Napoli, Stoccolma o Norimberga, ovunque voi siate Buon Natale e Felice 2007 a tutti

L'editoriale di ateatro 104

Pubblicato il 17/12/2004 / di / ateatro n. 104

Ebbene sì, lo confessiamo.
Alcuni di noi, dopo le fatiche delle Buone Pratiche, se ne sono andati a vedere la sceneggiata, per poi scoprire che Giuliano Amato l’ha inserita nel suo Index Spectalorum Prohibitorum insieme ai neomelodici.
Ebbene sì, lo confessiamo.
Ci è pure piaciuta, la sceneggiata. Ci siamo divertiti: “’A curtellata sì, ’o schiaffo maie”, dicevano.
Però di schiaffi continuano ad arrivarcene, da destra e da sinistra.
Ma non tratteneggiamoci oltre (dicevano anche così, al Teatro Trianon, e noi giù a ridere), e proviamo a procedere con ordine.

Le Buone Pratiche alla Sala Francesco Compagna di Castel dell’Ovo.

Napoli, abbiamo scritto nel titolo. La terza edizione delle Buone Pratiche è andata bene assaie. In ateatro 104 avete diritto ad ampi resoconti e al solito mappazzo di materiali e relazioni. Se dobbiamo riassumerlo in due parole, BPSUD fa ben sperare. Anche Napoli fa ben sperare, malgrado i Neomelodici e TorqueAmado.

La relazione dell’Assessore alla Cultura del Comune di Napoli Nicola Oddati; in primo piano, Lello Serao.

Ma Stoccolma? Che c’entra Stoccolma?
Beh, poco tempo fa, parlando delle istituzioni teatrali italiane, Gianfranco Capitta sul “manifesto” parlava di “Sindrome di Stoccolma”:

“Va in scena a Roma (e anche nel resto d’Italia) una certa «sindrome di Stoccolma», che rende immobili gli equilibri ai vertici di cultura e spettacolo messi in vigore negli anni scorsi dalla ineffabile Casa delle libertà. Che non avendo grandi geni nelle sue fila artistiche, ha promosso parenti, basso funzionariato e residuati bellici: un esercito di arroganti e insipienti. Sono passati sei mesi dal ritorno del centrosinistra al governo, e anni dalla riconquista della maggior parte degli enti locali da parte dello stesso schieramento, ma come in un incubo si rimane sospesi con i vecchi assetti e le stesse impresentabili facce alla guida di teatri e istituzioni.”

Non è solo continuità. Se possibile è addirittura peggio. Anche le novità vengono gestite in assoluta continuità, secondo quella che appare una irrimediabile involuzione del sistema.

Pensate al Festival Nazionale del Teatro appena inventato da Francesco Rutelli. Il neo-ministro impone una commissione per decidere quali fortunati progetti di “istituzioni ed enti” verranno presi in considerazione dal RutelliFestival. La dicitura è inquietante, nella sua burocratica freddezza: s’immaginano l’Eni e le Asl, le Fondazioni Bancarie e le Associazioni Combattenti e Reduci, la Corte d’Appello di Bari e il Provveditorato agli Studi di Belluno inviare pacchi di moduli con golosi progetti festivalieri.
Non abbiamo ancora letto il bando di concorso, siamo molto curiosi perché con queste sono le premesse ci sarà da ridere… Siamo sicuri che saranno moltissimi a (con)correre, perché al MegaFestival – si suppone – girerà qualche euro: anzi, non vediamo l’ora di vedere anche il budget (per capire quello che NON avranno gli altri MicroFestival…).
Facile immaginare che nessun teatrante – salvo qualche ingenuo kamikaze – oserà criticare apertamente la commissione, perché non si sa mai, un’idea per il RutelliFestival può venire a chiunque – e con gli appoggi giusti magari passa…
La commissione è, se possibile, ancora meno presentabile del concorso per “istituzioni ed enti”. Presidente è Salvo Nastasi, entrato al vertice del Ministero dello Spettacolo in quota AN e abilmente riciclato in comproprietà tra DS e Margherita – insomma è già Ulivo (vedi il Totopoltrone di ateatro 103). Poi ci sarà Maurizio Giammusso, che ha lanciato e gestito i Premi Olimpici del Teatro, il carrozzone sottogovernativo voluto da Gianni Letta che ha come obiettivo quello di sancire gli attuali equilibri. Non può mancare Antonello Pischedda, creatore di eventi in provincia e abile nel trattare con i parenti e con gli agenti di star paratelevisive, quelle che “chiamano il pubblico”… Nessuno di loro ha mai diretto o gestito un festival di qualche respiro, nessuno di loro si è mai distinto nella scoperta e nella valorizzazione del nuovo.
Di tutti loro, in diversi momenti, si è occupato ateatro: andate a rovistare negli archivi e capirete che le nostre vittime devono solo ringraziarci, fanno sempre una brillante carriera… A far da foglia di fico a questo terzetto di moschettieri del teatro (nessuno di loro – ci risulta – ha mai ideato, diretto o gestito festival di qualche respiro), un’artista come Pamela Villoresi, che ha come principale merito quello di traboccare di buone intenzioni.
L’inevitabile risultato sarà un festival di regime, o meglio un Festival delle Margherite, con qualche giovane (le Primule…) per pararsi il culo di fronte ai soliti criticoni giovanilisti stile ateatro.

Vale poi la pena di tornare sul “caso Toscana” e sul “caso Prato”, dove le logiche di potere interne ai DS – o meglio, interne alle gerarchie e alle faide di partito – stanno affossando la vita culturale e teatrale. Con effetti al limite del ridicolo (andate nei forum…).
Poi c’è anche l’Arcus (appena commissariata da Rutelli), un vero buco nero di euro e di trasparenza: è praticamente impossibile sapere come questa società, gestita in comunione dei beni dai ministri Rutelli e Di Pietro, sta spendendo i nostri soldi. Questa volta a dirlo non siamo solo noi di ateatro, se n’è accorto anche “Panorama”…
Speriamo solo che il Fondo Stato-Regioni venga gestito in maniera un po’ più trasparente…
Allora noi continuiamo a cercare di capire, proviamo a informare, vogliamo spiegarci (e di spiegare) quello che sta succedendo, e soprattutto quello che non sta succedendo. A fare facili profezie.
Appena possiamo ci divertiamo (o meglio, c’è Perfida (la nostra Vergine di Norimberga) che si diverte anche alle nostre spalle, nel suo feroce Totonomine).
Intanto continuiamo nella nostra strada, parlando delle cose che ci piacciono, come la Valdoca e William Kentridge.

Allora leggetevi questo ateatro 104, e poi diteci se sono meglio le Buone Pratiche di Napoli o le Vecchie Sindromi di Stoccolma… E se incontrate la Vergine di Norimberga, sapete cosa le piace!

Redazione_ateatro

2004-12-17T00:00:00




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