Il crocifisso, la poltrona e la querela | Un’inchiesta sulla politica culturale della destra al governo
Quarta puntata (gennaio-giugno 2024)
04_01_24 | Roma | “Una targa dove Gramsci morì”
Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha inviato una lettera ai vertici amministrativi della casa di cura Quisisana di Roma per chiedere che venga apposta una targa commemorativa in ricordo della personalità di Antonio Gramsci, deceduto in questa struttura il 27 aprile del 1937 dopo un ricovero doloroso e in regime di libertà condizionata.
Antonio Gramsci è una delle più grandi personalità intellettuali e politiche dell’Italia del Novecento, ingiustamente perseguitato dal fascismo per le sue idee. Ho più volte annunciato che dedicheremo alla sua personalità e opera una mostra, ma ritengo doveroso accogliere l’appello di studiosi e cittadini ad apporre una targa commemorativa nel luogo dove si spense.
(Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, Gramsci, Sangiuliano: “Una targa nel luogo dove morì”, Ministero della Cultura, 4 gennaio 2024, alla pagina https://cultura.gov.it/comunicato/25742)
09_01_24 | Adriano Monti Buzzati Colella nuovo presidente del Cepell
Marino Sinibaldi non si aspettava di essere fatto fuori dal Centro per il Libro e la Lettura. La sua presidenza triennale era scaduta lo scorso 8 gennaio, ma tutto faceva pensare a una riconferma del mandato. Il metodo poi dispiace.
Quella telefonata è arrivata senza nessun preavviso. In 24 ore mi hanno sostituito dimostrando un’intenzione famelica che non mi aspettavo. (…) Non è certo una faccenda di soldi, l’incarico è gratuito, ma stavamo lavorando bene quindi mi sorprende.
Possibile che nessuno le avesse sussurrato qualcosa?
Mi sembrano pazzi. Per mesi non hanno nominato il direttore e quindi mi ero trovato a gestire tutto da solo, coprendo anche quel ruolo, poi andato a Luciano Lanna, con il quale ho un ottimo rapporto, ci tengo a dirlo.
E con il ministro Sangiuliano?
Pure con lui. Così almeno credevo.
La RAI, i direttori dei musei, ora il Cepell. Non c’era da aspettarselo?
Non parlerei però di lottizzazione ma di occupazione, una propensione famelica che non guarda al lavoro, alle competenze, alle biografie.
La sinistra non ha fatto lo stesso?
Il precedente direttore del Centro per il Libro, Angelo Piero Cappello, nominato come me da Franceschini, era di destra. E poi, guardi, c’è sempre stata una misura anche nello spoil system e nelle lottizzazioni.
Chi l’ha chiamata per darle la notizia?
Mi hanno telefonato dal Cepell. Stavo andando proprio lì, alla riunione settimanale. Mi hanno comunicato, sorpresi, che era arrivata la nomina del nuovo presidente. Ho fermato il motorino e sono tornato a casa.
Sarà sostituito da Adriano Monti Buzzati Colella, lo conosce?
Non conosco nessuno dei tre! (ride, n.d.r.)
Le dico qualcosa allora. Direttore della rivista “Dimensione cosmica”, amante dell’horror di Lovecraft, tra gli organizzatori della mostra su Tolkien.
E’ dentro il loro mondo, un piccolo cerchio asfittico di persone con gusti molto simili che mettono a repentaglio il pluralismo, che è il concime della cultura. Il fatto che non vogliano lasciare spazio ad altre culture è preoccupante. Stanno cancellando professionalità ed eccellenze con l’unico disegno di non includere la diversità. Questa è una cosa che la sinistra non ha fatto ed è lo specchio di una evidente angustia culturale. (…)
C’è uno spirito di rivalsa?
Una sorta di risentimento, una voglia di rivincita, una fame ingiustificata. Ma non stiamo parlando di underdog, nessuna di queste persone è vissuta prima in esilio, nessuna è stata a digiuno per anni. Sono interessati solo a politicizzare la cultura per reagire a un’egemonia culturale che non c’è più, se mai c’è stata.
(Marino Sinibaldi, in Raffaella De Santis, “E adesso la destra occupa pure i libri”, “la Repubblica”, 10 gennaio 2024)
Dico subito che non intendo replicare punto per punto a certe frasi un po’ sguaiate e di cattivo gusto. Posso capire il rammarico per la mancata riconferma in un incarico, – anche se in un incarico a tempo come quello di presidente del Centro per il Libro il bis non si può pretendere -, mentre trovo meno comprensibile il livore gratuito. I venticinque anni di carriera alle spalle, anche pubblicistica, che non si limita al fantasy com’è stato scritto, credo testimonino la mia grande passione per i libri e l’editoria, senza contare la mia formazione umanistica e i miei trascorsi da frequentatore di archivi e biblioteche. E invece nelle prime ricostruzioni sono stato inquadrato esclusivamente per le mie passioni da lettore, legate alla letteratura fantastica”.
