#ValoreCultura Il decreto ministeriale per il teatro in dirittura d’arrivo

Un paio di questioni irrisolte

Pubblicato il 09/06/2014 / di / ateatro n. 150

Al termine di un iter lungo e complesso, tra speranze e mugugni, il decreto ministeriale sul teatro sta per arrivare al traguardo. Nel corso di questi mesi sono stati accolti diversi “emendamenti” presentati dalle categorie e dagli enti locali (e anche – ne siamo sicuri – alcune migliorie ad personam).
Al di là del giudizio sui singoli dettagli, e del giudizio complessivo su una riforma che burocratizza ulteriormente i meccanismi del nostro sistema teatrale, restano aperte due questioni di fondo su cui ateatro.it insiste da tempo.
In primo luogo, il nodo delle risorse, su due fronti. Da un lato, ci si chiede quale sarà la dotazione del FUS, dopo anni di impoverimento. Dall’altro, ci si interroga sulla capacità degli enti locali di concorrere al sostegno dei soggetti FUS sulla base di quanto previsto dal decreto.
L’altro nodo irrisolto riguarda il reale impatto della riforma. Se l’obiettivo è cambiare tutto perché non cambi nulla (salvo eliminare alcuni soggetti inefficienti o politicamente poco protetti), allora nessun problema. Se invece si vuol fare vera riforma, che vuole rinnovare davvero il sistema cambiandone l’assetto di fondo, il suo impatto sarà molto forte e per molte realtà rischia di essere devastante. Più che una applicazione immediata e rigida del decreto, sarebbe necessario un minimo di gradualità, almeno nei tre anni iniziali. Questo consentirebbe ai vari soggetti coinvolti (i teatri, ma anche gli enti locali) di adeguarsi progressivamente al nuovo regime; e consentirebbe al Ministero di correggere eventuali errate valutazioni. Un atteggiamento del genere permetterebbe inoltre di allocare meglio le risorse che si renderanno disponibili, sia nel caso (auspicabile) di maggiori risorse al fondo FUS per il teatro, sia nel caso si rendano disponibili per vari motivi quote dei fondi FUS.
Inserire elementi di flessibilità confermerebbe la serietà della riforma, e l’intelligenza di chi l’ha progettata e desidera applicarla.




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