#BP2013 Il dossier con le Buone Pratiche del Teatro Ragazzi (Mantova, 1° novembre 2013)

a cura dell’Associazione Culturale Ateatro in collaborazione con Assitej Italia

Pubblicato il 20/10/2013 / di / ateatro n. #BP2013 , 145

Nel quadro del progetto Teatro. Per costruire una memoria del futuro
in collaborazione con Fondazione Cariplo

Le Buone Pratiche del Teatro Ragazzi

#bp2013 Un’organizzazione di impresa al servizio delle idee del teatro
di Unoteatro

Le imprese di teatro professionale patiscono il venir meno del sistema entro il quale sino a poco tempo fa era possibile produrre e distribuire il teatro in Italia. Soffocate dai problemi contingenti, non è più possibile per loro concentrarsi sulla propria missione. Il sapere di una impresa teatrale rischia così di disperdersi e con esso il lavoro che ne deriva e le conseguenti economie. Pertanto, quando le mutate condizioni esterne mettono a nudo l’insufficienza dei modelli gestionali sino a quel punto efficaci, un loro ripensamento si impone. Di qui la scelta di due cooperative – Unoteatro e Nonsoloteatro – di divenire un’unica impresa, disegnando un nuovo assetto organizzativo.
Per porre al centro la missione del nostro lavoro avevamo ( e abbiamo) bisogno di:

– mantenere un rapporto tra figure artistiche e figure gestionali largamente a favore delle prime
– ridurre e razionalizzare gli adempimenti burocratici
– liberare risorse umane, di tempo e finanziarie da impegnare nell’attività di produzione e di progettazione culturale, guardando a settori contigui dell’impresa creativa
– creare un contesto favorevole all’incubazione di nuove formazioni artistiche e alla loro successiva crescita professionale
– perseguire una dimensione di impresa adeguata per un efficace rapporto con il mondo del credito…..
– … e un buon posizionamento istituzionale
– agire in autonomia e libertà di espressione, potendo disporre dei necessari mezzi di produzione.

Il prerequisito per dare risposta a queste esigenze è stato quello di forzare un tratto caratteristico di tutte le aziende: la progressiva stabilizzazione delle proprie prassi operative.
Abbiamo invece ritenuto utile portare in seno alla nostra cooperativa un principio che, di norma, è utilizzato nelle strategie delle relazioni esterne: quello della messa in rete di risorse e saper fare.
E’ così stata individuata una nuova struttura, composta da due livelli.
Il primo livello, che denominiamo Unoteatro, svolge compiti amministrativi, gestionali, organizzativi e di coordinamento generale: è il sapere proprio di una azienda posto al servizio della principale missione creativa, produttiva, distributiva e promozionale – in una parola, del progetto – della Compagnia.
Queste ultime funzioni, invece, sono inquadrate in un sistema a rete composto da tre formazioni, con direzione artistica e organizzativa autonome, i cui marchi sono da anni conosciuti dai nostri principali referenti: Compagnia Teatrale Stilema, Il Dottor Bostik e Nonsoloteatro. In questo secondo livello, le iniziative delle singole formazioni sono tra loro correlate, in modo che risorse, competenze ed opportunità vengano messe a sistema, in un’ottica che non esclude la collaborazione competitiva all’interno di una direzione artistica collegiale.
Abbiamo dichiarato nel titolo che la forma organizzativa adottata è posta al servizio delle idee fondanti l’azione teatrale di Unoteatro. Tali idee sono l’architrave del primo progetto con il quale la Compagnia dichiara la sua identità, aprendosi al dialogo con il mondo esterno ad essa.

#bp2013 Drammaturgie Non Allineate
di Unoteatro

Ogni futuro ha le radici nel proprio passato. Le tre radici fondamentali del Teatro Ragazzi pensiamo siano:

– individuazione del pubblico al quale ci si vuole rivolgere.
– frequentazione di esso tramite forme di relazione con la sua realtà
– elaborazione del linguaggio teatrale specifico che ne deriva, nel rispetto degli stili, delle poetiche e delle modalità differenti del fare teatro.

Questi tre elementi possono rappresentare i principi di una drammaturgia che si intenda rivolgere alle giovanissime e alle giovani generazioni, tre mattoni di un DNA che, combinato in infinite varianti può coniugare, negli esiti sulla scena, identità e differenze.
Si osserva, invece, che gli spettacoli concepiti per l’infanzia e l’adolescenza, frutto di un dichiarato rapporto creativo con un pubblico destinatario, si stanno rarefacendo, lasciando spazio a drammaturgie che, spesso, guardano al puro intrattenimento e/o ad altre forme di spettacolo, sconfinanti dalla specificità della drammaturgia per ragazzi.
Con questo, ovviamente, non s’intende affermare l’impossibilità di una possibile e creativa commistione di linguaggi e di poetiche diverse, ma si vuole tener ferma l’idea del “non tradire” quei principi che nel corso degli anni sono stati fondamento di una drammaturgia contemporanea, riconosciuta e riconoscibile, dedicata alle nuove generazioni. Tra le cause di questo stato di cose, possono essere annoverate le scarse occasioni di dialogo organizzato tra diverse generazioni di artisti.
E’ su questo terreno che intende agire DNA. che punta a costituire una rete di artisti di diversa esperienza ed età, preferibilmente giovani e alle prime esperienze, favorendo all’interno di essa la riflessione drammaturgica e consentendo il varo di un percorso di produzione teatrale incardinato sui tre principi irrinunciabili sopra enunciati, da combinare in un numero di varianti direttamente proporzionale alla poetica e ai linguaggi prevalenti di ciascuno.
I parteciparti a DNA compiono un percorso lungo un anno – compreso nelle due date simbolo del 20 novembre 2013 e il 20 novembre 2014, Giornate Internazionali dell’Infanzia e dell’Adolescenza – cadenzato da appuntamenti di confronto e crescita del proprio progetto di messa in scena, che prenderà la forma di spettacolo breve alla fine del lavoro.
Per non disperdere il saper fare, in ogni campo dell’attività umana c’è bisogno di identità e di differenze; occorrono reti per combinare informazioni ed esperienze, vecchie e nuove, e promuovere l’innovazione; bisogna contrastare il tempo veloce del consumo, che brucia le riserve di conoscenza e non le ricostituisce.
Questo è DNA – Drammaturgie Non Allineate per l’infanzia e l’adolescenza.
Ogni informazione sulle modalità del progetto possono essere reperite dal sito di Unoteatro: www.unoteatro.it
DNA gode del patrocinio e il sostegno della Città di Torino ed è realizzato in collaborazione con l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino; la Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani onlus; il Sistema Teatro Torino; l’Università di Torino – Corso di Laurea Triennale in DAMS; Eolo – Rivista telematica del Teatro ragazzi. Si ringraziano: Assemblea Teatro/Responsabile zonale del Premio Scenario Infanzia; Associazione Torino Fringe; EstateBambini/Teatro dei Piccoli di Ferrara; La Città del Teatro – Fondazione SiparioToscana onlus di Cascina.

#bp2013 Yurtakids! al Fringe Festival di Edimburgo: una piattaforma comune a 3 compagnie
di Scarlattine Teatro

Tre compagnie che si autofinanziano, auto-organizzano, condividono lo stesso spazio e mettono in rete servizi e competenze per affrontare l’Edfringe, con la prospettiva futura di fare la stessa cosa nel 2014 ad Avignone.
Le compagnie sono ScarlattineTeatro, Principio Attivo, Factory Transadriatica.

Scheda completa in arrivo.

#bp2013 Reti teatrali e trame condivise
di Le Fenicie – Teatro di Associazione tra artisti Ciridì
Nata nel 2002 come compagnia teatrale professionista, Associazione tra artisti Ciridì di Magenta, in provincia di Milano, ha come obiettivo principale la ricerca e la sperimentazione di un linguaggio teatrale che possa diventare soprattutto incontro, promuovendo un teatro che è contaminazione. Da questa base partono tutti i nostri progetti artistici.
Il nostro lavoro si nutre della contemporaneità del territorio su cui andiamo a lavorare, dei suoi bisogni e risorse. Per questo i nostri progetti teatrali coinvolgono istituzioni (comuni, scuole, ospedali, associazioni…) “in rete” tra loro. La parola “rete” è una sfida sempre aperta: è molto difficile mettere a uno stesso tavolo più istituzioni e provare a coinvolgerle su uno stesso progetto territoriale. Ma, all’insegna di una condivisione, anche parziale, degli obiettivi, è una risorsa immensa, per le innumerevoli possibilità di realizzazione che offre, per la quantità di destinatari da raggiungere, per le risorse economiche condivise a disposizione.
Questi progetti alimentano la nostra produzione di spettacoli, oltre a finanziarla, non avendo accesso ad alcun contributo pubblico o privato, né disponendo di spazi teatrali in gestione.
Citiamo due progetti particolarmente interessanti dal punto di vista del lavoro di rete, sul territorio di Magenta.
Gli obiettivi che li accomunano, attraverso i molteplici linguaggi del teatro, sono: accogliere e incontrare, creare un’occasione concreta di convivenza, di scambio culturale e di reale condivisione di esperienze. In questa direzione si sono poste le basi per questi due grandi progetti di Teatro Comunità.
M.U.R.I. Mischia e Unisci Radici e Identità: nato nel 2011 in sinergia con Caritas Città di Magenta e le compagnie teatrali professioniste (anch’esse del territorio magentino) Schedía Teatro e Crocevia dei Viandanti, è un progetto di laboratorio teatrale integrato, che ha visto la partecipazione di un gruppo di migranti in attesa dello status di rifugiati politici e persone del territorio di diverse età. Gli spettacoli prodotti hanno portato visibilità. Lentamente, a diverso titolo, sono state coinvolte le istituzioni civili (Comuni di Magenta, Settimo Milanese, Corbetta, Ossona); religiose (Parrocchie di Magenta, Rho, Pavia); associazioni (Scuola senza Frontiere, ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, che sta portando avanti sul territorio di Magenta un progetto pluriennale contro il pregiudizio; biblioteche; associazioni di commercianti, ecc.).
Il percorso prosegue aprendosi ulteriormente al territorio e coinvolgendo altri cittadini e altri migranti provenienti da diverse esperienze.
I finanziamenti per attivare questo progetto provengono da diversi canali:

