Teatro pubblico e teatro pubico

Dal Teatro di Baldracca (Firenze, 1576) al Bunga Bunga (Arcore, 2011)

Pubblicato il 02/12/2011 / di / ateatro n. 132

Le televisioni commerciali sono abbastanza squallide e volgari in tutti i paesi del mondo. Perciò chi viaggia, quando vede uno schermo acceso, non si aspetta gran che. Ciononostante, quando un ospite straniero arriva in Italia, di solito si stupisce: “Ma nella vostra tv si vedono solo vecchi in giacca e cravatta circondati da ragazzine quasi nude che si dimenano!”
E’ la programmazione (e l’ideologia) della nostra tv, come l’ha condensata con efficacia Lorella Zanardo nel documentario “Il corpo delle donne”. E’ la “scena primaria” della nostra tv commerciale. Sul piccolo schermo, ormai paiono osceni i maschi sotto i quaranta e le femmine sopra i trenta. Con la direzione nazionale del PDL nell’aprile 2010, l’immagine è diventata anche l’icona politica dell’ultima stagione berlusconiana.

Silvio Berlusconi, beato tra le ministre.

Quando negli anni Settanta e Ottanta lanciava le sue trasmissioni intorno a questa immagine (da Colpo grosso, recuperato da un’altra tv privata, Antenna Tre, a Drive In, il programma simbolo di quella stagione), Silvio Berlusconi tutte le sere veniva immediatamente informato dell’audience delle sue tv. Teneva sotto stretto controllo le reazioni del pubblico, in modo da conoscerne tutti i desideri e soddisfarli, con dosi sempre più massicce di quella medicina.

Il segreto di Drive In: donne seminude e uomini vestiti.

Uno dei primi teatri moderni, aperto a Firenze nel 1576, si chiamava Teatro di Baldracca. Prendeva il nome dal quartiere malfamato in cui si trovava, appena dietro il Palazzo degli Uffizi. Vi si esibirono con grande successo le prime compagnie dei comici dell’arte, compresi i Gelosi.

Isabella Andreini, star dei Gelosi, alle prese con Pantalone.

Il Teatro di Baldracca, probabilmente progettato dall’architetto e scenografo Bernardo Buontalenti, si trovava nel salone dove ha attualmente sede la Biblioteca Magliabechiana. Era collegato agli Uffizi, residenza dei Medici, da un passaggio riservato, un corridoio che si affacciava su una finestrella: da lì il Granduca poteva assistere, non visto, allo spettacolo, ma poteva anche osservare le reazioni del pubblico (ne parla Ludovico Zorzi, in Il teatro e la città. Saggi sulla scena italiana, Einaudi, Torino, 1980).
Quello utilizzato dai Medici e da Berlusconi è un efficace meccanismo di feedback, che permette di verificare l’effetto sui potenziali destinatari dei prodotti culturali che vengono promossi o in qualche misura indetti o «concessi » dal Principe di turno, e di «aggiustarli» a seconda delle esigenze della propaganda (o della pubblicità), oltre che dei gusti e delle attese del pubblico. E’ un processo dinamico, che evolve nel tempo, e che permette di indirizzare e sui tempi lunghi plasmare l’immaginario di una comunità.
Di recente, il Rubygate ha messo sotto l’impietosa luce dei riflettori l’immaginario personale e privatissimo del nostro premier. Che siano state coinvolte minorenni o no sarebbe ininfluente, se lo stesso Berlusconi non avesse dichiarato che secondo lui l’età mentale media dei telespettatori (e di conseguenza degli elettori) è di circa undici anni.
Va subito aggiunto che la «scena oprimaria» dell’immaginario berlusconiano ha un fondamento teatrale. In origine, il chiacchieratissimo Bunga Bunga era una barzelletta da avanspettacolo, o da convention aziendale. Poi questo «microracconto» è diventato il copione per il teatrino privato delle ville di Arcore e della Costa Smeralda, oltre che di Palazzo Grazioli. La drammaturgia prevede (o prevedeva…) ragazze che si vestono (e svestono) da infermiere o da poliziotte, come nei porno-soft all’italiana degli anni Settanta, protagoniste Carmen Villani, Edwige Fenech o Gloria Guida.

Edwige Fenech, ovvero la Dottoressa del Distretto Militare.

Anche la strepitosa gag telefonica sulla «nipote di Mubarak» rientra alla perfezione in una sceneggiatura da commedia all’italiana o da cinepanettone. Unica eccezione, nel coro di infermiere, poliziotte e «liceali nella classe dei ripetenti», la «badessa sexy» Nicole Minetti, che per spogliarsi – dicono le intercettazioni – si vestiva da uomo (un po’ come Charlotte Rampling nella celebre scena del Portiere di notte di Liliana Cavani).

