Il crocifisso, la poltrona e la querela | Un’inchiesta sulla politica culturale della destra al governo

Prima puntata (aprile-dicembre 2022)

L’inchiesta completa

10_04_22 | Roma | La destra chiede di censurare lo spettacolo Catarina o la beleza de matar fascistas di Thiago Rodriguez

Un parlamentare di Fratelli d’Italia di nome Mollicone ha chiesto di “sospendere la programmazione”. Si è rivolto al sindaco. Militanti di destra hanno invitato Giorgio Barberio Corsetti, per qualche giorno ancora direttore del Teatro di Roma, a mettere in scena (Allora! Anche!) uno spettacolo che inviti a “uccidere i comunisti, o giornalisti”. Nessuno di loro aveva visto lo spettacolo, tuttavia. Il cui tema è il dubbio, appunto: se uccidere serva a fare giustizia, tra le moltre altre domande di una certa attualità. Si sono basati sul titolo, succede sovente. Che cosa ha pensato, quando è arrivata la richiesta di censura?

Che devo ringraziare l’onorevole Mollicone. Ha certamente spinto qualcuno di più a teatro. Magari tra il pubblico c’era il prossimo primo ministro italiano. Qualcuno, un ragazzo o una ragazza, che deciderà di fare politica. Del resto era prevedibile che la destra volesse censurare fin dal titolo, il pre-giudizio funziona così.

Prevedibile e previsto. Dal titolo all’epilogo, in cui un deputato fascista, o populista, esaspera la platea con un comizio fulviale, provocandone la rivolta. Non è questo il suo scopo?

Per il monologo finale ho ascoltato duecento ore di discorsi di Salvini, Bolsonaro, Trump, Orban, Ventura – un portoghese. Sono tutte parole davvero pronunciate nei “discorsi della vittoria”, a partire dall’incipit: “Voglio parlare di libertà”. Questo è il “discorso pubblico” in cui viviamo. Che ascoltarlo in teatro disturbi è un buon segno, mi pare. Comunque non è obbligatorio che disturbi. E’ interessante anche il silenzio. La reazione del pubblico è sempre preziosa: è il senso dello spettacolo.
(Thiago Rodriguez, in Concita De Gregorio, “Dubitate non semplificate”, “la Repubblica”, 19 aprile 2022)

Per approfondire: Oliviero Ponte di Pino, Per un teatro “antifa” (su ateatro.it)

07_04_22 | Marcello Veneziani contro la cancel culture e il politically correct
Ho dedicato molte pagine de La Cappa, dedicato alla critica del presente, per approfondire il tema della cancel culture e il suo antefatto, il politically correct. Il male principale di entrambi è la riduzione della storia al presente, del diverso al conforme, della realtà allo schema ideologico. La cancel culture che va tradotto come cancellazione della cultura e non come fanno taluni cultura della cancellazione, perché è fenomeno barbarico, è l’incapacità di affrontare mondi diversi, parametri diversi dai propri, di capire che ogni epoca ha i suoi metri, nessuno può elevarsi a giudice finale di ogni altra epoca e cultura. E le grandezze e le infamie non si misurano solo col metro piccino del nostro manicheismo vigente.
La cancel culture è l’estensione retroattiva del politically correct, che invece si accanisce sui comportamenti, i linguaggi e i costumi presenti. Ho definito il politically correct come il moralismo in assenza di morale, il razzismo etico in assenza di etica, il bigottismo in assenza di religione e l’antifascismo in assenza di fascismo. Lo scopo dichiarato in origine era tutelare le minoranze più deboli e oppresse, ma si è via via capovolto, fino a creare una corazza d’immunità cioè di non criticabilità per alcune categorie (gay, trans, rom, neri, femministe, ecc.), un suprematismo rovesciato, per accanirsi infine verso tutto ciò che non rientra in quelle diversità protette: a partire dalla famiglia, dai popoli, dall’uomo comune. Ma funziona anche da terribile “livella” perché punisce e deprime ogni eccellenza, ogni grandezza, ogni bellezza. Il politically correct uccide la realtà e demotiva ogni ricerca di qualità, di verità, di eccellenza.
(Marcello Veneziani, La cappa che opprime e cancella, “Formiche”, n. 179 (aprile 2022), ora alla pagina https://www.marcelloveneziani.com/articoli/la-cappa-che-opprime-e-cancella/)

08_08_22 | Morgan scrive il programma di Fratelli d’Italia?

Ho scritto personalmente a Giorgia Meloni le mie critiche pesanti al programma del suo partito. Ho letto per caso quel programma e ho fatto le mie contestazioni via whatsapp dicendole che il vocabolario usato è fondamentale e che i “manganelli verbali” non pagano. Adesso la finirete di dire stro***te? (…)

E aggiunge:

Non voterò per la Meloni, sono un anarchico.

Tra i due però pare scorrere buon sangue e stima. Per il cantautore, Giorgia Meloni è, infatti, “molto meno snob” di tanti altri politici. “Se la tira meno“, ha commentato.
(Morgan, in Ygnazia Cigna, «La finite di dire stro***te?», la replica di Morgan sui consigli a Meloni: «Non voterò per lei», “openonline”, 8 agosto 2022, alla pagina https://www.open.online/2022/08/08/elezioni-politiche-2022-morgan-replica-meloni/)

Morgan mi consiglia le parole da usare? No, non è vero. Ogni tanto ci scriviamo. L’altro giorno mi ha scritto di essere attenti al linguaggio nel programma, da lì è diventato che scrive il programma di Fratelli d’Italia.
(Giorgia Meloni a Rtl 102.5, in Ygnazia Cigna, “La finite di dire stro***te?”, la replica di Morgan sui consigli a Meloni: “Non voterò per lei”, “openonline”, 8 agosto 2022, alla pagina https://www.open.online/2022/08/08/elezioni-politiche-2022-morgan-replica-meloni/)

13_08_22 | Egemonia culturale e poltrone nell’appello elettorale di Vittorio Sgarbi e Francesco Giubilei

[Il centrodestra] si deve accingere a governare, anche grazie alle contraddizioni e al caos del centrosinistra, non può in alcun modo lasciare l’agenda culturale alla propaganda del PD.
Il cattivo uso dei musei a Roma e nelle città più importanti d’Italia, spesso con la trascuratezza e l’abbandono, impedisce la formazione e la conoscenza per i giovani del valore stesso dell’Italia, del suo onore, del suo orgoglio e della sua storia.
Aprire realmente i musei e le chiese d’Italia, musei della civiltà cristiana, vuol dire farli vivere, farli fermentare, agire e definire valori. (…)
Allo stesso modo non dedicare la giusta attenzione al mondo dell’editoria, dei teatri, dei festival e delle manifestazioni culturali significa non tenere in considerazione settori che interessano milioni di italiani.
La sinistra, applicando il concetto gramsciano di egemonia culturale, si è impossessata del tema della cultura attraverso una capillare occupazione degli spazi a tutti i livelli nominando persone vicine al mondo progressista.
Regalare un tema centrale per il futuro del Paese come la cultura alla sinistra sarebbe un errore.
(Vittorio Sgarbi e Francesco Giubilei, La cultura non è del PD. Il centrodestra ci punti partendo dai candidati, “Corriere della Sera”, 13 agosto 2022)

30_08_22 | Dio, patria e famiglia: scontro tra Beatrice Venezi e Monica Cirinnà

Forse c’è chi avrebbe preferito che io avessi genitori da centro sociale? Oggi parlano di mio padre come fosse una vergogna. E invece sa che le dico? Che mi vergognerei se avessi avuto genitori che si fumavano gli spinelli. O una madre come la Cirinnà, che pubblica la foto “Dio, Patria e famiglia, che vita di m…”, che invece sono proprio i miei valori.

Apriti cielo. Per il solo fatto di aver difeso dei principi che non corrispondono a quelli della sinistra, la Venezi è stata accusata di rispolverare un motto fascista. Come se quell’espressione, peraltro secondo alcuni coniata da Giuseppe Mazzini, rappresentasse un pericolo.
Sentitasi chiamata in causa, la stessa Cirinnà si è così lanciata nell’ennesima polemica pretestuosa da campagna elettorale. Mossa dal fatto che Fratelli d’Italia avesse espresso il proprio apprezzamento alla “voce libera e controcorrente” della direttrice d’orchestra, la senatrice dem ha tuonato su Twitter: “Ringrazio la direttrice (anzi il direttore, non vorrei si offendesse!) Beatrice Venezi e Fratelli d’Italia per avere ricordato che loro si rifanno agli stereotipi patriarcali del ventennio e noi, invece, no!”. E via con l’ennesimo rifermento a quell’improbabile allarme fascismo che secondo certa sinistra dovrebbe costituire una priorità per il paese.
Ma a certi attacchi della politica Beatrice Venezi è stata abituata dalla vita. La musicista ha infatti raccontato a “La Verità”:

Quando ero al liceo artistico mio padre si candidò alle comunali a Lucca. Il giorno dopo la mia scuola fu tappezzata da manifesti antifascisti che riportavano il mio nome. Erano scritti in modo così puntuale e preciso che poi si scoprì che non erano stati gli studenti a scagliare l’attacco, ma insegnanti e tecnici del laboratorio d’informatica. (…)
Si scrive di me come figlia di un dirigente di Forza Nuova, come se questo fosse un peccato originale che si tramanda di padre in figlio. Mio padre ha tutto il diritto di pensare e di agire politicamente secondo le sue più profonde convinzioni.

In passato, la stessa Venezi non aveva nascosto il proprio apprezzamento per il centrodestra e in tempi recenti erano circolate voci di una proposta di candidatura offertale da Fratelli d’Italia.
Sul tema, la direttrice d’orchestra ha spiegato:

Sono lusingata del fatto che qualcuno abbia pensato a me. Semplicemente, ho confermato che preferisco continuare a fare il mio lavoro, essere utile al mio paese così.
(Beatrice Venezi, in Marco Leardi, “Dio, patria e famiglia i miei valori”, “Stereotipi da Ventennio”: scontro Venezi-Cirinnà, “il Giornale”, 30 agosto 2022, alla pagima https://www.ilgiornale.it/news/cronache/dio-patria-e-famiglia-i-miei-valori-beatrice-venezi-contro-2062669.html)