Come pensa di superare i pregiudizi nei suoi confronti?
Chiarendo subito che il Cepell è e resterà un grande facilitatore culturale, oltre che un presidio di libertà, libertà che è il sale dell’industria del libro, e che è l’humus in cui germina una sana coscienza civile; libertà che con il direttore Lanna vogliamo salvaguardare e valorizzare. Chi teme una politicizzazione del Centro per il libro non mi conosce e rimarrà deluso. Vogliamo valorizzare il libro e sostenere la lettura. I libri hanno resistito alla pandemia e anzi hanno ritrovato una centralità, che faremo di tutto per preservare.
Ha citato prima la passione per la letteratura fantastica. Non a caso, il suo ultimo saggio, uscito l’anno scorso per Historica Edizioni, è Tolkien e Lovecraft. Alle origini del fantastico.
La passione per la letteratura fantastica e dell’immaginario è nata nell’adolescenza con Tolkien, e si è via via strutturata e aperta a numerosi altri autori, da Clark Ashton Smith a Theodore Sturgeon, da Robert E. Howard allo stesso Lovecraft. Mi sono appassionato al fantasy, alla fantascienza, alla letteratura del macabro e all’horror. Negli anni, numerose letture si sono aggiunte a completare e definire il mio interesse in questi ambiti. Ma sono un lettore onnivoro e curioso, amo anche altri tipi di opere.
Ci faccia degli esempi.
Tra i miei scrittori preferiti ci sono i grandi della letteratura russa, come pure Borges, Bulgàkov, Bukowski, John Fante, oltre a Mishima, e tra i contemporanei Houellebecq. Spazio moltissimo, come può vedere.
E tra gli italiani?
Landolfi, Manganelli, ma anche Valerio Evangelisti, per tornare alla passione per il fantastico. E tra i viventi, autrici come Melania Mazzucco e Silvia Avallone, e autori come Maurizio Maggiani, e anche qui ne potrei citare molti altri. In questo momento sto leggendo Bella vita e guerre altrui di mr. Pyle, gentiluomo di Alessandro Barbero, che segnò il suo esordio nella narrativa, e che sto apprezzando per la scrittura fluida e la trama avvincente. (…)
Anche la sua biografia viene criticata. A proposito, è un simpatizzante monarchico come è stato ipotizzato? Con Historica Edizioni nel 2018 ha pubblicato Conversazione sulla Monarchia, scritto con Alessandro Sacchi (con la prefazione di Amedeo di Savoia)…
Il modo in cui la questione è stata posta a mio avviso rappresenta una distorsione informativa. Un conto è l’aspetto culturale e sentimentale, un altro il pragmatismo della quotidianità. Per me la sobrietà e l’equilibrio del Presidente della Repubblica Mattarella rappresentano una bussola della nostra navigazione istituzionale. E ci tengo a ricordare i miei lunghi trascorsi da giornalista parlamentare, in cui penso di non aver mai dato prova di nostalgismi o dietrologie di alcun tipo.
(Adriano Monti Buzzetti Colella, presidente del Cepell, in Antonio Prudenzano, Parla Adriano Monti Buzzetti: “Chi teme una politicizzazione del Centro per il libro rimarrà deluso. Saremo un presidio di libertà”, “Il Libraio”, 11 gennaio 2024, alla pagina https://www.illibraio.it/news/editoria/adriano-monti-buzzetti-centro-per-il-libro-1449047/)
Chi rappresenta l’unità nazionale – è il ragionamento di Sacchi e Buzzetti Colella -, una volta selezionato da una fazione politica o da una parte del corpo elettorale, è costretto, a torto o a ragione, a convivere con il sospetto della partigianeria. A ben vedere, è la storia di questi anni quando la crisi della partitocrazia prima e del bipolarismo poi ha risucchiato nella tempesta politica più di un presidente della Repubblica. Con la monarchia – è la tesi degli autori – sarebbe impossibile perché un re è super partes per definizione. La tesi del primato del principio monarchico è il filo conduttore della Conversazione, che infatti vira decisamente sul tema delle riforme istituzionali aggredendo l’articolo 139 della Costituzione, cioè il catenaccio che blinda la Repubblica dichiarandone l’intangibilità da qui all’eternità.
