#BP2017 | Il Focus Grecia per #EUROPAcortemporanea

Una panoramica europea in vista delle Buone Pratiche, 4 marzo 2017

Pubblicato il 26/02/2017 / di / ateatro n. #BP2017 , 160 , MilanoCORTEmporanea
SNFCC

Lo Stavros Niarchos Foundation Cultural Center (SNFCC) di Atene

“Lifestyle” è la parola chiave che descrive oggi gli spazi di Atene, che negli ultimi anni si sono evoluti, modificati ed adattati seguendo una linea molto simile a quella registrata dalle interviste di #MilanoCORTEmporanea.
Ma quali sono state le conseguenze per il tessuto artistico di questa città?
Facciamo un passo indietro.

Il percorso storico
Negli Anni Ottanta il settore indipendente e della ricerca assurge per la prima volta ad ambito finanziato a livello ministeriale e, più in generale, con fondi pubblici: la prima reazione degli artisti è cercarsi case dove presentare le proprie produzioni, riconvertendo luoghi abbandonati nel centro della città.

Lo Onassis Cultural Centre di Atene

Con l’affacciarsi degli anni Novanta, il panorama per lo spettatore è molto chiaro: a ogni luogo corrisponde un singolo autore, uno stile personale, un’identità artistica ben definita. Il pubblico si muove seguendo un gusto e una linea precisa ed è esso stesso molto ben caratterizzato di conseguenza.
Gli Anni 2000 vedono l’affacciarsi di una nuova generazione di artisti che non hanno una loro dimora, ma vengono “assorbiti” da questi spazi (ormai consolidati) in una sorta di sistema residenziale continuo che garantisce un buon ricambio generazionale associato sempre a una proposta culturale forte e ben caratterizzata.
La crisi del 2009 spariglia le carte: l’azzeramento dei fondi mette in ginocchio gli spazi, costretti per ragioni di sostenibilità economica a scelte commerciali e affitti che si rivelano ben presto poco coerenti con l’identità artistica che li aveva resi noti al pubblico. Quest’ultimo comincia a essere generalista, sempre più confuso e sfumato: l’ecosistema ateniese, persa la sua forma ben definita, diventa spazio per ospitare qualsiasi tipo di attività che risulti attrattiva ad un più largo e indefinito “utente/spettatore”.
L’attenzione passa dal richiamo suscitato dall’artista alla tipologia di offerta complessiva che viene proposta: come dire non più “che spettacolo andiamo a vedere?” ma “cosa facciamo stasera?”.

I nuovi grandi centri
Si impongono nella quotidianità collettiva alcuni grandi spazi, sul modello di Fondazione Prada.

Centro Culturale Fondazione Stavros Niarchos
(www.snfcc.org)

“Educazione, cultura e sostenibilità” sono le parole chiave del Centro Culturale della Fondazione Stavros Niarchos, disegnato da Renzo Piano e realizzato pochi chilometri a sud del centro di Atene.

Lo Stavros Niarchos Foundation Cultural Center (SNFCC) di Atene

La Fondazione ospita la Biblioteca Nazionale Greca, l’Opera Nazionale Greca e un Parco di 210 mila metri quadrati, ognuno con una sua programmazione a cui si affiancano le attività più disparate, dai corsi di informatica alla ginnastica, dai workshop di esercizio mnemonico a incontri sul compost.
Alla fine del suo avviamento, il Centro Culturale sarà donato all’ente pubblico, realizzando il primo esempio di collaborazione pubblico/privato di questo tipo in Grecia.
Obiettivo non secondario nel panorama ateniese è quello della creazione immediata di posti di lavoro e di infusione di capitali nel mercato dell’impresa culturale.

Centro Culturale Onassis
(www.sgt.gr)

“Sostegno all’intero spettro delle arti” è la proposta del Centro Culturale Onassis, “casa” dell’omonima e nota Fondazione, che punta anche ad un’apertura e visibilità internazionale. Lo spazio è stato realizzato da diversi architetti contemporanei, ognuno dedito ad uno dei moltissimi spazi perforativi ed espositivi parte del Centro nonché del Ristorante Hytra, che vanta una stella Michelin.

Lo Onassis Cultural Centre di Atene con una installazione di Tim Etchells

La programmazione spazia dal teatro alla danza, dalla musica all’arte contemporanea, passando per il design e il cinema: grande spazio hanno eventi dal carattere educativo e di formazione soprattutto dei giovani spettatori.

Questi spazi riescono ad attrarre un pubblico di massa e a raccogliere un gran numero di presenze; malgrado ciò, non stanno necessariamente creando nuovo pubblico per i consumi culturali ma piuttosto fidelizzando ai loro luoghi quegli spettatori eterogenei che si definiscono normalmente “spettatori unici” (attratti dall’evento singolo e non dalla programmazione complessiva).
Se anche l’artista è ospitato in questi luoghi, le produzioni che vengono realizzate sono forzatamente astratte, spesso autoreferenziali, in una parola “inutili”: la mancanza di identità artistica dei luoghi e di contatto reale con un pubblico rende effimero anche lo sforzo creativo e il suo impatto sulla società.
La presenza di questi spazi ha cambiato anche la modalità di lavoro di quelli indipendenti: l’investimento maggiore non è più sulla produzione artistica ma su marketing e comunicazione.

Quale futuro per gli spazi indipendenti e gli artisti?

Marinos Koutsomichalis, Inhibition c Andreas Simopoulos

All’interno di questo quadro, l’artista non è più sostenuto da una comunità di riferimento e perde il contatto con la società: questo significa anche averne perso il sostegno nelle battaglie di advocacy per un cambiamento delle politiche culturali e un maggiore sostegno economico, seppur in un momento in cui si sta faticosamente risalendo la china della crisi.
La forza dei piccoli spazi era quella del valore comunitario, della fidelizzazione del pubblico, della crescita qualitativa dello spettatore: un pubblico che avrebbe potuto essere sufficiente alla sussistenza, se compreso e valorizzato, perché pronto ad investire come sostenitore e a sposare un’attività di programmazione nel suo complesso.
Aver svuotato d’identità gli spazi indipendenti per favorire attività diversificate e commerciali non ha quindi migliorato la sostenibilità economica, ma al contrario l’ha minata profondamente sul lungo periodo.
L’inversione di tendenza va ora cercata innanzitutto in un cambiamento delle politiche culturali locali, riportando gli artisti a contatto col pubblico andando a contrastare questa “uniformità”.
I progetti che si stanno realizzando (fra cui quelli collegati a Eleusis Capitale della Cultura 2021) vedono sia Atene nei suoi quartieri più periferici ma anche tante cittadine di media grandezza invitare artisti in residenza, assegnare loro spazi, far “adottare” una compagnia ad una comunità: un processo molto simile a quello che ha portato al fiorire dei sistemi di residenza teatrale in Italia.

Si ringrazia per la preziosa collaborazione Kelly Diapouli, project manager di Eleusis Capitale della Cultura 2021




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