Buone e cattive pratiche

Un mail dalla Grecia

Pubblicato il 05/11/2004 / di / ateatro n. #BP2004 , 076

caro Ponte di Pino, provo a comunicare quello che in maniera confusa mi attraversa la mente in relazione al convegno del 6 novembre. Io sto in Grecia a lavorare sul progetto dedicato ad un artista che gia’ dal 1960 applicava questo concetto nella sua vita di pittore, cantante, musicista, scrittore, uomo politico, sognatore. Un ebreo di Libia HERBERT PAGANI,C HE PROPORREMO AL TEATRO VASCELLO DI ROMA DAL 8 GENNAIO 2005. Sarebbe lunghissimo parlare di tutta la nostra vita di teatranti dal 1964 e per Manuela Kustermann, dal 1962, caduta, pour cause,tra le braccia di Carmelo Bene nella sua ricerca di una strada artistica verso il teatro (un’Ofelia da impazzire d’amore). E’ stata la creazione del Teatro La Fede,la cantina di Porta Portese,che ha portato ad un riconoscimento della sperimentazione come forma di teatro da sovvenzionare da parte del Ministero. Una graziosa signora dagli occhi azzurri, funzionaria appassionata di teatro, frequentava il Teatro La Fede, ed era incredula dell’esistenza di artisti che lavorassero in condizioni di disagio, di fame, di incertezza,credendo in una forma cosi’ antiartistica come il teatro.
Grazie al suo interessamento, alla sua insistenza presso il Ministero, ottenemmo 500.000 lire di sovvenzione annua. Col tempo, 40 anni, la somma si e’ accresciuta, ma non di moltissimo, facendo le dovute comparazioni. Fu l’inizio della pena?
Non so che dire. Non abbiamo mai pensato a quello che dava il Ministero, abbiamo pensato a quello che facevamo,inseguendo sogni e bisogni, attraverso i contatti e gli aiuti di quanti credevano al nostro lavoro. Abbiamo avuto quello che si potrebbe definire SUCCESSO, e, come a tutti, questo ha creato problemi, illusioni, maggiore fatica nel distinguere amici e nemici, anche se i nemici non li abbiamo cercati e pensiamo che nel mondo artistico siano una invenzione, tanto per non parlare sempre bene dei buoni e dei cattivi. Rispetto alle nostre idee il lavoro non ci e’ mancato, e continuiamo a farlo. Il caso e la fortuna ci hanno aiutato, la rabbia e la rivolta ci hanno sostenuto, il dubbio e la difficolta’ di esprimersi ci hanno accompagnato nel tempo e nella vita. Eravamo una compagnia di giro, avevamo successo, 230 repliche di Casa di bambola, in 2 anni, in tutta Italia, ma anche altre 60 creazioni, anche fuori in Usa, Francia, Germania, poi, ad un certo punto, il deserto della distribuzione, 1984, circa 20 anni fa, ci fermo’ e ci pose la famosa domanda: che fare?
il desiderio e la felicita’, l’angoscia e la sottile perversa sensazione di quando si fanno le prove della propria vita, ci convinsero a tentare, senza dimora fissa, abbandonata la fede, gli stabili pubblici di roma e genova, abbiamo tentato la costruzione della nostra casa, Il Teatro vascello, per noi e per gli altri.
Impresa titanica, senza soldi, con i debiti, fino a 3 miliardi di lire, tutti pagati dopo 15 anni di fatica, di risparmi, di paghe fatte fluire nelle banche, ora il Vascello naviga a vista con problemi, ma senza incubi. Vorrebbe essere punto di riferimento, essere in rete, collaborare, sentire di essere parte di una comunita’ che attraversa non solo l’Italia. Ma questo e’ molto difficile,anche adesso…..
Ho insegnato all’Actor Studio di New York,ho fatto conoscere il mio modo di lavorare a loro, e in Giappone e a Mosca da Liubimov, alla Taganka, Insegno al Dams di Roma da quest’anno, cosa mi manca ?
Il Ministero mi ha attribuito questo anno 15.000 euro in piu’ che sono andati (andranno) alla Compagnia Egum Teatro, altri soldi andranno a Tito Piscitelli che da 3 anni lavora con noi, ma in Brasile, con i ragazzini della strada e delle favelas, ora anche con i ragazzi di Napoli, sono andati alla Nuova Complesso Camerata, artisti randagi e dissoluti, ma pieni di poesia disseminati tra Sardegna e Sicilia, e vanno a tutti quelli che lavorano al Vascello, 12 persone fisse e 10 attori, ma complessivamente arriviamo anche a 100 artisti (intendo artisti tutti quelli che almeno una volta hanno pulito un palcoscenico,spontaneamente).
Leggendo tutte le letterine che arrivano per il grande evento sento che qualcosa mi manca, non so come definirlo, ma sento che qualcosa non funziona, ma credo che sia nella natura umana la finzione e l’ipocrisia e che nessuno si salva, nemmeno io, dalle cattive pratiche, e sento che le buone pratiche farebbero gemere carmelo bene >bene ho finito bene sono contento bene vi auguro un gran bene, bene e benissimo.
buon lavoro
giancarlo nanni
il greco e anche ,
o’mariuolo, per il mio amato leo de berardinis e per perla peragallo

Giancarlo_Nanni

2004-11-05T00:00:00




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