La morte di Giovanni Paolo II “attore di dio”

Una nota sul Karol Wojtyla, pontefice, attore e drammaturgo

Pubblicato il 02/04/2005 / di / ateatro n. 083

E’ scomparso la sera del 2 aprile 2005 Karol Wojtyla, nel suo ventiseiesimo anno di pontificato.
Il giovane Wojtyla ha avuto un rapporto non episodico con il teatro, soprattutto negli anni dell’occupazione nazista della Polonia. Nel libro autobiografico Dono e mistero ricorda i suoi esordi teatrali: “Nel periodo del ginnasio ero preso soprattutto dalla passione per la letteratura, in particolare per quella drammatica, e per il teatro. A quest’ultimo m’aveva iniziato Mieczyslaw Kotlarczyk, insegnante di lingua polacca…”.
Nel 1938, quando Wojtyla fu costretto a lasciare Wadowice per andare all’Università a Cracovia, continuò a tenersi in contatto con il suo maestro ed amico attraverso lettere frequenti. Poi, dopo l’invasione della Polonia da parte dei nazisti, anche Kotlarczyk dovette fuggire a Cracovia e andò a vivere da lui con la moglie Sofia. “Abitavamo insieme”, scrive Wojtyla in Dono e mistero. “Io lavoravo come operaio, lui inizialmente come tranviere e, in seguito, come impiegato in un ufficio. Condividendo la stessa casa, potevamo non solo continuare i nostri discorsi sul teatro, ma anche tentarne attuazioni concrete, che assumevano appunto il carattere di teatro della parola. Era un teatro molto semplice. La parte scenica e decorativa era ridotta al minimo; l’impegno si concentrava essenzialmente nella recitazione del testo poetico”.
Ben presto la casa di Wojtyla, nel seminterrato in via Tyniecka, a Cracovia, divenne una scuola. Nelle due stanze dove vivevano Karol, suo padre e i coniugi Kotlarczyk, alla sera arrivavano altri amici, attori, registi.
Le prove si tenevano il mercoledì e il sabato, nella cucina gelida, illuminata da una candela. I giovani attori arrivavano guardinghi, alla chetichella, temevano un’irruzione o una retata dei nazisti. Mantenere il segreto intorno a quegli incontri teatrali era indispensabile; si rischiavano altrimenti gravi punizioni da parte dei nazisti e anche la deportazione nei Lager. Le recite avvenivano in case private, davanti ad un ristretto gruppo di conoscenti e di invitati, i quali avevano uno specifico interesse per la letteratura ed erano, in qualche modo, degli “iniziati”. In quegli anni tutti i suoi amici erano certi che il giovane Karol sarebbe diventato un grande attore e un ottimo regista.

Qui di seguito, alcune informazioni sull’attività drammaturgica e poetica del pontefice (che per la pubblicazione usò spesso pesudonimi come Andrzej Jawien, Stanislaw A. Gruda, Piotr Jasien).