Carmen “Lingua d’Argento” Villani, ovvero la Supplente sexy.

Le perversioni seguono meccanismi precisi: per primi, la coazione a ripetere e la necessità di aumentare progressivamente lo stimolo. Come in tutti i processi di assuefazione, chi ne è vittima resta convinto di poter tenere il fenomeno sotto controllo.
I Medici, sempre a rischio di congiure aristocratiche (come quella dei Pazzi), di rivolte popolari (i Ciompi) ma anche di rigurgiti moralistici (Savonarola), erano attentissimi alla loro immagine pubblica: la ritrattistica del Bronzino, cui era affidata l’immagine ufficiale della casata, è da questo puntoni vista impeccabile. I Medici potevano anche avere vizi privati, ma a rifulgere dovevano essere le pubbliche virtù. L’immagine pubblica di Berlusconi, finiti i bei tempi dell’album agiografico Una storia italiana, con le belle foto di famiglia e la versione «ufficiale» del romanzo d’amore con Veronica Lario, è ora affidato al re del gossip Signorini, diventato ormai il canale preferenziale della comunicazione politica berlusconiana, sulla stampa e in tv. Non ci governano più gli uomini politici, ma le celebrities
Con il Rubygate (ma già prima, con il caso Noemi), le posizioni si sono rovesciate, rispetto alla prossemica del Teatro di Baldracca. Noi, i «sudditi», siamo diventati spettatori indiscreti ma attentissimi del Gran Teatro del Bunga Bunga: seguiamo con attenzione morbosa le inchieste della magistratura (ma di fatto grazie anche al panopticon delle nuove tecnologie elettroniche), leggiamo le intercettazioni, aspettiamo le foto…
La reazione di fronte all’ennesimo scandalo sessuale berlusconiano può variare: dal moralismo di stampo cattolico o femminista all’invidia di chi canta il libertinismo e il trionfo del principio del piacere, per non parlare del calcolo di chi conta di sistemare «tu, io e mammà» grazie a un paio di notti ad Arcore (naturalmente con la fica o il culo di figlie e sorelle, e magari anche di figli e fratelli).
Per gli uni e per gli altri, puritani e libertini, la tentazione voyeuristica di sbirciare nel teatrino privato di Berlusconi è irresistibile: sono vent’anni che la televisione italiana ci allena lo sguardo e gli ormoni a questo spettacolo, modulando il nostro desiderio su questa scena primaria.
Gli ultimi eventi segnano anche un punto di non ritorno. Perché ormai l’immaginario ossessivo del Principe coincide con quello dei suoi sudditi. Il progetto berlusconiano pare aver raggiunto perfettamente il proprio obiettivo. Però, a ben guardare, ci troviamo in fondo a un vicolo cieco. Per Berlusconi e per gli italiani, il rischio è che questa sovrapposizione di immaginari porti all’inevitabile crollo del desiderio. Al collasso dell’immaginazione, erotica e politica. A uno stallo.
Forse a rimettere in moto il meccanismo può essere il grottesco. Ormai il “corpo glorioso” del Principe, quello che Marco Belpoliti ha battezzato nel titolo del suo saggio Il corpo del Capo (Guanda, Milano, 2010), malgrado i numerosi interventi che l’hanno trasformato in una sorta di cyborg, è ridotto a “culo flaccido”, come è sbottata la prima delle sue Vestali al telefono in un momento di rabbia. Nell’eterna e feroce Commedia dell’Arte che viviamo in Italia, basta un attimo, e il Principe Azzurro, il buon partito che ogni fanciulla vorrebbe come sposo, si rivela all’improvviso un vecchio e tremante Pantalone che sbava dietro a tutte le servotte che gli passano accanto: ma nessuna di loro si sogna di innamorarsi di lui.
Ovviamente anche dietro al trionfo dell’anziano satiro (dietro alle orge del Drago) c’è un rimosso, un “non detto” che inquieta e disgusta. Ma ancora non riusciamo a liberarci di questo perverso incantesimo. Oggi, grazie ai nostri abili satirici, ridiamo delle avventure erotiche e delle disavventure giudiziarie del premier. Ma quando ci risveglieremo, quando calerà il sipario su questo teatrino pubico, ci sarà poco da ridere.

CULT!!! Il Bunga Bunga raccontato da Perfida de’ Perfidis.

Oliviero_Ponte_di_Pino

2011-12-02T00:00:00




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