#Sanremo2019 | Mario Catapano, il mago delle luci

La novità più stupefacente del festival di quest'anno (insieme a Rolls Royce di Achille Lauro)

Pubblicato il 08/02/2019 / di / ateatro n. 167

Mario Catapano, direttore della fotografia di Sanremo 2019, con il nostro inviato Luca Monti

Mario Catapano è il direttore della fotografia di questo festival. Ha lavorato sulla scenografia firmata dall’artista e stage designer Francesca Montinaro, che ha immaginato un “Trampolino tra le stelle”, come fossimo “nel blu dipinto di blu”.
Per il regista Duccio Forzano quest’anno, eliminati i led wall, le luci sono parte costitutiva dello spettacolo, punteggiato di effetti scenici sorprendenti. Attraverso la creatività delle riprese televisive la luce dialoga con la musica. 

Protagonista e complice di questo festival è la luce capace di creare scenari magici. Come avete lavorato alla realizzazione di questo caleidoscopio di colori?

Ci siamo arrivati attraverso le indicazioni di Claudio Baglioni e di Duccio Forzano, che ci hanno chiesto di eliminare i led che vediamo in tante trasmissioni televisive. Mi è stato chiesto di fare una cosa nuova, diversa da sempre, quindi abbiamo pensato di lavorare con le luci. Ci sono di fatto solo luci e un muro, come sfondo principale, fatto da fari motorizzati a led con un software collegato a delle consolle con luci classiche.
Il software permette di generare degli effetti in tempo reale e mappare i fari motorizzati, il muro non è un’unica superficie come il led wall, non è uno schermo, è composto di moduli che chiamiamo ‘mattonelle’. Ogni mattonella contiene 25 led, che vengono mappati per creare degli effetti. Creiamo così nel modo più semplice un segno grafico anche moto minimale, con semplici passaggi – destra e sinistra – che tratteggiano un disegno armonico, come una carrellata di tasti sul pianoforte o un effetto liquido o aereo.

Ogni brano ha una sua cornice, un suo gioco luminoso? Come funziona?

Tutto è sincronizzato: con la musica viene generata una timeline con un codice, noi entriamo esattamente nel momento musicale con accenti e movimenti di luce. Possiamo dare colpi abbaglianti e bagliori lucidi, mantenendo la classica stellata da firmamento nella fase talk, un po’ per ricordare il blu dipinto di blu di ‘volare’ e spingere sull’acceleratore quando c’è la musica e creare effetti di ogni tipo.

Sanremo 2013: il sipario strappato di Francesca Montinaro

Francesca Montinaro, già autrice del Fondale strappato di Saremo 2013 ha dichiarato che lo spazio aperto è stato creato proprio per volare sulle onde della musica, non dimenticando la tradizione rinascimentale barocca, la storia pittorica della scenografia, da Andrea Mantegna a Gian Lorenzo Bernini. Dietro questo impatto visivo maestoso si cela una sofisticata macchina teatrale.

Quale è più in dettaglio la tua relazione con la scenografa e con il regista?

Dall’inizio io e la scenografa Francesca Montinaro e Duccio Forzano, dopo le indicazioni di Claudio, abbiamo iniziato a progettare, a inserire luci nella scena. Quest’anno si è pensato a dare molto spazio, per sfruttare al massimo il teatro, tutto il perimetro. Siamo a un livello di riempimento massimo, una saturazione completa dello spazio. In ogni angolo possiamo evocare una sensazione luminosa, quasi magica. Ci stiamo lavorando dal settembre 2018.

Shade e Federica Carta

Come il reticolato che ha valorizzato molto il brano di Shade e Federica Carta…

Per loro ho pensato a questa rete, un vero reticolato. Ricordiamoci che rispetto al led wall la luce è tridimensionale, il fascio esce dalla dimensione piatta, ti colpisce, ti tocca. I fari motororizzati, “le mattonelle” si muovono mentre il led wall è fermo. Le luci muovendosi danno una sensazione superiore. L’apertura di Viva l’Inghilterra della serata di giovedì è stata fra le più riuscite, la bandiera inglese si muoveva in modo plastico. Su alcuni brani poi inseriamo in grafica delle parole, come per la canzone di Ultimo, per evidenziare alcuni concetti.

Achille Lauro

Ci dici dove hai studiato e come sei arrivato qui?

A Roma c’è una scuola per operatori cinematografici e televisivi. Prima ho fatto l’operatore, ho lavorato nel cinema e poi via via ho percorso la strada per gradi per arrivare a fare il direttore della fotografia. La passione e poi il desiderio di continuare a lavorare nel cinema e nella tv mi ha fatto poi approdare qui.

Boomdabash

E al ritorno a Roma?

Appena rientro inizierò a pensare a La corrida che ovviamente non ha la visibilità di Sanremo, è una immersione sempre classica nelle luci, ma per dare rilievo ai concorrenti cerco di rimanere molto sobrio, dando un fondale abbastanza semplice ma efficace per tutti.