Un teatro chiude. Viva il teatro.

La buona pratica del "rewind & party" (Nave Argo Associazione Teatrale – Caltagirone, CT)

Pubblicato il 27/10/2004 / di / ateatro n. #BP2004 , 075

Ne abbiamo incontrate parecchie, nei nostri 12 anni di storia, compagnie e gruppi con cui abbiamo condiviso idee, poetiche, pratiche e ostinazioni: non ultima quella di rimanere caparbiamente fedeli all’idea di radicare il nostro lavoro in territori spesso problematici. E sempre più spesso, negli ultimi anni, è capitato che molte (troppe) di quelle compagnie abbiano dovuto abbandonare spazi e progetti dei quali tutti ben comprendiamo la significanza in termini di risorse, sogni e sudori investiti.
Eravamo ben consci, dunque, di non rappresentare in alcun modo un’eccezione quando, il 20 Luglio scorso, il nostro padrone di casa ci ha notificato il canonico anno di preavviso per lasciare lo spazio dove dal 1996 abbiamo lavorato e che in tutti questi anni è stato l’unico teatro attivo nella nostra città.
Così, “un po’ per celia e un po’ per non morir”, abbiamo cominciato a fare un inventario sia fisico che ideale delle tracce che la nostra presenza ed il nostro fare avevano lasciato in quel luogo. Costumi, pezzi di scenografie, foto, e quintali su quintali di programmi di sala, di rassegne, di festival, di corsi e laboratori (per tacere dell’allarmante quantità di documenti che sono il residuato “bellico” dei nostri quantomai vasti e variegati rapporti epistolari con le istituzioni pubbliche locali e non…) che, oltre a produrre un prevedibile effetto amarcord, ci hanno indotto ad una serie di considerazioni.
Innanzitutto che sono state migliaia nel corso di questi anni le persone, adulti e bambini, che sono passate per il Teatro “Vitaliano Brancati” di Caltagirone ad assistere ad uno spettacolo o a partecipare ad un laboratorio. Che, all’interno delle nostre rassegne, abbiamo ospitato artisti e “cose mai viste” che spesso approdavano in Sicilia per la prima volta (tra cui Ascanio Celestini, il TTB, il Teatro delle Albe e molti altri) o che paradossalmente, pur essendo siciliani, proprio in Sicilia avevano trovato maggiori problemi di visibilità (due esempi emblematici: Scimone & Sframeli e Davide Enia). Che il nostro festival “Teatri in Città”, che ha ormai accumulato 11 anni di storia, pur andando avanti quasi sempre al limite della sussistenza è rimasto uno dei pochissimi festival di teatro contemporaneo che si tengono in Sicilia e che fa una media di 350 spettatori (motivati e competenti, aggiungiamo con una punta d’orgoglio) per sera.
Tutto questo messo insieme ci ha riportato alla mente l’incipit di una frase di Pasolini che, all’inizio della nostra avventura, avevamo scelto come viatico: “Nel restare dentro l’inferno con marmorea volontà di capirlo è da cercare la salvezza”. E abbiamo deciso che dentro e intorno al nostro teatro si è accumulato un patrimonio di socialità, di esperienze, di relazioni, di idee che sarebbe sciagurato disperdere e che, piuttosto, vogliamo ad ogni costo salvaguardare e rafforzare “rilanciando” e riaffermando l’idea dell’ apertura di un nuovo spazio ancora più bello di quello che lasciamo: una Casa del Teatro (la chiamiamo così nell’attesa che ci venga in mente un nome più figo…) aperta alle più diverse esperienze culturali e che possa diventare un punto di riferimento per il nostro territorio.
Un’idea tramite la quale sperimentare anche un nuovo modello di gestione di uno spazio destinato ad attività culturali, e che sappiamo essere stata realizzata con successo da diverse altre realtà italiane che per noi rappresentano un modello Possibile di condivisione di un progetto culturale tra iniziativa privata e istituzioni pubbliche.
A partire da tale consapevolezza abbiamo ritenuto imprescindibile misurare questo nostro desiderio con le reali aspettative e i desideri della comunità in cui viviamo. E la modalità che ci è sembrata più positiva e più aderente allo spirito con cui, finora, abbiamo vissuto la nostra “ossessione” di (ri)avvicinare al Teatro anche chi non avrebbe mai pensato di voler entrare in un teatro in vita sua è stata quella di organizzare, il 20 di ogni mese (una sorta di ideale conto alla rovescia del tempo che ci separa dalla fatidica data) fino al luglio 2005, una festa nel nostro teatro: quante più occasioni di apertura possibili per uno spazio destinato a chiudere.
Una Festa al Teatro (che chiude) – così abbiamo deciso di chiamare l’iniziativa, in un impeto di creatività… – per offrire di volta in volta, oltre alla nostra normale programmazione stagionale, qualcosa del nostro “fare” teatrale e, allo stesso tempo, accogliere idee, stimoli e spunti creativi dalle persone più disparate: c’è stata una festa con i giovani, un’altra con gli anziani, un’altra ancora con le comunità di stranieri che vivono a Caltagirone e altre sono in programma.
Nel corso di queste feste abbiamo chiesto agli intervenuti, se volevano, di sottoscrivere un documento in cui anche loro testimoniassero, alle istituzioni cittadine, la necessità di poter usufruire di uno spazio quale è stato il Teatro “Vitaliano Brancati” in questi anni e ancora migliore di esso, potendo. Le firme raccolte finora sono più di 1.500 (su 38.000 abitanti) e siamo a meno di metà del conto alla rovescia…
Adesso vorremmo consegnare la testimonianza di questa esperienza anche a tutti gli amici e colleghi le cui “vicende” umane, artistiche e professionali si sono incrociate (e/o si incroceranno) con la nostra. Nella speranza di ricevere anche da loro idee, spunti, stimoli e anche pacche sulle spalle che ci consentano di rafforzare ancora di più la nostra iniziativa e la nostra complessiva progettualità.

Se voleste saperne di più su chi siamo, cosa facciamo e (magari) per sostegni vari ed eventuali potete consultare il nostro sito: www.naveargo.org

Nicoleugenia_Prezzavento_e_Fabio_Navarra

2004-10-31T00:00:00




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