Una salvezza possibile per i teatri dello Stretto?

Un reportage tra Messina e Reggio Calabria

Pubblicato il 26/12/2017 / di / ateatro n. 163

Vincenzo Consolo scriveva di Messina nel 1993:

Una metafora diventa lo stato di vita in Sicilia: epifania crudele, periglioso sbandare nella procella del mare, nell’infernale natura; salvezza infine possibile, dopo molto travaglio, approdo a un’amara saggezza, a una disillusa intelligenza.

Consolo, milanese d’adozione, aveva maturato un rapporto di grande conflitto con l’isola e con la provincia natia, ma spesso vi tornava. Diversamente da lui una ricca presenza di teatranti tra i trenta e i quarant’anni ne popola oggi le sponde e i teatri, inventandosi nuovi modi di fare teatro, fuori dalle istituzioni canoniche o “stabili”, attraverso una fitta collaborazione e condivisione d’intenti. Quest’anno continua per il secondo anno la programmazione delle stagioni avviate da Clan degli Attori e da Teatro dei 3Mestieri. Punto di riferimento da oltre vent’anni è invece il Teatro dei Naviganti, che con i nuovi teatri intreccia relazioni e intese artistiche. Intorno a queste gravitano compagnie che, pur senza spazi, s’insediano in questi o ne inventano di nuovi. Atto Unico, stagione di QuasiAnonima inaugurerà la quinta edizione il prossimo 28 gennaio, a Messina; ma nascono anche realtà in provincia. Prima di raccontare le specificità di luoghi in apparenza periferici, seppure nella città di Messina, vale la pena di concentrare l’attenzione su due importanti festival del teatro e della danza nel territorio messinese. Dalla propria “infernale natura” non c’è modo di emanciparsi? O forse la “salvezza” è finalmente “possibile”? Due importanti festival del teatro e della danza sono stati inaugurati creando un transito internazionale e d’eccellenze nel territorio messinese. Sarà probabilmente falso che dalla propria “infernale natura” non c’è modo di emanciparsi? O forse la “salvezza” citata è finalmente “possibile”?

Mario Barzaghi

Memorie festivaliere, guest d’eccezione e cavalli fatati
Tracce di Memoria dal 1 al 3 settembre ha animato il “Borgo dei Borghi 2015” Montalbano Elicona, grazie al contributo di ArchiDrama, associazione che si è aggiudicata un finanziamento, per il progetto omonimo volto alla valorizzazione del borgo medievale, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, in collaborazione con il Comune di Montalbano, l’Associazione Club dei Borghi più Belli d’Italia e l’Associazione Aurora. Dal 2013 gli eventi “sulle Memorie” premiano il lavoro degli ideatori Alessandro De Luca, Maria Rita Simone e Alfio Zappalà; così come delle collaboratrici e studiose Maria Bella, Rita Patané e Nilla Zaira D’Urso. Da tempo  il ​​giovane trio gestisce lo spazio del Castello Federico III d’Aragona, organizzando residenze artistiche e laboratori teatrali, ospitando tra gli altri Mamadou Dioume, regista e pedagogo, noto per le sue interpretazioni attoriali nei lavori di Peter Brook. Ma Dioume non è il solo ospite d’eccezione: con lui una parte di una importante giuria con Angelo Privitera, docente di studi musicali e solido musicista di Battiato dal 1992 e Sara Orselli, che dal 1999 stringe una fitta collaborazione con Carolyn Carlson e con lei collabora come assistente e danzatrice dal 2005.
Ad animare le giornate è un programma a cui hanno preso parte gli artisti siciliani finalisti del Premio “Memorie in parole, musica e danza”, dedicato al teatro di narrazione. Appuntamenti pomeridiani di riflessione sui linguaggi della memoria unitamente a un ricco incontro di archeoastronomia hanno impreziosito le passeggiate curate dall’astrofisico Andrea Orlando tra i suggestivi luoghi dei megaliti dell’Argimusco. Sono sei gli spettacoli che si aggiudicano la finale, ovvero la possibilità di esibirsi nel festival: Nel giardino degli incanti , di e con Chiaraluce Fiorito, spettacolo itinerante pensato per un pubblico di bambini, tra candele e tarantelle; Quel santo di mio padre, di e con Giuseppe Brancato, uno studio prodotto da Nave Argo, che attraverso vari stereotipi siciliani manifesta attenzione nei confronti della condizione della donna. Brancato si aggiudica il terzo premio. Il secondo viene invece conferito a Mongibella una storia vulcanica di e con Tiziana Giletto, attrice della Compagnia Marionettistica dei Fratelli Napoli. Si tratta di una performance che descrive una donna che ha “le fate nelle mani” e in cui l’Etna viene interpretato nel genere femminile e piange “lacrime di fuoco incandescente”. Il premio più ambito, che si concretizza in una tournée nei borghi più belli d’Italia, è andato a Il cavallo fatato di e con Salvatore Ragusa, con le musiche dal vivo di Giorgio Maltese. Le scene di Ragusa, la sua presenza scenica, l’uso dello spazio e il suo modo di pensare e d’intrattenere il pubblico dell’anfiteatro del castello, hanno ricevuto l’unanime attenzione di pubblico e giuria.

