Who’’s Who (Commissione Consultiva per la Prosa)

da Retroscena: il sistema teatrale italiano nell'era Berlusconi in "Hystrio" 1/2004

Pubblicato il 13/01/2004 / di / ateatro n. 062

Alle commissioni consultive dello spettacolo compete l’’indicazione dei contributi, con particolare riferimento alla componente “qualitativa”. Con una legge del ‘96, il ministro Veltroni ha modificato drasticamente criteri consolidati, prevedendo fra l’altro che i componenti siano ´scelti tra esperti altamente qualificati nelle materie di competenza’ ma soprattutto ´che non versino in situazioni di incompatibilità derivanti dall’’esercizio attuale e personale di attività oggetto delle competenze istituzionali delle commissioniª. Il ministro Urbani ha provveduto nel 2002 a nominare nuovi componenti: ci sembra interessante conoscerli meglio perché la loro responsabilità non è piccola (per quanto il ruolo sia, appunto, consultivo) e la loro conoscenza del teatro dovrebbe essere vasta e aggiornata.

Alfredo Giacomazzi – Direttore Generale per lo Spettacolo dal vivo.
Giovanni Antonucci – Di nomina ministeriale: storico del teatro, docente universitario, autore di numerosissime pubblicazioni nel campo dei media, è anche producer televisivo, e giurato di molti premi italiani, oltre che autore di testi, traduttore, adattatore. Critico per il quotidiano «Il Giornale».
Pasquale Donato – Di nomina ministeriale: nonostante le nostre ricerche non è stato possibile risalire ad alcuna informazione su di lui che lo qualificasse come esperto del settore;
Sabina Negri – Di nomina ministeriale: giovane autrice teatrale, negli ultimi due anni sono stati portati in scena alcuni suoi testi (da compagnie sovvenzionate); è consulente artistica del Teatro della Società di Lecco. Segnaliamo, come riferiscono le cronache («La Padania», ma anche Gianantonio Stella sul «Corriere della Sera»), il suo matrimonio con il vicepresidente del Senato, il leghista Roberto Calderoli, officiato dall’’amico Marco Formentini con “rito celtico”.
Michele Paulicelli – Di nomina ministeriale: musicista e autore di musical di argomento religioso (alcuni dei quali molto rappresentati, come Forza venite gente), appartenente ad area cattolica, attivo presso gruppi religiosi, in particolare di ispirazione francescana.
Renato Tomasino – Di nomina ministeriale: docente di storia del teatro presso l’Università di Palermo, è autore di diverse pubblicazioni su cinema e teatro.
Franco Scaglia – Di nomina ministeriale: unico membro della precedente commissione riconfermato, personalità molto nota nel settore televisivo e teatrale. Giornalista e scrittore genovese, Premio Campiello nel 2002 con Il Custode dell’acqua. Ex vicepresidente Raisat, attualmente presidente di RaiInternational, è molto spesso presente in qualità di giurato, critico, consigliere, membro di commissioni, in manifestazioni del settore teatrale.
Francesco Carducci Artenisio – Nominato dalla conferenza Stato-città: laureato in Economia e Commercio, ha alle spalle una lunga carriera manageriale, che ha sviluppato anche in incarichi istituzionali nel settore della cultura (ex consigliere di Cinecittà Holding S.p.a., Assessore al Turismo e Grandi Eventi del Comune di Roma durante l’’amministrazione Rutelli, consigliere di amministrazione dell’Agenzia Romana per la Preparazione del Giubileo S.p.A. in rappresentanza del Comune di Roma).
Giancarlo Marinelli – Nominato dalla Conferenza rapporti Stato, Regioni e Provincie autonome: giovanissimo (30 anni) autore e sceneggiatore teatrale, finalista al Premio Campiello 2002 con Dopo l’amore, attualmente alcuni suoi spettacoli, come autore e come regista, sono in scena, soprattutto nel circuito dei teatri veneti. E’ stato proposto per questo incarico dalla Regione Veneto.

Qualche ulteriore informazione sulle leggi e sull’applicazione dello «spoil system»

La composizione e il funzionamento delle commissioni consultive per lo spettacolo è regolamentato dalla Legge 23 dicembre 1996 n°650 – Conversione in legge, con modificazioni, del Decreto Legge 23 ottobre 1996 n°545, Art. 1:

Comma 61. Le commissioni istituite ai sensi dei commi 59 e 60 [ndr commissioni per la musica, per la prosa, per il cinema, per i credito cinematografico, per il circo e gli spettacoli viaggianti, per la danza] sono composte da nove membri, incluso il Capo di Dipartimento dello spettacolo che le presiede. Gli altri componenti sono nominati nel numero di sei dall’’Autorità di Governo competente per lo spettacolo e gli altri due, rispettivamente, uno su designazione della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, ed uno su designazione della Conferenza Stato-città. Essi sono scelti tra esperti altamente qualificati nelle materie di competenza di ciascuna delle commissioni.

