Come prima, più di prima. I progetti speciali del Ministro per il 2018

I 106 regali di Natale di Bonisoli allo spettacolo italiano

Pubblicato il 22/12/2018 / di / ateatro n. #BP2018 , #BP2018 Codice dello Spettacolo , 166 , FUS

Il MiBAC ha reso noto il decreto della Direzione Generale dello Spettacolo del 18/12 con cui annuncia le attesissime assegnazioni dei “progetti speciali” scelti dal Ministro. L’art. 44.2 del DM 19/7/2017 (relativo a criteri e modalità erogazione FUS), prevede che

su esclusiva iniziativa del Ministro, sentite le Commissioni consultive competenti per materia, possono, altresì, essere sostenuti finanziariamente progetti speciali, a carattere annuale o triennale, che si caratterizzano per rilevanza nazionale ed internazionale.

Il Decreto è arrivato in extremis, quando mancano pochi giorni alla fine dell’anno e dopo una dura polemica contro l’algoritmo che governa il FUS e dopo una lunga riflessione.

PROGETTI SPECIALI 2018

Scarica il Decreto dal sit del MiBAC

Il 17 luglio 2018 il Movimento per lo Spettacolo – che raccoglie diversi soggetti esclusi per il triennio 2018-2020 dall’accesso al FUS – in una conferenza stampa alla Camera aveva denunciato

i gravi danni provocati ai vari settori dello Spettacolo (Teatro, Danza, Musica, Circo, eccetera) dalle Commissioni Consultive, relative al FUS per il triennio 2018/2020, [nominate dal Ministro Franceschini], le quali azzerano di fatto centinaia di imprese storiche e di riconosciuto valore, creando un danno occupazionale per migliaia di lavoratori fra artisti e tecnici.

La protesta era stata immediatamente rilanciata dal sottosegretario Lucia Borgonzoni:

Accogliamo il grido di allarme da parte delle realtà del settore in merito alle problematiche da noi ereditate legate ai contributi del Fondo Unico per lo Spettacolo e assumiamo l’impegno a fare luce sulle scelte per poterne cambiare i futuri parametri, evitando però disagi a chi già ha avuto le aggiudicazioni ed evitando la paralisi del sistema.
[https://agcult.it/2018/07/17/fus-borgonzoni-mibac-accogliamo-grido-dallarme-degli-operatori/]