• iniziative di raccolta fondi (pranzi, mostre fotografiche)
• contributi alle repliche degli spettacoli
• creazione e vendita di calendari tematici
• donazioni volontarie

Altro esempio è il progetto Il Teatro come Ponte per la Comunità che coinvolge dal 2002 l’Unità Operativa di Psichiatria dell’Ospedale Fornaroli di Magenta, il Comune di Magenta e l’Università Cattolica di Milano. E’ un laboratorio teatrale integrato formato da persone in cura ai servizi psichiatrici e da persone appartenenti al territorio magentino. Sono diversi i “territori” istituzionali che si incontrano in questo progetto: l’oratorio che concede gratuitamente lo spazio per l’attività, le associazioni che collaborano con l’Unità Operativa di Psichiatria (Associazione dei familiari Iceberg, Cooperativa Il Fiore), le scuole superiori, ANPI, AVIS di Magenta che con il progetto EmoAzioni promuove, finanziandolo, incontri di sensibilizzazione nelle scuole superiori attraverso una performance creata ad hoc dal laboratorio, nell’insegna del pregiudizio (sulla donazione del sangue) contro il pregiudizio (sulla malattia mentale). Nel 2011 viene organizzato (sponsorizzato da Fondazione Ticino Olona e da privati) Incontroscena Convegno su Teatro e Psichiatria, che coinvolge le diverse realtà territoriali e si apre ad altri contributi artistici e clinici italiani ed europei. Infine questo progetto rientra, con le scuole superiori di Magenta, in un’altra iniziativa della città: Teatrando, Laboratori allo scoperto, che coinvolge le attività di Teatro Sociale della città. I contributi a questi progetti derivano dall’Ospedale, dal Comune, dalle Scuole, e quest’anno 2 dall’Università del Magentino con cui abbiamo scritto un progetto sul Bene Comune aperto a tutti gli istituti superiori di Magenta (di nuovo un’altra rete) e che ha vinto il bando della Fondazione Ticino Olona.
Una rete di questo tipo, che necessita di un grande investimento di tempo ed energie, presuppone attenzione, rispetto e cura per la relazione e la professionalità propria e degli altri soggetti coinvolti.

#bp2013 Progetto Teatro per le Nuove Generazioni e per l’Educazione del Toscana
di Giallo Mare Minimal Teatro

Fondazione Sipario Toscana la Città del teatro – Stabile di Innovazione e Giallo Mare Minimal Teatro, Residenza di area che opera stabilmente in una vasta area ella Toscana centrale, hanno strutturato un piano di lavoro pluriennale comune, originale sul piano teatrale nazionale per l’inedita collaborazione che coniuga operativamente il modello della stabilità pubblica “de iure” con quella non formalizzata “de facto” espressa da una delle esperienze residenziali più consolidate ed avanzate della nostra regione.
In questa prospettiva F.S.T. e G.M.M.T., in collaborazione con la regione Toscana ed in particolare con la conversazione operativa, si sono assunte la responsabilità di promuovere nel triennio 2013/2015 un progetto speciale di valenza regionale denominato Teatro per le Nuove Generazioni e l’Educazione Permanente (T.PER), che tutti i soggetti firmatari del protocollo si impegnano a sostenere per il concreto raggiungimento degli obiettivi che qui elenchiamo:

1) Affermare la pari dignità, in termini culturali, d’impresa e di risorse pubbliche percentualmente destinate al Teatro per le Nuove Generazioni e per l’Educazione Permanente, con gli altri comparti della Produzione Teatrale professionale toscana.
2) Intendere la funzione civile del teatro come Bene Comune. Ciò significa quindi, anche la necessità di valorizzare il significativo ruolo socio/culturale del progetto T.PER nell’applicazione dell’impianto legislativo per il Settore dello Spettacolo della Regione Toscana (T.U.C. L.R. 21/10) e nell’attuazione del suo regolamento applicativo nel quadro del Piano della Cultura 2012/15.
3) Stimolare e qualificare, nella nostra Regione in Italia ed all’Estero, la promozione e la distribuzione dell’eccellenza della produzione teatrale Toscana rivolta alle nuove generazioni, rafforzando così la ricerca artistica e le opportunità di innovarne il modello artistico e progettuale anche relativamente al costante mutamento degli immaginari e delle pratiche comunicative dei destinatari privilegiati da questa area produttiva.
4) Promuovere in tutto il territorio regionale la cultura teatrale ed in particolare il rapporto fra creatività scenica, nuove generazioni, famiglia, scuola e società negli ambiti del teatro, della danza, della musica e delle nuove tecnologie applicate alla scena ed alla comunicazione. Azione da realizzare stimolando la collaborazione di Università, scuole di ogni ordine e grado, istituzioni culturali e socio-educative con l’obiettivo di effettuare attività di studio, sperimentazione, promozione e documentazione.
5) Favorire, nel mondo della scuola, dell’extrascuola e nei vari contesti aggregativi e sociali, la conoscenza e la pratica del teatro in ambito educativo, diffondendo e qualificando l’esperienza dei laboratori di produzione teatrale con bambini, ragazzi, giovani, educatori, genitori promuovendo contestualmente percorsi di formazione di un pubblico critico e consapevole. Azioni formative da realizzare in concorso con istituzioni, agenzie formative e associazioni che operano per una pedagogia attiva, per l’educazione alla complessità e alla cittadinanza attiva.

Si sottolinea che per il progressivo raggiungimento degli obiettivi generali enunciati, il progetto T.PER indica la necessità di realizzare le seguenti attività:

– Creazione di una manifestazione, un cantiere artistico e progettuale di rilevanza nazionale di T.PER Una manifestazione policentrica, creata mettendo in sinergia le esperienza qualificate già in essere realizzate da G.M.M.T. e F.S.T. e diretta in termini artistici organizzativi congiuntamente dalle due strutture. Manifestazione che sappia garantire una valorizzazione della produzione qualificata toscana anche in un ottica di interazione con le esperienze più innovative in Italia ed all’estero legate a questo settore creativo e di ricerca. Un cantiere che sappia offrire un laboratorio di confronto pubblico e specializzato sull’analisi dei processi produttivi, dei percorsi educativi, delle mutazioni culturali dei destinatari nell’ambito del teatro per e con le nuove generazioni. Un modello originale di confronto fra creatività e pubblici che sappia innovare l’esausta formula del festival/vetrina.
– Favorire la diffusione regionale del Teatro per le Nuove Generazioni anche grazie al lancio di una campagna denominata “Almeno tre volte a teatro” per sensibilizzare i teatri piccoli, medi e grandi della Toscana, le istituzioni locali territoriali, gli organismi pubblici preposti alla distribuzione e promozione teatrale, le scuole affinché ogni cittadino toscano dai 3 ai 18 anni possa andare almeno 3 volte a teatro in ogni stagione teatrale per assistere (partecipare) a creazioni sceniche di qualità a loro specificatamente destinate in orario scolastico o nel tempo libero.
– Dare impulso, utilizzando la funzione di G.M.M.T. e F.S.T. come Agenzie Formative riconosciute dalla regione (UNI EN ISO 9001:2008), per strutturare iniziative di formazione professionale di rilevanza regionale attinenti le arti della scena e le professionalità educative in contesti differenziati per un utilizzo innovativo dei linguaggi teatrali e delle arti. Competenze teoriche e tecniche utilizzabili efficacemente in differenti ambiti professionali quali la scuola, l’intermediazione culturale, la prevenzione del disagio giovanile, le politiche di genere, la comunicazione in ambito sanitario, la promozione turistica del patrimonio artistico, ambientale e materiale della nostra Regione.
– Collaborare con istituti di ricerca, musei, fondazioni, centri culturali, scuole di teatro e università per la realizzazione di progetti d’eccellenza ed attività di studio e documentazione orientati al confronto, alla conoscenza e alla comunicazione culturale tra le nuove generazioni, all’innovazione della scena e dei linguaggi interdisciplinari per le nuove generazioni negli ambiti del teatro, della danza, della musica e delle nuove tecnologie applicate alla scena ed alla comunicazione.
– Promuovere la collaborazione fra differenti generazioni di artisti tramite il confronto e il sostegno delle giovani compagnie toscane emergenti nel campo della sperimentazione e della ricerca teatrale e multidisciplinare rivolta alle nuove generazioni.
– Creare una rete, che trovi sede ed accoglienza organizzativa nelle strutture di F.S.T. e G.M.M.T., denominata “Rete Regionale del Teatro per le Nuove Generazioni e per l’Educazione Permanente”. Rete costituita da scuole, istituzioni, compagnie, artisti, operatori, docenti. Soggetti che, a diverso titolo, operano a sostegno della produzione, promozione, formazione e diffusione del rapporto fra teatro e nuove generazioni, mondo della scuola, famiglie per diffondere l’uso del teatro come pratica educativa significativa nella formazione dei pubblici e degli individui di ogni età.

