Galileo in Romania

Progetto Sidereus Nuncius-Cultura 2000

Pubblicato il 11/04/2006 / di / ateatro n. 098

Sidereus Nuncius, uno dei testi più noti di Galileo, dà il titolo al progetto ideato da Paolo Pierazzini per il Cinema Teatro Lux di Pisa in collaborazione con Fabbrica Europa e finanziato dal programma europeo Cultura 2000. Si articola in numerose fasi, già cominciate con l’inizio del 2006, con forum internazionali, laboratori tecnoteatrali e musicali ed eventi-spettacolo ispirati al tema galileiano di Arte e Scienza (per dettagli rimandiamo al sito www.sidereusnuncius.net). Il progetto avrà una sua simbolica conclusione con Ipse dixit, evento che avrà luogo nella piazza dei Miracoli il 22 giugno, giorno dell’abiura di Galileo.
Partner europei: Spagna e Romania, quest’ultima come new entry nell’U.E. (dal 2007 sostituirà il Leu con l’euro). Dopo forum e incontri tra Spagna e Pisa, il 31 marzo e il 1° aprile era previsto nella cittadina di Resita, capoluogo di provincia a cento km da Timisoara, un forum di discussione su Arte Scienza (Arta Stintä) organizzato dalla Dacia Film, dall’Università di Bucarest-Dip. Arti Teatrali e Cinematografici e l’Università e dalla Municipalità di Resita.
La delegazione italiana era composta da Paolo Pierazzini (ideatore del progetto), dalla sottoscritta come rappresentante dell’Università di Pisa, dal videomaker Pierpaolo Magnani, dall’organizzatrice Laura Scarpellini e dall’Assessore alla Cultura del Comune di Pisa, Bianca Maria Storchi, da tempo impegnata a promuovere iniziative dedicate all’aggiornamento tecnologico delle strutture cittadine.
All’aeroporto di Timisoara siamo stati accolti da Razvan Gaspar, direttore della Dacia Film. Due ore di automobile tra monti, monasteri ortodossi e comunità rurali prima di arrivare a Resita, città industriale nel sud-est della Romania.

La prima visione è quella delle fabbriche e delle banche italiane che hanno impiantato qua la produzione e le filiali (per esempio la Gas). La città sembra a prima vista ignara e incurante di questo scambio culturale, resistente a ogni forma di turismo e di cooperazione. La conferenza era stata organizzata presso la Sala Multimediale dell’Università di Resita, un tempo polo tecnologico e siderurgico dell’intera Romania, dove si estraevano materie prime minerarie e si fabbricavano armi e vagoni ferroviari. L’arrivo dell’industria metalmeccanica a Resita è coinciso con la prima rivoluzione industriale; con il postcomunismo non c’è stata riconversione e ora la città appare un desolante cimitero di ferrivecchi, letteralmente ricoperto di ruggine, sia pur con un museo delle locomotive di cui la popolazione e la municipalità sono assai orgogliosi.

Ci informano che gli investitori stranieri sono sempre più numerosi: proprio a Resita c’è il progetto di un parco industriale da parte della locale Camera di Commercio.
La giornata di conferenze prevedeva incontri e proiezioni dalle dieci del mattino alle dieci di sera.
Il rettore ci ha illustrato le materie insegnate dentro l’università: oltre a quelle meccaniche e ingegneristiche collegate alla tradizione industriale della città, c’è anche una facoltà di religione (ortodossa). E’ evidente la volontà da parte dell’università di utilizzare questo momento di incontro con partner europei per mostrare le potenzialità progettuali e il livello educativo dell’ateneo in vista di possibili futuri progetti di cooperazione.
La sala multimediale era gremita di studenti e giornalisti, con studiosi provenienti dall’Università di Bucarest e personalità cittadine. Era con noi Marina, traduttrice ventenne al primo anno di università: parlava un ottimo italiano e ci ha spiegato che studiare all’università in Romania è molto duro e che occorre una disciplina ferrea. Come molti suoi coetanei, vorrebbe venire in Europa a specializzarsi e magari a vivere, a Londra o in Italia. Tutti i giovani incontrati ci dicono la stessa cosa: non vogliono rimanere in patria. Un esperto di multimedia ci ha detto di guadagnare 300 euro al mese. Pare sia una cifra sufficiente per vivere in Romania, ma decisamente insufficiente per viaggiare all’estero, per aggiornarsi e per avere la tecnologia più adatta. Chissà come reggeranno l’impatto con l’euro.
Nei nostri interventi abbiamo mostrato materiali documentari di artisti tecnologici, esempi di utilizzo di scienza e tecnologia nell’arte e nello specifico nel teatro.
Paolo Pierazzini ha illustrato gli obiettivi del progetto Sidereus Nuncius e dell’evento finale Ipse dixit. Padrone di casa era Razvan Gaspar, direttore della Dacia Film, ente riconosciuto dal Centro Nazionale di Cinematografia. Fondato nel 1990, produce documentari e cortometraggi sulla Romania, ricostruendo attraverso l’animazione 3D dimore romane e siti archeologici dell’antica Dacia.

