Che cosa succederà al Codice dello Spettacolo? (con il video integrale dell’evento)

L'incontro del 15 gennaio 2019 con il senatore Roberto Rampi e l'onorevole Alessandra Carbonaro

Pubblicato il 15/01/2019 / di / ateatro n. 166

Cerchiamo di unire le forze e proviamo tutti insieme a far ripartire il percorso del Codice dello Spettacolo. E’ questa la volontà emersa dall’incontro del 15 gennaio 2018, Chi l’ha visto? Che fine ha fatto il Codice dello Spettacolo al Laboratorio Formentini per l’Editoria di Milano.
L’incontro, organizzato dall’Associazione Culturale Teatro nell’ambito del progetto Le Buone Pratiche del Teatro 2018-2019 sostenuto da Fondazione Cariplo, ha avuto per protagonisti il senatore Roberto Rampi (PD, 7a Commissione) e l’onorevole Alessandra Carbonaro (M5S, 7a Commissione), che si sono confrontati con diversi esponenti del mondo teatrale lombardo.
Dopo che i Decreti sono decaduti (malgrado le ripetute rassicurazioni del ministro Alberto Bonisoli), restando l’intenzione condivisa di non vanificare il lavoro realizzato fino a questo momento. Ma come riprendere il cammino? L’onorevole Rampi ha presentato una proposta di legge che rimetterebbe in carreggiata il vecchio Codice, ma l’intenzione del governo – secondo l’onorevole Carbonaro – è di presentare una nuova legge, che riprenda l’impianto della precedente con alcune migliorie. Per il senatore Rampi sarebbe opportuno riaprire la discussione coinvolgendo il Parlamento, anche se si avverte il rischio di appesantire il provvedimento con misure clientelari e quindi di allungare il percorso legislativo.
Nel corso della discussione, molti interventi hanno sottolineato le difficoltà del settore e alcuni aspetti problematici: scarsa attenzione alla multidisciplinarietà, rischio di ingerenze politiche che riducano la pluralità e la diversità delle espressioni artistiche e soprattutto i tagli dell’ultima legge di bilancio agli enti locali (aspetti evidenziati dall’assessore Filippo Del Corno), l’assenza nel Codice della musica “colta” contemporanea nel Decreto a farla da padrone è la “popolare contemporanea”) e la presenza di bande e cori (di cui è stata però evidenziata la funzione aggregativa), la necessità di una maggiore attenzione al mondo del lavoro (con diversi riferimenti alla ricerca Vita da artisti), la lentezza con cui vengono erogati i contributi dallo Stato e dagli Enti locali (e i conseguenti ritardi nei pagamenti dei lavoratori e lo spreco degli interessi bancari). E naturalmente sono riemerse la necessità di semplificazione (anche per ottenere qualche risparmio) e di maggiori risorse, senza le quali qualunque riforma è impossibile.
E’ anche evidente che un percorso virtuoso richiede l’impegno congiunto degli operatori del settore, a partire dai punti d’arrivo già raggiunti. L’approvazione della legge 175 Una buona legge – e buoni Decreti applicativi – possono nascere solo da una visione condivida e dalla capacità di elaborare una credibile visione culturale e politica. Il rischio è che senza un confronto con chi opera nel “mondo reale” la legge venga redatta sulla base di apriori ideologici e soprattutto ritagliata sulle esigenze di lobby e clientele elettorali.

Come ha sottolineato il senatore Rampi, lo schieramento di chi non vuole riconoscere il valore culturale dello spettacolo è trasversale. Ci sono le rendite di posizione, c’è chi è convinto che “con la cultura non si mangia” e chi considera lo spettacolo solo evasione e mercato. O peggio è convinto che l’arte vada controllata e ridotta a propaganda.
In questi mesi la Associazione Culturale Ateatro sta affiancando la riflessione sul Codice dello Spettacolo con una serie di incontri, workshop, seminari, gruppi di lavoro. Il Codice ha il grande merito di inserire il teatro in un contesto culturale e sociale più ampio e di ricordare che non esiste solo il FUS (di cui è stata annunciata l’ennesima riforma) e che la discussione non può più essere autoreferenziale. Non ci si può limitare alle polemiche sugli algoritmi e sulle Commissioni ministeriali. Anche perché ancora mancano efficaci strumenti di accompagnamento dei progetti e di verifica degli effetti della riforma del FUS (ma degli Osservatori riparleremo).
I temi affrontati sono welfare e lavoro, imprese culturali e Terzo Settore, i rapporti istituzionali (tra Stato, Regioni, Comuni o tra cultura e territori), teatro e scuola, il teatro nel sociale, spettacolo e turismo, l’internazionalizzazione. La restituzione finale è prevista per sabato 30 marzo 2019, alle Buone Pratiche del Teatro che si svolgeranno alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano.
Ah dimenticavamo! Nell’occasione si festeggiavano i 18 anni di ateatro