09_09_22 | RAI | Fratelli d’Italia contro Peppa Pig

Nella serie animata che racconta le avventure quotidiane della maialina Peppa è arrivata anche una famiglia arcobaleno, il nuovo personaggio, l’amichetto Penny Polar Bear, ha due genitori dello stesso sesso. Nell’episodio dal titolo Famiglie racconta: “Io vivo con la mia mamma e l’altra mia mamma. Una mamma fa il dottore, l’altra cucina spaghetti. E io adoro gli spaghetti.”
La decisione degli autori Mark Baker e Neville Astley di inserire nel racconto una famiglia arcobaleno, dopo una petizione che aveva raccolto oltre 24.000 firme, ha suscitato la reazione di Federico Mollicone, responsabile cultura di Fratelli d’Italia e candidato per la Camera dei Deputati in un collegio plurinominale nel Lazio: “È inaccettabile la scelta degli autori del cartone animato Peppa Pig di inserire un personaggio con due mamme. Ancora una volta il politicamente corretto ha colpito e a farne le spese sono i nostri figli. Ma i bambini non possono essere solo bambini?”.
“Come ha dimostrato recentemente Giorgia Meloni siamo e saremo sempre in prima linea contro le discriminazioni, ma non possiamo accettare l’indottrinamento gender”, ha continuato Mollicone che è anche commissario della Vigilanza RAI, da qui la sua richiesta al servizio pubblico: “Chiediamo alla RAI, che acquista i diritti sulle serie di Peppa Pig in Italia col canone di tutti gli italiani, di non trasmettere l’episodio in questione su nessun canale o piattaforma web”.
Una richiesta analoga arriva da Pro Vita & Famiglia Onlus, che lancia sul proprio sito anche una petizione online “No ai cartoni gay per bambini sulla RAI”, definendo “intollerabile usare cartoni animati in salsa LBTQIA+ per influenzare la mente dei bambini e normalizzare situazioni che si fondano sull’ideologia gender. Per questo il primo episodio di Peppa Pig trasmesso in UK con la presenza di “due mamme lesbiche è di una gravità assoluta”.
Polemiche anche da un altro esponente di Fratelli d’Italia, il consigliere comunale di Bergamo Filippo Bianchi: “Attenzione ai cartoni animati, lo strumento più pratico per deviare le nuove generazioni sin dai primi anni di vita, insegnando loro cose false, contro-natura, ovvero che i figli hanno due madri o due padri. Ogni figlio ha un padre e una madre”, ha scritto sul suo profilo Facebook.
(Giuseppe Candela, Fratelli d’Italia contro Peppa Pig, Federico Mollicone: “Inaccettabile un personaggio con due mamme”. Filippo Bianchi: “Insegna cose contro natura”, “Il Fatto Quotidiano”, 9 settembre 2022)

14_09_22 | Giorgia Meloni contro la cancel culture

Guardando al Nord America ci batteremo in particolare per la difesa dei simboli e dei monumenti che negli ultimi anni sono stati al centro di vergognose pratiche di cancel culture. E non è un caso che, proprio nel collegio di Genova, città natale di Cristoforo Colombo, abbiamo scelto di candidare uno dei nostri più validi dirigenti (…) Una scelta simbolica per rinnovare il nostro impegno contro chi vorrebbe abbattere i simboli della nostra storia e della nostra identità nel mondo.
(Giorgia Meloni, in Nicola Corradi, Intervista a Giorgia Meloni: “Difenderemo i simboli italiani vittime della cancel culture”, “Voce di New York”, 14 settembre 2022, alla pagina https://lavocedinewyork.com/news/politica/elezioni-2022/2022/09/14/intervista-a-giorgia-meloni-difenderemo-i-simboli-italiani-vittime-della-cancel-culture/)

28_09_22 | Per il cardinale Camillo Ruini “La cultura è a sinistra ma il paese è a destra”

La cultura politica prevalente è a sinistra; ma il paese è in buona parte a destra, anche se in maniera meno netta.

Come mai, secondo lei?

E’ una contraddizione che esiste in tutte le democrazie: gli intellettuali spesso sono progressisti; la gente bada agli interessi concreti e tende a essere più conservatrice. Ora il distacco tra élites e popolo si è fatto più evidente; anche se poi, come sta accadendo anche in questi giorni, le élites tendono ad allinearsi.
(Camillo Ruini, in Aldo Cazzullo, “La cultura è a sinistra ma il paese è a destra”, “Corriere della Sera”, 28 settembre 2022)

13_10_22 | Vittorio Sgarbi si candida a ministro del Patrimonio

La destra italiana finora è stata definita da un’identità dannata. Ora deve rivendicare gli antenati. Perché la grande cultura del Novecento italiano è a destra.

A chi pensa?

Pirandello e Marconi. Giuseppe Berto e Alberto Burri, che erano insieme nel Fascist Criminal Camp in Texas: irriducibili. Ma anche tanti conservatori: Giovanni Guareschi, Giorgio De Chirico, Ennio Flaiano, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Carmelo Bene, Elémire Zolla, Cristina Campo, Augusto Del Noce, Gino De Dominicis…

Cosa c’entra De Dominicis?

Mi chiedeva sempre di presentargli Berlusconi… Giorgia è cristiana? Celebri Giovanni Testori, di cui nel maggio prossimo cade il centenario della nascita. E poi Antonio Delfini con il suo Manifesto per un partito conservatore e comunista. (…)

Lei vuol fare il ministro?

Mi piacerebbe, ma non della Cultura; del Patrimonio. Il modello è l’ultimo statista italiano ad aver incrociato politica e cultura: Spadolini. Fu lui a volere il Ministero dei Beni Culturali. In cui dopo hanno infilato di tutto: turismo, spettacolo, sport… Ora la Meloni dovrebbe tornare alla tripartizione spadoliniana.

Sarebbe?

Primo: Istruzione. Secondo: Università, Ricerca e Cultura: mostre, musica, convegni. Lì ci vorrebbe un Cacciari di destra. Terzo: Patrimonio. Come in Francia. Un ministero che si occupa dei beni: musei, chiese, quadri. Per farli diventare idee. Il patrimonio genetico della nazione.
(Vittorio Sgarbi, in Aldo Cazzullo, “Farei il ministro del Patromonio. La cultura del Novecento è di destra”, in “Corriere della Sera”, 13 ottobre 2022)

13_10_22 | La lettera aperta di Morgan a Giorgia Meloni: “Vittorio Sgarbi ministro della Cultura”

La cultura deve avere come conducente una figura popolare, persona trasversale che in questa nostra era ha solo un nome noto e lo dice la sinistra, la destra e i libertari per varie ragioni ma in fondo tutte uguali: dalle cattedrali agli stadi, dai virtuosi ai più sfigati non c’entra il vil denaro non c’entrano i miliardi, si sente dire in coro: ‘Lo dia a Vittorio Sgarbi’. (…)
La Cultura non può permettersi di essere guidata da un mediocre che non vola perché il ministero della Cultura è un aereo di linea con dentro tutti i cittadini e il pilota non può essere incompetente , perché se cade li ammazza tutti. Il Ministero della Cultura è il punto focale della vita. (…)
Il Ministero della Cultura non può: 1) rientrare nel totoministri; 2) essere affidato ad un mediocre; 3) essere considerato meno importante della Difesa o dell’Economia; 4) essere esso stesso un centro culturale; 5) non occuparsi di tutte le discipline artistiche; 6) avere colore politico; 7) spegnersi; 8) subire o attenersi alle regole e alle burocrazie frenanti e limitanti; 9) avere meno stanziamenti degli altri; 10) non essere affidato a Vittorio Sgarbi.
(Morgan, “Cara Giorgia, da artista e libertario ti prego: affida la Cultura a un sognatore come Sgarbi”, “il Giornale”, 13 ottobre 2022)

22_10_22 | Gennaro Sangiuliano ministro della Cultura

Io voglio cominciare proprio da Leopardi e da Dante, da Benedetto Croce, da Giovanni Gentile, da Giuseppe Prezzolini e direi anche da Antonio Gramsci.

Gramsci? Ma lei e il governo di cui fa parte non siete di destra?

Può apparire sorprendente che citi il grande pensatore politico e politico comunista ma nel saggio Letteratura e vita nazionale, di cui posseggo l’edizione Einaudi del 1954, egli pone il tema del ritorno a De Sanctis e si scaglia contro la filosofia della prassi, contro quella che quelli che Gramsci stesso definisce i pappagalli che credono di possedere la verità. E io come Gramsci vedo in giro molti pappagalli.

E chi sarebbero i nuovi pappagalli?

Sono i sacerdoti del politicamente corretto e del mainstream.

Non è che voi, impegnati da decenni a criticare l’egemonia culturale della sinistra, volete creare un’egemonia di destra?

Ma non sia mai! Io mi impegnerò per la promozione della cultura più larga e più libera possibile. (…)

Non teme che gli ambienti culturali schierati a sinistra la boicottino?

No, mi auguro proprio di no. E credo che anche a destra ci siano delle validissime energie intellettuali. Qui non si tratta di limitare nessuno, ma non devono esistere figli di un Dio minore. (…)

Chi chiama a collaborare con lei?

Proverò a coinvolgere Beatrice Venezi, la direttrice d’orchestra, ma anche Pietrangelo Buttafuoco e lo storico ed ex assessore regionale dem Gianni Oliva. Un grande sogno sarebbe poter collaborare con Claudio Magris.
(Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, in Mario Aiello, “Dante, Leopardi e Gramsci, rilanciamo la cultura italiana”, “Il Messaggero”, 20 ottobre 2023)

22_10_22 | Guido Crosetto annuncia querela a “Il Domani”

Dopo l’inchiesta su “Il Domani”, relativa a un presunto conflitto di interessi del ministro della Difesa, Guido Crosetto, Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza verdi e Sinistra, ne chiede le dimissioni. “Lo ridico: Guido Crosetto non può fare il ministro della Difesa. Ha curato gli interessi dell’industria militare percependo da loro redditi elevatissimi, nel 2021 quasi un milione di euro. Un lobbista delle armi come può fare il ministro della Difesa? Con rispetto, si dimetta”, il suo tweet.
Crosetto ha subito deciso di querelare e ha scritto un tweet, inciampando anche nella grammatica per poi scusarsi: “Scusate mi è scappato un apostrofo, lo so”. Lo stesso Crosetto, in un’intervista dello scorso agosto aveva affermato: “Io alla Difesa? No, mi sembrerebbe inopportuno, dato il mio lavoro”. Poi effettivamente sono arrivate le dimissioni dalle società di cui era presidente e successivamente l’incarico di ministro della Difesa.
(Scontro “Domani”-Crosetto: annuncio di querela e inciampo grammaticale, “Affari Italiani”, 22 ottobre 2022, alla pagina https://www.affaritaliani.it/politica/il-domani-a-crosetto-soldi-da-leonardo-querela-inciampo-di-grammatica-822707.html)

29_10_22 | Il selfie di Beatrice Venezi con Giorgia Meloni

Ti meriti tutto Giorgia, hai lottato come una leonessa dal primo giorno, instancabile e determinata, con competenza e passione, e con la forza che forse solo una madre conosce. Adesso comincia un altro duro lavoro ma sono certa che sarai all’altezza delle aspettative di tutti gli italiani che aspettavano questo momento da una vita.

