Le parole e i corpi delle donne soldato per il grido di Antigone

Diario del dramaturg per Antigone Screaming a Palermo

Pubblicato il 06/01/2022 / di / ateatro n. 180

Annegando i sensi nei sintomi da Covid, febbricitante e in quarantena, il dramaturg riflette e ne approfitta per ripercorrere l’ultima fase della messinscena di Antigone Screaming, restituendo ai lettori pensieri, opere e parole di un viaggio nell’umanità marginale e teatrale.
L’esperienza è stata diluita nel corso dei mesi dalla fine di giugno alla realizzazione della scrittura di Ubah Cristina Ali Farah e Giuseppe Massa, quest’ultimo anche regista dello spettacolo andato in scena il 26 e 27 novembre 2021 allo Spazio Franco di Palermo; presentato da Scena Nostra – focus sulla scena contemporanea italiana – e Prima Onda Fest.

Palermo con i suoi cittadini – anzi con le sue donne – è la protagonista della messa in opera. Un loop di violenza scardina la speranza in un mondo migliore, ma la guerra fratricida lascia spazio a riflessioni liriche sulla luna e sull’amore.

Un debutto annunciato, e rimandato per un’alluvione, precipita la compagnia in uno stato di trepida attesa che è quello dell’entrata in sala del pubblico. Il rosa pop e la creta accolgono lo spettatore in un’atmosfera da incubo onirico. Due figure ai margini del palcoscenico – Eteocle e Polinice – imbracciano dei kalashnikov, mentre un gruppo di donne italiane e migranti ci raccontano la quotidianità nelle loro lingue madri. Ma non sono semplici madri e figlie: sono donne soldato. Questa condizione le rende più forti o più fragili e sicuramente più autentiche nel loro grido di fatica e sofferenti come Madonne in carne e ossa, il loro Cristo in croce da piangere è la vita vera. Corpi tutti differenti, che si muovono sulla scena con forza e decisione. Sono corpi che sentiamo vicini e familiari, quelli di Chadli Aloui, Rim Amar,  Giada Baiamonte, Daria Castellini, Ilenia Di Simone, Fatoumatta Drammeh, Tawoos Idrees Hasan, Marco Leone, Valeria Sara Lo Bue, Ylenia Modica, Caterina Terry, Happiness Ugiagde.

Il laboratorio di scrittura è stato partecipato da Antonio Alaimo, Chadli Aloui, Leslie Assie, Veronica Bonaceto, Francesca Castellino, Silvia Di Blasi, Elisabetta Errante, Alessandra Leone, Max Modeste Mondow, Vera Mormino, Alessandra Puccio, Rosellina Segreto, Happiness Ugiagde, Vincenzo Viscardi.

I nomi sono importanti, soprattutto quelli dei morti ammazzati tutti degni di sepoltura, di un rito civile o religioso e della disobbedienza se ciò non avviene. Poche ma importanti parole per riassumere i temi di questo percorso.

La morte e la pandemia e la morte per pandemia hanno reso “urlante” il grido di Antigone, “potente” sì ma anche necessario perché negata è la rispettabilità di una sepoltura con l’accompagnamento dei cari per il defunto. Un cadavere trattato come la carcassa di una bestia, issato come su un altare di sgomento, deriso, impiastricciato, negato alla degna morte, per questa ragione può rivivere come uno zombie nei meandri di un dolore ancestrale e ripetibile: è la guerra.

Messina, 26 dicembre 2021




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InformazioniVincenza Di Vita

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