Aree disagiate: la buona pratica di Primavera dei Teatri

All'’Osteria della Torre Infame

Pubblicato il 21/09/2010 / di / ateatro n. 128

Se si assimilasse l’’ETI a un personaggio teatrale ci troveremmo di fronte a un personaggio complesso, come spesso sono i protagonisti delle piece teatrali, con i suoi lati chiari e i suoi lati oscuri. Un attore che dovesse interpretarlo dovrebbe studiarne anche il contesto generale in cui si muove in quanto ne influenza azioni e orientamenti. Per gli stessi motivi dovrebbe studiarne anche la provenienza familiare, così come ci insegna la realtà, dove i padri ne sono altrettanto se non maggiormente responsabili. Secondo questa similitudine l’’ETI andrebbe letto attraverso il contesto generale in cui è (stato) inserito e attraverso i padri che ne hanno dettato l’orientamento. A questo punto verrebbe più che lecito pensare che ciò che non ha funzionato dell’ETI andrebbe addebitato esclusivamente alla cattiva politica e ai cattivi padri che ne hanno dettato gli orientamenti sbagliati. E altrettanto lecitamente verrebbe da pensare che questa equazione si ribalterebbe completamente non buttando il bambino con l’acqua sporca, rimanendo quindi senza figlio ma tenendoci i cattivi padri, ma destituendo questi ultimi dando in adozione il figlio a padri migliori. Ma così come è noto non è stato.
Dal nostro piccolo punto di vista ritengo che l’ETI abbia a volte beneficiato di padri adottivi e di un contesto generale che ne hanno dettato comportamenti corretti. E in queste felici congiunture i suoi lati chiari hanno illuminato i percorsi di alcune realtà. Uno di questi è senz’altro rappresentato dalla nostra esperienza a Castrovillari. E mi scuso se parlando della nostra perdo un po’ il generale e mi concentro sul particolare, ma è ciò che conosco meglio avendolo vissuto in prima persona.
La prima edizione di Primavera dei Teatri si è svolta nel ‘99, a seguito di un bando dell’ETI del ‘98 rivolto al teatro contemporaneo. Vinse il nostro progetto insieme ad altri due: Come una rivista di Leo de Berardinis e Cori di Gabriele Vacis. Più prevedibili le vittorie dei nostri due illustri colleghi, ma molto meno la nostra, di eminenti sconosciuti, che riguardava proprio Primavera dei Teatri. L’intervento dell’ETI, finanziato attraverso il decreto sulle aree disagiate, prevedeva una co-partecipazione economica alla realizzazione del progetto da parte degli Enti locali, nel caso specifico della Regione Calabria e del Comune di Castrovillari.
Era il periodo del commissariamento dell’ETI con Giovanna Marinelli e Renzo Tian. Nostro interlocutore principale fu Ninni Cutaia, allora se non sbaglio direttore amministrativo, che portò avanti un lavoro certosino, incontrando gli amministratori locali e coinvolgendoli nel progetto, ma anche accreditandoci efficacemente ai loro occhi. Ricordo ancora i suoi viaggi a Castrovillari. L’umiltà e l’umanità da lui messe in gioco vorrei dirli per primi, ma qui devo rimarcare soprattutto l’intelligenza con cui ha interpretato il ruolo di mediazione politica e la passione con cui ha difeso l’identità del progetto da noi elaborato. Cosa non facile visto che non riguardava i grandi nomi, ma artisti sconosciuti, a volte anche nel nostro stesso settore. Gli Enti hanno accettato e il progetto è partito.
Nel tessere la parte politica e interlocutiva in quei tre anni entusiasmanti caratterizzati dall’attuazione del decreto sulle aree disagiate, a Cutaia si è spesso affiancata Marilisa Amante, partner a dir poco preziosa nella gestione e realizzazione del progetto che entrambi hanno rispettato non entrando mai nel merito delle scelte artistiche effettuate.
Ma il loro apporto non si è fermato alla mediazione politica, all’attuazione tecnica, alla promozione del progetto. Li ricordiamo in giro per le strade del centro storico, seduti a discutere animatamente all’Osteria della Torre Infame, agli spettacoli, nelle discussioni, nei convegni, nei momenti in cui si rideva e si scherzava piacevolmente. Ricordo Ninni sotto un sole cocente di 40° scusarsi prima e mettere la testa poi sotto il getto refrigerante dell’acqua fredda di una fontana. Li ricordo con noi a “fare” clima, con noi a contribuire a quel clima festoso che dà il piacere di ritrovarsi a un’intera comunità. Senza dimenticare chi ci ha adottato e seguito da lontano prima e qualcuno a Castrovillari poi: Anna Selvi, Barbara Bandini, Bruno Palombi, e infine Donatella Ferrante. E lo stesso spirito, la stessa accoglienza ci veniva ricambiata in occasione delle nostre visite all’ETI.