Parole e musica, è proprio il caso di dirlo, di Beatrice Venezi. Il direttore d’orchestra – “direttore” e non direttrice, come ha tenuto a precisare in occasione del Festival di Sanremo 2021 al quale ha partecipato – trentaduenne originario (sic) di Lucca ha fatto i complimenti a Giorgia Meloni per i risultati ottenuti da Fratelli d’Italia alle ultime elezioni politiche pubblicando un commento sui social network con tanto di autoscatto proprio insieme a Giorgia Meloni.
(Beatrice Venezi, in Ginevra Sorrentino, Elezioni 2022, Beatrice Venezi con Giorgia Meloni: “Hai lottato come una leonessa”, 29 ottobre 2022, alla pagina https://www.ilgiorno.it/politica/beatrice-venezi-giorgia-meloni-6891fd9d)

31_10_22 | I sottosegretari alla Cultura del Governo Meloni: Lucia Borgonzoni, Gianmarco Mazzi e Vittorio Sgarbi

Una macchina può elaborare qualcosa che esiste già ma non può elaborare anima e coscienza, non può avere una visione del futuro. Abbiamo il dovere di mettere questo tema al centro delle discussioni per capire dove Parlamento e Governo possono intervenire e far nascere dei documenti. (…) Come Direzione Generale Cinema, stiamo valutando di fare in modo che il tax credit arrivi solo a registi che siano registi. Dove interagisce la macchina deve sempre esserci dietro l’uomo.
(Lucia Borgonzoni, al convegno “Intelligenza artificiale: creatività, etica, diritto e mercato”, in Borgonzoni: La creatività è dell’uomo, non delle macchine, “Corriere della Sera”, 20 settembre 2023)

Checco Zalone in Amore + Iva, scritto da Luca Medici, Sergio Maria Rubino e Antonio Iammarino. Organizzazione generale Lucio Presta, Niccolò Presta e Gianmarco Mazzi. Prodotto da Arcobaleno Tre | MZL

Il sottosegretario Mazzi è lo stesso Mazzi che di lavoro fa l’agente, il produttore, l’organizzatore di spettacoli. (…) Eletto con Fratelli d’Italia nel collegio blindato di Padova, il mitico Mazzi è a Verona che si muove a lungo come un vicerè. Dal 2007 al 2012 è il direttore artistico dell’Arena, mette radici, e diventa amministratore unico di Arena di Verona srl, la Partecipata della Fondazione Arena di Verona.
Mazzi conosce tutti. E’ potentissimo. La sua carriera è formidabile. Da giovane militante del Fuan, il movimento politico universitario legato al MSI, pupillo di Ignazio La Russa, riesce ad intrufolarsi nel giro della nazionale cantanti. Da Morandi a Mogol, da Barbarossa a Celentano. Così, nel 2004, sembra inevitabile farlo diventare il super mega direttore artistico del Festival di Sanremo. E da lì, chiaro, Mazzi non schioda: mantiene l’incarico per sei anni filati e, conoscendo ogni corridoio, si appresta ovviamente a gestire la supervisione “politica” e “patriottica” della prossima edizione. (…) Nel marzo scorso è comparso con Lucio e Niccolò Presta sullo locandine dello spettacolo teatrale di Checco Zalone (al grandioso debutto, nel Teatro Brancaccio di Roma, fu Mazzi a scortare in prima fila la premier Giorgia Meloni).
(Fabrizio Roncone, Mazzi, il manager sottosegretario che fa ancora il manager, “Sette”, 2 agosto 2023)

Dovesse contenere tutti i titoli in un biglietto da visita gli occorrerebbe un pieghevole fronte-retro. L’ultima e fresca carica è quella di sindaco di Arpino, provincia di Frosinone, patria del “collega” e fustigatore Cicerone. E addio al municipio di Sutri: “Prima di me nessuno sapeva dov’era” (soluzione: nel viterbese). Ma Vittorio Sgarbi, critico e collezionista d’arte, e infaticabile polemista/castigatore degli ignoranti al grido di “Capre”! Capre!”, è decisamente molto di più. Sottosegretario alla Cultura. Pro-sindaco di Urbino (“Un ruolo non operativo”), assessore a Bellezza e Monumenti di Viterbo. Neo-consigliere comunale di Latina: ma a questo incarico rinuncerà, come al posto di consigliere regionale in Lombardia per incompatibilità tra cariche.
Uno e trino era troppo poco (e già visto), perciò il multitasking Sgarbi è pure, a seguire: presidente del MART (Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto), della Fondazione Canova, della Fondazione Ferrara Arte, del MAG (Museo dell’Alto Garda), commissario delle Belle Arti per Codogno. “Un fulgido caso di spending review perché prendo una sola retribuzione, quella da sottosegretario”, garantisce. “Tutto il resto lo faccio a titolo gratuito. Anzi, dovrei essere un esempio: se ogni parlamentare, invece di presentarsi in Aula due giorni a settimana, facesse anche il sindaco, come succede in Francia, si risparmierebbe almeno uno stiupendio”.
Fa tutto e bene e senza ricarico, assicura. “Non ne traggo alcun beneficio economico per me, in compenso porto la mia celebrità. Le mie precedenti sindacature sono state epocali”.
(Giovanna Cavalli, Le mille e una carica del sindaco Sgarbi: porto la mia celebrità, “Corriere della Sera”, 17 maggio 2023)

Lo conosco da trent’anni, io a Sgarbi gli voglio bene.
(Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, in Stefano Cappellini, Sangiuliano e Sgarbi un ministero per due: “Sui musei decido io”, “la Repubblica”, 4 novembre 2022)

Confermo. Io all’epoca ero sindaco di Sanseverino e lui venne a presentare un suo libro, le nostre fidanzate all’epoca erano amiche.
(Vitorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, in Stefano Cappellini, Sangiuliano e Sgarbi un Ministero per due: “Sui musei decido io”, “la Repubblica”, 4 novembre 2022)

Sagrbi è Sgarbi, è un esuberante, una certa genialità si coniuga spesso con l’irrazionalità del carattere. Io invece sono un metodico, uno che studia prima di prendere ogni decisione.

Ma non c’è il rischio che Sgarbi faccia il ministro di fatto?

Per nulla, i ruoli sono chiari e il rapporto ottimo. Ci siamo già visti una volta a pranzo e una a cena.
(Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, in Stefano Cappellini, Sangiuliano e Sgarbi un ministero per due: “Sui musei decido io”, “la Repubblica”, 4 novembre 2022)

31_10_22 | Firenze | Gennaro Sangiuliano contro Eike Schmidt per la chiusura degli Uffizi durante il ponte

Il neoministro Gennaro Sangiuliano si scaglia contro il museo fiorentino rimasto chiuso il 31 ottobre: era un lunedì, che è il turno di riposo settimanale, ma c’era il pienone di turisti e sono fioccate le polemiche. Fatto “gravissimo” lo definisce Samngiuliano in una lettera a Schmidt: non solo “una perdita di introiti” ma anche “un danno di immagine per le Gallerie e l’intero sistema museale nazionale”. (…)
“Sono scandalizzato anche io come il ministro per la chiusura. Ma manca il personale”, ribatte il direttore degli Uffizi ricordando le ripetute richieste di “rinforzi” fatte negli anni. “Le assunzioni sono di competenza statale.”
(Elisabetta Berti e Ernesto Ferrara, “Grave chiudere nel lunedì del ponte”. Il governo all’attacco degli Uffizi di Schmidt, “la Repubblica”, 3 novembre 2022)

Chiara Ferragni agli Uffizi nell’estate 2020 per “Vogue HK” (©Vogue Hong Kong)

02_11_22 | Vittorio Sgarbi vuole Morgan al Ministero della Cultura

Morgan può essere un punto di riferimento per i giovani di centrodestra. E’ uno spirito libero bisogna trovare un ruolo adatto a lui per esempio un festival degli Irregolari.
(Vittorio Sgarbi, in Alessandra Arachi, Sgarbi, “Voglio Morgan al mio Ministero della Cultura”, “Corriere della Sera”, 2 novembre 2022)

Ad accogliere la prima Festa di Doppiozero, dal titolo Gli Irregolari, sarà il Teatro Albe di Ravenna: i due giorni di incontri chiuderanno ENTER, una “chiamata agli artisti in forma di festival” che si terrà al Teatro Rasi di Ravenna dal 1 al 9 aprile 2017.
Gli Irregolari saranno un modo per festeggiare la comunità dei lettori e dei collaboratori cresciuta dal 2012 attorno al sito, all’archivio e al lavoro quotidiano di informazione e dibattito che con Doppiozero abbiamo costruito.
(Gli Irregolari / La prima festa di Doppiozero in “doppiozero”, 20 gennaio 2017, alla pagina https://www.doppiozero.com/la-prima-festa-di-doppiozero)

07_11_22 | Gennaro Sangiuliano alza il biglietto d’ingresso ai musei

L’ho quasi convinto a adottare questo schema: il turista paga sempre, il residente entra gratis, altrimenti il modenese non metterà mai piede alla Galleria Estense e il ferrarese non andrà in Pinacoteca.
(Vitorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, in Stefano Cappellini, Sangiuliano e Sgarbi un ministero per due: “Sui musei decido io”, “la Repubblica”, 4 novembre 2022)

Intervistato da Sky TG24, ribadisce un mantra caro da sempre a chi occupa il dicastero, ossia che “la cultura può diventare una vera e propria industria economica del paese, un’economia aggiuntiva.
Sull’accesso ai musei, senza toccare l’ingresso gratuito per quelli statali la prima domenica del mese, l’idea non è certo quella di estendere la gratuità, peraltro già prevista per varie categorie di pubblico elencate da Sangiuliano: “già non facciamo pagare tutti i giovani dell’Unione Europea fino ai 18 anni. Poi dai 18 ai 25 anni pagano 2 euro, cifra abbastanza irrisoria. Poi, come è giusto e sacrosanto, non pagano i disabili e poi c’è un sistema di convenzioni per gli anziani e con i Comuni. Insomma, se abbiamo un problema è quello di essere generosi, persino troppo”, ha aggiunto il ministro facendo alcuni esempi stranieri (“il Louvre costa 17 euro, il Moma a New York, che prima era gratuito, oggi costa 25 dollari. La Torre Eiffel costa più della Torre di Pisa che personalmente preferisco”) e, citando un paradosso, “veder scendere il miliardario americano dal panfilo da 100 milioni di dollari, come mi capita durante l’estate in vacanza Positano, e in limousine vederli andare a visitare Pompei, un parco archeologico unico al mondo… direi che 17,50 euro possono spenderli.”
(Laura Crinò, Musei, la ricetta di Sangiuliano divide i direttori, “la Repubblica”, 7 novembre 2022)

07_11_22 | Gennaro Sangiuliano contro il conformismo liberal

Negli ultimi quindici anni siamo stati asfissiati da un conformismo e un’ipocrisia di pensiero figli dello stile liberal proveniente dal partito democratico americano e adottati acriticamente in Italia, un sistema di controllo del pensiero e rimodellamento delle coscienze che è anche peggio del vecchio marxismo che aveva una sua coerenza pur non condivisibile. In certi momenti sembrava di vedere in azione una nuova inquisizione spagnola. Impossibilità di dibattere, di entrare nel merito delle questioni, imposizione di un solo modo di vedere consentito. (…)
La nostra sinistra ha importato acriticamente il perbenismo anglosassone senza averne la tradizione e rinunciando alla propria identità. Il risultato è una melassa mal riuscita. Ha dimenticato che la libertà si realizza e si rafforza anche nel rispetto delle appartenenze tradizionali e culturali di ciascun popolo. Sono stati Tocqueville e Ortega y Gasset a ricordare che una società, autenticamente democratica, non può prescindere da un insieme di valori che è ampiamente condiviso e che trasforma gli individui in appartenenti alla nazione che cooperano per il perseguimento di fini comuni. La riconoscibilità della comune identità culturale e spirituale costituisce un valore irrinunciabile, un principio primo del senso civico.
(Gennaro Sangiuliano, ministro per la Cultura, in Pietro Senaldi, “Meloni premier, ribellione culturale”, “Libero”, 7 novembre 2022)