Nei mesi successivi – grazie anche all’impegno del Ministro – sono state reperite risorse [10 milioni di euro] per reintegrare i tagli al FUS. Una quota significativa è stata assorbita dalle Fondazioni Lirico-Sinfoniche, per tappare i buchi dei loro bilanci, strutturalmente e irrimediabilmente in passivo.
Resta ovviamente lo scarso impegno pubblico a sostegno dello spettacolo dal vivo. La relazione del MiBAC sull’utilizzazione del Fus e sull’andamento complessivo dello spettacolo per il 2017, pubblicata sul sito del dicastero, nota che l’incidenza del FUS sul PIL è passata dallo 0,085% nel 1985 allo 0,0194% nel 2017. Per la prima volta il FUS scende vergognosamente sotto lo 0,02 del PIL. http://www.cinema.beniculturali.it/Notizie/4945/66/relazione-sull-utilizzazione-del-fondo-unico-per-lo-spettacolo-e-sull-andamento-complessivo-dello-spettacolo-anno-2017/
In questo scenario i fondi del Ministro hanno una funzione strategica, considerata la cronica scarsità delle risorse e la rigidità dell’algoritmo. Vale dunque la pena esaminare con attenzione una scelta che riflette la volontà e il progetto di politica culturale del Governo del Cambiamento attraverso iniziative che dovrebbero appunto essere “speciali” e di “rilevanza nazionale e internazionale”.
Il significato di queste espressioni è ovviamente molto soggettivo. Quest’anno il Ministro si è orientato su “una ampia platea di soggetti operanti in tutti i diversi ambiti dello spettacolo dal vivo” (dalla nota del Ministro del 13 dicembre, citata nel decreto del Direttore Generale).
Franceschini non era stato troppo selettivo, ma nel 2017 si era limitato a 52 progetti, per un totale di 3.992.000 euro. In quell’occasione ateatro aveva sottolineato la distanza tra il senso originario dell’iniziativa e la pratica che ha progressivamente caratterizzato l’attribuzione dei “progetti speciali” sotto tutti i governi, e messo in luce le logiche che governano questa e altre linee di intervento caratterizzate da ampi margini di discrezionalità. https://www.ateatro.it/webzine/2017/10/23/progetti-speciali-la-certezza-della-discrezionalita/
Bonisoli ha ampiamente superato i suoi predecessori, spalmando 2.650.000 euro su 106 soggetti e passando dai 77.000 euro ai 25.000 euro in media a progetto. Dunque finanziamenti a pioggia, secondo una concezione antica e molto ben radicata di clientele diffuse. A volte è una pioggerellina, in altri casi sono robusti acquazzoni.
I 22 progetti in ambito musica (per un totale di 505.047 euro) vanno da un minimo di 5.000 all’Associazione Culturale Darshan (per “Alkantara Fest”) al massimo dei 52.000 al Centro Artistico Musicale Paolo Grassi di Martina Franca (per il progetto “I grandi amori dalle musiche del 600 ai giorni nostri”). Altri significativi contributi viaggiano intorno ai 50.000 euro.
I 55 progetti in ambito teatrale (per 1.497.249 euro) vanno dai 2.796 euro a Faber Teater (“Il Castello cantato”) ai 100.000 euro tondi per Pragma srl (per “Actor dei” che porta in scena il messaggio di Padre Pio), per Teatro e Società (per “Aggiungi un posto a teatro” finalizzato a formazione e educazione degli spettatori) e per il Teatro Massimo Stabile privato di Palermo (per ScenAperta Palermo 2018). Degni di nota anche i 50.000 al Teatro Augusteo (per “Grandi musical e tradizione napoletana per il turismo”) e i 60.000 all’Associazione Pier Lombardo (per Le Stagioni ai Bagni Misteriosi).
Dei 17 progetti dell’ambito danza (per un totale di 492.219 euro), il contributo più basso sono i 5000 euro all’Associazione Culturale Balletto di Firenze (per “Next generation”), il più alto al Centro Regionale della Danza del Lazio (per MSPDS#Arts Factory) con 58.158 euro.
Ci sono infine 12 i progetti di circo, con contributi che vanno dai 5000 euro (La Città dei Balocchi per “Diventa un circense nel corpo e nello spirito”) ai 60.000 euro per il Circo Bellucci più acquatico di Bellucci Emidio (per Le Cirque Montecarlo-Bellucci).
Leggendo l’elenco dei fortunati 106, ciascuno può farsi la sua idea. Qualcuno potrebbe pensare che il Ministro ha utilizzato le sue prerogative per rompere le righe, per ribaltare nei fatti le regole. Alle ortiche gli algoritmi, al diavolo le Commissioni, e che cento fiori fioriscano.
E nei cento [più sei] fiori di Bonisoli c’è davvero di tutto. Ci sono alcuni soggetti esclusi dal FUS [forse erano stati esclusi per qualche buona ragione e vengono recuperati sconfessando di fatto le Commissioni] ma ci sono anche soggetti già ampiamente finanziati dal FUS. Le new entries e le nuove devozioni incontrano le rendite di posizione storiche e le antiche clientele. Immancabili gli anniversari e le elemosine territoriali.
E’ molto difficile individuare una linea di politica culturale o gli obiettivi dell’intervento. Manca la volontà di affrontare i nodi irrisolti del nostro sistema teatrale a favore di interventi ad personam, caso per caso, per risolvere i problemi causati da Commissioni ritenute incompetenti e da un algoritmo da riformare, come recita il Contratto del Governo [su questo vedi anche l’intervento di ateatro alla 7a Commissione del Senato nel quadro delle audizioni sulla riforma del FUS https://www.ateatro.it/webzine/2018/12/02/laudizione-del-29-novembre-2018-alla-7a-commissione-del-senato-per-lindagine-conoscitiva-sul-fus/].
Considerata anche l’incertezza sui Decreti attuativi del Codice dello Spettacolo [che senza una proroga in extremis entro fine anno decadrebbe] il provvedimento più significativo – il segnale politico più evidente di questo governo nel settore – resta l’abolizione di MigrArti, recente vincitore del Premio Rete Critica [https://www.ateatro.it/webzine/2018/12/07/migrarti2019-ateatro-e-trovafestival-sostengono-il-progetto-migrarti/]. Che non è nemmeno stato sostituito da un’altra iniziativa conferma del vuoto progettuale di questi mesi.

PS. Avverso il decreto è ammesso il ricorso al TAR (entro 60 giorni). Difficilmente qualche associazione di categoria prenderà in considerazione questa ipotesi. Più probabile che l’Accademia della Crusca censuri l’uso improprio dell’aggettivo “speciale”

PS2 Lucia Borgonzoni si racconta
“Leggo poco, studio sempre cose per lavoro. L’ultima cosa che ho riletto per svago è “Il castello” di Kafka, tre anni fa. Ora che mi dedicherò alla cultura magari andrò più al cinema e a teatro”.
https://www.huffingtonpost.it/2018/07/02/il-sottosegretario-m5s-ai-beni-culturali-non-leggo-un-libro-da-3-anni-io-bella-come-la-boschi-lei-e-sciapa_a_23472661/




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