Speciale elezioni 2006: l’onorevole Vittoria Franco in esclusiva per “Hystrio”-ateatro

La politica dello spettacolo dell'Unione

Pubblicato il 22/02/2006 / di and / ateatro n. 095

Abbiamo chiesto a Vittoria Franco di approfondire alcuni punti per ateatro e “Hystrio”; la ringraziamo molto per la disponibilità e rapidità con cui ci ha risposto, anche in considerazione degli incalzanti impegni elettorali.


LA FUNZIONE DELLA CULTURA
Non è solo questione di “indotto” e di settore economicamente strategico: anche in alcuni interventi di esponenti dell’Unione si cade – ci sembra – in questo trabocchetto. Riportare la cultura al centro dell’attenzione politica cosa significa esattamente?

Significa fare della cultura uno dei fattori dello sviluppo del Paese Italia. Non si riesce a immaginare oggi un paese moderno, che sappia riconvertirsi nel processo di trasformazione economica da paese industriale a paese postindustriale, a economia dematerializzata. Come non si riesce a immaginare un paese che voglia contribuire alla strategia di Lisbona che non investa in cultura. Se, infatti, vogliamo essere protagonisti della costruzione della società della conoscenza – e possiamo esserlo giacché disponiamo di notevoli energie intellettuali e creative – dobbiamo investire di più in ricerca, innovazione e cultura. È dimostrato che la creatività si sviluppa solo in un tessuto culturale ricco.

LA QUESTIONE DELLE RISORSE
Mi sembra di cogliere qualche sfumatura non irrilevante fra le cautele iniziali di Prodi – posizioni come quelle espresse da Giovanna Meandri – e le sue. (Per Melandri vedi anche Giornale dello spettacolo n. 2 del 20 gennaio 2006, il testo integrale su http://www.agisweb.it/news/gispe/gispe_1000425174_6934.RTF) Ad esempio: il ritorno al FUS 2001 è un passaggio necessario (senza dimenticare però che i fondi 2001 sono, in termini reali, oltre il 40% in meno rispetto a quelli dell’85), tuttavia fra l’impegno dell’ 1% e il “non arretramento” dello Stato di cui parla Melandri (ribadendo parallelamente una sostanziale fiducia nell’intervento privato), mi sembra ci sia una certa differenza. Anche i tempi “medi-lunghi” previsti (documento unione) possono non risultare troppo tranquillizzanti agli operatori dello spettacolo. C’è un’effettiva volontà e un accordo sui modi per rilanciare il settore all’interno di DS e dell’unione?

Il documento dell’Unione è stato elaborato in un tavolo al quale hanno cooperato tutti i partiti dell’Unione. Abbiamo fatto tutti uno sforzo di ricerca per condividere anche le questioni sulle quali potevano inizialmente registrarsi delle differenze. Il documento finale è davvero frutto di uno sforzo comune anche di elaborazione di nuove proposte rispetto a quelle dei partiti. Anche il metodo è importante: ci siamo ascoltati fra di noi e abbiamo ascoltato operatori, associazioni, personalità che esercitano funzioni di direzioni di teatri e agenzie culturali. La prospettiva di dare subito il segnale di un’inversione di tendenza ristabilendo l’ammontare del FUS ai livelli del 2001 e lavorare per raggiungere l’obiettivo dell’1% del PIL nei 5 anni di legislatura, sicuramente ambizioso, è la conseguenza del progetto per il Paese che abbiamo presentato, in cui la cultura è considerata uno dei motori dello sviluppo. Posizioni diverse da quelle contenute nel documento dell’Unione sono legittime, ma rappresentano posizioni personali.

LA RIORGANIZZAZIONE DEL MINISTERO
Confermando la correttezza della costituzione di un Ministero che unificasse SPETTACOLO E BENI CULTURALI, il rilancio del settore passa anche dalla riorganizzazione del dicastero. Si sono fatte anche ipotesi di accorpamento (ad esempio con l’area dell’informazione.) Cosa proponete?

Al Tavolo dell’Unione si è posta soprattutto la questione di come rendere il Ministero una struttura più efficiente, capace di interloquire con strutture periferiche che dispongano di maggiore autonomia, di colmare i circa 7 livelli di separazione a cui lo ha costretto la riforma fatta dal governo di centrodestra, che ne ha fatto una struttura elefantiaca e fine a se stessa.

LA QUESTIONE LEGISLATIVA (settore SPETTACOLO DAL VIVO)
Lei pensa davvero che la bozza “Rositani” sia un punto di partenza accettabile come sembrerebbe da alcuni documenti DS? (risente vistosamente di mediazioni su argomenti significativi e minimi, che potrebbero non essere necessari in una posizione di maggioranza). Non sarebbe allora un riferimento migliore la bozza di legge delle Regioni? E il progetto legge DS costituisce ancora un documento di riferimento? Non sarebbe più semplice, veloce e proficuo “azzerare”?

Siamo convinti che lo spettacolo abbia bisogno di una legge di sistema che risponda alle novità del rinnovellato titolo V della Costituzione. Il come lo vedremo nel momento in cui ci trovassimo a svolgere, come ci auguriamo, funzioni di governo.

