Un teatro bastardo e Fuori Luogo a La Spezia

Con l'incontro di Rete Critica

Pubblicato il 09/07/2021 / di / ateatro n. 179

“Il teatro è bastardo o non è. Viene sempre generato da una catastrofe ed è caratterizzato dal nomadismo, un modo di essere nel dramma che deve acquistare il teatro: un rito fisico di apparizione. Il teatro è virale. Il teatro è staminale.”

Queste le parole di Antonio Moresco sullo stimolo di Maddalena Giovanelli a pensare alle identità mobili che ruotano intorno al teatro. È cominciata così la giornata di lavori del convegno dal titolo Le correzioni. Cartoline da un futuro possibile, organizzato per il decennale del festival Fuori Luogo a La Spezia, il 19 giugno 2021, nello spazio D!alma.
Renato Palazzi ha stilato una lista di gruppi teatrali “morti” e sottolineato come sia inaccettabile che esistano teatri pubblici che rispondono alle sole leggi di mercato. “Sebbene il teatro sia un mondo restio al cambiamento”, ha dichiarato Licia Lanera, “il teatro è vitale e prossimo alla vita e la soluzione, per ridare forza al senso di un mestiere, forse può venire dalle modalità di spettacolo del clubbing.” Graziano Graziani sostiene che per immaginare un nuovo tipo di società del teatro sia necessario modificare il linguaggio dell’intera comunità teatrale con discorsi finalmente limpidi.
Franco D’Ippolito ha presentato la sua “correzione” all’imprudenza collocata in un contesto che ha tempi e condizioni sempre differenti e ha sottolineato come un esito negativo non è mai un errore ma semmai l’opportunità per rivendicare il diritto di sbagliare. Maura Teofili ha parlato di teatro come “vacanza”, della complessità della collaborazione in una prospettiva di decostruzione costante. Lo stato d’assedio e la guerra dei gruppi emergenti deve quindi essere un avamposto di possibilità per manifestare la purezza e personalità di uno sguardo. Una rinnovata utopia è quella a cui ambire – secondo Elena Di Gioia – perché una comunità artistica non si arrenda.
Lo spettatore esiste? Si chiede Andrea Pocosgnich, ricordando come di fatto il teatro sia rappresentato solo da una minoranza dentro la comunicazione culturale. A questo proposito Stefano Romagnoli ha ribadito l’esistenza di uno spettatore professionista. Pietro Gaglianò provocatoriamente ammette che “per avere qualcosa da dire bisogna avere una grande capacità di ascolto”. Lorenzo Donati insiste sulla formazione del pubblico per la dedizione a un’autonomia creativa che smetta di considerare gli artisti un mero marciapiedi della politica.
Babilonia Teatri si è reso portatore di una figura molto suggestiva, quella del “teatro-pianta”: una rete che s’innesta con radici profondissime, un tronco e una chioma. Alessandro Toppi ha raccontato la situazione del teatro campano, parlando delle lucciole di pasoliniana memoria, ma anche dello spazio e del consenso. Francesca D’Ippolito ha presentato l’esperienza di C.Re.S.Co.

Una immagine dell’ultimo spettacolo di Balletto Civile, realizzata da Luca Del Pia

 

Cantica industriale, foto di Luca del Pia

Segnaliamo “gli scorci della residenza prima del debutto” dello spettacolo di Balletto Civile Figli di un Dio ubriaco, visto al Teatro degli Impavidi di Sarzana. Un’opera di grande maestria e impegno, con incursioni di Claudio Monteverdi, una riflessione sull’amore e il capitalismo con attori di ogni età, a rivelare come questi temi abbraccino davvero l’intera esistenza e modalità di relazione legate all’amicizia e alla stima di una figlia per un padre.
Di capitalismo ha trattato anche Il secondo regno. Cantica industriale, una suggestiva performance allestita nell’ex ceramica Vaccari di Santo Stefano di Magra, con attori adolescenti, a cura di Enrico Casale, Renato Bandoli, Alessandro Ratti, Simone Benelli e Damiano Grondona. Divertenti e partecipatissime le Varietà Fuori Luogo una festa culminata con Bella Ciao, sempiterno inno voluto dalla direzione artistica di Andrea Cerri e Renato Bandoli, tra gli altri organizzatori e direttori de Gli Scarti.

Il 20 giugno si è svolta la riunione di Rete Critica dal titolo 2010-2020-2030 a cui hanno preso parte molti artisti e operatori. Livore. Mozart e Salieri di Vico Quarto Mazzini, su testo di Francesco D’Amore, ha concluso i lavori del festival. Da vedere anche Sergio di e con Francesca Sarteanesi, un divertente monologo per scoprire il Sergio che è in ognuno di noi. Quotidiana.com inneggia

Scopriti di ridicolo. Trafitti da un raggio di sole abbronziamo i pensieri, pallidi spettri fuori stagione




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InformazioniVincenza Di Vita

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