#bp2013 Teatroltre: una vetrina in Calabria per il Sud
di Teatrop

Per Teatrop che l’ha creata a Lamezia, la vetrina Teatroltre è stata ed è un luogo dove avvengono degli scambi, positivi o negativi che siano. Un luogo di incontri tra gente del mestiere; e non solo: pensiamo ai bimbi felici che escono ed entrano in teatro durante gli spettacoli, magari con la maglietta vinta alla lotteria all’ingresso.
Per noi che per partecipare alle vetrine teatrali dovevamo muoverci sempre verso nord, l’idea di promuovere e organizzare una vetrina al sud, in Calabria è stata e sarà una grande occasione.
In primo luogo, la Vetrina ha permesso di consolidare i rapporti tra le compagnie teatrali qui in Calabria. Sia tra noi e le compagnie che con noi hanno collaborato nell’organizzazione in questi anni, sia con le compagnie che hanno partecipato promuovendo i loro spettacoli.
In secondo luogo, la vetrina ha permesso di conoscere le compagnie del resto d’Italia, promuovendo uno scambio alla pari e un confronto tra realtà più o meno vicine.
A questo proposito vorremmo fare due puntualizzazioni.
Da sempre terra di conquista, da sempre terra di emigranti, la Calabria, più vicina all’Africa che alla Germania, ha sempre accolto e spesso s’è trovata, valigia in mano, ad andare a lavorare fuori.
Ciò vale anche in ambito teatrale. Da sempre abbiamo dovuto prendere in mano le valigie, gli strumenti, e andare a mostrare fuori le nostre proposte, molto spesso gli attori venivano da tutt’Italia portando i loro lavori e i loro spettacoli, molto spesso eravamo costretti a rimanere isolati nel profondo sud. E il confronto è spesso impari: come dire, siamo più vicini alla Tunisia che a Milano. In questo senso, per noi Vetrina vuol dire scambio alla pari. Vuole dire che al di là della provenienza, sicuramente varia, varie realtà di teatro si incontrano e si confrontano, e creano relazioni durature che in un momento come questo possano collaborare per promuovere il teatro per i bimbi e i ragazzi che saranno i bambinoni ??? di domani.
Vetrina al sud vuol dire spolverare quelle ormai radicate differenze che esistono tra noi Italiani, e provare anche in ambito teatrale ad assottigliare le distanze geografiche e culturali che la nostra nazione ha.
Inoltre, la Vetrina così come l’abbiamo organizzata in questi anni ha avuto un grande successo anche sul territorio permettendo di far conoscere alla città e quindi alla regione un movimento teatrale nuovo e curioso. I bimbi hanno potuto assistere a giornate intere dedicate al teatro e soprattutto a loro. Con biglietti convenzionati ed accessibili hanno potuto vedere spettacoli di importanza nazionale che forse gli rimarranno impressi per sempre nella mente.
Infine, grazie ad una Vetrina in Calabria, qui dove pochissime sono state le occasioni di confronto per il Teatro ragazzi, piccole e grandi compagnie del sud hanno potuto mostrare i loro lavori e quindi provare a circuitare in giro per l’Italia e la Calabria.

#bp2013 Nuovi sguardi per un pubblico giovane
di Solares fondazione delle Arti – Teatro delle Briciole

Nel 2010 il Teatro delle Briciole ha inaugurato un “cantiere produttivo” dal titolo Nuovi sguardi per un pubblico giovane. Convinto dell’importanza di un confronto con esperienze teatrali differenti rispetto all’universo tradizionalmente definito come teatro-ragazzi, il Teatro delle Briciole si propone con questo cantiere di consegnare a gruppi della ricerca italiana il compito di creare uno spettacolo per bambini. Dopo Baby don’t cry e La Repubblica dei bambini, affidati rispettivamente a Babilonia Teatri e al Teatro Sotterraneo, nel 2013 nasce una nuova tappa del progetto dedicata all’infanzia con la complicità dei Sacchi di Sabbia.

POP-UP UN FOSSILE DI CARTONE ANIMATO
progetto affidato a Sacchi di Sabbia
con Beatrice Baruffini e Serena Guardone
età 3 – 6 anni
Lo spettacolo, attraverso la manipolazione di piccoli teatri di carta pop-up, giocando sull’epifania delle figure e delle forme nel tempo e sui loro intrecci con i corpi degli attori, si avventura nella creazione di un piccolo cartoon artigianale, ispirato al celebre Fantasia di Walt Disney. La sfida che il Teatro delle Briciole ha lanciato alla Compagnia si è trasformata in un’occasione di studio radicale sul teatro, inteso come scorrere dei corpi nel tempo, sul movimento e sull’illusione del movimento, sull’animazione della materia inerte attraverso lo studio della cinetica.

LA REPUBBLICA DEI BAMBINI
progetto affidato a Teatro Sotterraneo
in collaborazione con Teatro Metastasio Stabile della Toscana
regia Sara Bonaventura, Iacopo Braca, Claudio Cirri, Daniele Villa
con Daniele Bonaiuti, Chiara Renzi
età 7 – 10 anni
Lo spettacolo coinvolge direttamente i bambini affidando loro la creazione di un nuovo stato. Il palcoscenico diventa così lo spazio del possibile, il luogo dove la realtà, come la finzione, sono una costruzione da condividere. Cosa succederebbe se a fondare una micro – nazione fossero dei bambini, che per definizione sono soggetti estromessi dall’esercizio della cittadinanza attiva?

BABY DON’T CRY
progetto affidato a Babilonia Teatri
testo e regia Valeria Raimondi, Enrico Castellani
con Marco Olivieri, Francesco Speri
età 7 – 10 anni
‘Cosa succede quando piangi?’ Partendo da questa domanda rivolta agli alunni delle scuole di Parma Babilonia Teatri ha composto un ritratto non convenzionale dei sogni e dei dolori dell’infanzia di oggi. Filastrocche rap, musica pop – rock e teatro fisico per raccontare desideri, mode, conflitti, consumismi, ma anche un’inaspettata “voglia di ascolto, di attenzione, di calore”.

Nel 2014 inauguriamo un secondo capitolo, affidando a Mirto Baliani e Collettivo Cinetico di Francesca Pennini due nuovi progetti per l’infanzia in dialogo rispettivamente con la musica e con la danza.

#bp2013 Parola di nonno orecchio di bambino. Gioco dell’oca in caselle di vita
di TeatrO dell’Orsa

Parola di nonno, orecchio di bambino è stato ideato e condotto da Monica Morini, e Annamaria Gozzi, con l’idea di riavvicinare la relazionale tra bambini e anziani attraverso laboratori di ascolto e narrazione.
Cuore del progetto il raccontarsi, e il raccontare tra età differenti della vita, vecchi, adulti e bambini. Situazione un tempo condivisa nei borghi, nelle stalle, nei cortili, nelle piazze di paese ed ora ricreata dal teatro che è entrato nella Scuola, in Biblioteca, nelle Case per anziani a ricostruire piazza, cortile, culla di parole e d’incontro.
Attraverso laboratori di narrazione costruiti su parole e domande è stato possibile condividere memorie e vissuti, un filo che da sempre unisce le persone ed alimenta il senso di comunità. E nel teatro/piazza tutti hanno partecipato donando frammenti delle loro storie, sollecitati dal pretesto di un gioco fatto di oggetti, parole e fiabe, quelle dei libri e quelle dei ricordi.
E proprio il raccontare ha restituito ruolo sociale agli anziani e ridato spazio al loro sapere. Per i bambini è stata la scoperta di essere loro stessi portatori di memoria, ne hanno compreso l’importanza e il piacere di condividela, hanno capito il valore dell’ascolto nella dinamica del racconto. Quasi un secolo di vita separava l’età dei partecipanti eppure c’era corrispondenza nei vissuti: il primo giorno di scuola, i giochi d’infanzia, il momento della sveglia al mattino. Un bambino riportava con nostalgia i tempi felici della scuola materna e una nonna gli rispondeva col ricordo di slitte sulla neve su cartelle di cuoio. E poi ancora zoccoli di legno e sandali luminosi, canti di lavoro e ritmi hip hop, tele di canapa e tute spaziali, Zorro, i partigiani, e Ash dei Pokemon, eroi di ieri e di oggi. Passato e futuro si sono guardati negli occhi.
Il percorso si è srotolato sotto l’occhio di un regista (Alessandro Scillitani), di un’attrice-narratrice (Monica Morini) e di un’autrice (Annamaria Gozzi) che hanno ascoltato e raccolto memorie producendo un video, un libro e un gioco, strumenti di memoria e narrazione che chiamano e riallacciano altrettanti vissuti e dove basta tirare un dado per riprendere il filo dei racconti.
Il “Gioco dell’oca in casella di vita” è divenuto strumento perpetuo di narrazione e relazione. La partenza del gioco è sulla casella “Nome” e vince chi per privo arriva alla parola “Vita”, ma in mezzo si attraversano molte altre caselle e chi non racconta resta indietro. Si dice che abbiamo una vita solo se possiamo raccontarla. La felicità ci sfiora le dita, ma non sappiamo riconoscerla, la vita fa le capriole e non la guardiamo, i bambini hanno guardato negli occhi i nonni e una di loro ha detto: “Oggi è un giorno felice”.
Il progetto, realizzato nel 2012 nella scuola primaria di Bagnolo in Piano (RE) e nella casa per anziani Fondazione Casainsieme, ha vinto il bando Percorsi di Cittadinanza. 24 associazioni per i diritti della Regione Emilia Romagna. L’esperienza è stata esportata in alcune zone del terremoto dell’Emilia là dove il giocare e il raccontare sono serviti soprattutto all’infanzia a riallacciare i fili della vita.
Per la realizzazione del progetto è stata creata una rete di differenti partner alcuni di loro sono stati coinvolti nella partecipazione diretta al progetto, ovvero nel raccontare. La parte finanziaria è stata sostenuta da Fondazione Manodori, Fondazione Casainsieme, AUSER, Comitato dei Genitori.
L’esperienza di Parola di nonno, orecchio di bambino è la terza tappa di un percorso iniziato dal Teatro dell’Orsa nel 2007 con anziani e bambini del comune di Cavriago (RE) nel progetto “A seminar memorie” svolto nella fattoria didattica Scalabrini e segnalato da Rai 3 Regione, proseguito poi nel 2010 a Bibbiano (RE) in “Storie di pane e d’acqua”.

