Palermo: Cronaca di una stagione perduta

da Retroscena: il sistema teatrale italiano nell'era Berlusconi in "Hystrio" 2/2004

Pubblicato il 16/04/2004 / di / ateatro n. 067

Il luogo comune che vuole la Sicilia «laboratorio politico» d’’Italia perché là le dinamiche si manifestano con anticipo rispetto al quadro nazionale, nel nostro caso risponde a verità. Infatti l’escursione al Parnaso berlusconiano della vita teatrale a Palermo è cominciata fin dal 1998, quando – nel pieno di quella che veniva definita «la primavera» oppure «nuovo rinascimento» palermitano – la modifica degli equilibri politici nella Provincia Autonoma, segnata dal ritorno alla presidenza di Francesco Musotto detto Ciccio, ha comportato, fra l’altro, una nuova rappresentanza nel consiglio d’amministrazione del Teatro Biondo Stabile di Palermo e la conseguente defenestrazione del direttore Roberto Guicciardini. Sotto la direzione Guicciardini il Biondo aveva ritrovato un rapporto con le voci della città, in sintonia con la politica complessiva di Leoluca Orlando e Francesco Giambrone. Il Biondo patrocinava il progetto pluriennale di Carlo Cecchi al Teatro Garibaldi, era socio del Festival di Palermo sul Novecento, si faceva strumento produttivo – spesso di concerto con le altre due istituzioni palermitane, il Teatro Massimo e l’Orchestra Sinfonica Siciliana – delle iniziative volute dall’assessorato, come la reinterpretazione del Festino di Santa Rosalia o la programmazione della rassegna Palermo di Scena, fino al Festival di Morgana, rassegna di teatro di figura promossa dal Museo delle Marionette. Con le Mille e una notte di Scaparro venne inaugurato lo Spasimo e con L’assalto al cielo di Thierry Salmon vennero riaperti i Cantieri Culturali alla Zisa, due luoghi simbolo del rinascimento palermitano. Nel quinquennio della gestione Giambrone passarono in Sicilia tutti i più bei nomi internazionali del teatro, della danza e della musica oltre che il meglio del nuovo teatro italiano. Furono organizzate mostre, soprattutto fotografiche, rimaste memorabili. Sono stati sostenuti i protagonisti della scena palermitana, da Franco Scaldati a Michele Perriera a Burruano e Sperandeo ma è maturata anche una nuova generazione di musicisti e teatranti che si è imposta a livello nazionale, da Sollima, Betta, Incardona e La Licata a Collovà, Davide Enia, Emma Dante.
Il ritorno di Pietro Carriglio alla direzione del Biondo fu salutato positivamente da chi ribattezzava «il rinascimento» come «l’effimero palermitano» ed entusiasticamente dagli oppositori di Orlando (che pure fu consenziente verso questa nomina) che gli rimproveravano di aver speso risorse provenienti dall’Europa al ritmo di 180 miliardi all’anno in spettacoli e Lsu (lavori socialmente utili, ribattezzati Lsi) mentre in tutto il continente si ridimensionava il welfare a favore degli investimenti strutturali. Non ci voleva grande preveggenza nel capire che il nuovo direttore avrebbe avviato la conclusione di quella stagione progressiva, spegnendo le voci, negando l’unicità dell’esperienza palermitana e riportando il dialogo con la città nei binari routiniers della programmazione e dell’organizzazione. Così suonò come un epitaffio l’intervento di Giovanni Raboni che, quasi a mettere a tacere «polemiche e dicerie» sentì il bisogno di scrivere sul «Corriere della Sera» che «quella del suo ritorno “in pista” era, molto semplicemente, una buona notizia». Il percorso successivo è stato l’inverarsi di un progetto politico.
Le sconfitte di Orlando alle elezioni per l’Europa prima e poi per la presidenza della Regione, hanno affrettato l’ascesa degli uomini di Micciché. Sindaco è stato eletto un avvocato che in campagna elettorale sosteneva, ad esempio, che Moni Ovadia e Vincenzo Consolo senza il sostegno della sinistra erano artisticamente «poca cosa». L’assessorato alla cultura è di fatto retto da un consulente «straniero» che ricopre incarichi importanti in diverse altre città. Francesco Giambrone è tornato a fare il cardiologo e gliel’hanno giurata tanto che una sua nomina a Sovrintendente dell’Opera di Genova è saltata all’’ultimo momento. Cecchi ha lasciato il Garibaldi dal 2000. Il Festival sul Novecento è finito nel 2001 («faremo qualcosa di più grande» ha dichiarato il sindaco, ma non sono pervenute notizie in merito). Palermo di scena è stata soppiantata da una rassegna estiva a ricalco delle metropoli continentali e al Festino di Santa Rosalia gli Lsu sono scritturati per applaudire il sindaco. Lo Spasimo è stato «normalizzato» come spazio espositivo e ai Cantieri Culturali non succede più niente. In compenso Carriglio collabora a tutto campo con il Piccolo Teatro di Milano (anche coproducendo spettacoli che a Palermo non hanno messo piede), ha messo in scena un testo di Raboni e quest’’anno, dopo aver recuperato Brecht ai valori teatrali fuori da ogni ideologia, si è fatto contemporaneamente nominare Sovrintendente al Teatro Massimo. Sarà il «laboratorio politico»?

Gianni_Valle

2004-04-16T00:00:00




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