LE RIFORME DEI PRECEDENTI GOVERNI DI CENTRO SINISTRA
Su punti come le Fondazioni Liriche, si coglie nei suoi interventi la consapevolezza della imperfezione della riforma fatta a suo tempo. Anche se siamo in campagna elettorale, una riflessione, un’autocritica sui possibili errori dei precedenti governo di centro sinistra forse sarebbe utile: a parte le Fondazioni LS, Lei ne individua altri?

Siamo d’accordo sul fatto che occorre innovare su molti aspetti. Non si tratta di fare autocritiche, ma di prendere atto realisticamente e per il bene dei vari settori di ciò che va corretto, aggiustato o cambiato in termini più radicali. A proposito del cinema, ad esempio, abbiamo fatto una proposta di profonda discontinuità. Per le Fondazioni lirico-sinfoniche, pensiamo che alla legge debbano essere fatte correzioni che ne rafforzino lo spirito positivo, quello di favorire l’intervento dei privati attraverso benefici fiscali che rendano più accettabile anche al medio o al piccolo privato di contribuire alla vita di un teatro che arricchisce il tessuto culturale e sociale della città o del territorio in cui fa impresa o esercita la sua professione.

QUALCHE PUNTO CONCRETO

ETI. Senza nessuna discussione parlamentare o pubblica, il Ministro Urbani ha “riformato” l’ETI. Ci sono idee chiare sulla sua funzione/evoluzione? Cosa pensa dello scioglimento ipotizzato nel progetto legge delle Regioni?
Abbiamo discusso a lungo su questo punto e siamo d’accordo sul fatto che anche qui dobbiamo innovare in modo positivo. Abbiamo deciso però anche di allargare la discussione agli operatori e ai sindacati per elaborare una proposta condivisa.

ARCUS. Si chiede la trasparenza, non se ne mette in discussione l’esistenza. L’istituzione di ARCUS ha visto l’unanimità in commissione cultura, ma è stato subito chiara l’impossibilità di indirizzarne l’azione. Da dove passa la trasparenza? solo regolamento o altro? ed è un obiettivo necessario, ma sufficiente? Cosa vorreste fare in prospettiva di ARCUS?

La trasparenza è necessaria e i regolamenti attuativi, che ancora non esistono, urgenti per evitare l’arbitrio che finora ha imperato. Arcus può continuare a essere uno strumento attraverso il quale far arrivare risorse alla cultura, ma la condizione deve essere l’unitarietà della gestione in un unico Ministero. Il problema delle risorse sarebbe senza dubbio meno grave se non ci fosse una loro dispersione in una molteplicità incontrollabile di canali, non ultima quella – che noi abbiamo denunciato con forza – di circa 270 milioni di euro previsti nella finanziaria del 2006, a favore di regalie a piccole o grandi istituzioni, che passano attraverso il protagonismo dei singoli parlamentari.

SPOIL-SYSTEM.
Possiamo dirne in teoria tutto il male possibile. In questa fase molti uomini messi in posizioni chiave dal centro destra stanno rivendicando la passione maturata, la funzione “tecnica”, l’equidistanza dalla politica (penso ad alti funzionari ministeriali e altro). Come si potrà muovere un nuovo governo su questo terreno? Sarà possibile non cadere in eventuali “clientele” di sinistra? Ovvero: come si realizza in concreto l’affrancamento dell’organizzazione culturale dalla politica di cui parlano anche i documenti dei DS e dell’Unione?

È vero che lo spoil system è stato esercitato – e purtroppo, continua a esserlo ancora in questi scorci di legislatura – in maniera selvaggia da questo governo e da questa maggioranza di centrodestra. La politica deve essere invece il luogo dove si elaborano indirizzi e si esercitano controlli; e certamente questo lo si fa anche attraverso le persone. Il problema vero sono però le forme e i criteri di scelta delle persone: la competenza o la fedeltà verso chi governa al momento? Noi scegliamo le competenze, le professionalità, la capacità di interloquire coi soggetti esterni e fra i vari livelli dell’amministrazione dello Stato.

PRIORITA’.
Al di là dei finanziamenti, è possibile individuare le priorità di una prossima azione di governo nel settore della cultura e dello spettacolo? (il documento dell’Unione è così ampio da risultare vago)

Non mi sembra che il programma dell’Unione sia vago; in molti casi mi sembra fin troppo dettagliato. Anche le priorità sono chiare.
1. Le risorse sono una priorità. Molti dei problemi dello spettacolo derivano, come sappiamo, proprio dai decrescenti finanziamenti che impediscono una seria e lungimirante programmazione, almeno triennale.
2. Individuare canali di reperimento delle risorse nuovi rispetto al passato significa che esse si potranno garantire con maggiori certezze, indipendentemente dalle angoscianti leggi finanziarie.
3. Una legge che favorisca l’intervento dei privati, posto che le risorse pubbliche sono necessarie e insostituibili.
4. Una legge di sistema.
5. Prevedere forme di accompagnamento di una forma di lavoro che è per sua natura “flessibile”.

Anna_Chiara_Altieri_e_Mimma_Gallina

2006-02-25T00:00:00




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