Cronache Di Vita per #CastellinAria | Parte seconda o degli spazi vuoti da riempire, Alvito, 6-8 agosto 2019

Artisti e pubblico nella comunità temporanea del festival di Alvito

Pubblicato il 12/08/2019 / di / ateatro n. 169

Incontri, sguardi pacifici, sorrisi cortesi, una comunità vive insieme e si nutre di arte. Sembra di vivere in un’isola estranea al mondo a cui siamo abituati. E il pubblico, più che tornare numerosissimo per vedere gli spettacoli viene, a godere della inconsueta realtà di CastellinAria al Borgo del Castello di Alvito.

Crick, mascotte del festival, prosegue i suoi viaggi teatrali guardando indietro al Castello di Alvito prima della sua partenza nella mattina del 9 agosto

Ivo Cotani con Riccardo Pieretti – capo cambusa e raffinatissimo “chef in aria” – ha narrato del potere e della follia con Castello di denari, allestito il 6 agosto nello spazio del borgo fuori del castello in un teatrino con burattini, un cantastorie e un Jolly. Povertà, schiavitù, un re che fa leggi per diventare dj di tutte le spiagge del regno, mosse di kung fu e lanci di corone, bolle di sapone e balene mangiadiamanti arricchiscono e coinvolgono con intelligenza, trama dipanata tra costumi e scene in linea con il tema indiano del festival CastellinAria.

PAROLE IN ARIA

La lingua invidia l’aria che le cose respirano o nella quale sono immerse. C’è o non c’è aria fra le parole e le cose? (André Scala)

Nella serata si è proseguito con rievocazioni storico-teatrali. Pezzi – Si vive per imparare a restare morti tanto tempo, regia e drammaturgia di Laura Nardinocchi, con Ilaria Fantozzi, Ilaria Giorgi, Claudia Guidi, spettacolo vincitore Roma Fringe Festival 2019, è un grottesco tributo ad Anton Pavlovič Čechov, Emma Dante, con riferimenti all’arte figurativa di Edvard Munch. Il tema festivo del Natale è un pretesto per narrare in viterbese l’esasperazione di tre donne (forse fantasmi?) che celebrano il ricordo dell’uomo di casa assente, issando un fallico albero e caricandolo di cravatte, visto che è impossibile la realizzazione del canonico pino con palline e lucette. Per la comicità il testo ricorda Mamma di Annibale Ruccello ma con un impianto oscuro e caricaturale alla Alfonso Santagata. Il concerto performativo di Matutateatro, seguito allo spettacolo, ha invece evocato i personaggi di Shakespeare in una sorta di “Indovina chi” fresco e divertente.

“B-b-rrrrumbrucia il castello: all’armi! Alle armi! Stasera c’è uno spazio vuoto svuotato rivoltante rivoltato rivoluzione in assenza presenzazazà. Danza con me! Il castello è in fiamme!” (Cit. chi scrive, nell’urgenza prestata al ruolo di dramaturg interattivo)

“Il nemico è alle porte. Comunicazione di servizio: fai qualcosa. Fai del tuo meglio. Fai il possibile. Fai piano. Fai presto. Fai come se fossi a casa tua” (Giulia Lombezzi)

Nel momento dell’accadimento di un’assenza per l’annullamento di uno spettacolo il 7 agosto, la direzione di CastellinAria decide di riempire il vuoto nello spazio del castello occupandolo con i corpi. Spettatori seduti sul palco e performer volontari hanno seguito le indicazioni dalla regia di luce di Niccolò Matcovich e delle musiche di Dario Costa, che ha tessuto e composto una drammaturgia estemporanea intervallata dalle parole succitate, scritte nel mentre dell’evento, recitate da Riccardo Pieretti.

Segnali di fumo lasciati sul totem inaugurale di CastellinAria 2019

“Meeting Slow Date” è il documento elaborato dai tavoli C.Re.S.Co. condotti da Anna Ida Cortese direttore organizzativo di CastellinAria, nei pomeriggi del 6, 7 e 8 agosto, è stata redatta una proposta pratica al problema della distribuzione degli spettacoli dal vivo.

 

INVIATE IN ARIA per Trilogia. Tre atti di vita di Paolo Grossi andato in scena l’8 agosto

“Spettacolo estremamente studiato e articolato, forse anche troppo. Il primo quadro racconta di una scontata quotidianità; il terzo risulta oscuro, la ripetitività dei gesti, per dar vita alla routine, è chiaramente riconoscibile ma senza dar modo, allo spettatore, di comprendere fino in fondo il quadro. Il secondo è quello più riuscito. Intrigante, con la capacità di confonderti per poi farti ritrovare e capire ciò che accade, ma solo fino ad un certo punto. Siamo sempre in un confine tra la realtà e il gioco, come in un sogno dove le luci creano un percorso drammaturgico di guida per lo spettatore, fino al loro spegnersi su una realtà incerta e problematica. Il tutto incorniciato in un frame dai toni freddi, ma che prende vita grazie all’accurata scelta del linguaggio tecnico.”
Alice Berretta

“Spettacolo buono. La struttura del testo drammaturgico e la scelta registica di basare l’interpretazione attorale sullo scambio incalzante di battute e sulla ripetizione (specialmente nel secondo atto: “Eden”) rimandano ad Harold Pinter. Scenografia funzionale ed agile, ha reso possibili i cambi scena a vista e scandito il passaggio da un atto all’altro. Abili gli interpreti, specialmente Stefano Pietro Detassis nel quadro conclusivo: un atto unico senza parole in cui l’attore si è fatto mimo.”
Valeria Gaveglia

APERINARIA AL CASTELLO
a cura di Federico Massini per The voices dal gospel alla musica folk, dal pop al rock…
Un gruppo misto di donne e uomini emoziona passando da brani religiosi ad Aretha Franklin. L’apice viene raggiunto con il brano Hallelujah (il responsabile dello stand dei vini ci mostra un video in cui una schiera di corpi si dondola cantando) di Leonard Cohen. La gente assiste al concerto a bocca aperta in silenzio rispettoso. Ho pianto.



InformazioniVincenza Di Vita

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