BP2012 Scritture Piattaforma Cultura 3.0

Un progetto per le Marche

Pubblicato il 17/02/2012 / di / ateatro n. #BP2012 , 138

Piattaforma 3.0 è nata ad Ancona, nella notte dell’’8 aprile 2011, in seguito alla prima giornata di lavoro del forum “Cultura come risorsa, come valore” indetto dalla Regione Marche. Nell’’ambito dell’incontro, volto a sottolineare l’’importanza della cultura come motore di sviluppo del Paese, erano stati annunciati un aumento delle risorse messe a disposizione dall’ente regionale nel triennio 2011-2013 e una strategia integrata con il coinvolgimento di tutte le organizzazioni culturali, turistiche e imprenditoriali. La fondazione del coordinamento, ad opera di una trentina tra artisti, artigiani, tecnici e operatori, ha tratto spunto dalla mobilitazione dei grandi enti, per definire un soggetto politico indipendente che riunisse i lavoratori del settore.
Le Marche sono la regione plurale e plurale è il paesaggio artistico che le connota. Questa terra di piccoli e nobili borghi ha mantenuto fino a oggi la sua natura ostinata e individualista e così i suoi abitanti. Piattaforma 3.0 nasce con l’’intento di costituire un piano di confronto tra realtà diverse e contigue, che possano misurarsi e rafforzarsi reciprocamente, dialogando con maggior vigore con il pubblico e l’Istituzione. La chiamata a sottoscrivere il documento di costituzione era aperta a tutti i professionisti del settore cultura, rispecchiando così la natura multicentrica del forum regionale, i cui lavori erano sviluppati in differenti tavoli (Spettacolo dal vivo, Cinema e audiovisivi, Musei e Pinacoteche, Biblioteche e archivi, Beni archeologici, Letteratura ed editoria, Istituti culturali, Economia e cultura, Arti visive contemporanee). Con il successivo allargamento della partecipazione abbiamo però registrato una preponderanza di lavoratori del primo ambito. Evidentemente lo spettacolo dal vivo, con il suo impatto di risorse umane e materiali, necessita con grande urgenza di misure che lo sostengano e il momento socio-economico che stiamo attraversando suscita nei suoi operatori una rinnovata tensione politica.
Questa organica trasformazione è servita a ridefinire empiricamente i contorni del coordinamento: Piattaforma 3.0 si propone di divenire partner di dialogo con le istituzioni e interlocutore nelle scelte politiche; ha carattere propositivo e non oppositivo; si articola come strumento e non come struttura; è aperta e non chiusa; ha come obiettivo l’elaborazione teorica di nuovi modelli strutturali, tenendo presenti le specificità del contesto storico, politico ed economico, ma anche le urgenze di contenuti, metodi e forme; almeno in questa fase esclude finalità artistiche. Al fine di raggiungere quanti più interessati, l’iniziativa si è dotata di un forum online (www.piattaformaculturatrepuntozero.eu), all’interno del quale transitano le informazioni e le discussioni tra i partecipanti, per favorire il mantenimento dei rapporti a distanza e i lavori di gruppo. A dieci mesi dalla fondazione le presenze sono arrivate a oltre la sessantina, con una percentuale di lavoratori dello spettacolo dal vivo che si attesta sul 90% e una quota restante di professionisti degli ambiti legati a cinema e audiovisivi, letteratura, arti visive, economia della cultura.
Il problema della diffusione dell’iniziativa è stato affrontato attraverso la pratica delle antenne territoriali, in modo che le singole province potessero essere coperte grazie alla mediazione di operatori locali. Il coordinamento ha poi debuttato pubblicamente esponendo la sua attività nel mese di novembre presso il ridotto del Teatro delle Muse di Ancona, nell’ambito della Rassegna Corto Dorico, alla sua VIII edizione, siglando così un’intesa con uno dei soggetti più dinamici della zona e al tempo stesso garantendosi una platea sensibile e motivata. Tra le attività concrete svolte da Piattaforma 3.0 sono da ricordare i gruppi di lavoro, che a diverso titolo e con differenti gradi di approfondimento hanno affrontato i problemi della promozione dell’azione comune, ma anche argomenti di carattere squisitamente teorico, come un’indagine comparativa dei modelli di defiscalizzazione applicati in alcuni paesi in via di sviluppo o pratici nell’ipotesi, ad esempio, di una mappatura delle realtà o delle eccellenze artistiche della regione. Il gruppo di lavoro più assiduo ha ideato e organizzato per il mese di dicembre presso l’Università di Fermo il laboratorio Lo sguardo del camaleonte, aperto