#bp2013 Visioni di futuro visioni di teatro. Festival di teatro per la prima infanzia
di La Baracca Testoni Ragazzi

Il progetto di “Visioni di futuro, visioni di teatro- Festival di teatro e cultura per la prima infanzia” nasce dalla necessità di condividere il patrimonio acquisito con la ricerca “Il Nido e il Teatro”, progetto iniziato nel 1987 da La Baracca in collaborazione con il Comune di Bologna con il coinvolgimento dei nidi d’infanzia della città.
Il progetto che intreccia ambiti educativi ed artistici è nato per avvicinare i bambini più piccoli alle forme comunicative del linguaggio teatrale ed è caratterizzato da tre piste di lavoro: la produzione di spettacoli per i bambini, i laboratori di formazione per gli operatori dei nidi e gli atelier teatrali per e con i bambini (struttura che prevede un primo momento in cui l’adulto propone una breve performance ai bambini che alla fine vengono invitati, anche se non in modo esplicito, ad “entrare nel gioco teatrale”.)
La ricerca “ Il Nido e il Teatro” ha avuto un primo incontro internazionale in occasione di Bologna 2000, in cui è stato organizzato con il nome “Il Teatro e il Nido” un primo Festival internazionale per la prima infanzia”, ospitando compagnie di altri paesi europei che hanno dedicato la loro esperienza alla fascia di pubblico 0-6 anni.
Questo momento di incontro e scambio culturale ha rappresentato il primo passo per l’avvio di “Visioni di futuro, visioni di teatro…”, nato ufficialmente nel 2004. e sostenuto dalla Commissione Europea Programma Cultura 2000 all’interno del progetto “Small size”.
Il Festival, alla decima edizione, si propone come appuntamento annuale per offrire, a chi fa teatro e a chi fa educazione, situazioni d’incontro e di riflessione originali, sul tema del rapporto tra la prima infanzia (0-6 anni), il teatro, l’arte e la cultura.
Oltre a spettacoli, per le scuole e le famiglie, il Festival offre molteplici attività formative, laboratori per insegnanti e artisti, conferenze, tavole rotonde, progetti internazionali, Masterclass, seminari e Studi/spettacolo.
E’ un momento di confronto ed incontro con compagnie, artisti stranieri anche extra europei, è una visione su altre realtà e culture che hanno iniziato a sviluppare in diverse parti del mondo una nuova interessante ricerca per la prima infanzia.
Caratteristica del Festival è la presentazione di anteprime, debutti, studi, spettacoli in progress, un invito per le compagnie a incontrare i piccoli. La presenza continua e sempre in aumento di artisti ed operatori italiani e stranieri (da molte parti del mondo) ha permesso non solo alla Baracca ma anche a molte compagnie italiane di creare nuovi rapporti e possibilità di tournee in Italia e all’Estero.
Sin dall’inizio il Festival ha al suo interno “Lo sguardo altrove, l’osservatorio del festival”. L’osservatorio, formato da educatori, insegnanti e pedagogisti del Comune e della Provincia di Bologna, da anni approfondisce il rapporto tra arte ed educazione sviluppando il proprio lavoro durante tutto l’anno. Nei giorni del festival “allarga il suo sguardo”, aprendosi ad artisti e ricercatori italiani e stranieri.
La ricerca “ Il Nido e il Teatro” con il Festival Visioni di futuro, visioni di teatro ha ricevuto l’ASSITEJ Award for Artistic Excellence 2008” e nel 2013 il “ Premio speciale Piccolo Plauto” per il contributo allo sviluppo della Cultura per l’Infanzia
Dati di partecipazione relativi all’Edizione 2013:
N. Titoli spettacoli 27
N. Spettacoli 44
di cui per bambini dai 0-3 anni 21
di cui per bambini dai 3-6 anni 23
N. compagnie ospiti 21
Presenze agli spettacoli 4.389
Adulti 2.062
Bambini 2.327
Conferenze e tavole rotonde 5
Laboratori per adulti 17
Studi e Laboratori/spettacolo 4
Progetti internazionali: Masterclass e seminari 4
Presenze alle attività formative 1.588
Totale presenze 5.977
Adulti 3.765
Bambini 2.477

Paesi stranieri rappresentati (compagnie, convegnisti, conduttori di laboratorio, ricercatori e ospiti):
Australia; Austria; Brasile; Croazia; Danimarca; Francia; Germania; Giappone; Irlanda; Israele; Messico; Olanda; Polonia; Rwanda; Slovenia; Sud Africa; Sud Korea; Spagna; Svezia; Svizzera; Taiwan; Tanzania; UK; USA.
Small size
Dal progetto “Il Nido e il Teatro” nel 2005 nasce Small size rete europea per la diffusione della arti performative per la prima infanzia, di cui La Baracca Testoni Ragazzi è project leader.
Small size, è stata riconosciuta e finanziata dalla Commissione Europea attraverso il Programma Cultura, per tre successivi progetti: “Small size” (2005-2006),“Small size, the net” (2006-2009) e “Small size, big citizens” (2009-2014).
La rete sviluppa la sua attività attraverso produzioni, festival, laboratori, ricerche e attività di promozione e comunicazione.
Nata come rete di 4 partner europei si è allargata nell’ultimo progetto a 12 partner di altrettante nazionalità: La Baracca Testoni Ragazzi, Acción Educativa (Madrid), España; Annantalo Arts Center (Helsinki), Finlandia; Baboró Festival Internacional (Galway-Irlanda); LGL Lutkovno gledališče Ljubljana (Ljubljana-Slovenia); Helios Theater (Hamm-Germania); Teatro Kolibri (Budapest-Ungheria); Polka Theatre (Londra-UK); Teatrul Ion Creanga (Bucarest-Romania); Théâtre de La Guimbarde (Charleroi-Belgio); Toihaus Theater (Salzburg-Austria); Ville de Limoges (Limoges-Francia).
Il Programma Cultura è l’unico Programma Comunitario che finanzia la Cultura in Europa e pertanto i progetti supportati sono relativi all’intero ambito culturale e artistico (dal teatro al restauro, dalla danza alle arti visuali, dalla musica alle attività museali), senza alcuna distinzione relativa all’età dei destinatari. “Small size, big citizens” è l’unico progetto multi annuale selezionato nel 2009 esclusivamente dedicato ai bambini.
Dal mese di marzo 2013 il network è “Corresponding member” di Assitej International, primo network non promosso da Assitej ad essere ammesso.
Artistic international association Small size. Associazione che affianca il progetto europeo omonimo nella valorizzazione della cultura per la prima infanzia. I membri dell’Associazione sono 29 di 13 paesi.
Le attività di Small size:
Small size Festivals: 16 Festivals in differenti paesi.
Production activities: spettacoli, ateliers, mostre, progetti speciali di ricerca.
Training activities: laboratori, attività formative per educatori, insegnanti e artisti.
Artistic directors meeting: incontri/ seminariali annuali tra i direttori artistici dei teatri partner, coordinati da Helios Theater e che hanno come facilitatore Gerd Taube, direttore del Kinder und Jugend Theater Zentrum (Germania)
Small size seeding fund: supporti alle produzioni: il progetto prevede un sostegno economico a compagnie e artisti europei per la produzione di uno spettacolo per bambini da 0 a 4 anni.
Nell’anno 2013 i progetti presentati sono stati in totale 73 di 28 paesi. Tra questi sono stati selezionati 4 progetti produttivi:
1) Marie Close (Belgio) con Parler la bouche pleine…/Speak with your mouth full…
2) Casa degli Alfieri (Italia) con Cri cri, cri cri, cri cri…
3) Gaia Gonnelli/Dansmakers Amsterdam (Olanda) con Sottosopra
4) Pillow Fort Productions (Sud Africa) con Patchwork
Editoria
Smallsize Annual Books: raccolgono articoli prodotti da tutti partner del progetto. Sono riflessioni, analisi, resoconti di esperienze, sia sulle attività del netwok, sia sulle attività dei singoli co-organisers. I volumi, editi in inglese, sono curati da Daniela Miscov, Jo Belloli (Polka Theatre) e Lali Morris (Baborò Festival).
“An idea of children and arts”, con scritti degli associati e di Roger Bedart. Professore/Direttore Theatre for Youth M.F.A. & Ph.D. Program, Arizona State University
Produzioni multimediali: numerose realizzazioni di video documentativi e promozionali
Small size, big citizens Looking up: installazione a percorso sul teatro per la prima infanzia ideata da Carlos Herans di Accion Educativa quale attività comune del Network. Un percorso/installazione per soffermarsi sul tema dell’attenzione e dell’ascolto dell’altro, elementi cardine di un teatro per la primissima infanzia.
Small size, big festival – the final event: evento finale del progetto “Small size, big citizens” che si terrà a Newry (Nord Irlanda) dal 6 al 9 febbraio 2014. Una collaborazione tra il network e Sticky Fingers Arts, the Arts Council of Northern Ireland, Newry and Mourne District Council.

#bp2013 Teatro Arcobaleno. Teatro, infanzia ed educazione alle differenze
di La Baracca Testoni Ragazzi

Teatro Arcobaleno è un progetto speciale per promuovere attraverso il teatro il rispetto delle differenze, viste come portatrici di ricchezza culturale e motori di un dialogo costruttivo all’interno della società contemporanea.
È promosso da Gender Bender Festival in partnership con La Baracca – Testoni Ragazzi, Fondazione ERT Emilia Romagna Teatri, Pubblico Teatro di Casalecchio e Famiglie Arcobaleno, associazione nazionale di famiglie omogenitoriali, e CSGE Centro Studi sul Genere e l’Educazione del Dipartimento di Scienze dell’Educazione Giovanni Maria Bertin.
Il progetto, rivolto a pubblici di diverse fasce d’età, dai bambini di 3 anni alle famiglie, è un percorso educativo della durata di un anno che permette, al giovane pubblico e alle famiglie, di vedere sulla scena la varietà e la ricchezza delle identità di genere e delle nuove forme di famiglia, presenti nella società contemporanea.
È un’educazione al linguaggio teatrale affinché ogni piccolo spettatore possa farsi delle domande e confrontarsi con gli altri sulle possibili risposte. Si costituisce come un itinerario formativo che lega la pratica della visione a una riflessione guidata – attraverso laboratori e workshop dedicati sia al corpo insegnante che ai bambini – capace di offrire dei parametri di lettura e interpretazione degli spettacoli, toccando anche i diversi aspetti artistici, sociali e di linguaggio, spesso riservati solo agli addetti ai lavori. La sfida è quella di far confluire su uno stesso progetto il pubblico dell’infanzia e quello degli adulti interessati ai temi delle differenze di genere; operatori teatrali ed educatori dell’infanzia.
Oltre ad imparare l’arte di essere spettatori, i bambini hanno la possibilità di trasformare questa occasione in uno spazio di dialogo libero dai pregiudizi e disponibile ad una visione aperta verso l’altro da sé.
Teatro Arcobaleno intende inoltre sperimentare una buona pratica di cooperazione tra soggetti culturali, che sappia trovare una risposta alla crisi economica e strutturale che stiamo attraversando.
L’obiettivo è di dar corso ad un progetto trasversale, ma fortemente condiviso tra soggetti con diverse competenze, in cui ognuno partecipa con la propria specificità, mettendo a disposizione risorse di ideazione, economiche e di personale in vista di un risultato altrimenti impossibile da realizzare singolarmente.