I primi scritti di Karol Wojtyla risalgono a quando aveva 19 anni, nel 1939: sono i versi «Sulla tua bianca tomba» per la madre e un Magnificat, mentre l’anno successivo compone i drammi David, andato perduto, Giobbe e Geremia, pubblicati in Poesie e drammi (1980), incentrati sulla ricerca del senso dei tragici avvenimenti storici che stavano interessando il paese: durante l’occupazione tedesca della Polonia debutta come regista, drammaturgo e organizzatore durante l’occupazione tedesca della Polonia con il Teatr Rapsodiczny, il Teatro Rapsodico clandestino dell’Università Jagellonica di Cracovia. Nel 1949 scrive il dramma Fratello del nostro Dio (1949; pubblicato nel 1979, rappresentato nel 1980), ispirato alla vicenda di Adam Chmielowski (santificato nell’89), e dedicato al confronto tra il gesto estetico e l’azione etica, alla possibilità e alla necessità di una conciliazione tra la concreta partecipazione ai processi storici (incarnata dal protagonista, Fratello Albert), la libertà (l’ignoto rivoluzionario) e la realizzazione dei valori (l’artista Max).
La bottega dell’orefice (pubblicato nel 1960, rappresentato nel 1979) è – nelle parole dell’autore – una «meditazione sul sacramento del matrimonio» in forma di dialogo-monologo.
Nel 1987 La bottega dell’oreficeè diventato anche un film con la regia di Michael Anderson e Burt Lancaster nei panni del protagonista, poi un radiodramma con Raul Grassilli, Walter Maestosi, Anna Buonaiuto e Milena Vukotic, oltre ad aver avuto varie realizzazioni teatrali anche in Italia. Giobbe è stato messo in scena da Ugo Pagliai e Paola Gassman nel 1985, con la regia di Zanussi.
Nel 1997 Krzysztof Zanussi ha realizzato una versione cinematografica di Fratello del nostro Dio, protagonisti Piotr Adamczyk e Riccardo Cucciolla.
L’intera opera drammaturgica di W. è ispirata ai principi del teatro-parola di Mieczyslaw Kotlarski. Il futuro pontefice (Giovanni Paolo II) ha dedicato al teatro rapsodico quattro saggi critici, comparsi sul settimanale “Tygodnik Powszechny” sotto lo pseudonimo di Andrzej Jawienie negli anni tra il 1952 e il ’61: vi si sottolinea il ruolo della parola come proto-elemento in un teatro che vede la fabula ridotta a semplice illustrazione di una problematica, e l’attore alla sua incarnazione.
Nel 2003 con il titolo Trittico romano, pubblicato dalla Libreria editrice vaticana, sono uscite le sue meditazioni in forma poetica. Il Trittico si chiude con la parte dedicata alla Cappella Sistina, che propone uno sguardo sul senso dei conclavi e sulla morte: «La stirpe, cui è stata affidata la tutela del lascito delle chiavi, si riunisce qui, lasciandosi circondare dalla policroma Sistina, da questa visione che Michelangelo ci ha lasciato. Era così nell’agosto e poi nell’ottobre, del memorabile anno dei due conclavi (il 1978, ndr), e così sarà ancora, quando se ne presenterà l’esigenza, dopo la mia morte. (….) E’ dato all’uomo di morire una volta sola e poi il Giudizio. Una finale trasparenza di luce. La trasparenza degli eventi. La trasparenza delle coscienze».
Nel 2001 e nel 2003 Bompiani ha pubblicato, a cura di Giovanni Reale, l’opera omnia letteraria e tutti i testi filosofici e i saggi integrativi, scritti nell’arco del trentennio che va dal 1948 (anno della laurea in teologia presso l’Angelicum di Roma) all’ottobre 1978 (quando fu eletto papa). Se il volume sulle opere letterarie, scrive il professor Reale, «forniva un ritratto a tutto tondo del Wojtyla ” poeta” (…) la filosofia wojtyliana si muove certamente nel solco della tradizione classica, e in particolare aristotelica-tomista, ma essa viene arricchita, da un lato, con l’esperienza della mistica carmelitana e, dall’altro, con gli strumenti della fenomenologia husserliana e scheleriana. L’attenzione e l’analisi sono rivolte soprattutto all’uomo come soggetto conoscente e libero».
Un ulteriore tassello della produzione letteraria di Karol Wojtyla si è aggiunto nel settembre 2004 con «Le poesie giovanili», del periodo precedente alla sua vocazione sacerdotale, pubblicate in edizione italiana, in un volume edito dalle Edizioni Studium, in collaborazione con l’università Lumsa di Roma. Le poesie sono proposte con l’epistolario relativo agli anni 1939/40.

Pasqua 2005, una delle ultime immagini del papa: Giovanni Paolo II guarda sul video la folla che segue la Via Crucis al Colosseo che guarda sul video Giovanni Paolo II che guarda sul video la folla che guarda…

Redazione_ateatro

2005-04-02T00:00:00




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