Comma 63. I componenti delle commissioni istituite ai sensi dei commi 59 e 60 sono tenuti a dichiarare, all’’atto del loro insediamento, di non versare in situazioni di incompatibilità con la carica ricoperta, derivanti dall’’esercizio attuale e personale di attività oggetto delle competenze istituzionali delle commissioni.

Il Ministro per i Beni e le Attività Culturali, On. Giuliano Urbani, avvalendosi delle prerogative previste dalla «Legge Frattini» (art. 6 della Legge 145/2002) che prevede la possibilità di sostituire i componenti di organi la cui nomina rientra fra le sue competenze, ha provveduto nel 2002 a nominare i componenti delle cinque Commissioni consultive per lo spettacolo.
La riforma delle commissioni del ‘96, uno dei primi atti del ministro Veltroni, in particolare per quest’’ultimo punto (comma 63) costituì una piccola rivoluzione, non troppo ben vista soprattutto dalle categorie, abituate ad «autogestire» in qualche misura i contributi attraverso le proprie rappresentanze, ma anche a intervenire tecnicamente sui criteri.
Una parziale compensazione di questi malumori fu rappresentata dall’’istituzione successiva di una commissione per i problemi dello spettacolo, largamente rappresentativa e con funzioni, appunto, tecniche. Non si sottolineò invece con sufficiente chiarezza da parte delle categorie la contraddizione che ci sembra implicita fra l’’impegno notevole richiesto ai membri della commissione (8 persone chiamate a valutare TUTTO il teatro italiano), e l’’assenza di compensi corrispondenti, che -– come avviene per tutti gli incarichi pubblici in democrazia -– costituisce la prima garanzia dell’’assenza di interessi personali.
Quanto alla legge Frattini e al cosiddetto spoil system, ci sembra grave che se ne consideri automatica l’’applicazione, e dove non è direttamente applicabile lo spirito, anche ai vertici delle istituzioni culturali: che si ritenga cioè corretto e inevitabile che l’organizzazione della cultura debba corrispondere ad appartenenze (o ad obbedienze) politiche. Non c’è dubbio che anche i governi di centro-sinistra abbiano «piazzato» propri uomini nelle posizioni chiave, ad esempio proprio nelle commissioni ministeriali, e che abbiano qualche volta sorvolato proprio rispetto alle «situazioni di incompatibilità» che avevano con tanto clamore inteso escludere. Pure, alla luce di questi due anni di governo di centro-destra, emergono differenze fondamentali: da una parte, una più precisa competenza dei propri rappresentanti e la volontà di mantenere una dialettica maggioranza e opposizione, garantendo comunque sempre a quest’ultima margini di rappresentanza (un po’ come è avviene per legge con i vertici RAI); dall’altra un’’occupazione frenetica di tutti gli spazi, anche in assenza di elementi qualificati, anche nelle sedi che, per la propria storia, avrebbero dovuto suggerire atteggiamenti diversi (pensiamo ai CDA degli Stabili).
Questo modo di operare (oltre a favorire qualche trasformismo e svelare appartenenze e simpatie politiche del tutto imprevedibili, oltre che i trasformismi “fisiologici”) ha determinato un calo della qualità tecnica e intellettuale degli organismi direttivi di nomina politica (con qualche fortunata eccezione). A tutto ciò si associa anche un abbassamento drastico del livello di percezione del «conflitto di interessi»: essere attivo in un’’impresa teatrale privata, e consigliere di amministrazione di un teatro pubblico, ad esempio, è molto comune (e non è considerato, pare, come contraddittorio: quasi che i due settori non perseguissero logiche diverse e a volte concorrenti e/o che non possano esserci rapporti d’affari fra i due organismi), essere messi in scena e percepire diritti d’’autore da compagnie che si contribuisce a finanziare non sembra costituire «condizione di incompatibilità», come pure avere familiari stretti dipendenti di organismi beneficiari dei contributi.
Infine, in questo panorama, basta un titolo di studio vagamente affine, o un lontano interesse liceale per la disciplina in questione, per qualificare gli esperti. Forse è vero quello che sostiene Vittorio Sgarbi: è più utile essere stati compagni di scuola della persona giusta che essere competenti.

Redazione_”Hystrio”/Retroscena

2004-01-13T00:00:00




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