutto che lo sport non è soltanto evento mediatico, star miliardarie, folle tifanti o tifoserie rissose, bilanci falsificati, partite truccate, corpi alla chimica, danaro e potere, potere e danaro.

Teatri dello Sport ci rammenta che lo sport e il teatro sono ambiti e luoghi che ci appartengono, modi dell’essere e della partecipazione. Sono nostri prima che di coloro che li “comandano”, perché ci mettono alla prova, ci pongono in relazione all’altro e agli altri, creano squadra e collettività…

Dopo il calcio omaggiato a piene mani nell’edizione d’avvio, dopo il ciclismo indagato lo scorso anno, ecco quest’anno il palcoscenico farsi ring e eleggere a protagonista di questa tornata l’arte di tirar cazzotti. Teatri dello Sport 2004 è dedicato alla boxe.

Non perché amiamo gli sport violenti. Curiosamente, molti sono stati i copioni dedicati alla noble art arrivati in questi mesi, cosicché quest’anno a Teatri dello Sport ci si batte per un pugno di applausi. Una disciplina che ha conosciuto epoche gloriose, anche italiane, e che forse negli ultimi decenni ha perduto smalto. Sarà che la violenza è talmente tanta nella vita di tutti i giorni, che di veder volar cazzotti per sport proprio non vogliamo saperne?

Anche Teatri dello Sport 2004 propone creazioni teatrali adatte a un pubblico eterogeneo, composto tanto di spettatori appassionati di teatro quanto di sport.

Ecco dunque i campioni eroici, i miti del pugno evocati dal programma 2004: Tyson raccontato da Giorgio Ganzerli, Alì rievocato dall’attore della Costa d’Avorio Rufin Doh, Tiberio Mitri da Mario Gelardi, il match fra George Carpentier e il senegalese Battling Fiki, reiventato da Orio Vergani e interpretato da Andrea Facciocchi. Ma sono di scena pure campioni di caratura meno pregiata ma non meno nobili: il viterbese Sergio Caprari raccontato da Ferdinando Vaselli, i “puggili”, l’allenatore e la moglie, ritratti in romanesco da Alessandro Canale, la boxe danzata dal colombiano Juan Diego Puerta Lopez.
Sette round di un viaggio nella memoria, nel mito, nel combattimento. Sette racconti di vite stravolte dal successo, di povertà che si veste d’oro e che poi ripiomba in basso. Storie di umanità e di gloria.

E poi il calcio: dal Brasile al Meridione d’Italia alla rivisitazione di una partita che resterà nella storia. Il Garrincha derivato da un romanzo di Darwin Pastorin, il calciatore femmina di Egidia Bruno e Enzo Jannacci, la finale dei mondiali di Spagna 1982, che ci incoronò campioni del mondo (pare un secolo fa!) rigiocata come un solitario dall’italo-svizzero Massimo Furlan, un artista che chiama gli spettatori a giocare anch’essi con la memoria e il proprio ruolo in un evento che, crediamo, divertirà molto, radiotrasmesso da Radio Popolare.
E prima di trasformare l’Arena in un paesaggio d’Africa, ecco l’ascesa a una montagna di Paolo Trotti e Roberto Rustioni, complici le suggestioni di autori come Buzzati e Daumal.

Infine, l’evento più spettacolare di questa edizione è senz’altro rappresentato dalla lotta tradizionale senegalese che trasformerà l’Arena Civica Gianni Brera in un recinto rituale africano. I campioni dello sport nazionale del Senegal – fra i quali due assi come Tyson e Bombardier – saranno per la prima volta in Italia e condivideranno con noi il loro rito principe. In patria entusiasmano le folle come le nostre nazionali migliori.

12 spettacoli, quasi tutti in prima assoluta, 8 giorni di programmazione, 20 rappresentazioni, fra le quali 2 eventi.

Ancora una volta tutto ciò lo abbiamo fatto per passione ma anche per continuare a credere in una Milano viva e non ripiegata su stessa, in una cultura presente al proprio tempo, in uno sport pulito e che ritorni a essere “fatto sociale” nel senso alto. E pure questa volta abbiamo operato affinché gli artisti possano meritare, speriamo, un pugno di applausi, e non soltanto un pugno di dollari, per dirla con Sergio Leone. Perché in fatto di economie siamo sempre al punto zero. Per allestire il budget minimo necessario abbiamo faticato ancor più che nel passato. E nel ringraziare ancora una volta le istituzioni – a partire dal Comune di Milano, dalla Regione Lombardia e dalla Provincia di Milano – dobbiamo lamentare anche quest’anno la totale indifferenza del mondo del business sportivo. Peccato. Soprattutto per loro.

Che resti – quel mondo, quel modo di intendere la cultura e lo sport -, nella sua finta doratura, nella sua arrogante distanza, nel suo snobismo ignorante e suicida. Noi proseguiamo per piccole comunità, certo, ben consapevoli però che il senso delle cose non lo si produce soltanto in decadenti stanze dei bottoni, nelle fabbriche di palloni, scarpette, braghini e quant’altro, nelle strategie di comunicazione. Quando il vuoto è reale, non c’è finzione e messaggio che tenga. Prima o poi il Re, se è nudo, tale apparirà. Come di fatto sta accadendo. E allora, forse, sarà troppo tardi.

A noi pare che più gli anni passano e più lo sport necessiti di un momento di riflessione su se stesso. Non più procastinabile. Il nostro progetto vuole rappresentare anche questa occasione: momento di pensiero, di poesia, di sospensione della macchina economica e mediatica e dopata e truccata e falsificata e artefatta. Un momento collettivo, che vorremmo condividere con tutti voi: spettatori qualunque e campioni, appassionati furiosi e fini pensatori, professionisti e dilettanti, uomini e donne mature e nuove generazioni, grandi e piccini.

Buon Teatri dello Sport a tutti.

Il programma del festival.

Antonio_Calbi

2004-06-06T00:00:00




Tag: sporteteatro (5)


Scrivi un commento