Giovanni Zappulla

Gli altri due spettacoli del gruppo finalista sono: Rarika con corpo, percussioni e voce di Alice Ferlito, testi di Giovanni Seminerio al violino, energico recital dalle poesie di Angela Bonanno; Memories From The Future con Roberta D’Ignoti, Annachiara Trigili e Roberta Xafisis, prodotto da L’Espace, sulle coreografie di Giovanni Zappulla. Si tratta, in questo secondo caso, di un lavoro che si realizza grazie all’incontro tra Danza Movimento Naturale, ispirato alla poetica di Isadora Duncan e praticato dalla compagnia negli spazi palermitani in cui agisce dal 2001, insieme con la riflessione di Wagner sulla Settima di Beethoven: “in cui l’umano ha riunito la parte divina di se stesso e riesce a esprimere il meglio della sua natura”. Nella coreografia degli elementi di danza moderna e contemporanea, varie figure pittoriche del Rinascimento, dei veri e propri tableaux vivants che spaziano da Laban a Wigman, da Duncan a Cunnigham, da Bausch alle coreografie video dell’ultimo Bowie. Un breve componimento di storia della danza da percorrere in ambito didattico e d’intrattenimento per la poetica di Zappulla, innovativo modo di fare danza, da noi poco conosciuto, ma praticato in Francia, dove lo stesso Zappulla ha intrapreso gli studi, prima di fondare una scuola per trasmettere il metodo integrandolo a Taijiquan Chen e Qigong, agendo attualmente in Italia e in Messico.
Juri Camisasca, artista musico e pittore ha concesso al pubblico di Tracce un’Adunanza mistica; i Fratelli Mancuso si sono esibiti con un concerto in cui cantano e suonano alla ricerca di una lingua universale, una ricerca sintetizzata nel titolo Come albero scosso da interna bufera; Mario Barzaghi, generoso e attento performer del Teatro dell’Albero, con cui collabora Maria Rita Simone – raffinata attrice e sensibile organizzatrice – ha presentato Parashurama, uno spettacolo classico di kathakali.

Nel corpo dello Stretto
Sara Orselli e Frida Vannini – coreografa, danzatrice, organizzatrice e membro di varie compagnie, tra le quali Sosta Palmizi e Simona Bucci – già trovate al Festival di Montalbano con Frammenti di Lady M. da Enter Lady Macbeth e Still, da loro interpretato per la Compagnia Simona Bucci, sono presenti anche al Festival Movimenta dell’Associazione Centrale Mediterra. Dal 1 al 10 settembre artisti provenienti da tutto il mondo si sono esibiti nella riserva naturale di Capo Peloro, condividendo una dimensione degli spazi esterni da intendersi come