09_11_22 | La lettera del ministro Giuseppe Valditara agli studenti per il Giorno della Libertà: “Il crollo del Muro ci restituì un’Europa libera e democratica, non dimentichiamo”

Care ragazze e cari ragazzi, la sera del 9 novembre del 1989 decine di migliaia di abitanti di Berlino Est attraversano i valichi del Muro e si riversano nella parte occidentale della città: è l’evento simbolo del collasso del blocco sovietico, della fine della Guerra Fredda e della riunificazione della Germania e dell’Europa. La caduta del Muro dimostra l’esito drammaticamente fallimentare del Comunismo e ne determina l’espulsione dal Vecchio Continente. Il comunismo è stato uno dei grandi protagonisti del ventesimo secolo, nei diversi tempi e luoghi ha assunto forme anche profondamente differenti, e minimizzarne o banalizzarne l’immenso impatto storico sarebbe un grave errore intellettuale. Nasce come una grande utopia: il sogno di una rivoluzione radicale che sradichi l’umanità dai suoi limiti storici e la proietti verso un futuro di uguaglianza, libertà, felicità assolute e perfette. Che la proietti, insomma, verso il paradiso in terra. Ma là dove prevale si converte inevitabilmente in un incubo altrettanto grande: la sua realizzazione concreta comporta ovunque annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà, morte. Perché infatti l’utopia si realizzi occorre che un potere assoluto sia esercitato senza alcuna pietà, e che tutto – umanità, giustizia, libertà, verità – sia subordinato all’obiettivo rivoluzionario. Prendono così forma regimi tirannici spietati, capaci di raggiungere vette di violenza e brutalità fra le più alte che il genere umano sia riuscito a toccare. La via verso il paradiso in terra si lastrica di milioni di cadaveri. E si rivela drammaticamente vera l’intuizione che Blaise Pascal aveva avuto due secoli e mezzo prima della rivoluzione russa: “L’uomo non è né angelo né bestia, e disgrazia vuole che chi vuol fare l’angelo fa la bestia”. Gli storici hanno molto studiato il comunismo e continueranno a studiarlo, cercando di restituire con sempre maggiore precisione tutta la straordinaria complessità delle sue vicende. Ma da un punto di vista civile e culturale il 9 novembre resterà una ricorrenza di primaria importanza per l’Europa: il momento in cui finisce un tragico equivoco nel cui nome, per decenni, il continente è stato diviso e la sua metà orientale soffocata dal dispotismo. Questa consapevolezza è ancora più attuale oggi, di fronte al risorgere di aggressive nostalgie dell’impero sovietico e alle nuove minacce per la pace in Europa.
Il crollo del Muro di Berlino segna il fallimento definitivo dell’utopia rivoluzionaria. E non può che essere, allora, una festa della nostra liberaldemocrazia. Un ordine politico e sociale imperfetto, pieno com’è di contraddizioni, bisognoso ogni giorno di essere reinventato e ricostruito. E tuttavia, l’unico ordine politico e sociale che possa dare ragionevoli garanzie che umanità, giustizia, libertà, verità non siano mai subordinate ad alcun altro scopo, sia esso nobile o ignobile.
Per tutto questo il Parlamento italiano ha istituito il 9 novembre la “Giornata della libertà”. Su tutto questo io vi invito a riflettere e a discutere.
(Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, Lettera del Ministro Valditara agli studenti per il Giorno della Libertà: “Il crollo del Muro ci restituì un’Europa libera e democratica, non dimentichiamo”, Ministero dell’Istruzione e del Merito, 10 novembre 2022, alla pagina https://www.miur.gov.it/-/lettera-del-ministro-valditara-agli-studenti-per-il-giorno-della-liberta-il-crollo-del-muro-ci-restitui-un-europa-libera-e-democratica-non-dimentich-1)

10_11_22 | Federico Mollicone presidente della Commissione Cultura della Camera

Il suo nome era tra i papabili come Ministro della Cultura, ruolo per il quale è stato scelto Gennaro Sangiuliano; ma che potesse avere una posizione nell’era di Giorgia Meloni era indubbio, e ne è conferma la recente nomina che lo vede protagonista. (…)
Nato a Roma nel 1970, Federico Mollicone dopo il diploma lavora come esperto di marketing e comunicazione e organizzatore culturale. Nel 2000 fonda l’agenzia di comunicazione Mediacom, che lascerà nel 2008. Dal 1992 al 2007 è stato consigliere dei municipi Roma IX e Roma I per Alleanza Nazionale (di cui è stato responsabile dell’immagine), per poi diventare nel 2008 consigliere comunale per il Popolo delle Libertà. Nel 2012 fonda insieme a Giorgia Meloni il partito Fratelli d’Italia, per il quale viene eletto deputato nel 2018. Nella XVIII Legislatura è fondatore e coordinatore dell’Intergruppo parlamentare Cultura, Arte e Sport, oltre a essere stato membro, dal 21 giugno 2018 al 12 ottobre 2022, della VII Commissione della Camera.

In una situazione nazionale di difficoltà che colpisce tutte le filiere, anche quelle di cui si occupa la VII Commissione, certamente bisogna agire trasversalmente e non conta più essere maggioranza o opposizione ma conta essere rappresentanti del popolo italiano nel riuscire a fare il bene per la categoria della cultura, degli insegnanti, dello sport, degli editori, dei giornalisti e di chi si occupa di scienza e ricerca.

Circa l’ampiezza delle categorie che compongono l’area Cultura, in un’intervista rilasciata a Radio Radicale Mollicone ha dichiarato l’intenzione di estendere la nomenclatura della sua Commissione – allo stato attuale “Cultura, Scienza e Istruzione” – anche allo sport e all’editoria, per dare la medesima dignità a tutti i diversi ambiti.

Assumerò questo nuovo incarico con tutto l’impegno, la responsabilità e la consapevolezza di operare per la salvaguardia e lo sviluppo della cultura che è simbolo dell’infinito patrimonio di conoscenza e tradizione della nostra Nazione.
(Federico Mollicone, in Desirée Maida, Federico Mollicone è il nuovo Presidente della Commissione Cultura alla Camera, “artribune”, 10 novembre 2022, alla pagina https://www.artribune.com/professioni-e-professionisti/politica-e-pubblica-amministrazione/2022/11/federico-mollicone-nuovo-presidente-commissione-cultura-camera/)

11_11_22 | Milano | Giuseppe Valditara: “L’educazione al lavoro deve essere appresa sin dall’elementari”

Il governo intende muoversi con decisione sul rafforzamento e la valorizzazione dell’istruzione tecnica professionale.

Questo l’annuncio fatto dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, durante l’evento in diretta web di “Libero”, “Scuola-Formazione-Lavoro, il Sentiero Obbligato”,
a cui hanno partecipato esponenti politici, esperti e manager delle principali aziende. (…)

L’istruzione tecnica non può più essere un canale di serie B, una scelta di risulta. Il governo ritiene che sia il perno attraverso cui si costruisce una società che ha un sistema imprenditoriale forte, che dà lavoro. E che consente a qualunque competenza di realizzarsi. Dobbiamo anche considerare l’educazione al lavoro come qualcosa di fondamentale, che deve essere appresa sin dall’elementari. Abituare il ragazzo alla responsabilità e alla bellezza del lavoro.
(Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, in Valditara: “Educazione al lavoro sin dalle elementari”,. “Libero.it”, 11 novembre 2022, alla pagina
https://www.liberoquotidiano.it/news/general/33793143/giuseppe-valditara-educazione-lavoro-elementari.html)

14_11_22 | Francesco Alberoni candida Vittorio Sgarbi ministro della Cultura

Voglio con te parlare molto chiaro, perché ci sono troppe ipocrisie, sai cosa penso di Vittorio Sgarbi? Che sia un uomo straordinario, molto intelligente con una creatività vulcanica, ma non è un sistematico.

Lo reputa idoneo per fare il ministro della Cultura?

La mia opinione è che alcuni ministeri richiedono un’attività attenta cioè una perfetta organizzazione. Se parliamo dei Beni Culturali, sì Sgarbi è perfetto, perchè quello è il campo in cui lui è l’unico veramente competente in Italia, e su questo non c’è il benché minimo dubbio. Ma oggi il ministero della cultura, in questo momento storico di grande trasformazione deve poter affrontare la sfida tra la cultura classica e quella moderna.

Cosa intende per cultura moderna?

Ad esempio tutte le conseguenze culturali del biologico. Cultura oggi non può essere intesa come tutela delle Chiese medievali, ma include tutto quello che culturalmente produce l’intelligenza artificiale, compreso il multiverso. Questo è oggi la cultura.
(Francesco Alberoni, in Morgan, Alberoni: “Sgarbi faccia un programma che includa Multiverso e AI ed è il perfetto ministro della Cultura”, “il Giornale, 14 ottobre 2022)

17_11_22 | Beatrice Venezi consigliere per la musica del ministro Gennaro Sangiuliano

Il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha nominato Beatrice Venezi consigliere per la musica. Nell’ambito di tale incarico, Beatrice Venezi collaborerà con gli uffici di diretta collaborazione del ministro, con il Segretariato generale e la Direzione generale Spettacolo.
(dal sito del Ministero della Cultura, 17 novembre 2022, alla pagina https://cultura.gov.it/comunicato/23744)

L’avventura di Morgan al ministero della Cultura è finita prima ancora di cominciare. Nonostante il nuovo sottosegretario del dicastero, Vittorio Sgarbi, avesse sponsorizzato la nomina del musicista, la sua figura non è stata promossa dal ministro Gennaro Sangiuliano, che gli ha preferito il “direttore” d’orchestra Beatrice Venezi.
Impossibile celare la cocente delusione: “Ho pianto per l’umiliazione”, avrebbe dichiarato Morgan poco dopo aver appreso la notizia, secondo quanto riporta il “Corriere della Sera”.
Ma le parole di Sgarbi sarebbero riuscite a tranquillizzarlo: “L’amarezza gli è durata un’ora”, taglia corto il critico d’arte, “la delusione gli è passata”. A far pendere l’ago della bilancia su Valenzi (sic) sarebbe stata la preferenza di Sangiuliano per la musica classica, spiega ancora Sgarbi. E comunque, continua, “il consigliere del Ministro non ha un ruolo particolare, è appunto un consigliere, quindi il Ministro potrebbe decidere di sentire il consigliere tutti i giorni o una volta l’anno”. In questo contesto, anche Morgan potrebbe trovare il suo ruolo nell’esecutivo in qualità di consigliere del Sottosegretario. Se non fosse “altamente riduttivo”, nella visione di Sgarbi, assegnare al frontman dei Bluvertigo il ruolo di “segretario del Sottosegretario”: “Io non ho bisogno di una persona intelligente e sveglia per fare il segretario. Lui merita di più, lui deve avere un ruolo attivo, fattivo”.
Nel colloquio che sarebbe intercorso tra i due, Sgarbi gli avrebbe consigliato di chiamare Venezi “perché insieme potrebbero fare grandi cose, come presentare un progetto congiunto tra lirica e rock”. E, tutt’altro che rassegnato, avrebbe già in serbo per lui altri programmi: “Ho parlato con Anna Maria Bernini, ministro dell’Università e della Ricerca, perché penso che sarebbe ottimo se Morgan avesse un ruolo nelle università e nella formazione della cultura”.
(Morgan bocciato al Ministero della Cultura: “Ho pianto per l’umiliazione”. Sgarbi lo consola: “Per lui un programma in Rai”, 18 novembre 2022, alla pagina https://www.open.online/2022/11/18/governo-meloni-morgan-no-ministero-cultura-sgarbi-rai/)

