Un’’Ofelia di meno

Agata Chiusano tra videoarte, poesia e teatro

Pubblicato il 16/10/2012 / di / ateatro n. 141

Di lei Enrico Ghezzi ha detto che è “un’’artista orfica” e Alessandro Amaducci che è una videomaker “non narrativa”. Forse basterebbe dire che le sue opere sono appassionate poesie visive.

Lunghi capelli rossi, occhi verde-smeraldo, Agata è insieme musa e cantore dei suoi videocarmi. Poetessa e artista visiva nata in epoca analogica, ha imparato dal “giocoliere elettronico” Nam June Paik a credere al “caso (caos) elettronico”:

“Paik fece nascere la videoarte dall’errore, una semplice calamita che innesca campi magnetici… e poi il feedback, il loop, sono lemmi fondamentali della grammatica della videoarte che nascono da errori”.

Le Jene (1990) è una sua video-poem-opera molto ispirata, qualcosa a metà tra Maya Deren e Carmelo Bene: l’immagine libera la parola e incrocia la teatralità e il verso.
Un maestro, un sogno, qualcosa di onirico, qualcuno che scende le scale, una voce che parla, riflessi dalle finestre. Un riferimento preciso alle avanguardie: Duchamp, ma anche Eisenstein. La donna che scende dalle scale fa una caduta nel profondo, nell’antro della memoria: ambienti che raccontano storie, oggetti che passano e nella veloce sequenza, trattengono tracce di ricordi.

Matrioska.

Videoassenza, commissionato dal Salone del Libro è uno dei suoi video più toccanti, dedicato al padre Italo Alighiero Chiusano, scrittore, critico e germanista. Un mondo di libri che sembrano fantasmi. Racconta la Chiusano:

“Il giorno che è mancato i libri che fino al giorno prima c’’erano, d’’un colpo non c’’erano più, come il ponte di Dubrovnik. Lui aveva letto tutti i libri della sua biblioteca; la conoscenza era qualcosa di naturale per lui, traspariva dalle parole e dai gesti. L’’insegnamento più grande è stato quello di prendere con ironia la vita e con serietà il gioco, e il gioco è anche l’’arte: uno deve scegliere il proprio lavoro, quella cosa che gli dà la gioia del gioco del bambino. Per me il gioco era evadere lontano e salire sugli alberi. Il fatto che l’’identità di una persona si veda nel gioco è importante, è formativa. La fantasia viene uccisa dalla pigrizia”.

Visionario e onirico, Videoassenza è un video emozionale; registra fughe di uomini, ritratti di persone annientate dalla guerra o dalla persecuzione antisemita. Su tutti un insetto, quello di Kafka della Metamorfosi, con la sua “armatura medioevale”, e poi lo studio del letterato visto dall’’alto, da dove sbuca una biblioteca a due piani secondo prospettive sghembe che ricordano le pitture e il cinema delle avanguardie storiche. Ma i libri sono inintelligibili.
Graffianti i segni del nazismo: campi di concentramento, processioni di uomini, incubi di filo spinato. E poi Bosch, Grosz e Kokoscka, Durer, Schiele: Agata Chiusano infila dentro la Storia i suoi amori culturali, le sue passioni intellettuali.
Arte e vita sovrapposti a pagine di libri, alle poesie della stessa Chiusano e alle toccanti parole del padre letterato:

“Non parlo lingue e non parlo dialetti, sono un uomo senza ombra perché ho parlato una lingua letteraria, non artificiale”.

Tele e materiali sovrapposti, pittura e poesia, fotografia e immagine in movimento si innestano insieme in modo scomposto nei suoi video dal marchio estetico così personale:

“Uso una grammatica di sovrapposizioni, la mia telecamera è emozionale, in movimento, ansiosa.”