a tutti i lavoratori degli ambiti culturali e con la collaborazione del Comune di Fermo e del Consorzio Marche Spettacolo. Nel corso della tre giorni si sono susseguiti in qualità di tutor il sociologo Stefano Laffi, l’economista Michele Trimarchi e il project manager Pietro Celotti, che dopo aver tenuto lezioni teoriche, hanno guidato gruppi di lavoro su alcune simulazioni di ipotesi progettuali. Il seminario, a cui hanno partecipato all’incirca trenta iscritti dai venticinque ai cinquant’anni, era stato concepito come occasione di riqualificazione professionale in un periodo di profonda mutazione. La stessa denominazione del coordinamento sottolinea il salto prodotto nel sistema cultura dalla rivoluzione tecnologica degli ultimi vent’anni. La diffusione di strumentazioni raffinate facilita l’accesso ai processi creativi e favorisce la democratizzazione della produzione: il modello gerarchico a forma piramidale è stato sottoposto a uno schiacciamento, che se ha avvicinato gli estremi ha anche evidenziato le linee di raccordo, fattesi traiettorie, tracciati di un nuovo disegno socio-economico a sviluppo orizzontale. Ma per comprendere questa tendenza macroscopica senza rinunciare alle peculiarità del contesto è necessario procedere a un funambolico confronto.
Le Marche rispecchiano anche nel patrimonio artistico la configurazione geografica a cui si è fatto riferimento: la ricchezza di teatri storici d’impianto all’italiana ha contribuito alla fioritura di un teatro dilettantesco, mai completamente discostatosi dalle convenzioni sceniche ottocentesche. La tradizione delle compagnie amatoriali da un lato, e le crescenti difficoltà della produzione indipendente dall’altro, hanno contribuito alla confusione tra professionalità e dopolavorismo. L’opportunismo di alcune amministrazioni locali ha inasprito ulteriormente la situazione, mettendo sullo stesso piano queste due esperienze, che hanno ambiti, valori e pubblici differenti. La mancanza di un investimento nell’industria dei contenuti, in aperta contraddizione con il senso stesso di ente pubblico, ha scatenato un’irragionevole competizione tra questi due mondi. Il coordinamento, attento al problema della formazione del pubblico, si propone quindi di insistere sulla definizione di professionalità, intendendo così la valorizzazione dei percorsi cognitivi di coloro che si sono dedicati allo studio delle tecniche e dei linguaggi, acquisendo competenze e specifici strumenti di lettura, che li rendono in grado di facilitare alla comunità una comprensione del presente sia formale che contenutistica. Questa forma di intimo dinamismo può essere alla base di una nuova coesione sociale, favorire processi di reale inclusione, introdurre a un nuovo concetto di comunità creativa, in cui dall’azione frammentata si passi al dispositivo di conoscenza, garantendo alle espressioni artistiche il livello di una sperimentazione effettiva ed efficace e favorendo lucidi percorsi di teatro sociale. Se uno dei quattro assi di sviluppo della Regione Marche è la Cultura, è bene che i lavoratori del settore assumano responsabilità in questo senso, compiendo appunto quello scarto che dal particolarismo dei singoli interessi conduce a un riposizionamento in seno alla comunità civile, anche dal punto di vista economico. Un territorio come quello delle Marche, fortemente strutturato sul manifatturiero e nell’attuale congiuntura naturalmente votato a una riconversione nel settore dei servizi, può ben essere arricchito da quell’irrequietezza che è la prima qualità di chi ha fatto dell’arte e dell’immateriale il suo quotidiano. Una comunità che produce conoscenza può stimolare uno sguardo nuovo e concreto su un orizzonte culturale, dove l’intensità della vita sia accesa dal pensiero critico, quella consapevolezza sul presente che i migliori intellettuali italiani avevano inutilmente auspicato cinquant’anni fa. Compito di chi sente ancora questa eredità è di adeguarla alle istanze del presente, con il loro inevitabile corollario economico. “Piattaforma” secondo il Devoto-Oli è il luogo di terra che sta più in alto e dà la possibilità di guardarsi intorno, ed è anche, in ambito edile, la base di appoggio orizzontale che serve per lo spostamento verticale, ma in accezione figurata è una base programmatica di azione politica. E chi fa la cultura, fa la politica.

www.piattaformaculturatrepuntozero.eu

Piattaforma_Cultura_3.0

2012-02-17T00:00:00




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