È finita con un divorzio di fatto tra Morgan e Vittorio Sgarbi una lite scoppiata in chat, dove ci sono politici, giornalisti e intellettuali, con una serie di espulsioni a raffica da parte del cantante a cominciare da diversi esponenti PD, poi Diego Fusaro e molti altri considerati vicini al critico d’arte, e infine lo strappo tra i due ormai ex amici. Come riporta “Mow”, lo scontro si è consumato ieri 13 gennaio nel gruppo Whatsapp “Rinascimento dissoluzione” conclusosi con l’espulsione dal gruppo da parte di Sgarbi dello stesso Morgan poco dopo le 20. Tutto nasce da una discussione su Luigi Tenco, ovvero da una lettera scritta da Morgan 5 anni fa alla nipote del cantautore, Patrizia, che è stata pubblicata dal sito “Mow” il 7 gennaio 2023, e poi ripresa da “Rockol” il giorno seguente. Nel testo Morgan accusava la famiglia di non avere la capacità di gestire l’eredità di un “genio” perché hanno lasciato cadere la sua proposta di restaurare la produzione di Tenco. Inoltre, negli articoli in questione venivano riportate alcune dichiarazioni del cantante uscite dalla chat Rinascimento Dissoluzione. L’avvocato della famiglia Tenco ha poi replicato alla lettera diffondendo un comunicato in cui venivano definite false le accuse del cantante.
Successivamente, alcuni – a nome della chat – hanno replicato ulteriormente al comunicato della famiglia sostenendo Morgan e dichiarando che le frasi riportate erano una falsità. “Respingiamo con forza ogni accenno o qualsivoglia accusa al Premio Tenco 2022, andato in onda sulla RAI la notte tra il 7 e 8 gennaio 2023 e qualsiasi contenuto degli articoli usciti a mezzo stampa ivi riferiti, dato che non sono state rilasciate alcune dichiarazioni in merito, da parte di Morgan”, si legge nel comunicato. Quest’ultimo viene condiviso nella chat Whatsapp chiedendo massima diffusione, senza però raccogliere grandi risultati. Morgan deluso dalla scarsa diffusione del comunicato chiede così nella chat di essere sostenuto, considerando “ignavi e ingrati” coloro che non lo avrebbero appoggiato.
Essendo amministratore del gruppo, Morgan ha iniziato a espellere diversi partecipanti della chat. E molti di questi erano amici di Vittorio Sgarbi. Così quest’ultimo, vedendo la situazione, ha tolto dal gruppo Morgan e nel frattempo, riporta “Mow”, si è sfogato in un’altra chat, dal nome “Ministero della Cultura”. E qui Morgan ha condiviso lo screenshot di una chat privata tra i due in cui il critico d’arte gli ha scritto: “Io non ti ho neanche pensato. Sei un topo”. Anche in questa chat nasce un acceso scambio di messaggi di entrambi. “Io ho chiesto a voi solidarietà e appoggio. Sgarbi mi ha accoltellato e umiliato, nonostante io lo abbia sempre appoggiato con lealtà, si è permesso di fare questo a me, perché? Perché ho espresso indignazione?”, denuncia Morgan. E ancora: “Quanto tempo ho sprecato per Sgarbi, quante notti, quante parole, quanti sogni. Se non fosse stato per me non sarebbe sottosegretario. Così fanno i cattivi. Sfruttano e poi accoltellano”. E ha aggiunto: “Gli ho detto che è stato sleale e mi ha risposto che io sono un topo che con i suoi amici mi deride e che non si è mai illuso che io fossi meritevole. Non è un’amicizia, è una mia illusione, ma lui non mi è amico. Mi ha sempre solo usato”.
(La lite ferocissima tra Sgarbi e Morgan, divorzio in chat: “Mi ha accoltellato e umiliato…”. Il critico: “Sei un topo…”, “openonline”, 14 gennaio 2023, alla pagina https://www.open.online/2023/01/14/lite-sgarbi-morgan-chat-rinascimento-dissoluzione/)

L’armistizio sarebbe iniziato alle 19.30, sul gruppo WhatsApp “Sgarbistan”: il primo a seppellire l’ascia di guerra sembra essere stato Sgarbi, con un messaggio dove ringraziava Morgan e affermava di non avere nulla da rimproveragli.
Il cantautore ribatteva: “Grazie Vittorio. Io ti stimo tanto e mai lo negherò”. Parla di una stima “oggettiva, elaborata, generata e alimentata dall’osservazione” di quello che definisce “un grande intellettuale, il più grande del mio tempo, l’uomo libero per eccellenza”. Non solo: per lui Sgarbi sarebbe addirittura “un padre, quello che non ho avuto quando avrei voluto, quello che mi avrebbe fatto diventare uomo, portato con sé nel mondo e insegnato il mondo”.
Il critico d’arte conclude con un conciliante: “Si litiga anche con i padri. Ma non si rinnegano”.
Chissà se l’idillio rimarrà anche dopo che Morgan leggerà l’intervista al suo padre putativo appena pubblicata dall’Adkronos, dove Sgarbi puntualizza: “L’incarico della Venezi è stato una scelta del ministro ed è un incarico di consulenza, non operativo. Non posso promettere quello di cui non dispongo”. E ribadisce: “Io non ho accoltellato né ho usato nessuno. Sono stato giustamente generoso con lui perché è un uomo di talento e adesso basta, non c’è più materia se non i turbamenti del giovane Morgan”. E chiosa con un consiglio che si sente di dargli: “Quello di non rompere i coglio*i!”
(La relazione complicata tra Sgarbi e Morgan tra abbracci e perdono in chat: «Sei il padre che non avuto». Ma poi…, “openonline”, 23 gennaio 2023, alla pagina https://www.open.online/2023/01/23/vittorio-sgarbi-vs-morgan-chat-pace/)

21_11_22 | Beatrice Venezi vuole istituire un albo dei critici professionisti e proteggere i musicisti italiani

Vedo che oggi chiunque sia dotato di uno smartphone si erge a critico. E certe “critiche”, chiamiamole così, possono esaltare o affossare la carriera di un artista. Ecco perché penso a un percorso di formazione specializzato e a un albo dei critici professionisti. Nella mia visione mi spingo oltre: non solo per la musica, ma per la critica tout court. Penso che ci sia bisogno di inquadrare meglio i ruoli.
(Beatrice Venezi, in Roberta Scorranese, Beatrice Venezi: “Penso a un albo per i critici musicali. Morgan? La sua visione sarà necessaria”, “Corriere della Sera”, 21 novembre 2022)

Cantanti, musicisti, direttori d’orchestra di altri paesi riempiono i cartelloni. Per carità, il merito è merito e con questo non voglio dire di essere contraria a ingaggiare professionisti non italiani. Ma penso che ci sia bisogno di sostenere anche i nostri. Non solo in Italia, ma anche quando si espongono all’estero, in contesti internazionali.
(Beatrice Venezi, in Roberta Scorranese, Beatrice Venezi: “Penso a un albo per i critici musicali. Morgan? La sua visione sarà necessaria”, “Corriere della Sera”, 21 novembre 2022)

21_11_22 | Torino | Il Salone Internazionale del Libro apre (e chiude) la manifestazione d’interesse per la Direzione Editoriale

Il Comitato Direttivo del Salone Internazionale del Libro di Torino, viste le risultanze della presente istruttoria, nomina il soggetto incaricato della direzione editoriale della manifestazione. In assenza di adeguate professionalità in esito alla manifestazione d’interesse il Comitato Direttivo può nominare un soggetto dotato dei requisiti previsti.
(dal testo della Manifestazione di Interesse per il conferimento dell’incarico della Direzione del Salone Internazionale del Libro di Torino, 21 novembre 2022, scaricabile al link https://www.circololettori.it/la-fondazione/bandi-e-avvisi/manifestazioneinteressedirezionesalonelibro_testocompletodef/)

I candidati alla direzione del prossimo Salone del Libro sono tutti professionisti e amici che stimo e che potrebbero fare bene. Sono nomi validi, ampiamente titolati e competenti. Comunque vada, andrà bene.
(Ernesto Ferrero, in Cristina Insalaco, “La direzione del Salone è al sicuro sono tutti candidati di serie A”, “La Stampa”, 17 dicembre 2022)

“La Stampa”, 16 gennaio 2023

Dopo la riunione di questo pomeriggio del Comitato Direttivo (costituito dall’Associazione Torino, La Città del Libro, dalla Fondazione Circolo dei lettori, dalla Regione Piemonte e dalla Città di Torino), all’unanimità è stata dichiarata ufficialmente conclusa la procedura istituita per la nomina della direzione del Salone Internazionale del Libro di Torino 2024-2026. (…)
Valutazione candidature. I delegati dell’Associazione Torino, la Città del libro hanno dato attenta lettura di ogni curriculum pervenuto, al fine di valutare i candidati più adatti, sulla base della competenza, dell’esperienza e della compatibilità rispetto alla struttura organizzativa esistente. L’Associazione Torino, la Città del Libro, desidera esprimere soddisfazione per la qualità delle candidature ricevute e ringraziare tutti coloro che hanno partecipato alla manifestazione di interesse.
(Dichiarazione Associazione Torino, la Città del Libro su conclusione della procedura per la nomina della direzione Salone Internazionale del Libro di Torino, 16 febbraio 2023, alla pagina https://www.salonelibro.it/news/dal-salone-mobile/titolo-dichiarazione-associazione-torino,-la-citt%C3%A0-del-libro-su-conclusione-della-procedura-per-la-nomina-della-direzione-salone-internazionale-del-libro-di-torino.html)

Quest’anno ha candidato il suo nome alla direzione del Salone Internazionale del Libro di Torino: che esperienza è stata? Come abbiamo poi visto la scelta è stata rinviata, ma per una personalità come la sua, con la sua esperienza, come è stato candidarsi?

