Speciale archivi. Il fondo Andres Neumann al Funaro di Pistoia
Il teatro contemporaneo dal punto di vista della produzione e dell'organizzazione
La storia del teatro del secondo Novecento, in Italia e non solo, vede fra i sicuri protagonisti la figura di Andres Neumann.
Arrivato in Europa nei primi anni Settanta, l’uruguaiano Neumann si è fatto i muscoli nella migliore palestra possibile, il Festival International du Théatre di Nancy, sotto la guida del miglior “istruttore” possibile: Jack Lang.
E’ in questo contesto che Neumann, in grado di esprimersi in cinque lingue, ha intessuto quella rete di conoscenze ed acquisito le competenze che lo hanno reso, nel tempo, uno dei più grandi produttori e organizzatori teatrali della seconda metà del Novecento.
Lasciata Nancy, Neumann si trasferisce in Italia, a Firenze, dove fonda, all’interno di Palazzo Pitti, il Rondò di Bacco, uno spazio sperimentale dove confluiscono, spesso per la prima volta in Italia, le esperienze teatrali più interessanti a livello internazionale, dal Bread and Puppet a Tadeusz Kantor a Bob Wilson, e italiano: Il Carrozzone, De Berardinis, Vasilicò, Remondi e Caporossi.
Appena si sente nell’aria odore di “istituzionalizzazione” dell’esperienza fiorentina, Andres lascia la città e approda a Roma dove collabora attivamente con Renato Nicolini nella straordinaria avventura denominata Estate romana.
Nasce in seguito la Andres Neumann International che, fra le altre cose, partecipa alla produzione del Mahabharata di Peter Brook e organizza le tournée del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch.
E’ chiaro che una storia come quella solo parzialmente accennata produca documenti e materiali tali da costituire un archivio di rilevanza e unicità assolute.
Non è comune infatti trovare riunite in un solo archivio esperienze relative ai maggiori protagonisti della scena mondiale degli ultimi quarant’anni (sarà sufficiente citare fra gli altri, Peter Brook, Pina Bausch, Tadeusz Kantor, Ingmar Bergman, Vittorio Gassman, Dario Fo, Bob Wilson, Anatolij Vasil’ev, Andrzej Wajda) e, soprattutto, non capita di frequente di trovare, accanto alle annotazioni artistiche e creative, le note spesa (si arriva anche ai taxi e ai caffè), i preventivi, i documenti Enpals, la corrispondenza, le rassegne stampa complete sia nazionali che internazionali.
Spesso la sorte dei documenti di un archivio è quella di impolverarsi sui privatissimi scaffali di un’abitazione altrettanto privata e diventare poi un peso quasi insostenibile per gli eredi di chi lo ha prodotto. Con una straordinaria intuizione invece, Andres Neumann, che è tutt’ora in attività, ha pensato di valorizzare il suo archivio predisponendone un primo ordinamento, curato da Giada Petrone, e donandolo al Funaro Centro Culturale di Pistoia alla cui fondazione ha dato un apporto fondamentale e con il quale ha collaborato fino al 2013 in qualità di consulente artistico e strategico.
La donazione ha favorito tutta una serie di interventi volti a salvaguardare e rendere fruibile la documentazione.
Il professor Renzo Guardenti dell’Università di Firenze ha guidato un progetto, curato dalla dottoressa Maria Fedi, che ha reso possibile la digitalizzazione di tutto il materiale fotografico e di una serie di documenti relativi ad alcuni fra gli spettacoli più significativi.
Il progetto ha costituito inoltre la base per la realizzazione di quattro tesi di laurea e di una mostra dei documenti più significativi.
Da questo lavoro è nato poi il volume di Maria Fedi, L’archivio Andres Neumann. Memorie dello spettacolo contemporaneo, Titivillus editore.
Recentemente inoltre, l’archivio è stato dichiarato di interesse storico particolarmente importante dalla Soprintendenza archivistica per la Toscana.
In seguito a questi interventi le carte di Andres Neumann hanno iniziato a raccontare le storie di cui sono depositarie ed è così che, tra le pagine del volume di Maria Fedi, possiamo capire come non sia stato possibile ospitare a Roma uno spettacolo quale il Mahabharata di Brook, che ha trovato invece accoglienza a Prato, o appassionarci alla tragicomica avventura della produzione di uno spettacolo dell’importanza di Palermo Palermo di Pina Bausch alle prese con la burocrazia italiana in un titanico scontro fra la teutonica necessità di certezze della compagnia ed il provvisorio assurto a stile di vita degli amministratori palermitani.
Nel 2013, il Funaro ha prodotto, insieme al conservatorio Luigi Cherubini di Firenze ed al Museo Enrico Caruso di Lastra a Signa uno spettacolo in cui, utilizzando i documenti dell’archivio, si racconta l’avventura dell’allestimento de La tragedie de Carmen di Peter Brook e della sua fantastica tournée alternandola all’esecuzione di alcune arie dell’opera di Bizet nella sequenza e nella struttura pensate da Brook, Constant e Carrière per questa straordinaria versione dell’opera.
Nel 2015 si concluderà l’opera di inventariazione dell’archivio il cui contenuto, in questo modo, si renderà totalmente accessibile agli studiosi e agli appassionati
Un archivio teatrale documenta opere, spesso straordinarie, che per loro natura abitano esclusivamente i labili territori della memoria, ma può diventare un “generatore” di storie che possano in qualche modo restituire, come dice Amleto, “la forma e l’impronta” di ciò che è stato e costituire il terreno di coltura per nuove creazioni, in questo senso l’archivio Neumann è una vera e propria miniera dalle cui stratificazioni è ancora possibile estrarre materiale in grado di nutrire la memoria di grandi spettacoli e, contestualmente, produrre nuove occasioni per il pubblico di domani.
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