#bp2013 Una “residenza teatrale” all’interno di una scuola
di Teatro del Piccione

Una scuola, tante aule, molte vuote, e un teatro che cerca casa. Il caso, o forse sarebbe meglio dire la necessità, li fa incontrare e da quest’incontro nasce una pratica che dura da nove anni con ampia soddisfazione da entrambe le parti. Un matrimonio riuscito. La scuola in questione è la “Nicolò Garaventa” del centro storico di Genova. Una scuola che in passato era stato un istituto di correzione e che il solo nome faceva tremare più di un bambino, tanto da essere rimasta nel ricordo dei più grandi come una minaccia: “Se non ubbidisci ti mando alla Garaventa!”. Solo negli anni ’80 si è trasformata in quella che conosciamo adesso, una scuola di quartiere. Per anni è stato il luogo dove presentavamo in anteprima i nostri spettacoli. Ci andavamo perché da una parte serviva a testare e capire se quello che avevamo costruito nei mesi di prova arrivasse al nostro pubblico e come; dall’altra per offrire ai bambini di quella scuola un’esperienza che pochi di loro avrebbero potuto fare. Un libero scambio che nutriva entrambi. Quando nel 2004 abbiamo dovuto lasciare la nostra sala prove e il magazzino, le insegnanti e il dirigente della scuola decisero di adottarci. Ci misero a disposizione due sale prove, una stanza per uso ufficio e due sale per il magazzino. Studiammo insieme a loro una convenzione da rinnovare ogni due anni in cui veniva chiarito il patto che ci legava alla scuola, cosa avremmo potuto utilizzare e cosa offrire. Ciò che avvenne non fu uno scambio economico ma un passaggio di competenze e Da allora, in alcuni momenti dell’anno scolastico, pensiamo e realizziamo dei piccoli eventi, apriamo alle classi alcune fasi del lavoro preparatorio dei nostri spettacoli, offriamo repliche del repertorio e guidiamo laboratori annuali rivolti sia alle classi della scuola elementare sia alle medie i cui esiti di fine anno sono diventati in alcuni casi feste, in altri spettacoli, performance di strada e altro ancora. Questo patto ha avuto delle ricadute positive sia per la scuola che per il teatro: la scuola si è arricchita di una proposta culturale che ha contribuito a rafforzare al suo interno il senso di comunità e unione, costituendo al tempo stesso un ulteriore strumento di visione, riflessione e relazione. Il teatro, oltre ad alimentarsi quotidianamente di quell’infanzia che racconta, ha trovato nella formula luoghi in cambio di servizi e un modo per liberarsi di alcuni tra gli assilli economici che ne determinano spesso sorti e scelte creative. Ma dovrei aggiungere un ulteriore soggetto che ha beneficiato dell’esperienza: il quartiere. Avere un teatro all’interno ha sicuramente rafforzato la sua immagine di luogo in cui si sviluppa vita sociale e comunitaria e che diventa strumento di inclusione sia per i bambini che per i loro genitori, luogo dove già vive la società futura. A suo modo il Teatro del Piccione ha contribuito in questi anni a rendere più unita questa comunità con la bellezza, l’arte e la cultura.
Ed oggi? Oggi la Garaventa sta per cambiare sede, forse non sarà più possibile condividere quegli spazi com’è stato fino ad ora, forse fogli e fogli di regole e regolamenti e assicurazioni metteranno fine a questo idillio. Forse. Intanto le maestre stanno cercando il modo per non lasciarsi rubare il “loro” teatro, i genitori raccolgono firme per non farci andare via, il quartiere ci invita a partecipare a progetti, l’Istituto comprensivo fa richieste di laboratori, i bambini della scuola ci chiedono quando iniziamo.