Nicola Lagioia, che ha rilanciato la manifestazione dopo una pesante crisi, dopo aver curato l’edizione 2023, ha rinunciato all’incarico. Il Salone del Libro ha lanciato una call per il nuovo direttore, alla quale ho partecipato insieme a una cinquantina di altri candidati. Si richiedeva un curriculum e dunque ho pensato che sarebbero state valutate e confrontate le competenze e le esperienze di tutti. Invece, con la complicità dei giornali, hanno preferito sottoporre i candidati al “gioco dei difetti”. Così, accanto ad alcuni endorsement prestigiosi, che mi hanno fatto molto piacere, ho letto che non sono adatto perché “sebbene nato a Torino, sono milanese” (che da quelle parti dev’essere un insulto), perché non sono “abbastanza pop”, perché a Milano hanno organizzato Tempo di libri (un progetto dove non ho avuto alcun ruolo), perché “sconto Bookcity” e il suo successo, perché sono l’unico che ha presentato un programma. In realtà avevo solo pubblicato un post su Facebook, nel quale cercavo di aprire un dibattito non sui nomi, ma sul progetto e sulle idee.
Nel giro di un paio di mesi, i pettegolezzi hanno bruciato i candidati più autorevoli. Alla fine Paolo Giordano, che era stato designato (anche se in tandem con un condirettore), ha fatto saltare il banco. Il Salone aveva già a libro paga un comitato editoriale con 17 (diciassette) consulenti. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano avrebbe voluto arricchirlo con altri tre intellettuali di sua fiducia. A quel punto Giordano si è ritirato e l’intera procedura è finita in nulla, anche se nel suo comunicato l’Associazione Torino, la Città del libro ha voluto “esprimere soddisfazione per la qualità delle candidature ricevute”. Dunque i curricula esaminati erano di alto livello, ma il Salone non ha saputo scegliere, intrappolato dai veti incrociati e dalle ingerenze della politica.
Il problema è un altro. A finanziare il Salone – e dunque a nominare il direttore – sono il Comune (di sinistra), la Regione (di destra) e gli industriali (che sono proprietari del marchio), con il beneplacito del Ministero. Dopo aver bruciato i candidati competenti e disposti a svolgere l’incarico, a giugno troveranno di sicuro un direttore molto simpatico a tutti. La competenza è un optional.
(Oliviero Ponte di Pino, in Tiziano Fratus, “Sono nato a Torino ma lavoro a Milano. Per il Salone del Libro sono da bocciare”, “La Verità”, 26 marzo 2023)

21_11_23 | Milano | Giuseppe Valditara a “Italia-Direzione Nord”: “Evviva l’umiliazione perché fa crescere”

Dopo le polemiche, si è scusato il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che in un convegno a Milano aveva sostanzialmente esaltato “l’umiliazione” per punire i bulli con lavori socialmente utili.

Ho usato al momento un termine sicuramente inadeguato, confermo il messaggio: imparare l’umiltà di chiedere scusa. In quel video ho usato un termine che non spiega affatto il senso del mio ragionamento. Stavo intervenendo su un episodio oggettivamente intollerabile, quello di uno studente che ha preso a pugni una professoressa. Ho affermato che sospendere per un anno quel ragazzo non ha molto senso, molto meglio responsabilizzarlo facendogli svolgere lavori socialmente utili alla collettività.

Intervenuto all’evento organizzato a Milano il 21 novembre scorso dal titolo “Italia-Direzione Nord”, Valditara aveva detto che “l’umiliazione” è un elemento determinante nella crescita degli studenti. Frase che ha acceso le polemiche (…) Nel suo discorso, Valditara provava a dimostrare come le istituzioni, ma anche le famiglie debbano avere un ruolo centrale nell’affrontare comportamenti violenti dei ragazzi. Il ministro ha un episodio avvenuto in un istituto in provincia di Varese dove uno studente è stato sospeso per un anno per atti di bullismo.

Se ci si limita a sospendere per un anno, il rischio è che quel ragazzo vada poi a fare fuori dalla scuola altri atti di teppismo, o magari addirittura si dia allo spaccio o magari si dia alla microcriminalità. Quel ragazzo deve essere seguito, quel ragazzo deve imparare che cosa significa la responsabilità, il senso del dovere. Noi dobbiamo ripristinare non soltanto la scuola dei diritti, ma anche la scuola dei doveri. (…) Quel ragazzo deve fare i lavori socialmente utili, perché soltanto lavorando per la collettività, per la comunità scolastica, umiliandosi anche, evviva l’umiliazione che è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità. Di fronte ai suoi compagni è lui, lì, che si prende la responsabilità dei propri atti e fa lavori per la collettività. Da lì nasce il riscatto. Da lì nasce la maturazione. Da lì nasce la responsabilizzazione.
(Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, in Polemiche sul ministro Valditara per la frase sulle punizioni per i bulli: “Evviva l’umiliazione perché fa crescere”. Poi le scuse, “Open”, 24 novembre 2022, alla pagina https://www.open.online/2022/11/24/scuola-valditara-punizioni-bulli-video/)

Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha inviato una lettera a “La Stampa” ritornando sulla questione dell’umiliazione, parola da lui usata qualche mese fa parlando di recupero dei bulli. (…)

Si faceva riferimento, durante un dibattito pubblico, ad un caso specifico di bullismo grave in cui uno studente, dopo aver disegnato una svastica sulla cattedra per ingiuriare la docente ebrea, l’aveva persino presa a pugni. Detto questo l’uso del verbo era al riflessivo: “il bullo umiliandosi ad accettare la sanzione” dei lavori di utilità sociale. Accettare la sanzione della scuola significa avviare un processo di maturazione e crescita, perché limitando il proprio ego, riportandolo a terra, imparando il senso della solidarietà, il ragazzo bullo impara a riconoscere gli altri e a rispettarli. Mai pensato o detto di una scuola che abbia come finalità di umiliare gli studenti, è estranea alla mia cultura, ai principi a cui ho improntato la mia attività accademica.
(Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, Valditara: “La finalità della scuola non è umiliare gli studenti. Accettare le sanzioni significa avviare un processo di crescita”, “Tecnica della Scuola”, 2 agosto 2023, alla pagina https://www.tecnicadellascuola.it/valditara-la-finalita-della-scuola-non-e-umiliare-gli-studenti-accettare-le-sanzioni-significa-avviare-un-processo-di-crescita)

22_11_22 | Gennaro Sangiuliano vuole una fiction su Oriana Fallaci… ma la RAI l’ha già realizzata nel 2015 (mentre il film su Pirandello è nelle sale)

L’Oriana, regia di Marco Turco con Vittoria Puccini (produzione RAI, 2015)

Non voglio sostituire a un’egemonia gramsciana di sinistra un’egemonia di destra. Voglio aggiungere, voglio che il pensiero sia un pensiero plurale, in cui tutti quanti possano liberamente scegliere secondo le proprie sensibilità, che ci sia un’apertura democratica che fino ad oggi non c’è stata perché c’è sempre stata una certa cappa uniforme, una dittatura del politicamente corretto per cui si facevano opere culturali soltanto in una certa direzione. Le ho dato un esempio ben preciso. La Rai ha prodotto una fiction su Mimmo Lucano e non ha prodotto una fiction su Oriana Fallaci, Indro Montanelli o su Luigi Pirandello. Francamente mi sembra paradossale.
(Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, Sangiuliano: “Chiederò alla Rai di fare una fiction sulla Fallaci”. Ma c’è già stata, in “Radio Capital”, 22 novembre 2022, alla pagina https://www.capital.it/articoli/ministro-sangiuliano-intervista-fiction-oriana-fallaci-luigi-pirandello/)

La Stranezza, regia di Roberto Andò, protagonista Toni Servillo (nei panni di Luigi Pirandello) con Ficarra e Picone

23_11_22 | Roma | Alessandro Giuli presidente di Fondazione MAXXI

Mi sono iscritto al Fronte della Gioventù a quattordici anni, poi anche un’esperienza nella destra extraparlamentare. Fatta tutta la trafila, saluti romani, botte date e prese, il cammino verso l’idea dello sfondamento a sinistra della segreteria di Pino Rauti. Poi ho capito che lo sfondamento era più che altro “della sinistra” o “da parte della sinistra” e ne ho tratto le dovute conseguenze.

Famiglia d’origine?

Nonno paterno ha iniziato il Ventennio con la Marcia su Roma e l’ha concluso a Salò. Papà sindacalista della Cisnal, iscritto al Movimento Sociale, erede di una dinastia di proprietari terrieri marchigiani, cresciuto nella convinzione, manifestatagli dal padre, che la Resistenza gli avesse rubato tutto. Sono cresciuto con questa irrequietezza, che mio padre ha poi trasmesso a me, ma ho chiuso il cerchio: i miei figli non ci passeranno, con questa storia non avranno nulla a che fare, ho pagato anche per loro. Per parte di mamma tutta un’altra storia. Il nonno materno ha fatto la Resistenza, mamma democristiana.

Lei si sente parte della mastodontica occupazione di potere da parte della destra nelle istituzioni culturali, denunciata anche da Schlein?

Sciocchezze! L’egemonia culturale si costruisce, o comunque si forma, dentro la società. E non attraverso un ricambio che c’è sempre stato ed è fisiologico e doveroso, alla RAI come al MAXXI. L’importante è non considerarsi mai detentori di un ruolo per una sorta di diritto divino.
(Alessandro Giuli, in Tommaso Labate, ”Un mio nonno era partigiano, l’altro fece la Marcia su Roma. Da ragazzo ho militato a destra e ora spiego che Gramsci è vivo”, “Corriere della Sera”, 7 maggio 2024)

03_12_22 | L’editore Francesco Giubilei consigliere per la promozione della cultura tra i giovani del ministro Gennaro Sangiuliano (…per sei mesi)

“Sono stato nominato Consigliere del Ministro della Cultura. Ringrazio il Ministro Gennaro Sangiuliano e il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni per la fiducia e per il prestigioso incarico che svolgerò con impegno e dedizione al servizio dell’Italia con un’attenzione particolare alla delega che mi è stata conferita alla promozione della cultura tra i giovani”. Attraverso un post pubblicato sul suo profilo Instagram, Francesco Giubilei annuncia di essere stato nominato Consigliere del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Classe 1992, Giubilei è editore e autore, oltre a essere, nell’ambito della destra, uno dei personaggi mediatici più attivi: proprio come il giornalista Alessandro Giuli – di recente nominato Presidente della Fondazione MAXXI – e l’esperto di comunicazione ed esponente di Fratelli d’Italia Federico Mollicone – nominato da poco Presidente della VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione alla Camera –, Giubilei è un volto noto dei talk politici televisivi. Ancora una volta, quindi, il governo Meloni ha deciso di far tessere le trame della Cultura a un personaggio proveniente dal mondo della comunicazione – possa questa spaziare dal giornalismo all’editoria.”

Nato a Cesena nel 1992, Giubilei si laurea in Lettere Moderne all’Università degli Studi di Roma Tre e in Cultura e Storia del Sistema Editoriale all’Università degli Studi di Milano. Ha inoltre partecipato alla Summer School della London School of Journalism e della Cuny Graduate School of Journalism di New York. La sua attività nel mondo dell’editoria prende avvio nel 2008 quando, a 16 anni, fonda la casa editrice Historica, dal 2013 Giubilei Regnani Editore.