Gli interventi riguardavano musica, architettura, arti visive in relazione a tecnologia e scienza; forme e spazi virtuali applicati al teatro e al cinema. Va segnalata la presentazione di cd interattivi da parte dei gruppi rumeni Multiart e Cignus, su monasteri ortodossi e su personalità dell’arte e della storia (da segnalare il lavoro su Julius Verne, in attesa di un distributore europeo…), molto ricchi di informazioni visive e con notevoli possibilità di navigazione interattiva 3D.

Molto interessante l’intervento dell’ingegner Florin Munteanu, docente del Politecnico di Bucarest e presidente del Center for Complex Studies, sulla teoria della complessità e sul sistema noemico.
E’ stato proiettato inoltre il documentario Michelangelo superstar, realizzato in parte in 3D dal professor Stefan Antonescu, direttore dell’Istituto di Scenografia dell’Accademia di Bucarest e realizzatore di sceneggiature cinematografiche per molti documentari e fiction (anche con regia italiana) girati in Romania (per la stessa ragione per cui ci è approdata la Gas…). E’ in trattative per lavorare alla location di un film italiano su Lucrezia Borgia.
La giovane e dinamica direttrice del Teatro di Resita, Malina Petre, ha illustrato la propria idea di tecnica a teatro, fortemente legata alla tradizione dell’avanguardia russa. Di recente Malina ha organizzato un convegno internazionale sulla regia, poi ci ha dovuto lasciare perché concorreva come attrice al Gala Star, un festival di teatro che si svolge a Bacovia.
Le giornate successive sono state dedicate a incontri con galleristi, artisti, direttori di musei locali. Come il museo mineralogico di una cittadina di montagna a un’ora da Resita, gestito da uno studioso che non ha mai voluto abbandonare la zona, che ha raccolto le pietre più caratteristiche della regione, ricca di minerali di ferro, e ha scoperto una pietra dalla originale forma a croce che porta il suo nome. Lasciamo come ricordo una foto di gruppo.

Anche la visita delle aree industriali abbandonate è interessante: acciaierie, fornaci, tutto rigorosamente abbandonato e ancora non riconvertito, spazi che si offrirebbero potenzialmente per un turismo originale oppure come location per eventi culturali di impatto. Ma la città non vuole puntare a un’economica turistica: il nostro suggerimento per progetti internazionali di utilizzo culturale di queste aree ha colto di sorpresa il giovanissimo vicesindaco, appartenente a un partito conservatore.
Al Teatro Petculescu di Resita era in scena Nabadaie Iubirii di Jírí Menzel, nella pura tradizione popolare della commedia dell’arte (con Arlecchino, Colombina e Zanni) secondo la tecnica rivisitata dai russi degli anni Venti. Vachtangov in Romania? Uno spettacolo allegro, colorato, movimentato, insomma divertente, che ha raccolto il consenso del pubblico locale che affollava la piccola sala cittadina.

Abbiamo chiesto quale drammaturgia sia stata sviluppata dopo la Rivoluzione del 1989, dopo la stagione della censura teatrale della dittatura di Ceausescu, che ha spinto molti artisti all’estero: basti pensare ad Andrei Serban (tornato poi in patria a seguito dell’appello del Ministro della Cultura). Il professor Stefanescu ci ha parlato di un drammaturgo rumeno assai noto all’estero, in Francia soprattutto, che era anche in programma nella stagione teatrale di Resita: Matei Visniec, il cui Richard al III-lea nu se mai face (con un sottotitolo inequivocabile: Scene dalla vita di Mejerchol’d) sulla censura e sul totalitarismo.

Il testo è stato tradotto in francese e rappresentato con successo al Festival di Graines des Mots in Francia a febbraio; altri testi di Visniec sono stati allestiti anche in Italia, al Piccolo di Milano e al Mittelfest. La regia era di Michael Vivier, le prove sono avvenute per cinque settimane con evidenti difficoltà legate alla lingua, proprio nel piccolo teatro di Resita che coproduceva lo spettacolo. Dal programma di sala trovo altri nomi del teatro contemporaneo rumeno: Tompa Gabor, Alexandru Tocilescu, Victor Ion Frunza, Dumitru Solomon. Per approfondire, c’è il Festival di Drammaturgia contemporanea di Brosov (12-19 novembre).
Per approfondimenti, esiste onlinegallery, un sito web molto ricco di informazioni a cui rimando: , un data base su artisti rumeni, registi, attori, compagnie teatrali e alcune immagini significative delle loro produzioni. Teatrul Act, Teatrul Odeon, Teatrul Mic sono alcune delle compagnia di ricerca più seguite.

Il partenariato prevede la presenza del gruppo rumeno della Dacia Film all’interno dell’evento finale di giugno Ipse Dixit. L’appuntamento con Razvan e soci è in pazza dei Miracoli a giugno.

Anna_Maria_Monteverdi

2006-04-11T00:00:00




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