#bp2013 Progetto NoMade. Teatro e nuova cittadinanza
di Pandemonium Teatro

Il NoMade alla ricerca dell’IDENTITA’. Un percorso di integrazione per favorire le pari opportunità e una “relazione sana” per tutti attraverso le pratiche teatrali
L’intercultura è il tema che il Pandemonium Teatro ha voluto assumere con questo progetto, promuovendo sul territorio bergamasco diverse iniziative: spettacoli e letture teatrali, laboratori e un convegno (febbraio 2013 il primo, generatore della fase ora in movimento, un secondo previsto per il prossimo settembre 2014).
Con il termine ‘intercultura’ vorremmo evidenziare soprattutto i temi legati all’accoglienza e all’appartenenza.
L’appartenenza è avere gli altri dentro di sé recita una canzone di Giorgio Gaber.
L’esistenza dei giovani di oggi è segnata dal precariato; sia i giovani che provengono da altri Paesi del mondo, (talvolta attraversando mari e rischiando molto, anche fisicamente); sia quelli nati in Italia convivono con questa condizione. Certo precariati diversi, ma che in comune hanno un senso di incompiutezza e di spaesamento. Sono tutti giovani alla ricerca di autonomia, di sicurezza, di una casa, di un lavoro, di affetti e relazioni sincere.
Senza barriere, convinti che il confronto facilita il cambiamento e può aiutare tutti noi a uscire più in fretta (e meglio) dalla crisi, abbiamo voluto con questo progetto offrire ai giovani che abitano, sostano e attraversano il nostro territorio, degli strumenti, degli spazi di condivisione e conoscenza che aiutassero a superare le barriere dell’egoismo e spostare l’interesse sulla necessità di ritrovare “un senso collettivo per ritrovare il mondo”.
La fase attuale di questo progetto (nato “inconsapevolmente” 7 anni fa) ha attivato, con la collaborazione dell’EDA di Bergamo, un laboratorio teatrale capace di accogliere giovani di tutte le provenienze, con l’obiettivo di lavorare insieme per un anno e mezzo e realizzare uno spettacolo teatrale da rappresentarsi in momenti e luoghi significativi, dedicato ai bambini, alle scuole e alle famiglie, ovvero avendo come ambiente di sperimentazione e movimento il Teatro Ragazzi.
Nel contempo siamo entrati in relazione con i soggetti che a Bergamo lavorano su questi temi, per arrivare all’organizzazione di un convegno (Febbraio 2013) intitolato “Relazioni Pericolose?” che ha affrontato in modo approfondito le questioni legate all’intercultura vista come possibilità di cambiamento, di capacità di ridare fiato e fiducia alle nuove generazioni. Un convegno dove i giovani sono stati protagonisti attivi, accanto a interventi di docenti universitari e studiosi dell’argomento, artisti e operatori teatrali.
Il Pandemonium Teatro da diverso tempo sta conducendo progetti analoghi: in collaborazione con il Teatro Donizetti e il Centro Eda di Bergamo, Albino Bignamini (regista e codirettore artistico del Pandemonium Teatro) ha condotto per 5 anni, a partire dal 2005, un laboratorio teatrale con ragazzi di diverse provenienze.
Questi giovani, sotto la sua guida, si sono affiatati e, entusiasti di teatro, hanno dato vita a un atelier, vero gruppo di lavoro, dal nome NoMade.
Hanno realizzato spettacoli in luoghi importanti della città, per storia, per funzioni e vocazioni: il Teatro Municipale “G. Donizetti”, il Chiostro medievale del convento di San Francesco nel borgo storico della Città Alta, l’Auditorium di Piazza Libertà, il centro di aggregazione e progettazione culturale giovanile “Polaresco”, o per il Carnevale 2009 organizzato dal Comune di Bergamo-Teatro Donizetti. Abbiamo poi proseguito l’esperienza con alcuni di loro come collaboratori attivi del progetto, quelli che più facilmente di altri hanno potuto superare difficoltà legate allo studio, al lavoro, alla precarietà della vita e sono quindi stati in grado di dedicare ancora tempo a questa passione.
Il progetto NO-MADE si colloca quindi all’interno delle nostre iniziative volte a favorire le politiche per i diritti delle persone e delle pari opportunità per tutti. Ma ‘il sociale’ (il tema, la questione, il ‘problema’) non deve mangiarsi ‘l’artistico’. E questa è stata ed è, sempre di più, la sfida.
Bergamo come molte altre città italiane del nord, ha visto negli ultimi decenni aumentare la presenza di cittadini stranieri sul proprio territorio. Associazioni, gruppi di ascolto, centri per l’immigrazione… sono innumerevoli in città e in provincia le iniziative volte a rendere l’integrazione un percorso semplificato, laddove possibile non traumatico, che consenta una convivenza civile. Tra le numerose proposte molte sono le iniziative delle singole comunità etniche che talvolta dimostrano un’attenzione troppo spinta alla ‘salvaguardia integrale’ della propria identità (intesa fondamentalmente come conservazione di tradizioni, consuetudini, riti… ma anche cliché e dannosi luoghi comuni).
Col nostro progetto vogliamo favorire il superamento di queste barriere e proporre un percorso originale che vede il teatro come strumento aggregante, per superare pregiudizi e chiusure, alla ricerca di un linguaggio comune che ribadisca il diritto di pari dignità e cittadinanza.
Con una frase secca potremmo dire che l’avventura tende a “produrre nuova identità”.
Da oltre 7 anni il Pandemonium Teatro conduce in città percorsi di integrazioni tra giovani di diverse culture e provenienze. Il laboratorio con/su/per/tra/fra le culture, ad esempio, organizzato in collaborazione con la Scuola D’Arte Fantoni, grazie al sostegno della Regione Lombardia, ha permesso a un gruppo di ragazzi messicani, italiani, rumeni, boliviani di incontrarsi, conoscersi e mettere in comune il proprio modo di sentire e realizzare insieme un percorso alla ricerca di un linguaggio comune e condivisibile
NoMade è un nome dai molteplici significati.
Il ‘nomade’ è colui che non ha una residenza, che si porta appresso la sua cultura e la sua casa in giro per il mondo, per i diversi territori da cui il mondo è composto e ovunque trovi casa.
Ma il nomade può essere anche colui che sta cercando una casa, un luogo, un posto dove fermarsi dopo tanto girovagare. Può essere colui che arriva in una nuova comunità e grazie al suo insediamento fa nascere nuove relazioni e fa uscire tutti dalla routine e scoprire un diverso modo di guardare e affrontare le situazioni.
Il progetto NO-MADE vede come protagonisti giovani di diverse nazionalità, o di diverse provenienze geografiche, maschi e femmine, che in comune hanno la voglia di essere cittadini del mondo. Giovani impegnati nello sforzo di costruire una propria personalità, che si battono per i diritti primari alla cittadinanza e per l’opportunità di offrire a se stessi e ai propri compagni di avventura luoghi e spazi di espressione per la pari dignità di ognuno.
Questi giovani si sono incontrati con gli attori e registi del Pandemonium Teatro e hanno voluto provare a mettere in comune le proprie emozioni, sentimenti, stati d’animo al fine di aprirsi al mondo. Stranieri in una nuova terra che li stava accogliendo hanno trovato sulla loro strada altri ragazzi italiani e con loro hanno iniziato un percorso artistico–teatrale .
Il teatro è il luogo in cui la finzione è processo che si attua qui ed ora e le immagini che si creano nella mente mentre si svolge una azione teatrale possono divenire stimolo per superarsi. Il teatro, insomma, fa compiere gesti, azioni, fa recitare una parte che può essere poi interpretata nella vita.
La partecipazione ad eventi teatrali si traduce in capacità di ascoltare se stessi, come presa di coscienza delle proprie modalità di sentire, e capacità di ascoltare gli altri, come partecipazione empatica, “consonante” con il proprio mondo interiore.
Il teatro quindi stimola la socialità, la crescita individuale nel rispetto della convivenza civile. Il teatro è in grado di attivare processi di integrazione e di riconoscimento dell’altro come individuo che merita riconoscimento e rispetto. L’altro è l’individuo diverso da me, il maschio e la femmina, il bianco e il nero, l’europeo e l’africano. Tutti diversi, ma ognuno con diritti e opportunità da cogliere.
Con il nome NO-MADE “non fatti”, “incompiuti” si vuole anche sottolineare il bisogno di mettere in comune le proprie fragilità per imparare, senza preconcetti, ma con il desiderio di esplorare se stessi e gli altri, se stessi e il mondo, a progettare il proprio futuro e ad alimentare con fiducia il processo di compiutezza della propria personalità, a scegliere, ad esporsi.
Si deve immaginare un gruppo di giovani di estrazione culturale diversa che spinti dal desiderio di conoscenza si incontrano e si scambiano non solo opinioni, ma punti di vista sul mondo e sui temi della convivenza civile. In questo consiste ‘il lavoro’. Giovani uomini africani che si confrontano con giovani donne italiane sul tema dell’amore, del matrimonio, della convivenza. Perché il teatro fa questo: fa incontrare le persone sui problemi della vita di tutti i giorni e li analizza, lì dove sono vivi, carichi di verità e di emozione. Il teatro mette in luce diversità, valorizzandole, perché a ognuno dà dignità e opportunità di esprimersi e di rappresentarsi.
Il tema del percorso è stato principalmente L’IDENTITA’.
Il pretesto: una giovane donna si mette in relazione su un social network con un giovane uomo che si innamora di lei. Non ricambiato e respinto, l’uomo inizia una persecuzione internauta. Usa le foto della donna, per caricarle su un sito di appuntamenti “facili” e le rende la vita difficile.
Dalla storia alla rappresentazione attraverso i racconti dei ragazzi stessi.
La storia è veramente accaduta a una di queste ragazze e il suo racconto ha portato tutto il gruppo a confrontarsi innanzitutto sul rapporto uomo/donna: l’amore assoluto, l’amore rubato, l’amore condiviso. Per poi passare ai rapporti autentici e ai rapporti virtuali che così spesso si accavallano (e intralciano) nella nostra vita quotidiana. L’identità virtuale è la vera identità: una foto cosa rappresenta di una persona? Come viene usata e interpretata l’immagine rubata su un social network? Cosa è quindi l’identità? L’identità è la nazionalità? cosa identifica una persona?
Cerchiamo quindi di rispondere a queste domande con il vissuto dei ragazzi stessi, i loro racconti intrecciati, scambiati e condivisi. Un giovane che, cosa quasi sconcertante di questi tempi, ‘da grande’ vuole essere autore teatrale, ha riscritto -e riscriverà per le produzioni future- le loro storie e darà una veste drammaturgica ai loro racconti facendoli divenire azione teatrale da reinterpretare di nuovo su un palcoscenico.
Con un altro gruppo di ragazzi, provenienti dal Centro Eda di Bergamo, si è lavorato invece sulla figura di Giufà. Si è scelto di lavorare sulla maschera di Giufà perché con diversi nomi è presente in tutte le culture del mondo (ad esempio Babino in Russia e Djehà in Nord Africa). Giufà è il personaggio sciocco, lo stupido del villaggio, è dotazione primaria di ogni lingua e quindi di ogni cultura, è un personaggio conosciuto e presente nei racconti orali di tutti i popoli. Giufà è colui che non viene assimilato dalla cultura dominante, perché non è uno dei tanti, non è un conformista, è un diverso, che può apparire ingenuo, stupido talvolta, che può essere preso in giro, sbeffeggiato ma che grazie alle sue risorse sa trovare la soluzione per cambiare il corso degli eventi. L’uomo che sa contare sulla propria creatività e quindi sulle proprie capacità, non teme il diverso, non ha paura di essere derubato, entra in relazione con lui sapendo di guadagnarci in termini di crescita personale. Un riferimento molto conosciuto e che può aiutare a spiegare meglio il pensiero che vogliamo portare avanti con questo percorso è il film Train de vie, il personaggio principale quello che permette a tutti di superare paure, angosce, che sa trovare la soluzione strana ma utile a risolvere una situazione al limite della disperazione, è lo scemo del villaggio; un personaggio accettato per la sua diversità che propone la soluzione giudicabile folle ma salvifica per l’intero villaggio.
Questi sono i temi sui quali si è mosso il lavoro per ribadire innanzitutto che la diversità è una risorsa che arricchisce tutti, aiuta a trovare soluzioni nuove a problemi vecchi che sembravano irrisolvibili.
La diversità è la qualità che caratterizza ogni individuo: con le tecniche e il linguaggio teatrale si può imparare a conoscerla, perlustrarla, usarla a proprio vantaggio e a uso del bene comune.
Il teatro pone in campo l’immaginazione narrativa, cioè quell’energia capace di mettere ogni individuo nei panni dell’Altro. L’immaginazione narrativa sa comprendere la storia personale dell’Altro, le sue emozioni, i suoi desideri e le sue speranze. I ragazzi che partecipano a questo percorso saranno inviati a divenire “sempre più” attori e ad interpretare sempre meglio i personaggi delle storie di Giufà per identificarsi in prima persona in questo processo di apertura al cambiamento.
Dalla messa in scena al confronto con il pubblico
Il frutto di questo lavoro è stato una messa in scena, uno spettacolo teatrale, nato dai vissuti dei ragazzi stessi, scritto da un giovane drammaturgo, interpretato da giovani di diverse provenienze e allestito con l’ausilio di attori, registi e tecnici professionisti del Pandemonium Teatro.
In questo percorso i giovani attori hanno avuto (e avranno) la possibilità di confrontarsi con dei professionisti che li seguiranno in ogni tappa del lavoro. Oltre all’attore-registra, anima e custode del progetto (Albino Bignamini), i tecnici (illuminotecnici, fonici, macchinisti, scenografi) seguono costantemente l’evoluzione del progetto e collaborano ai nuovi progetti di allestimento mettendo a disposizione le proprie competenze specifiche e veicolando ai loro occhi la nozione – a noi cara – di “comunità professionale” e la relazione faticosa, ma virtuosa e appagante se ben praticata, fra Diritti e Doveri, fra Creatività e Disciplina, fra dare e Ricevere (lo Scambio).
Anche l’apparato organizzativo del Pandemonium Teatro è a disposizione del progetto per curare tutti gli aspetti legati alla diffusione dell’iniziativa presso i media locali e nazionali; per interagire con le istituzioni e le agenzie culturali del territorio, per dare un futuro distributivo dell’“opera” e iniettare nella loro percezione la prassi del lavoro. Insomma, stare ‘a bottega’ in un clima di costante collaborazione e aiuto reciproco.
L’“opera” inoltre diviene il luogo dell’incontro con il pubblico, con le città. Nel corso del tempo verrà in luce allora che la ‘rappresentazione finale’ di una lunga pratica laboratoriale e creativa non sarà solo e unicamente uno spettacolo, ma la si potrà leggere come percorso interculturale frutto di un incontro tra giovani di diverse culture ed esperienze desiderosi di essere protagonisti attivi e cittadini “già oggi”, non solo di domani.
Il progetto ha visto e vede il sostegno e il partenariato, variabile nel tempo e per caratteristiche, di diversi soggetti e istituzioni.
Avviato a suo tempo, come detto, grazie all’apporto del teatro municipale (ormai un bellissimo tramontato ricordo) e alla sempre attiva complicità del Centro EDA, il progetto ha trovato in questi ultimi due anni, dopo una fase di pura e totale autogestione e autofinanziamento da parte del Pandemonium Teatro, l’aiuto di:
Dipartimento Gioventù e Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Fondazione della Comunità Bergamasca, Regione Lombardia-Progetto Next (2012 – specificamente per la produzione), Università di Bergamo Dipartimento Scienze Umane e Sociali Facoltà di Scienze della Formazione. E poi una lunga schiera di enti vari che hanno voluto mettere a disposizione il proprio know-how e i propri strumenti di sostegno e diffusione dell’esperienza: la Comunità Ruah, le Acli di Bergamo, l’Anolf-Cisl (Associazione Nazionale Oltre le Frontiere), l’opera diocesana Patronato San Vincenzo… una squadra “molto mista” di soggetti laici, religiosi, del volontariato, del lavoro, dell’educazione, dell’associazionismo d’impresa… così come “molto mista”, del resto, è la filosofia che ha fatto nascere il progetto stesso.
Con questi soggetti intendiamo continuare a collaborare anche per il futuro. Il Comune di Bergamo sarà disponibile a mettere a disposizione dell’attività luoghi e spazi per l’allestimento e la fruizione dello spettacolo successivo all’attuale ‘Giufà’, mentre il Centro Eda, riconoscendo al lavoro teatrale un valore di socializzazione e integrazione è disponibile a collaborare stimolando i propri iscritti a frequentare il laboratorio teatrale e a lasciarsi coinvolgere dal progetto ed integrando il lavoro teatrale nel processo educativo della scuola.
Altri soggetti quali lo Sportello Stranieri promosso dall’UST-Ufficio Scolastico Territoriale saranno coinvolti come luoghi di promozione dell’iniziativa presso tutti gli Istituti Scolastici della provincia.
E oggi siamo nella fase, delicata ed entusiasmante, ansiogena ed esaltante, di procedere al “varo” di ciò che è stato prodotto per il palco e per il pubblico.
Gli otto giovani attori e il giovane drammaturgo (che rappresentano sette nazionalità, ma sono una sola città) oggi muovono i primi passi di quella che potrà essere una seria e vera scelta professionale, scelta di vita.
L’obiettivo, difficile, molto difficile, ma proprio per questo attraente, è quello di mettere “a regime” in un triennio la presenza di questo laboratorio produttivo e portarlo a ‘dignità’ di Formazione Interna: un proprio progetto artistico, autorale, linguistico, estetico, organico ad un più generale progetto di Impresa Teatrale-Sociale che supererà, un giorno, me i miei storici compagni d’avventura. Per continuare, però, a presidiare un territorio, un ambiente, un luogo (dovunque esso sia e sarà) tenendo aperta la necessità di creare per i bambini e i giovani che abiteranno le nostre città fra 10-20 anni. Coinvolgendo, magari, quelle che oggi sono comunità distinte e separate nella città, portando ‘gli stranieri’ a confondersi con ‘gli indigeni’ a teatro, al cinema, nei musei, ai concerti, in generale negli spazi della cultura. Spazi dove oggi non si recano, un ‘non pubblico’ che corrisponde all’essere ‘non cittadini’.

