Congratulations Mr Lepage!

Il regista canadese vince il Premio Glenn Gould dopo la sua straordinaria regia della Tetralogia wagneriana al MET

Pubblicato il 30/03/2013 / di / ateatro n. 143

Ennesimo riconoscimento internazionale per Robert Lepage. Ha di recente vinto il Premio Glenn Gould (l’’Oscar delle Arti) per i suoi lavori teatrali. Il premio, il culmine di una lunga carriera, è stato attribuito anche per la geniale e colossale messa in scena dell’’Anello dei Nibelunghi di Richard Wagner prodotto dal Metropolitan di New York con la direzione musicale di James Levine. Più di due anni di lavoro hanno portato al debutto del primo capitolo della tetralogia nel marzo 2011; nell’aprile del 2012 l’’opera wagneriana è stata rappresentata per intero.
Il miglior modo di festeggiare con Lepage è godersi la visione di questo prodigioso scenografico a supporto della musica, con il cofanetto di 5 dvd appena messi in distribuzione dal MET per la Deutsche Grammaphone. Il costo non è per tutti, ma è sempre minore del biglietto per lo spettacolo teatrale (che arrivava fino ad alcune migliaia di euro). Un oggetto di culto che non deve mancare per i fan di Lepage, assai scontenti dei pochi video dei suoi spettacoli che circolano in rete. Nel cofanetto i 4 dvd corrispondono alle quattro opere (pur legate in un unicum come voleva Wagner, dalla storia, la saga germanica dei Nibelunghi) ovvero Das Rheingold, Die Walküre, Sigfried, Gotterdämmerung. Il quinto dvd è il documentario Wagner’s Dream”: più che raccontare il processo creativo, mostra il dietro le quinte (o meglio, in questo caso, il “sotto le quinte”) della mostruosa macchina tecnologica progettata dal mago delle scene di Lepage, Robert Fillion.
Avevamo già descritto su ateatro la macchina leonardesca di Fillion, una specie di colonna vertebrale di 24 placche metalliche che occupa tutta la larghezza del palco e che si muove sia verticalmente che a 360° intorno sul proprio asse. Le possibilità di combinazione di movimenti è praticamente infinita. Sulla superficie monocroma vengono proiettati video secondo un sistema di videomapping; un team di ingegneri e tecnici hanno messo mano alla progettazione della macchina, dal modellino di Fillion usato per studiare con Lepage le possibili scene con l’ausilio di semplici manichini di legno snodabili, al prototipo in scala delle prime “placche” per permettere in studio le prove di movimento in sincrono col canto agli attori, fino alla dimensione colossale da teatro.
L’’intuizione di Fillion era un vero azzardo: usare un unico set scenografico per tutta la tetralogia; considerato il gran numero di ambientazioni dell’Anello (dal fondo del fiume Reno alla montagna del Walhalla, alle caverne nelle viscere della terra), l’’impresa sembrava impossibile. Ma, come ben ci ricorda Gordon Craig, la scena può essere realizzata anche solo con luce e movimento. E Fillion, usando alcune centinaia di movimenti meccanici della struttura e la luce dei numerosi videoproiettori, ha saputo creare l’’effetto adeguato per ogni scena.
La flessibilità e la trasformabilità, come in tutte le scenografie di Lepage, sono le caratteristiche primarie di questa Walhalla Machine e respirano insieme con l’attore che le sovrasta. Nel corso dell’’intervista contentuta in Wagner’s Dream, lo stesso Lepage rivela che l’’idea della macchina che contiene tutti gli ambienti gli è venuta in mente pensando all’’Islanda, alla sua formazione vulcanica e tettonica, alle sue crepe e solchi dovuti alla lava, agli avallamenti e insieme alle enormi montagne, concentrati tutte in uno stesso paesaggio, tra ghiaccio e fuoco. Ancora una volta, come già accadeva in Elsinore, anche se in scala decisamente più ridotta, e poi anche con Ka, il gigantesco dispositivo progettato per il Cirque du Soleil in cui l’’attore recita mentre tutto è in movimento, la macchina ha una conduzione “manuale”. La tecnologia precede: inventa, dispone, prepara, ma a guidarla è la mano dell’uomo.
Gli attori-cantanti, spesso meno agili e longilinei degli atleti del Cirque du Soleil, sono collocati sopra la struttura in posizioni davvero difficili: in alto, in bilico, scivolando sulle assi, arrampicandosi. I cantanti hanno anche dei “doppi” in veste di acrobati, che li doppiano nei movimenti troppo complessi.
La prima scena del Rheingold, con la famosissima ouverture con l’’arpeggio in miB (che introduce il leitmotiv dello scorrere del fiume, delle onde, in un crescendo di strumenti), è il preludio alla scena delle Ondine, le figlie del Reno custodi dell’oro del loro padre. Questa scena ha sempre destato molte preoccupazioni per i registi, a causa della difficoltà di immaginare una scena che si svolge sott’acqua. In alcuni casi l’’acqua è realmente presente in teche trasparenti in cui le Ondine sono sommerse (come nella versione della Fura dels Baus), ma di solito per simulare le onde vengono utilizzate stoffe azzurre, facilmente eliminabili dalla scena.
Lepage immagina tre sirene che scivolano in questo azzurro elettronico, con leggerezza, calandosi dalla macchina, nuotando o lasciandosi andare a corpo libero con il solo aiuto di una fune; intorno a loro una proiezione piccole pietre di mare e bollicine.
I costumi sono piuttosto tradizionali rispetto all’’avanguardistica macchina e sono stati realizzati guardando ai bozzetti del primo allestimento di Wagner per Bayreuh nel 1876 o alle contemporanee pitture di Robert Alexander Hillingford e alle illustrazioni di Artur Rackam. Il costume di Brunilde nelle Walkirie, per esempio, è identico a quello indossato da Amalie Materna e testimoniato dalle fotografie dell’epoca. Ma nell’’invenzione di Lepage, Brunilde cavalcherà un gigantesco macchinario di metallo che strappa l’’applauso a scena aperta.

Robert Lepage nella ate@tropedia.

Anna_Maria_Monteverdi

2013-03-30T00:00:00




Tag: Robert Lepage (26), WagnerRichard (3)


Scrivi un commento