Amleto giù per u-tube

to tube or not to tube?

Pubblicato il 12/01/2007 / di / ateatro n. 105

Il tubo è quello della rete, o meglio quello di YouTube, la piattaforma più frequentata del web diventata un fenomeno di massa senza precedenti dove caricare, scaricare e condividere liberamente video in streaming.
Scendendo giù per il tubo si trova una quantità sorprendente di materiale teatrale. Forse troppo, d’accordo, ma si scova anche qualche memorabilia digitale e qualche clip video divertente.


Hamlet: living in a box
Il box è l’interfaccia simil televisiva ormai familiare che impera su MySpace e YouTube all’insegna del broadcast yourself!
Chi fa upload? Ovviamente chiunque, basta che sia registrato: studenti alla prova finale di qualche school project, registi in erba. Per lo più si tratta di video domestici, amatoriali, di genere demenziale, magari girati con il videofonino, impostati su una micronarrazione (1 o 2 minuti al massimo), senza montaggio e senza pretese; nel migliore dei casi estratti di prove o di spettacoli. Alcuni sono invece veri e propri videoclip d’arte o creazioni di un qualche pregio. Molto spesso però si tratta di frammenti di film famosi, di serial tv o di cartoni, catturati impunemente dalla tv o da qualche canale digitale e riversati sulla pagina del proprio “profilo utente” nella speranza di finire nella playlist dei “preferiti” di qualche navigatore.

Certo la questione dei filmati con copyright resi disponibili su YouTube è stato il punto dolente dell’azienda in passato, ma siamo già a una svolta se la stessa NBC Universal ha deciso di diffondere i propri materiali proprio attraverso questo canale, visitato da più di venti milioni di navigatori.
Una semplice ricerca tematica sul motore interno sulla base delle TAG descrittive lasciate dagli stessi autori o detentori dei video (“Hamlet” o “Shakesperare Hamlet” o “theater Hamlet”) una volta eliminati i commercial della marca di sigarette Hamlet e i clip dell’omonimo gruppo musicale madrileno, dà alcuni risultati esilaranti, segno dei tempi più che trasgressivi, direi blandamente dissacranti. Il principe Amleto riletto dalla giovane “my media generation” diventa Harry Potter, Schwarzenegger, un supereroe Marvel, un cantante reggae, un combattente ninja, un pirata o un samurai…

Ofelia beve birra e ha sembianze orrendamente simili a una Christina Aguilera animata in grafica 3D o a un trans. Imperano un po’ ovunque l’estetica da cartoon e da bande desinéé, ma anche il trash, il fetish, il pop.
Le citazioni dalle sit-com più famose e dal cinema di serie B si sprecano e spesso i titoli sono più divertenti dei video: l’omaggio alla pizza connection con Mafia Hamlet, alla fantascienza con Star Wars Hamlet, al genere horror con Hamlet Vampyr e ai musical con Hamlet on Ice. Il più votato è indubbiamente un Amleto in versione Simpson. HamLego è una versione realizzata in stop motion con i personaggi della Lego.

Il duello con Laerte diventa lo scontro iperuranico tra Amleto e DragonBall o Godzilla, oppure un regolamento di conti tra bande di rapper in strada, sopra i banchi della mensa scolastica o nei campi da calcio o da baseball. L’incontro di Amleto con il fantasma del padre raggiunge livelli di demenza inimmaginabili, con lenzuolame svolazzante tra le pareti del tinello di casa. Il liquido velenoso è una Seven Up in lattina versata sull’orecchio di Amleto padre, mentre questi è appoggiato sulla tazza del water.

Carmelo Bene faceva un hommelette di Hamlet, ma il palato di oggi, assuefatto ai Big Mac preferisce un Hamburger for Hamlet.
In mezzo, clip dagli Amleti di Kenneth Branagh e dalle versioni della BBS. E poi, strano ma vero, un estratto dallo spettacolo Hamlet Machine di Dominik Barbier, uno dei più complessi progetti di teatro multimediale ideato dal videomaker francese in collaborazione con Heiner Müller, prima della morte del drammaturgo della DDR.

Il tutto in un mare di spazzatura video-amletica e di pura idiozia mediatica. Roba appunto, da tirare giù per il tube.

Anna_Maria_Monteverdi

2007-01-12T00:00:00




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