Un teatrino dell’io [5: L’Enciclopedia dei morti]

Un manuale di sopravvivenza su Internet, un romanzo di formazione a puntate

Pubblicato il 21/10/2010 / di / ateatro n. 130

Anche in questo caso, non me ne sono accorto. Però ho appena compiuto un gesto che milioni di esseri umani hanno compiuto prima di me. Fin dalla notte dei tempi.
Ho appena indossato una maschera. Che questa maschera sia il mio volto, importa poco. Perché questa è l’immagine che mi renderà riconoscibile su questa scena.
La maschera è da sempre uno degli elementi più affascinanti e misteriosi del teatro: è il volto dell’altro, chi l’indossa modifica la propria identità.
La maschera è anche il volto della morte. Dopo che abbiamo esalato l’ultimo respiro, il nostro corpo comincia a decomporsi. La trasformazione più devastante è quella del volto: il volto che abbiamo visto quotidianamente, il volto che abbiamo accarezzato, baciato… Non sorprende che alcune tra le più antiche e affascinanti opere d’arte siano proprio maschere mortuarie, che cercano di nascondere la decomposizione del volto bloccandola per sempre in un’immagine ideale: la cosiddetta “maschera di Agamennone” tutta d’oro e pietre preziose ritrovata a Micene, le sculture dorate e azzurre che coprono i sarcofaghi egizi, i toccanti e vividi ritratti che corredano le mummie ritrovate nel Faiyûm, tra le sabbie del deserto egiziano.
Quando un adolescente si arma fino ai denti, entra nella propria scuola e inizia a sparare all’impazzata contro studenti e professori, e poi finalmente si fa abbattere dalla polizia (o, più spesso, si spara in bocca o alla tempia, con l’ultima cartuccia), la prima cosa che fanno milioni di internauti è andare a vedere il suo sito, o il suo blog, dove la strage che si è appena compiuta era già stata annunciata nei dettagli, anche se nessuno ci aveva fato caso: gli autoscatti del killer, le armi, le minacce, i proclami deliranti… Prima quelle pagine sembravano ridicole, le sbruffonate di un adolescente inquieto e nemmeno troppo simpatico, ora sono il sigillo della tragedia. Il loro autore è già morto, però la sua maschera è ancora lì.
Certo, questi sono casi estremi, che suscitano l’interesse professionale di giornalisti, poliziotti, avvocati e magistrati. Ma poi viene da chiedersi che cosa succede, dopo, alle pagine di chi muore. Vanno disperse? Si spengono pian piano, man mano che scadono le registrazioni dei domini, via via che il blog –- che non viene più aggiornato da tempo -– viene disattivato?
Forse tutto il materiale che stiamo mettendo in rete andrebbe preservato, e qualcuno in effetti ci sta provando, con vari progetti di archiviazione. Potrebbe divntare il primo nucleo della Enciclopedia dei morti sognata dallo scrittore Danilo Kiš, un’opera in migliaia di volumi dove sono raccolte solo le voci dedicate a persone che non compaiono in nessuna altra enciclopedia. la massa sterminata degli ignoti raccntati in un “incredibile amalgama di concisione enciclopedica e di eloquenza biblica”.

Oliviero_Ponte_di_Pino

2010-10-21T00:00:00




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