“riflesso e autoliberazione attraverso la relazione e l’autorivelazione”,

racconta Giovanni Scarcella. Il coreografo e direttore artistico insieme con Raffaella Pollastrini e Davide Zuccaro, decide di autofinanziare un progetto coinvolgendo maestranze con il generoso contributo di Renzo Di Chio e Nino Zuccaro, oltre a vari sponsor che hanno aderito all’iniziativa, con una ospitalità d’eccezione in un edificio dell’ex Istituto Marino nella località tirrenica di Mortelle.
Still si avvale del disegno luci di Gabriele Termine, che staglia fissità e riempie le lunghissime figure delle due danzatrici, fino a renderle una sola persona. Mano nella mano, “ancora” fino a tracciare la mostruosità di un corpo che sembri avere un enorme naso aquilino o forse un gomito-lancetta d’orologio le figure appaiono come fossero una scultura di Pietro Consagra. I morbidi archi annunciano corpi fatti di un unico ventre-porta, in cui il battito di uno è complementare al respiro dell’altro, con labbra che mimano il dondolio di una luna piena. L’unico momento in cui le due staccano il loro contatto è solo per ricominciare daccapo e sempre più velocemente, a tempo le luci ingrandiscono e lasciano danzare il mostro indefinito suddetto, in un ambito doppelgänger anche musicale. Thunder and Lightnings di Ezio Bosso lascia spazio a uno speranzoso Sunrise On A Clean Day di Luca D’Alberto, composizioni musicali cavernose entrambe che sembrano provenire dalla posizione fetale, assunta dalle due, meridiana lunare del quotidiano fluire.

Come appare oggi il Teatro Siracusa di Reggio Calabria

Intanto lo scorso 17 dicembre, dall’altra parte dello Stretto a Reggio Calabria, lo storico Teatro Siracusa di Corso Garibaldi, che ha ospitato tra gli altri Angelo Musco, Ruggero Ruggeri e Memo Benassi, chiude i battenti per diventare un negozio di abbigliamento. Il teatro rimaneva quello più “antico” della città – sebbene in stile liberty, essendo stato eretto in seguito al terremoto del 1908 – e, oltre ad avere accolto iniziative dell’Università Mediterranea, era stato anche luogo di eccellenza in occasione di eventi legati al festival internazionale organizzati dalla Fondazione Horcynus Orca, che proprio nello Stretto colloca la sua sede, nella località di Torre Faro.

La situazione del Teatro Vittorio Emanuele non sembra particolarmente positiva. Leggendo gli ultimi due verbali dei revisori dei conti (Verbale N° 16 del 15-11-2017 – Pubblicato il 22/11/2017; Verbale N° 17 del 11-12-2017 – Pubblicato il 13/12/2017) viene individuato un disavanzo di 1.109.546,97 euro, “da ripianare nel triennio 2017/2019” e causato da “consistenti debiti di bilancio”. Nonostante l’impegno a titolo gratuito dei direttori artistici di prosa e musica per l’avvio di stagioni, già in corso, buona parte del 2017, da gennaio a ottobre, “risulta non oggetto di copertura finanziaria”. La responsabilità ereditata è stata recentemente dibattuta a suon di conferenze stampa, dove sono intervenuti il precedente presidente Maurizio Puglisi e l’ex sovrintendente Antonino Saija; a questi “chiarimenti” hanno risposto gli attuali Luciano Fiorino ed Egidio Bernava, con una ulteriore conferenza stampa di deresponsabilizzazione, ampiamente motivata. Nessuna delle dichiarazioni sembra tuttavia recare soluzioni costruttive.

Clan, 3Mestieri, Naviganti e Atti Unici
Clan OFF Teatro è la stagione del Clan degli Attori, che ha sede a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Messina.  È capitanata da Giovanni Maria Currò e Mauro Failla, che con i contributi di Eleonora Bovo e Monia Alfieri si occupa anche di laboratori teatrali per bambini e adolescenti. Come il Teatro dei 3Mestieri di Angelo Di Mattia e Stefano Cutrupi, anche il Clan sta per compiere due anni di vita. Il Teatro dei Naviganti, fondato da Domenico Cucinotta e Mariapia Rizzo nel “periferico” ma centrale rione Palmara, è il più longevo tra i tre e quello che ha indubbiamente fatto da esempio di resistenza e resilienza nella città. Tutti accolgono stagioni teatrali dedicate ai più piccoli e ospitano laboratori di formazione oltre a vari altri eventi non esclusivamente teatrali, ma che riescono a garantire l’essenziale per le spese di affitto dei locali. Nonostante infatti siano disponibili spazi comunali nella città, oltre al Teatro Vittorio Emanuele, che tuttavia ospiterà una stagione nel ridotto con date dedicate ad artisti messinesi che ne hanno fatto richiesta – secondo le scelte operate dalla direttrice artistica Simona Celi – la disponibilità delle altre sale non è disciplinata da regolare bando ma piuttosto dalla volontà di seguire una continuità che apparteneva a precedenti direzioni, come dichiarato pubblicamente. Per questa ragione, gli operatori teatrali citati preferiscono rivolgersi a privati piuttosto che usufruire di spazi comunali o gestiti dalla curia messinese per ragioni, ancora una volta, economiche. Nascono così eventi come quello estivo de “Il Cortile”, nello spazio interno di Palazzo Calapaj-D’Alcontres, adiacente al Duomo di Messina, con la direzione artistica di Roberto Bonaventura e la collaborazione di Giuseppe Giamboi, che dopo avere diretto un festival teatrale in uno dei Forti collinari della città, un vero e proprio parco ecologico, per cinque anni, non è più in grado di sostenere l’iniziativa.
La V stagione teatrale itinerante “Atto Unico” di QuasiAnonimaProduzioni, ennesima scelta “di resistenza” è diretta da Auretta Sterrantino:

“Vogliamo proseguire nel nostro solco, con consapevolezza, in una crisi che significhi opportunità di scelta e non negazione di possibilità. Continuiamo in cerca di una casa, in cerca di sostegno, in cerca di altri che si uniscano al cammino.”

Hanno aderito all’iniziativa vari artisti, tra cui lo stesso Bonaventura e Tino Caspanello. Quest’ultimo insiste nella provincia jonica a Pagliara con le produzioni di Teatro Pubblico Incanto, con la sua prolifica attività di autore teatrale e con il Centro Internazionale di Drammaturgia. Investendo in prima persona nel progetto, con il supporto del Comune di Mandanici e di Gigi Spedale per Latitudini-Rete Siciliana di Drammaturgia Contemporanea, dal 2016 ha inaugurato W-rite, prima residenza internazionale di drammaturgia contemporanea, il cui progetto di comunicazione è stato finalista al Premio Rete Critica 2017. Nel monastero basiliano di Mandanici la residenza coinvolge autori, attori e registi, interpreti traduttori, studenti e spettatori provenienti dall’Italia e dall’estero in un programma di scritture condivise e di allestimenti estemporanei. Spedale inoltre anima la sezione teatrale di SabirFest, festival messinese del Mediterraneo, in collaborazione con Festival Teatro Bastardo di Palermo, che quest’anno ha inaugurato la stagione teatrale di CLAN Off con i primissimi quattro spettacoli dello scorso ottobre.

Nella Tirante in Fidelity Card

Fidelity card scritto e interpretato da Nella Tirante con Gianmarco Arcadipane, ben diretto da Bonaventura, con dialoghi ritmicamente rigorosi, è andato in scena al Clan Off il 18 e 19 novembre. Lo spettacolo, vincitore de I Teatri del Sacro 2017, è prodotto dalla Compagnia Che Cosa Sono Le Nuvole, fondata nel 2006 a Nizza di Sicilia, in provincia di Messina. La compagnia, oltre a essersi già aggiudicata il premio della giuria de I Teatri del Sacro con Hermanos nel 2011 e con Euphoria nel 2009, è nota per avere organizzato nel 2007 l’evento-spettacolo diretto da Luciano Melchionna Dignità autonome di prostituzione, riscuotendo grande risonanza mediatica e numerosi riconoscimenti tra i quali segnaliamo il Golden Graal per il Teatro nel 2008. Scene e costumi di Cinzia Muscolino sono pertinenti e affatto assimilabili ad altre operazioni dell’artista, nota per i lavori di Pubblico Incanto e per le scene dei Carullo Minasi, vincitori del Premio della Critica ANCT 2017. Lo spettacolo tiene con il fiato sospeso gli spettatori in un gioco che punta all’acquisizione di punti per ottenere una “fidelity card” che conceda alla madre protagonista la guarigione del figlio Darex, letteralmente “ingabbiato” nel balcone di casa: l’ironico concorso è basato su una esasperata fiducia del cattolicesimo, sottolineata dagli abiti pacchiani della protagonista, ricoperta da immagini di santi ed ex voto intorno alla vita e sulle pareti della sua gabbia-altare, dove ascolta una radio dall’accento sudamericano che fa il verso alla più nota Radio Maria. La madre (Nella Tirante) è arbitro nella partita di Darex contro un neuroblastoma: fischia e segna il punteggio su un tabellone in proscenio, all’occorrenza diventa un segnale verticale che ora indica un parcheggio riservato ai disabili, ora segnala la vicinanza a quel lungomare tanto ambito da Darex. La storia trae spunto da una vicenda reale e più volte raggiunge intensità rara e autorevole verità, seppure mascherata da grande ironia.
La collaborazione tra i vari spazi off è documentata non solo dalla presenza nelle rispettive stagioni di spettacoli prodotti dalle compagnie che li gestiscono, ma anche dalla frequentazione artistica dei luoghi e dalle esibizioni e programmazioni in una modalità indubbiamente attiva. È il caso per esempio de Il fatto del sogno del Teatro dei Naviganti, andato in scena dal 24 al 26 novembre ai Magazzini del Sale, sede della Compagnia, con la regia di Domenico Cucinotta, anche in scena, insieme con Failla (aiuto regia è stato peraltro Currò). Il testo è quello de Le voci di dentro di De Filippo. Va indubbiamente il merito alla compagnia di avere diffuso un’opera poco conosciuta alle nuove generazioni messinesi, riscuotendo un consenso di pubblico entusiasta ed eterogeneo da un punto di vista anagrafico. Insieme con attori professionisti di sicura bravura quali Cucinotta, Stefania Pecora e Mariapia Rizzo, in scena si trovano anche allievi della scuola dei Naviganti. Interessante la scelta surreale della sospensione scenografica e la collocazione verticale frontale che permette allo spettatore di vedere cosa accade in uno spazio quasi sempre celato allo spettatore in un’opera frontale, come questa. Raffinati ed esatti i costumi sono frutto di una evidente cura per la ricerca storica e drammaturgica.

