Il killer dei sacchetti in versione rap

Sid. Fin qui tutto bene di Girolamo Lucania con Alberto Boubakar Malanchino, produzione Cuboteatro

Pubblicato il 28/10/2022 / di / ateatro n. 186

Un personaggio di immaginazione, un racconto di fantasia, ma delineati così nel dettaglio da sembrare reali. Sid ha 17 anni, forse 16, o addirittura 15. Non conosciamo la sua età, solo che frequenta le scuole superiori di una grande metropoli – potrebbe essere Torino, Roma, Milano. Fin da subito, però, sappiamo che è italiano. Sid lo dichiara apertamente, con un pizzico di orgoglio. Europeo di nascita, con origini algerine. Adolescente nato e cresciuto ai bordi della periferia, trascorre le giornate facendo cazzate con gli amici – piccoli furtarelli per guadagnarsi il denaro facile. Ma non solo. Sid è anche – o forse soprattutto – un appassionato di cultura che, per uscire dalla monotonia di una vita deludente e senza troppi stimoli, di nascosto legge, ascolta musica e recita. Recita sempre e ovunque. Il suo palcoscenico è il mondo.
Sid porta le cicatrici di un rapporto complicato con il padre – che non vuole che il figlio faccia l’attore – unito a tre grandi fratture che hanno segnato il suo destino, la sua essenza più intima. La prima è legata al suo grande amore, Djaja: lui le regala libri e dischi, lei lo caccia accusandolo di averli rubati. Con la professoressa, Sid quale – tra le mura della casa di lei – legge libri, ascolta musica, discute di arte e cultura. Un piccolo spiraglio di luce che ha il sapore di una nuova esistenza, lontana dalla criminalità e dalla violenza. Una vita che però non può esistere, perché la professoressa ha la sua famiglia – costruita con cura, amore e dedizione – a cui non ha intenzione di rinunciare. Sid non riesce ad accettare questo rifiuto, fino all’atto estremo: violentare la donna, che accidentalmente cade a terra perdendo la vita. E, infine, la terza e ultima frattura. Forse la più dolorosa, la più inaspettata: il suicidio dell’amico.

Alberto Boubakar Malanchino

Sid veste sempre di bianco, il colore del lutto per la religione islamica e i musulmani. E la morte Sid, la conosce da vicino. Ha ucciso e uccide. Bollato dai telegiornali nazionali “il killer dei sacchetti”, colleziona buste di plastica dei marchi di alta moda – Armani, Valentino, Vuitton – che utilizza per soffocare le sue vittime. Omicidi atroci e cruenti che altro non sono che l’apice di un tormento profondo e radicato, il simbolo del fallimento di un individuo e di un’intera società, di una sconfitta personale e collettiva.
Tutto questo è SID – Fin qui tutto bene, monologo incalzante, travolgente e a tratti “rappato”, – interpretato da Alberto Boubakar Malanchino, che diventa un concerto hip-hop con musica dal vivo suonata dai musicisti Ivan Bert e Max Magaldi.
Recitando e “rappando” tutto d’un fiato, con un’adrenalina e un’energia che tiene incollato il pubblico, Malanchino – trentenne nato e cresciuto a Milano, vissuto per alcuni anni in Burkina Faso, paese d’origine di sua madre – ci conduce per 70 minuti in un quartiere multietnico della periferia torinese, tra bullismo, violenza, criminalità, droga e disperazione. Un viaggio crudo, ma che urla verità, e per questo ti lascia l’amaro in bocca. Fino all’augurio finale, proiettato sul fondale del palcoscenico del Teatro Franco Parenti. “Sii felice un solo istante, quell’istante è la tua vita.” Che sa di speranza per Sid, per Malanchino e per tutti noi.

SID – Fin qui tutto bene
con Alberto Boubakar Malanchino
regia e drammaturgia Girolamo Lucania
sound design e colonna sonora live Ivan Bert e Max Magaldi
da un’idea di Ivan Bert e Girolamo Lucania
produzione Cubo Teatro




Tag: Il teatro è solo bianco? (46), MalanchinoAlberto (2)