#bp2013 TEATROESCUOLA. Progetto circuito e teatro ragazzi
di ERT Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia-Giulia

Da quando ci hanno chiesto un intervento per descrivere l’attività del teatroescuola dell’Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia come buona pratica del teatro ragazzi in Italia, ci siamo molto interrogate. A partire dal senso di “buona” connesso a “pratica”. teatroescuola è certamente una pratica, perché è composto da una miriadi di azioni concrete che agiscono sul territorio del Friuli Venezia Giulia che coinvolgono una moltitudine di soggetti anche molto diversi fra loro. Se sia “buona” in assoluto non sapremmo dire. Sappiamo che risponde, in maniera abbastanza buona, agli obiettivi e al senso che noi abbiamo riconosciuto e alimentato come motore della nostra pratica.
LA FUNZIONE PUBBLICA, IL RICONOSCIMENTO, LA RESPONSABILITA’
teatroescuola è il nome sotto cui si raccolgono e si coordinano le attività che realizzano la funzione di “educazione e formazione del pubblico” dell’Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia, l’Ente regionale di distribuzione teatrale. Una funzione non esclusiva dell’ERT FVG ma comune a molti altri soggetti, pubblici e privati.
Questa funzione però a noi viene imposta (si badi bene non suggerita) dalla Legge di riconoscimento dell’ERT FVG quale organismi di distribuzione, promozione e formazione del pubblico (circuito teatrale) finanziato dallo Stato: l’art. 14 DM 12.11.07 recita

l’ammissione ai contributi è subordinata alla documentazione di un progetto di informazione e formazione del pubblico anche attraverso iniziative tese ad accrescere la conoscenza del teatro con la promozione di incontri con gli artisti, attività editoriali e rapporti con il mondo scolastico ed universitario.

Non solo. La Regione FVG nella sua autonomia, ha ribadito e rinforzato questo affidamento all’ERT attraverso una serie di norme regionali che dall’istituzione di un apposito capitolo per il finanziamento del teatroescuola nel 2003 arrivano alla Legge sul riordino dello spettacolo dal vivo del 2008 – ora finalmente prossima alla applicazione – che all’art. 7 dedicato alla promozione della cultura teatrale nelle scuole recita: La Regione riconosce il ruolo svolto dall’ERT FVG per la programmazione di progetti organici da realizzare nel territorio, d’intesa con gli Enti locali e con l’ufficio scolastico regionale.

LA SCELTA DELL’INFANZIA E DELLA SCUOLA
Così per l’ERT praticare nel campo dell’educazione e formazione teatrale è una funzione pubblica che giustifica l’intervento economico dello Stato e della Regione. Per noi questa delega funzionale e la sua obbligatorietà è stata sempre molto chiara così come la sua natura pubblica. Si trattava solo, per così dire, di interpretare questo mandato e di realizzarlo. Non è mai stata una questione di se ma di come e quando.

LE GIORNATE FORMATIVE FARE TEATRO A SCUOLA SECONDO NOI
teatroescuola porta così avanti un percorso di lavoro con l’obiettivo di stimolare un dialogo tra adulti che si relazionano all’infanzia (consapevolmente o meno) attraverso l’arte e i linguaggi artistici. Intorno al fulcro centrale costituito dalle rassegne di spettacolo infatti, le proposte dell’ERT FVG teatroescuola costruiscono e alimentano un ricco contesto di laboratorio confronto e formazione contesto che al suo avvio e momento principale nelle giornate formative FARE TEATRO A SCUOLA SECONDO NOI.
Le giornate Fare Teatro a Scuola Secondo Noi sono arrivate con l’edizione 2013/2014 alla loro 5° edizione. Sono giornate regionali dedicate alla formazione-informazione degli operatori del Teatro e della Scuola ma aperte a tutti gli adulti interessati.
Tre (nelle annate migliori, quattro) giorni di conversazioni, incontri, seminari e laboratori, esperienze e condivisioni. Il titolo di questa iniziativa già chiarisce l’orizzonte in cui pratichiamo.
FARE TEATRO è il cosa,
A SCUOLA è la relazione,
SECONDO NOI è la presa di coscienza e la proposta di un limite.
L’attenzione che manteniamo costante, le curiosità su cui cerchiamo un’opinione, è su ciò che è FARE, ciò che è TEATRO, ciò che è SCUOLA e soprattutto ciò che è SECONDO NOI. Perché NOI è un plurale-singolare da indagare costantemente. È un insieme aperto in costante mutamento che si definisce attraverso corrispondenze.
Questo secondo noi è la concentrazione sul sé. Perché per poter incontrare gli altri è necessario innanzitutto sapere che si è.
Sapere cosa ci piace e cosa non ci piace. Cosa ci comunica e cosa non ci comunica. Ciò con cui ci relazioniamo e ciò che non riusciamo ad “agganciare”. Ciò che comprendiamo e ciò che ancora ci sfugge e forse lo farà per sempre. Ciò che siamo chiamati a fare prima ancora di come farlo.
Le giornate non hanno solo l’intento di aumentare ciò che noi sappiamo sul teatro, sui bambini, sull’arte e sull’arte dei e con i bambini, ma di aumentare la consapevolezza su ciò che sappiamo, per farne qualche cosa. Sapere di sapere, guardare le proprie competenze con occhi diversi e altrui, consente, secondo noi, di trovare le corrispondenze-altre nell’insieme del NOI e di fare meglio.
Partiamo in ogni edizione proponendo agli invitati una suggestione, poco più che un’idea colta e raccolta ascoltando, guardando, incontrando, leggendo, oziando e lavorando durante l’anno nel teatro e nella scuola; una suggestione da seminare e coltivare.
Una suggestione che prima di tutto noi, sentiamo l’esigenza di scomporre e ricomporre, per noi e il nostro fare. Per questo processo ci circondiamo di persone che ci sembra possano “pensare un pezzo di pensiero” e riconsegnarcelo digerito in altro modo, per altri apparati.
Alle giornate si parte dalla condivisione di uno spazio, che è un teatro con i suoi tanti spazi. E il “secondo noi” nel condividere questo spazio, interrogandoci su ciò che è Teatro, ciò che è Scuola, ci ha così portato a incontrare educatori, insegnanti, bibliotecari, operatori della scuola, del sociale, della comunità, delle famiglie, attori, autori di teatro, registi, storici, scrittori, poeti, fotografi, musicisti, cantanti, video maker, lettori, pittori, scultori, conservatori, dirigenti pubblici, politici, editori, comunicatori, giornalisti, studiosi, casalinghe, alunni, ricercatori. Perché è un mondo vasto il teatro e la scuola secondo noi.

Dal comunicato stampa delle giornate 2013.
Lunedì 28 ottobre, alle 11 con un simbolico evento inaugurale prendono il via le giornate di FARE TEATRO A SCUOLA SECONDO NOI, giunte nel 2013 alla loro quinta edizione.