Il fatto del sogno

Lo spazio dei 3Mestieri sorge inaspettatamente nella zona sud di Messina, quella più votata a fabbriche, centri commerciali, snodo autostradale nei pressi di un attracco per traghetti e transito di tir, mai esattamente realizzatasi. Il 27 ottobre a inaugurare la seconda stagione è Il signor dopodomani-l’indicibile sproloquio di un condannato a vivere, produzione dello stesso teatro. Il testo originale è scritto da Domenico Loddo, le cui opere-tavole-fumetti sono esposte nel foyer. L’anima calabrese di Loddo e quindi ancora dello Stretto – Reggio Calabria e provincia – è viva anche per la presenza dell’unico attore in scena Stefano Cutrupi. A riadattare l’opera è la regia di Bonaventura: a dare l’avvio al monologo è una figura elegante con una rosa tra le mani su una London Calling, la concitata ed esagerata recitazione è interrotta da una voce fuoricampo bambinesca ed esasperata, ai limiti del sopportabile, o da un  brano musicale. Cutrupi interpreta un uomo in frac a piedi nudi, che esegue esercizi di stile, da primadonna, intervallando i suoi momenti da divina a inserti filosofico-macchiettistici che ricordano gli anni Ottanta, non solo per gli importanti oggetti di scena, costituiti da registratori o giganteschi riproduttori di audiocassette. Scioglilingua e filastrocche metafisiche rendono estremamente inverosimile l’amore di un personaggio dalla recitazione effeminata e disprezzante nei confronti del genere femminile. E se è pur vero che “l’amore si misura in centimetri”, questo Peter Pan senza un domani – “tutt’al più con un dopodomani” – è condannato a vivere tra le mele di Adamo, Newton e Kant, con una prodigiosa marea di ombre create da luci inquietanti e allo stesso tempo molteplici e vigorose.
Ancora sui Nebrodi e nella provincia messinese, ma in un altro tra i borghi più belli d’Italia, a San Marco D’Alunzio, ha inizio il 22 dicembre una due giorni prenatalizia con il festival RADICA di TRE60lab in cui installazioni, mostre, teatro e musica raccolgono giovani eccellenze siciliane.
Mostri marini, disastri politici ed economici, rendono assimilabili i Teatri dello Stretto a una metafora letteraria rubata questa volta a Stefano D’Arrigo:

“come in un mare di lagrime fatto e disfatto a ogni colpo di remo, dentro, più dentro dove il mare è mare.”




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InformazioniVincenza Di Vita

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