La videoarte è arte della citazione, la videoarte è arte del saccheggio:

“La citazione nella videoarte è un genere: prendi il materiale e lo ritrasformi. La videoarte nasce contro la televisione: bisogna destrutturare i messaggi pubblicitari, quello stesso patrimonio emotivo che usano commercialmente, per omologare, va usato per comunicare altro. Io concepisco i video non come cinematografici ma come monovisione: c’è un patrimonio umano e emotivo collettivo in cui ognuno può mettere la sua propria esperienza”.

Ofelia è il suo ultimo video creato su base fotografica; il progetto è quello di farne un grande quadro, un polittico video dal titolo OFELIA EROS composto da 3 episodi. Il progetto include anche un e-book a cui sta attualmente lavorando, disegnando lei stessa le immagini di illustrazione creando direttamente da Ipad con un programma specifico per il disegno.

Ofelia sull’albero, dal primo episodio Ofelia le onde e i flutti, capitolo I Ofelia thanatos.

Sono schetches dove Ofelia senza volto muore impiccata e annegata, e si ritrova tra le braccia di Gertrude e di Amleto.
Il video è un continuo pulsare di immagini strati ficate, un muoversi di foglie e colori autunnali: viola, cremisi, lilla, ocra. L’Ofelia del video è una scultura di gesso, fili di lana e stoffa realizzata e cucita dalla stessa Chiusano; è una piccola Ofelia dai lunghi capelli rossi e viso melanconico, veritiero personaggio del dipinto di Millais che si muove in un paesaggio (elettronico) dell’anima. Un paesaggio di assenze, solitudini e drammi al femminile dove Amleto è solo una comparsa.

Ofelia sull’albero, dal terzo episodio Ofelia e la terra, capitolo I Ofelia thanatos.

La sua discesa nei flutti, vicina all’immaginario pittorico preraffaellita, preannuncia quasi una sua metamorfosi in acque o in fiore. Ofelia diventa così una macchia cromatica e affoga nella densità dei colori: la videopittura si sfrangia e materia e corpi si liquefanno insieme. La musica è La morte di Ofelia, elegia scritta da Berlioz nel 1842 per voce e pianoforte.

Prometeo.

Prometeo invece, è uno spettacolo di danza in cui i televisori in forma di installazione funzionano come scenografia, con la neve elettronica come materia brumosa, con colorizzazioni acide come corpi di luce. I movimenti dei ballerini, in una danza espressiva hanno grandi torsioni e coreografie costruite sul modello delle sculture di Rodin. La musica originale è di Massimo Cohen Il furto del fuoco ispirata a Prometeo, il “mitologema dell’uomo moderno”. I video di Agata Chiusano per Prometeo sono una rivisitazione paikiana del quadro del Beccafumi, Arcangelo San Michele . Se l’atmosfera di Ofelia è sognante ed eterea, il mood di Prometeo è cupo.

“Il video per lo spettacolo è un occhio che spazia, è come camminare in un bosco, e se l’occhio vede continuamente una cosa luminosa che cambia, fai un cattivo servizio, bisogna integrare la tua capacità col lavoro degli attori, per lavorare insieme, un tutto cucito dall’attore, dal ballerino, o dalla lettura. È una partitura”.

L’’attività di Agata Chiusano procede tra installazioni video, presentazioni, curatele museali e lezioni di Videoarte per l’’Università di Napoli Suor Orsola Benincasa. Il video Ofelia è stato selezionato per l’edizione 2012 di Invideo, Milano.
Di sua ideazione la mostra d’arte VuotoCiclo a Castel dell’Ovo di Napoli giunta alla terza edizione (5-24 ottobre 2012) avente un tema diverso ogni anno come filo conduttore per le opere artistiche anche video, prescelte. Quest’anno il tema è Le ceneri della Fenice.

Info: agata.chiusano@facebook.com agatachiusanolab.blogspot.it

Anna_Maria_Monteverdi

2012-10-16T00:00:00




Tag: videoteatro (8)


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