Si tratta di una serie di giornate formative che propongono incontri, seminari, conversazioni dedicate agli operatori della Scuola e del Teatro (o più in generale dell’Arte) e si svolgono al Teatro Nuovo Giovanni da Udine da lunedì 28 a mercoledì 30 ottobre, con quasi 20 appuntamenti che riempiono mattine e pomeriggi.
FTSSN è un progetto di ERT Friuli Venezia Giulia – teatroescuola in collaborazione con il Teatro Nuovo Giovanni da Udine e con il riconoscimento e il patrocinio di: MIUR, Ufficio Scolastico Regionale del FVG, MIBAC Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Provincie di Udine, Pordenone, Trieste, Gorizia, Comune di Udine, AIB, Associazione Italiana Biblioteche. Rientra inoltre nell’ambito del programma di “Appuntamenti a teatro”, progetto rivolto alle scuole di Udine, promosso e sostenuto dal Comune di Udine in collaborazione con il TIG, teatro per le nuove generazioni a cura del CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia.
Scopo delle giornate è, come ogni anno, quello di creare delle situazioni formative di incontro e di condivisione: un dialogo tra adulti che si relazionano all’infanzia attraverso l’arte e i linguaggi artistici. I presupposti di un certo “modo” di rapportarsi alle proposte per l’infanzia è alla base dei lavori che vengono proposti durante le giornate e si basano sul fare arte per e con i bambini, perché ha un senso, citano gli organizzatori.
L’edizione 2013/2014 delle giornate FTSSN si concentra sulle forme artistiche che si esprimono attraverso le relazioni fra spazio e forma. Saranno analizzati lo “spazio della rappresentazione” artistica; la forma vissuta come “limite” entro e fuori dal quale agisce l’espressione artistica; la forma vissuta come materia, corpo, forma fisica prestata all’arte.
Diverse le formule degli appuntamenti: incontri di riflessione aperti a tutti, seminari brevi (3 ore) e lunghi (6 ore su due giorni) dedicati agli operatori. Tutto a ingresso libero, su prenotazione. La ricchezza di queste sedi di lavoro sta nel confronto tra professionalità diverse e nello sviluppo di una continuità concreta da imprimere al percorso di bambini e ragazzi nell’incontro con l’arte. 15 i relatori (tra persone e compagnie o sodalizi) invitati a presentare gli incontri: l’attrice Luisa Vermiglio, la scenografa Belinda De Vito, il danzatore Marco Rogante, la poetessa Chiara Carminati, la “sperimentatrice” musicale Arianna Sedioli, le compagnie di Scarlattine Teatro, di Teatrimperfetti, di Teatro Distinto, ma anche il “comunicatore” Marco Geronimi Stoll, l’artista Luigi Berardi e molti altri.

#bp2013 I nidi, le scuole, la città e il progetto Reggionarra
di Istituzione Scuole e Nidi d’infanzia del Comune di Reggio Emilia e Fondazione Reggio Children

Narrare è un atto di creatività. E’ un azione che contiene una valenza etica, sociale ed educativa.
Raccontare storie è un modo di creare significati, di aprirsi al nuovo, di attivare dialoghi e relazioni, di dare forma a mondi possibili e inediti.
Le storie e le favole, insomma, aiutano adulti e bambini a riscoprire e rigenerare il gusto dell’ascolto e il piacere del narrare, per ridare senso e fascino alle parole dette, lette, scritte e ascoltate.
La magia delle storie e l’incanto delle favole sono spesso la strada principe per attraversare la realtà e la fantasia, per incontrare la vita e la cultura, per conoscere e per interpretare quello che ci circonda. “Reggionarra” è un progetto culturale che nasce dalla convinzione che ogni persona, nessuna esclusa, possieda quel talento naturale a raccontare che riesce a trasformare ogni piccolo quotidiano accadimento in una esperienza epica e creativa della vita.
In ogni persona c’è un tesoro di esperienze che può trasformarsi in quelle sorprendenti storie che ci parlano della fatica e della bellezza del vivere e del crescere.
Per questo Reggionarra ha offerto a tanti genitori, insegnanti e cittadini l’opportunità di avvicinarsi all’arte del narrare, facendo loro scoprire che con le narrazioni sopravvive, in tanti uomini e in tante donne, una creatività diffusa che si esprime con la parola che si fa racconto.
Reggionarra cerca di far rivivere la narrazione come un’esperienza comunitaria dove le persone, come nelle antiche piazze di un tempo, si ritrovano per scambiarsi storie e racconti, offrendosi reciprocamente l’occasione di trasformare ogni luogo della città (scuola, biblioteca, cortile, portico, piazza…) in un piccolo o grande palcoscenico di vita narrata.

#bp2013/Confronti internazionali
TEATERCENTRUM – Danimarca

Teatercentrum è un centro di competenza per la distribuzione e disseminazione di teatro per il giovane pubblico.
Teatercentrum è un’istituzione autonoma sotto il Ministero danese della Cultura e ha un direttivo composto da tre membri nominati dal Ministero della Cultura.
LE NOSTRE ATTIVITÀ
Teatercentrum promulga conoscenze sul teatro per ragazzi e sul teatro itinerante attraverso:
• La Festa annuale del Teatro dei Bambini in Danimarca – una festa che esiste dal 1971 ed è la più grande al mondo nel suo genere.
• Børneteateravisen.dk – un portale web dedicato al teatro ragazzi.
• Den Røde Brochure (“The Red Brochure”) – un catalogo comprensivo di lista di teatri danesi che svolgono o ospitano spettacoli per ragazzi in Danimarca, il catalogo è pubblicato una volta l’anno.
• Azioni di Networking

Teatercentrum offre informazioni circa:
• teatri che mettono in scena spettacoli per ragazzi
• teatri di giro
• come trovare finanziamenti per i propri spettacoli (il sistema di rimborso del 50%)
• come affrontare i problemi pratici in riferimento al sistema teatrale danese

Teatercentrum ha anche la funzione di:
• assistenza ai compratori che hanno bisogno di consiglio sulla scelta di spettacoli che possano esaudire le loro esigenze e necessità.
• consigliare il Ministero danese della Cultura, le contee e le autorità di distretto ed individui nelle questioni riguardanti il teatro ragazzi.

Inoltre Teatercentrum ha molti anni di esperienza nell’organizzare conferenze e dibattiti sui temi relative al teatro ragazzi.

#bp2013/Confronti internazionali
SCENE(S) D’ENFANCE ET D’AILLEURS – Francia

L’association Scène(s) d’enfance et d’ailleurs si impegna per seguire la storia dei pionieri del teatro ragazzi con coloro che inventano il teatro oggi giorno: lavorare per dare riconoscimento al teatro ragazzi rendendolo audace e di alto livello artistico, aperto alle scene contemporanee europee ed internazionali.
L’obiettivo è sostenere il teatro popolare che riunisce in se il pubblico, lo allarga e lo rinnova; continuare a mantenere vivo l’interesse degli artisti e dei professionisti per la vitalità del teatro ragazzi; rompere l’isolamento di certi artisti, compagnie, luoghi e festival.
Considerare che il bambino, l’adolescente, del XXI° secolo, è un cittadino di oggi prima di essere ” pubblico di domani”. Esigere il collocamento in opera di una politica artistica e culturale per il pubblico giovane.
Obiettivi (estratto dello statuto dell’associazione) :
L’associazione Scènes d’enfance et d’ailleurs, forte dei suoi associati:
– mira a raggruppare tutti i componenti dello spettacolo dal vivo per il pubblico del teatro ragazzi(artisti, attori culturali, e spettatori), per organizzare una concertazione tra essi che sia rappresentativa delle evoluzioni della creazione in questo campo. Per l’organizzazione di lavori interni in riunioni plenarie ed in commissioni
– mira a fare conoscere e riconoscere la vitalità artistica della creazione per il pubblico del teatro ragazzi, per incoraggiare ovunque la sua produzione e la sua diffusione. Per il collocamento di corsi di formazione in direzione dell’insegnamento artistico professionale ed universitario, o ancora programmatori e mediatori culturali.
– mira a diventare un interlocutore privilegiato vicino ai poteri pubblici, delle tutele e dei professionisti per portare a livello nazionale la parola “concertata” dei suoi aderenti. Per la moltiplicazione delle sue relazioni istituzionali coi ministeri, sindacati ed altre associazioni interessate
– mira a costruire mezzi, situazioni e riflessioni necessarie alla visibilità, alla riconoscenza ed allo sviluppo di questo settore; ad articolare le sue azioni e la sua riflessione alle domande generali che attraversano lo spettacolo dal vivo per tutte le categorie di pubblico; a realizzare strumenti e pubblicazioni, come lo studio sullo spettacolo per il giovane pubblico in Francia, o altre inchieste e riviste.

Ottobre 2004: Creazione di Scène(s) d’enfance et d’ailleurs.

2006-2008: Studi sulla condizione della produzione e distribuzione dello spettacolo per il giovane pubblico in Francia.

Maggio 2009: Pubblicazione de “Photographie d’une dynamique fragile, Etude sur les conditions de production et de diffusion des spectacles adressés au jeune public en France. Saisons 2006/2008.”

Luglio 2010:
Presentazione dello studio ad Avignone nell’occasione dall’evento del festival off. Un centinaio di operatori hanno partecipato all’evento in cui si è arrivati ad una conclusione attraverso uno studio messo in luce da Marie-Christine Bordeaux, universitaria, membro dell’Observatoire des Politiques Culturelles.
Riunione di associazione: Scène(s) d’enfance et d’ailleurs ha richiesto ai suoi aderenti di unirsi al fine di elaborare una piattaforma di proposte per una politica artistica e culturale in direzione dell’infanzia e della gioventù. Numerosi associati hanno risposto all’invito di Scène(s) d’enfance et d’ailleurs: la Ligue de l’enseignement, L’ANRAT, l’ATEJ, l’ONDA, l’OCCE, le site théâtre-enfant.com, le Théâtre de la marionnette à Paris, le Festival International de la Marionnette à Charleville-Mézières.
Redazione di una bozza di manifesto per una politica di spettacolo dal vivo per l’infanzia e la gioventù con il collettivo di associazioni. Le associazioni riunite hanno redatto un preambolo di quello che sarà la piattaforma/manifesto di proposte per una politica artistica e culturale per l’infanzia e la gioventù.

Aprile-luglio 2011: Micro-incontro/Cantiere.

Luglio 2011: rapporto sullo stato dei lavori in occasione del Festival d’Avignon.

Settembre 2011: rapporto sullo stato dei lavori in occasione del Festival de la Marionnette à Charleville-Mézières.

Ottobre-dicembre 2011: proseguimento dei lavori di cantiere per il manifesto

Gennaio 2012: chiamata dei candidati all’elezione presidenziale sulla questione dello spettacolo dal vivo per l’infanzia e la gioventù, in occasione delle giornate della Biennale internazionale di spettacolo a Nantes.

2° trimestre 2012: conclusione del Manifesto delle proposte.

Luglio 2012: AVIGNON, uscita del Manifesto.
Il Manifesto delle proposte viene rimesso ai poteri pubblici (Stato e collettivi territoriali).

Ottobre 2012: meeting su “Il giovane pubblico all’età della maturità”.




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