Dedicato a Julian Beck

Due testi per Anna Maria Monteverdi

Pubblicato il 20/01/2006 / di and / ateatro n. 094

Quello che Julian Beck vide e fece con la sua arte e con la sua vita continua a mostrarci la strada. I suoi dipinti sono astratti perchè vide nello splendore delle forme e nei colori della vernice la liberazione dalla necessità di imitare e l’affermazione della loro propria realtà. La sua poesia canta il suo tormento e la sua estasi personale e ci esorta a osare sperimentare gli estremi della passione. Il suo teatro è politico perchè venne come Avilokitesvara alle Porte di Nirvana dove udì le grida della sofferenza umana e sentì il desiderio di rendere utile la sua arte per diminuire quella sofferenza. Ora non ha bisogno delle nostre lodi. Vuole che prendiamo il prossimo passo verso quel mondo più libero, meno penoso, più sexy, più tenero che lui ideò. Sì! Ma che conduca all’azione.
Judith Malina

Julian camminava per le strade gesticolando come se fosse in scena. Decise che l’arte doveva rompere con il passato e con i suoi quadri successe così. Con Judith progettava un teatro che presentasse la realtà in modo assoluto e con The Connection and The Brig, venne fatto. Immaginava un teatro che inventasse un nuovo linguaggio e con Mysteries and smaller pieces fu compiuto. Cercava di creare spettacoli che facessero un uso rivoluzionario dei testi classici e con Antigone vi arrivò. Voleva che il teatro diventasse un luogo dove tutto è possibile e con Paradise Now, ci riuscì. Secondo lui, il teatro doveva essere capace di portare notizie delle lotte operaie al grande pubblico nelle strade e con The Legacy of Cain, lo fece. Credeva che gli atteggiamenti politici delle persone rispecchiassero la loro vita sessuale e pensava che la libera espressione della diversità sessuale avrebbe aperto le porte del nuovo mondo. Era un uomo dolce e feroce, che sapeva ridere e urlare. They don’t make them like that anymore.
Hanon Reznikov

October 2005

Judith_Malina_e_Hanon_Reznikov

2006-01-20T00:00:00




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