Moby Dick tra musica e destino

Siamo tutti cannibalidi Roberto Magnani in scena a Ravenna

Pubblicato il 18/11/2021 / di / ateatro n. 180

Moby Dick di Herman Melville è un’opera titanica: nei contenuti zeppi di rimandi biblici e simbolici, nei personaggi che si cementificano nella mente del lettore, nell’impresa della caccia di un mostro invincibile e soprannaturale e nella figura del capitano Achab, tanto livido di rabbia e risentimento da aver perso il senno. Fin dalla sua pubblicazione, l’opera dello scrittore americano è stata fonte di ispirazione per numerose opere derivate: dalla musica, al cinema, alle arti visive, anche il teatro non fa eccezione.

Foto di Marco Parollo

Dopo il debutto dello scorso agosto al Crisalide Festival a Forlì, è tornato in scena l’1, 2 e 3 novembre alle Artificerie Almagià di Ravenna Siamo tutti cannibali. Sinfonia per l’abisso, lo spettacolo di Roberto Magnani e composto da una selezione di brani tratti da Moby Dick nella traduzione di Cesare Pavese.

Foto di Marco Parollo

[In Siamo tutti cannibali. Sinfonia per l’abisso, ]Roberto Magnani restituisce l’aspetto più cupo e soprannaturale di Moby Dick. Lo spettatore si trova catapultato in uno spazio scenico dominato da tre monoliti metallici corrosi e consumati, quasi a presagire la malaugurata fine del Pequod. Al centro di queste strutture si trova una coppa ricolma d’acqua. Deboli luci rosse e blu richiamano un oceano profondo e sanguinolento trasportando lo spettatore in una oscurità opprimente.
In questa atmosfera Achab travolge immediatamente il pubblico con un soliloquio rabbioso e ricco di rimandi esoterici. A[d alternarsi] al capitano del Pequod [compaiono]si alternano altri membri della ciurma come Ismaele, Palla di Neve, Queequeg e Stubb, che restituiscono uno scorcio della vicenda in un racconto corale e concitato. Nonostante la moltitudine di personaggi interpretati da Roberto Magnani, sono le prospettive del capitano Achab e di Ismaele a prevalere e a contrapporsi generando una dinamica di tensione e distensione. Achab domina la scena con una rabbia sovrannaturale, è un vulcano inarrestabile che trascina senza alcuna possibilità di scampo l’equipaggio verso le insidie dell’oceano e infine alla morte. Ismaele, unico superstite della furia del leviatano bianco, invece restituisce una prospettiva più pacata e riflessiva indugiando sul rapporto del personaggio con il mare. In questo quadro Queequeg, Stubb e gli altri membri dell’equipaggio sono impotenti di fronte ad una fine che è già stata scritta.

Foto di Marco Parollo

La performance attoriale di Roberto Magnani è tutt’uno con il contrabbasso di Giacomo Piermatti: lo strumento si fa legno, diventa funi, acqua e pinne di squali che battono sullo scafo. Piermatti gioca con il suono e attraverso l’utilizzo di distorsioni, riverbero ed effetti ingigantisce la voce dello strumento creando un paesaggio sonoro descrittivo dei personaggi e degli eventi raccontati. A complementare gli interventi vocali e del contrabbasso è la regia sonora e live electronics di Andrea Veneri. Siamo tutti cannibali. Sinfonia per l’abisso è veloce e lascia storditi, lo spettacolo è una vera e propria sinfonia che più che vedere si ascolta tanta è la forza evocativa del contrabbasso e di Roberto Magnani. L’impatto sonoro e l’atmosfera surreale di questo Moby Dick sono enfatizzati in spazi intimi e non convenzionali come quelli delle Artificerie Almagià dove gli spettatori possono stare a pochi passi dalla scena e racchiusi nell’oscurità.

 

 

Siamo tutti cannibali. Sinfonia per l’abisso
con  musiche originali dal vivo Giacomo Piermatti (contrabbasso)
live electronics e regia del suono Andrea Veneri
residenza artistica Masque Teatro, Ultimi Fuochi Teatro
produzione Teatro delle Albe/Ravenna Teatro in collaborazione con Festival Crisalide, Operaestate Festival, Associazione Perda Sonadora, Cisim




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