SPECIALE CULTURA MILANO: I candidati alle primarie rispondono a “Repubblica”

Giuliano Pisapia, Stefano Boeri, Valerio Onida

Pubblicato il 26/09/2010 / di / ateatro n. 131

La domanda: Mancano spazi per i giovani esordienti. Dopo il Piccolo e la Scala cosa c’è? La città si è inaridita dal punto di vista culturale?

1. Stefano Boeri
La nostra giunta darà vita a un’insurrezione pacifica nella cultura di Milano. Spazzando via ragnatele e clientelismi e chiamando giovani curatori internazionali (e dunque anche italiani) a dirigere in totale autonomia di spesa e di orientamento le istituzioni di Milano, a partire dalla Triennale, dal Piccolo, dalla Scala, eccetera. Ma soprattutto dando visibilità, spazi e valore alla moltitudine di pratiche che nella musica, nell’arte visiva, nella cultura di strada sono già in rete con il mondo ma faticano a trovare spazi e connessioni quando atterrano a Milano. E le scuole aperte nel pomeriggio diventeranno i centri di organizzazione e promozione di questa nuova idea di cultura diffusa in tutte le zone della città. A partire dalle periferie.
Leggi l’articolo completo sul sito della “Repubblica”.

2. Giuliano Pisapia
Milano è la città della Scala e del Piccolo Teatro, del Cenacolo, dell´Ambrosiana e del Poldi Pezzoli, non può essere solo la capitale della moda e del design. Una giunta comunale deve sapere che la cultura non è solo divertimento o tempo libero ma un investimento per il futuro. Vanno intrapresi progetti di residenza multidisciplinare recuperando spazi che già esistono dove artisti, musicisti e attori possano insieme far emergere la propria capacità di produrre cultura. Chiediamoci perché il Festival della Letteratura è a Mantova quando Milano è la capitale dell´editoria. Lo stesso MiTo, di cui l´attuale sindaco si vanta, ha le sue radici nell´esperienza di “Settembre Musica” di Torino. La risposta è che la città ha perso la guida della politica culturale del Paese.
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3. Valerio Onida
È vero che troppo spesso sembra che «conti di più la confezione del contenuto». Ma chi ci riduce così? Forse anche una città che è sempre «più centro commerciale e meno ambiente», cioè il contrario di quella che vuoi tu caro Umberto (e voglio anch’io). Ho letto che in corso Vittorio Emanuele chiuderanno dei cinema e apriranno dei megastores. Perché? Domandiamocelo insieme. Magari troveremo una risposta non dettata dal brutale prevalere di interessi economici. È il marketing, bellezza! Ma non ci dobbiamo rassegnare.
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Redazione_ateatro

2010-09-26T00:00:00




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