Giubilei Regnani editore nasce dall’incontro tra l’editore Francesco Giubilei e l’imprenditore Giorgio Regnani con la volontà di costituire un marchio editoriale caratterizzato da un’attenta ricerca dei titoli pubblicati,

si legge sul sito web della casa editrice. Tra i suoi autori è anche lo stesso Giubilei, con i libri Storia del pensiero conservatore (2016, uscito negli Stati Uniti con Regnery con il titolo The History of conservative Thought), Storia della cultura di destra (2018), Europa Sovranista (2019), Conservare la natura. Perché l’ambiente è un tema caro alla destra e ai conservatori (2020), Sovranità energetica. Dagli errori della transizione ecologica alla guerra in Ucraina (2022). Dal 2015 Giubilei è docente al Corso di Editoria di Roma e Milano dell’Agenzia letteraria Herzog, mentre nel 2017 fonda la rivista “Nazione Futura”, e dell’omonimo movimento di idee è anche il Presidente, così come della Fondazione Tatarella; collabora inoltre con Il Giornale ed è nell’editorial board di The European Conservative. Nel 2019, Forbes ha inserito Giubilei tra i 100 under 30 più influenti d’Italia, alla sezione Law & Policy, ed è membro del Comitato Scientifico sul Futuro dell’Europa del governo italiano nominato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero degli Esteri per la partecipazione alla Conferenza sul futuro dell’Europa dell’Italia.
(Desirée Maida, Nuove nomine alla Cultura. L’editore Francesco Giubilei è consigliere del Ministro Sangiuliano, “artribune”, 3 dicembre 2022, alla pagina https://www.artribune.com/professioni-e-professionisti/politica-e-pubblica-amministrazione/2022/12/editore-francesco-giubilei-consigliere-ministro-cultura-sangiuliano/)

Francesco Giubilei non è più consigliere del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ha presentato oggi le sue dimissioni. Dopo che “il Foglio” ha segnalato la concessione di un contributo di 46 mila euro del ministero della Cultura per un progetto per “interventi su archivi dei movimenti politici e degli organismi di rappresentanza dei lavoratori” alla Fondazione Tatarella, presieduta da Francesco Giubilei, il giovane consigliere del ministro Sangiuliano da deciso di lasciare l’incarico “per ragioni di opportunità”.

La Fondazione Tatarella, così come altre istituzioni simili, concorre al bando della Direzione Generale Archivi sulla realizzazione di progetti riguardanti interventi da effettuarsi su archivi dei movimenti politici e degli organismi di rappresentanza dei lavoratori o di loro esponenti, almeno dal 2020 e il finanziamento ottenuto negli anni è nella media rispetto ad altre organizzazioni dello stesso tipo. Si rappresenta che la Commissione che seleziona i beneficiari di tali contributi è una Commissione tecnica ed è presieduta dal dirigente del Servizio II della Direzione Generale Archivi. Ne fanno parte anche 4 funzionari della stessa Direzione. Ogni progetto, prima di essere ammesso a finanziamento, necessita di un parere della soprintendenza archivistica competente per Regione. Comunico che, in ogni caso, per ragioni di opportunità, per continuare l’attività di presidente della Fondazione Tatarella, ho rassegnato le mie dimissioni dall’incarico di consigliere del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.
(Francesco Giubilei, in Francesco Giubilei si dimette da consigliere del ministro Sangiuliano, “Il Foglio”, 11 giugno 2023)

16_12_22 | Roma | Il convegno “Per un nuovo immaginario italiano” nel decennale di Fratelli d’Italia

Il Fus non esisterà più! Mi dispiace per l’ex ministro Franceschini, se ne dovrà fare una ragione… E’ finita l’era Franceschini! (…) Ci sarà il Fondo nazionale per lo Spettacolo.
(Federico Mollicone, in Augusta Cesari, Festa di FdI, l’appello agli “intellettuali coraggiosi”. Per un nuovo immaginario italiano, “Il Secolo d’Italia”, 16 dicembre 2022, alla pagina https://www.secoloditalia.it/2022/12/festa-di-fdi-lappello-agli-intellettuali-coraggiosi-per-un-nuovo-immaginario-italiano/)

Va definito un nuovo racconto. L’élite che ha governato i centri di poteri ha raccontato la sua di indentità, deformando l’immaginario. Dobbiamo imporre i nostri valori. La vita non è nei salotti, è altrove.
(Giampiero Rossi, in Concetto Vecchio, La destra alla conquista della cultura. “Basta élite e politicamente corretto”, “la Repubblica, 17 dicembre 2022)

Sgombriamo il campo da equivoci, che il Gran Tribunale dell’Inquisizione si aspetta oggi di vedere qui rappresentato su questo palco: un’esibizione di sciovinismo. Ebbene, nulla di tutto questo. (…) L’immaginario è un racconto unitario da sempre. Ha a che fare con la libertà d’espressione. Una cultura aperta e consapevole è capace anche di fare il lavoro della sinistra.
(Alessandro Giuli, in Augusta Cesari, Festa di FdI, l’appello agli “intellettuali coraggiosi”. Per un nuovo immaginario italiano, “Il Secolo d’Italia”, 16 dicembre 2022, alla pagina https://www.secoloditalia.it/2022/12/festa-di-fdi-lappello-agli-intellettuali-coraggiosi-per-un-nuovo-immaginario-italiano/)

La cultura deve essere una libera affermazione dell’umano. Per gli esseri umani, l’unico habitat naturale è quello che ci siamo costruiti noi in millenni di storia attraverso la cultura nelle sue multiformi manifestazioni. La cultura è la più alta espressione dell’umano e richiama la libertà. Il che significa anche rompere gli schemi, superare lo status quo. Se si annulla l’antitesi, in nome del conformismo, del totem politico e della dittatura del “politicamente corretto”, non c’è più dialettica e non c’è più possibilità di avanzare nella cultura. (…)
Nessuno vuole sostituire alla vecchia egemonia gramsciana di sinistra una nuova egemonia: tutti noi qui presenti abbiamo subìto pregiudizi che non vogliamo dare agli altri. Credo che l’unica egemonia che si potrebbe tentare di affermare è l’egemonia italiana, quel pensiero italiano che per troppo tempo è stato accantonato in nome di un provincialismo esterofilo. Ora dobbiamo tornare all’aria aperta.
(Gennaro Sangiuliano, in Augusta Cesari, Festa di FdI, l’appello agli “intellettuali coraggiosi”. Per un nuovo immaginario italiano, “Il Secolo d’Italia”, 16 dicembre 2022, alla pagina https://www.secoloditalia.it/2022/12/festa-di-fdi-lappello-agli-intellettuali-coraggiosi-per-un-nuovo-immaginario-italiano/)

Ma la vera star è Buttafuoco. Incendia il teatro quando denuncia il conformismo dominante, “Radio 3 che ogni due secondi cita Pasolini come un tic”, l’assenza di spirito critico: “Oggi è impossibile immaginare Hemingway che racconti Dresda”. Buttafuoco ha pure nostalgia di Corrado che a Domenica In ospitava Carmelo Bene e “c’era un pubblico a recepirlo”.
(Concetto Vecchio, La destra alla conquista della cultura. “Basta élite e politicamente corretto”, “la Repubblica, 17 dicembre 2022)

Con Pietrangelo Buttafuoco frequentavamo i campi scuola. E la sera Buttafuoco si metteva al pianoforte e ci cantava Petrolini. Ricordo bene, Pietrangelo?
(Gennaro Sangiuliano, in Concetto Vecchio, La destra alla conquista della cultura. “Basta élite e politicamente corretto”, “la Repubblica, 17 dicembre 2022)

Risulta abbastanza raffazzonata la “controegemonia” dei Fratelli d’Italia. L’impegnativa espressione dà il titolo al primo bollettino editoriale del partito di maggioranza. (…) Quello della cultura di destra resta un mondo per certi versi sorprendente, un pullulare di iniziative a tratti perfino bulimico, ma uno sguardo d’insieme lo mostra qui ancora perdutamente radicale, e, specie adesso, catacombale. Come se le varie pubblicazioni comprese nel documento a cura del Laboratorio Editoria del partito fossero rimasti indietro rispetto alle novità, dominati da equivoci, prigionieri di complessi che i fratelli maggiori (…) avevano ampiamente superato. (…).
Il primo e anche il più bizzarro (…) è uno stato di soggezione e sudditanza psicologica verso una cultura di sinistra che in realtà versa da decenni in uno stato agonico, cosa di cui evidentemente da quelle parti si fatica a prendere atto. Il vittimismo, d’altra parte, non aiuta a capire il presente. (…)
Il secondo handicap che affligge questo mondo ritrovatosi quasi di colpo maggioranza relativa è ancora quello dell’auto-emarginazione. Restarsene nel “ghetto” o, peggio, crogiolarsi compiaciuti nel “cattiverio” si traduce infatti nella pratica impossibllità di un confronto e ha tutta l’aria di spingere alla fuga verso un Altrove ora un po’ surreale, ora ammuffito.
(Filippo Ceccarelli, Ecco il catalogo di FdI la raffazzonata controegemonia con il complesso di inferiorità, “la Repubblica”, 17 dicembre 2022)

26_12_22 | Roma | Gennaro Sangiuliano turista al Colosseo: “Siamo la prima superpotenza culturale del pianeta”

Gennaro Sangiuliano, il 26 dicembre, ha provato a dismettere i panni del ministro per andare in giro a Roma da semplice turista. Tentativo durato qualche minuto: ha preso in prestito una macchina fotografica da un reporter al suo seguito, ha scattato qualche foto al Colosseo e poi ha riconsegnato l’apparecchio. Dopodiché, accompagnato dalla direttrice del Parco archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo, ha completato la visita dell’Anfiteatro Flavio. Ringraziando i giornalisti che si sono accodati al suo tour e hanno lavorato anche in una giornata festiva, ha esordito:

La cultura lavora anche oggi 26 dicembre e credo sia doveroso. (…) L’Italia è la prima superpotenza culturale del pianeta per l’unicum di civiltà che nella nostra Nazione si sono sedimentate attraverso i secoli. Noi possiamo accrescere il nostro Pil anche utilizzando in maniera efficiente il nostro patrimonio, aumentando i servizi e presentando al mondo questa strepitosa vetrina che possiamo offrire.

Il ministro della Cultura del governo Meloni ha parlato dell’affluenza odierna al Colosseo,

un fatto importantissimo anche perché rappresenta un fattore di crescita civile. Mi raccontava prima la direttrice Russo che il 70% dei visitatori è composto da giovani. Ragazzi che qui si interessano all’archeologia, della storia del Colosseo e poi possono realizzare anche una loro crescita culturale e civile acquistando libri, continuando a documentarsi. Con tutte queste persone qui presenti, tocchiamo con mano l’importanza della cultura in questa Nazione. Oggi i nostri più importanti siti archeologici e museali sono aperti, e lo saranno anche il primo gennaio. La cultura deve essere certamente preservata, tutelata, conservata, ma deve diventare anche un grande volano economico per l’Italia.

Sangiuliano ha colto l’occasione per fare un accenno al tema degli stipendi, spesso molto bassi tra gli operatori culturali.

Chi lavora va rispettato e retribuito adeguatamente. Noi dobbiamo assolutamente far crescere i servizi e un intero sistema che vada a ruotare attorno ai nostri siti museali, su questo c’è un grande lavoro da fare. Pian piano lo faremo, queste aperture sono mattoncini nel rinnovamento e potenziamento della cultura italiana. (…)
Nei prossimi anni aumenterà il numero delle persone che nel mondo viaggeranno, che hanno sete di conoscenza. Noi dobbiamo predisporci con un sistema efficiente per recepire tutto ciò.

