Lettera aperta e presuntuosa sulla chiusura del nostro teatro

Perché cala il sipario sul Teatro a Canone

Pubblicato il 15/04/2011 / di / ateatro n. 135

E’ ormai più di un mese che ho comunicato la mia decisione di smettere di fare teatro e quindi di lasciare il Teatro a Canone, ai miei due colleghi Lorenza e Luca. La fine della mia decennale esperienza teatrale avverrà a luglio, non posso lasciare prima perché fino a quella data ci sono lavori da terminare e scadenze di pagamenti, quindi dobbiamo lavorare per poter chiudere “la bottega” dignitosamente, senza debiti e portando a termine al meglio i nostri impegni di lavoro presi precedentemente.
Questa lettera serve a chiarire il perché di questa mia decisione che, credetemi, è sofferta e per niente presa alla leggera, anche perché a luglio sarò un disoccupato e questo non è facile e tanto meno piacevole. Ancora più difficile se presa a 47 anni, dopo 25 anni di carriera professionale nel mondo del teatro, prima come attore e poi come regista.
Da una parte la decisione è stata presa perché, molto semplicemente, non guadagno più abbastanza per poter vivere in modo dignitoso, insomma non si riesce più a sbarcare il lunario. Già questo sarebbe più che sufficiente per giustificare e spiegare la mia scelta, ma ho qualcosa da aggiungere. Scusatemi, ecco che sto diventando presuntuoso, ma del resto uno che da anni fa il regista non può che essere presuntuoso.
Penso che, chi ha scelto di fare questo lavoro in modo del tutto indipendente e senza scendere a compromessi, non possa fare a meno di smettere perché ormai il teatro è praticato, professionalmente, quasi e solo esclusivamente da chi scende a dei compromessi politici ed economici vergognosi. Se da una parte capisco che i politici cercano clientele non posso capire i miei colleghi che si piegano a diventare clienti e organici a politicanti meschini e disonesti. Spesso i miei colleghi si nascondono dietro a “il teatro è necessario”; ma a chi è necessario se lavoriamo solo ed esclusivamente per avere quattro soldi che sono una specie di elemosina da parte di politici inetti (senza distinzione di parte)? Si sta in attesa di essere accettati nei “salotti buoni” della cultura, quei salotti che critichiamo solo fin quando non ci vengono aperti, poi siamo pronti a rimangiarci tutto.
La scena teatrale è piena di teatranti meschini e vigliacchi, che tacciono su tutto per paura di perdere i quattro soldi che hanno in cambio del loro silenzio.
Posso fare un esempio che mi vede protagonista in prima persona, quando il sindaco di Chivasso, Bruno Matola, dimostrando tutta la sua disonestà e ignoranza, ha censurato il nostro spettacolo “A ferro e fuoco”. Solo il Teatro del Lemming di Rovigo ci ha ospitato nella propria sede per una replica, i teatranti hanno taciuto tutti anche quando sono stati messi a conoscenza di ciò che avveniva a Chivasso. Innanzitutto hanno taciuto i teatranti piemontesi che ora sono in piazza a difendere i privilegi avuti fino a questo momento. Del resto i vari direttori di teatri, residenze multidisciplinari, festival ecc… non sono responsabili di questa situazione che si è creata? Loro han creato questo sistema nel bene (molto poco) e nel male (tanto), tacendo davanti a clamorosi soprusi e clientele. Come possono lamentarsi? Come possono pensare di essere credibili? Come possono farci credere che si oppongono al fascismo della destra arrogante e violenta che c’è al governo se poi son pronti a manifestare con chi fa parte di questa destra fascista e arrogante (Barbareschi ad esempio)?
Come possono essere credibili quando han creato una vera e propria lobby culturale che ha fatto vere e proprie campagne elettorali per i politici di turno?
Questa situazione di clientele, di privilegi, ha portato alla creazione di una situazione orribile, che ha messo a tacere tutte le voci fuori dal coro, le voci non finanziate, che continuavano a lavorare malgrado tutto.
Politici e operatori culturali sono complici della morte della libertà di espressione, io non voglio essere complice della cultura asservita e serva che ha contribuito a creare il regime che governa l’Italia in questo inizio di secolo.
La lettera è presuntuosa lo so, ma credetemi è sincera.
Un grazie ai pochi che han creduto nel mio lavoro e prima ancora nelle mie capacità di regista e di operatore culturale. Grazie agli spettatori che hanno seguito i miei spettacoli (sono migliaia) e ai tanti allievi che hanno seguito i miei corsi. Tutte queste persone e i miei famigliari hanno fatto sì che in mezzo alle mille e più difficoltà io abbia potuto fare dignitosamente il mio lavoro teatrale e camparci per 25 anni.
Un grazie particolare a Lorenza e Luca che mi hanno affiancato in questi ultimi 7 anni i più complicati, ma sicuramente anche i più ricchi.
Con molta amarezza, ma senza rimpianti

Simone Capula, concedetemi, ex teatrante militante

Simone_Capula

2011-04-15T00:00:00




Scrivi un commento