Poi ci sono stati anni di limbo (per usare un eufemismo): all’ETI i padri sono cambiati, come anche il contesto nazionale, così come parallelamente sono mutati i padri e il contesto castrovillaresi. Sono seguiti anni difficili: edizioni realizzate con la sola forza della disperazione, l’edizione del 2004 perfino saltata. Poi si è andati avanti a intermittenza. Nel 2005 la ripresa grazie all’impegno di un consigliere regionale della zona: Mario Albino Gagliardi, cui si è aggiunto ancora un contributo fondamentale da parte dell’ETI direttore Giorgetti, con la sponda dell’allora consigliere d’amministrazione Luciana Libero. Poi si è continuato navigando a vista con aiuti intermittenti tra i quali è stato sempre decisivo il contributo in extremis della Regione. In un altro anno è stato determinante il ruolo di un artista chiamato a gestire per la Calabria il Patto Stato Regione: Giancarlo Cauteruccio. Da sottolineare che la quantità di risorse drenata negli anni è così esigua che non mancherebbe di stupire chiunque la rapportasse ai risultati raggiunti. Ritengo esista in Italia una miriade di situazioni virtuose che ottengono il massimo risultato con il minimo dispendio economico. Ma forse sono risultati possibili solo grazie a un enorme dispendio di energie non adeguatamente retribuito.
Nel 2009 siamo tra i vincitori del bando “Teatri del tempo presente” diramato dall’ETI. Il bando peraltro conteneva proprio quelle caratteristiche già presenti nel dna del nostro festival votato alla promozione dei giovani artisti. E anche stavolta l’’ETI si è rivelato un interlocutore prezioso. Per la cronaca, il 2010 è passato faticosamente senza apporti dell’’ETI “ma” con un taglio della Regione Calabria. Per l’’edizione del 2011 infine prevedevamo di aprire una piccola sezione in cui accogliere delle formazioni internazionali omologhe a quelle italiane ospitate nel festival, con occasioni di scambio e confronto tra i gruppi, incontri con operatori internazionali, messa a punto di strategie di promozione dei giovani gruppi italiani all’estero. E in tal senso ci eravamo rivolti all’’ETI quale Ente con un patrimonio di esperienze e competenze in ambito internazionale. Insieme stavamo progettando un percorso in cui coinvolgere anche gli Enti Locali. Ma infine, per ragioni a tutti note, questo processo si è brutalmente interrotto.
Questo è quanto, almeno dal piccolo osservatorio calabrese che a noi fa capo. Qui l’’intervento dell’’ETI ha rappresentato una buona pratica. Come potrei azzardare per altri luoghi. Andava riformato, riorganizzato in modo più efficiente. Andava soprattutto sganciato dall’ingerenza dei cattivi padri e della cattiva politica. Ma non soppresso!
Personalmente non faccio fatica a notare che le grandi compagnie private, anche quelle con il nome in ditta, così come gli stabili, vivono certamente un periodo di grandi difficoltà. Ma penso anche che le loro difficoltà dovrebbero trovare soluzione in un Fus degno di un Paese civile. All’’ETI rifondato lascerei il compito di promuovere in Italia e all’estero i gruppi e gli artisti che portano avanti un percorso di ricerca di grande valore. Gli lascerei il compito di promuovere i giovani, i nuovi gruppi, la nuova drammaturgia (che nelle circolari annuali era ritenuta centrale e nella prassi lettera morta). Gli chiederei di intervenire ancora più efficacemente in quei territori dove gli enti locali sono più sordi verso il teatro e la cultura in generale. Gli darei il compito da un lato di rinnovare il pubblico e dall’altro di attrarre i giovani. E sono convinto che un volano potentissimo per attrarre i giovani sarebbe proprio il teatro che l’’ETI rifondato dovrebbe idealmente promuovere, perché utilizza già quei linguaggi, quei codici e quei contenuti che più corrispondono al loro gusto.

Saverio_La_Ruina

2010-09-21T00:00:00




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