Tra i campi su cui intervenire,

dobbiamo puntare anche alla modernità, il che significa servizi multimediali, che vanno migliorati e portati a target elevati. Anche se il livello dei nostri musei e parchi archeologici è molto cresciuto, non ci possiamo lamentare. Da turista mi è capitato di visitare altri luoghi del mondo e possiamo dire che come abbiamo uno dei migliori sistemi sanitari al mondo, abbiamo anche uno dei migliori sistemi museali.
(Gennaro Sangiuliano, in visita al Colosseo, in Il ministro Sangiuliano al Colosseo: “Italia prima superpotenza culturale del pianeta, usiamo il patrimonio per far crescere il PIL”, “openonline”, 26 dicembre 2022, alla pagina https://www.open.online/2022/12/26/roma-sangiuliano-colosseo-italia-superpotenza-culturale/)

29_12_22 | Gennaro Sangiuliano: “Da 18App alla Carta Giovani e alla Carta del Merito”

Sulle truffe ai danni dello Stato attraverso il bonus 18App continuiamo a vederne di tutti i colori: le ultime preoccupanti notizie arrivano da Napoli, dove la Guardia di Finanza ha scoperto una frode da circa 265.000 euro, sanzionando un edicolante e 530 giovani per l’uso fraudolento del contributo. Ringrazio gli investigatori per la loro attività e ribadisco quanto sostengo da tempo: i numerosi raggiri venuti alla luce testimoniano le criticità nei meccanismi di assegnazione del contributo e la bontà della scelta del Governo di modificarli a partire dal 2024 all’insegna di una maggiore trasparenza, equità e merito. Da gennaio avremo due nuovi strumenti, la Carta Giovani e la Carta del Merito, per rendere il bonus più mirato ed efficace.
(Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, 18App, Sangiuliano: “Ancora truffe, riforma del bonus scelta giusta”, 29 novembre 2022, alla pagina https://cultura.gov.it/comunicato/25589)

18App è un sostegno certamente migliorabile, ma che esprime un forte ed evidente valore simbolico. Con un investimento relativamente modesto (230 milioni nel 2021), in uno scenario dove la politica dedica scarsa attenzione ai giovani, generando un preoccupante astensionismo elettorale, era chiaro negli obiettivi e facile da comunicare: «Ragazzi e ragazze, nel mondo adulto in cui state entrando con la maggiore età, la cultura è un valore. Fa parte dei diritti e dei doveri di tutti i cittadini. Non vi rende solo persone migliori, ma contribuisce allo sviluppo della società». Perché lo spirito critico è il sale della democrazia. Perché il capitale cognitivo, il sapere sociale diffuso e l’educazione permanente sono fattori cruciali per competere nel mercato globale (e nel mercato del lavoro). Perché la curiosità dovrebbe essere l’ingrediente chiave nella formazione dei giovani, soprattutto se vogliono avviarsi verso le cosiddette professioni creative e dunque devono costruirsi un’ampia ‘banca dati’ a cui attingere e a cui fare riferimento.
Con questa premessa, si possono discutere pregi e difetti di 18App. In primo luogo, prevedeva un sostegno uguale per tutti, ricchi e poveri: con l’aggravante che i ricchi sanno in genere già come spendere i soldi in cultura, mentre i poveri, per molte ragioni, troppo spesso non hanno questa abitudine. In particolare, un ragazzo o una ragazza cresciuti in un ambiente familiare dove nessuno legge libri, nessuno va a teatro, nessuno esce di casa per entrare in un museo, difficilmente saprà perché un libro, uno spettacolo, un concerto, una mostra possono offrire un’esperienza piacevole e magari utile. Difficilmente saprà che cosa scegliere, e perché scegliere.
Questo rende inevitabili truffe e compravendite dei bonus. Intorno al Natale 2016, nella distrazione generale, diversi organi di stampa avevano peraltro denunciato il mercato nero dei Buoni Cultura da parte dei «diciottenni che non leggono». La protesta era partita da alcuni cittadini irritati da una pratica «illegale, ingiusta e dannosa per la collettività». Come ha spiegato a «la Repubblica» un sagace diciottenne barese: «Il meccanismo è semplicissimo: tu scegli i titoli su Amazon, dividi per due il prezzo, mi fai la ricarica Postepay e, arrivato l’accredito, ti faccio l’ordine: tempo due o tre giorni, e il libro è a casa». A corredo della proposta, gli screenshot degli ordini già fatti per altri utenti.
«A te conviene, perché compri a metà prezzo e io ci guadagno, visto che non leggo». (S. Dipinto, Bonus cultura, rivenduti online a metà prezzo i buoni da 500 euro per i 18enni: “Noi non leggiamo”, repubblica.it, 30 dicembre 2016, alla pagina https://bari.repubblica.it/cronaca/2016/12/30/news/bari_furbetti_bonus_cultura_500_euro_libri_a_meta_prezzo_nel_mercato_virtuale-155101698/). Queste furberie sono tra le ragioni per cui è stata chiesta la cancellazione della misura, parlando di «9 milioni di euro già frodati» (meno del 5% del totale, laddove su altri provvedimenti degli ultimi anni il “tasso truffa” pare più alto). (…)
Forse, per orientare i ragazzi e le ragazze che non hanno dimestichezza con Calvino, Mozart e Picasso, bisognerebbe intervenire con più adeguati ‘consigli per gli acquisti’. In questa prospettiva (e per capire come limitare le truffe), sarebbe davvero interessante conoscere in dettaglio dove i diciottenni hanno scelto di spendere il loro regalo di compleanno. Sappiamo che i 441.148 diciottenni che hanno usufruito del sostegno nel 2021 hanno speso circa 95 milioni in libri (compresi gli ebook), 22 milioni in concerti, 14 milioni in cd, vinili eccetera, poco più di 6 milioni in cinema e audiovisivi (serie comprese), 1,85 milioni in corsi di lingue, quasi 1 milione in teatro e danza, 700.000 euro in festival e filiere culturali e mezzo milione in musei, monumenti e parchi.
La banca dati sarebbe stata utile anche e soprattutto per capire in dettaglio i gusti e le passioni culturali dei giovani italiani di oggi. Ma questo è uno dei difetti dell’amministrazione italiana: una volta investiti e spesi i denari, c’è scarsissima attenzione per le ricadute e gli impatti dei provvedimenti e per eventuali aggiustamenti in corso d’opera, oltre che per l’utilizzo delle informazioni raccolte per migliorare le politiche culturali.
Almeno potenzialmente, 18App ha facilitato l’accesso alla cultura a fasce della popolazione per le quali alcune esperienze erano economicamente inaccessibili. In un paese come il nostro, con i consumi culturali tra i più bassi d’Europa, questo elemento non va sottovalutato. E poi 18App ha sostenuto diverse filiere culturali in un momento di crisi: non a caso nel dicembre 2022 tra i primi a protestare contro l’ipotesi di cancellazione sono stati editori e librai.
La proposta di riservare 500 euro solo ai meno abbienti evita di dare altri soldi ai ricchi (ammesso che l’ISEE sia davvero un filtro che impedisce le truffe) e allarga il diritto allo studio, consentendo l’acquisto di testi scolastici o universitari. Ma limitando l’accesso al Bonus, si spezza il legame simbolico tra cultura e cittadinanza, che era uno dei messaggi forti del provvedimento.
La proposta di riservare il Bonus solo ai «meritevoli» (ancorché ricchi), ovvero a chi ha un alto rendimento scolastico a prescindere dal reddito, va invece contro la filosofia stessa del provvedimento e di qualunque progetto di ampliamento del pubblico. La cultura non deve essere un premio per gli studenti “eccellenti”, ovvero i “secchioni” che hanno già un elevato capitale cognitivo e probabilmente più di 100 volumi negli scaffali di casa. Al contrario, dovrebbe essere strumento di riscatto sociale per chi ha difficoltà di accesso agli strumenti necessari.
(Oliviero Ponte di Pino, Cultura. Un patrimonio per la democrazia, Vita e Pensiero, 2024, pp. 150-153)

29_12_22 | Gennaro Sangiuliano: “Usare parole straniere è snobismo radical chic”

La consacrazione della lingua nazionale è in molte Costituzioni, di gran parte dei Paesi non solo europei, come ha opportunamente ricordato Federico Guiglia. Quindi si tratta di essere coerenti con altre grandi nazioni europee e occidentali, e già il presidente Meloni presentò una proposta in tal senso. Poi, naturalmente, la riforma va armonizzata con il quadro di riforme a cui sta lavorando il ministro Casellati.

Ma perché, secondo lei, sarebbe così importante che sulla Carta venisse citata la nostra lingua?

La lingua è l’anima della nostra nazione, il tratto distintivo della sua identità. Il secolo scorso insigni studiosi del calibro di Croce, Gentile, Volpe hanno a lungo argomentato sulla circostanza che l’Italia sia nata molto prima della sua consacrazione statutaria e unitaria. L’Italia nasce attorno a quella che fu definita la “lingua di Dante”. E poi ci sono altri esempi che si possono fare.

Quali?

Il filosofo del diritto Felice Battaglia insiste molto sul valore della lingua:

la lingua che è forse uno dei fattori di quell’unità, perché mediazione di vita sociale, che facilita i rapporti collettivi, anzi li promuove, che lega le espressioni più alte dalle generazioni passate alle venture, che sublima il genio nella continuità d’una tradizione…

Una delle opere più importanti di Antonio Gramsci è Letteratura e vita nazionale, dove l’intellettuale pone con chiarezza il tema dell’unità organica tra letteratura e lingua nazionale da un lato, e lo sviluppo della nazione italiana dall’altro. Parlare, scrivere e valorizzare la propria lingua è un esercizio di alto contenuto, perché come spiega Giovanni Gentile “l’idea e la parola non sono due termini da accoppiare, bensì una cosa sola, o meglio un solo atto”.
La «grande Italia» del Rinascimento si realizza – teorizza Giuseppe Prezzolini – grazie alla lingua comune. Dopo l’unità politica dell’Italia varie personalità, fra cui Carlo Cattaneo, Alessandro Manzoni, Francesco De Sanctis, argomentarono che tra i compiti dello Stato ci fosse quello di rafforzare la lingua italiana attraverso la scuola e la letteratura. (…)

Anche a lei non piacciono le parole inglesi da usare al posto delle italiane, come ha raccomandato il premier Giorgia Meloni agli ambasciatori?

Credo che un certo abuso dei termini anglofoni appartenga a un certo snobismo, molto radical chic, che spesso nasce dalla scarsa consapevolezza del valore globale della cultura italiana. E anche della sua lingua, che invece è ricca di vocaboli e di sfumature diverse.
(Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, in Ernesto Menicucci, Gennaro Sangiuliano: “Usare parole straniere è snobismo radical chic. L’Italiano come identità”, “Il Messaggero”, 29 dicembre 2022)

Il ministro Gennaro Sangiuliano, nel tentativo di contestare chi utilizza parole straniere (spesso anglicismi), cade nello stesso clamoroso errore. Rendendo vano tutto il suo discorso in difesa della lingua italiana.
(Sangiuliano critica l’uso di parole straniere nella lingua italiana, ma poi usa “snob” e “radical chic”, “Next Quotidiano”, 29 dicembre 2022, alla pagina https://www.nextquotidiano.it/sangiuliano-critica-luso-di-parole-straniere-nella-lingua-italiana-ma-poi-usa-snob-e-radical-chic/)