(Giacomo Fabi, Libri, Conversazione sulla monarchia: “Il vero sovrano è super partes”, “Il Secolo d’Italia”, 30 ottobre 2018, alla pagina https://www.secoloditalia.it/2018/10/libri-conversazione-sulla-monarchia-il-vero-sovrano-e-super-partes/)
Abbiamo grande stima di Sinibaldi, quindi la sua uscita ci dispiace. Dopodiché riconosco il diritto del Governo a nominare i dirigenti, dato che la carica di Sinibaldi era scaduta. Non mi sembra ci siano state forzature. Ho avuto modo di incontrare il successore, Adriano Monti Buzzetti Colella, e mi ha fatto una buona impressione.
Il punto è se abbia le competenze.
Il problema sono le risorse, più che le persone.
(Innocenzo Cipolletta, presidente dell’AIE, in Raffaella De Santis, “Servono incentivi alla lettura”, “la Repubblica”, 7 febbraio 2004)
12_01_24 | Virginia Raffaele imita Beatrice Venezi a Colpo di luna su RAI1
Siccome sono una donna avvenente mi hanno dato dell’avvantaggiata, siccome sono una donna di destra mi hanno dato della fascistella, siccome sono una professionista seria mi hanno dato dell’antipatica. A tutte queste orrende calunnie io rispondo ‘antipatica no’. (…) D’altronde se fossi una persona antipatica il ministro della Cultura Sangiuliano non mi avrebbe nominato consigliere per la musica per il suo Ministero e per questo lo ringrazio. Il mio compito è quello di diffondere la cultura della musica a chi per ignoranza, scarsa educazione o incompetenza ne è totalmente allo oscuro. Il mio pensiero va nuovamente al ministro Sangiuliano,
aveva graffiato ancora Raffaele.
Imitazione durata circa quattro minuti, durante il suo discorso Venezi-Raffaele ha aggiunto:
Galeazzo, Fiammetta, Benito, Adua, Labaro, Adolfo… suonare! E suoneremo!
(Virginia Raffaele imita Beatrice Venezi a Colpo di luna, in Giuseppe Candela, Sangiuliano contro Virginia Raffaele per l’imitazione di Beatrice Venezi, “Il Fatto Quotidiano”, 19 gennaio 2024, alla pagina https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/19/sangiuliano-contro-virginia-raffaele-per-limitazione-di-beatrice-venezi/7415724/)
“Ignorante a me?” Virginia Raffaele che lo dipinge come un incolto non gli è andata proprio giù. Non c’entra l’imitazione del direttore d’orchestra Beatrice Venezi. No, dicono che Gennaro Sangiuliano si sarebbe arrabbiato per essere stato messo alla berlina in due passaggi chiave del medesimo sketch.
(Concetto Vecchio, A Viale Mazzini raccontano di pressioni contro lo show della comica che lo aveva preso di mira, “la Repubblica”, 19 gennaio 2024, alla pagina https://www.repubblica.it/politica/2024/01/20/news/sangiuliano_virginia_raffaele_beatrice_venezi_imitazione-421920591/)
Non è assolutamente vero. Virginia Raffaele mi piace molto, la seguivo anche prima di fare il ministro, è molto arguta e intelligente, fa bene suo lavoro. E poi la satira è un po’ il sale della democrazia, trovo che metta brio alla politica e quindi va bene così.
(Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, a Zona Bianca, Rete4, in Sangiuliano: “Virginia Raffaele mi piace, è arguta e intelligente”, “ANSA”, 22 gennaio 2024, alla pagina https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/2024/01/21/sangiuliano-virginia-raffaele-mi-piace-e-arguta-e-intelligente_fe8f4e3b-49b6-42a6-b483-1fcd36c2eef7.html)
L’imitazione è una forma di consacrazione, quindi grazie a #VirginiaRaffaele.
Se poi piace o no lo decide il pubblico.
Per il resto, non abboccate alla disinformazione!
(Beatrice Venezi su X, in Beatrice Venezi, “l’imitazione è una forma di consacrazione”, “ANSA”, 20 gennaio 2022, alla pagna https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/tv/2024/01/20/beatrice-venezi-limitazione-e-una-forma-di-consacrazione_c624a64c-b63d-41b8-8c0f-674479be9e45.html)
12_01_24 | Le nuove Commissioni Consultive per lo Spettacolo dal Vivo
Il 12 gennaio 2024 sono state rese note le scelte del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per la nomina dei componenti delle Commissioni consultive per lo Spettacolo dal vivo. Ricordiamo che le Commissioni hanno la “funzione consultiva in ordine alla valutazione degli aspetti qualitativi dei progetti e delle iniziative afferenti alle richieste di contributo nei settori di rispettiva competenza”.
Le nomine arrivano pochi giorni prima della data (31 gennaio) in cui è prevista la consegna del consuntivo per l’anno 2023 e per il progetto 2024 da parte dei soggetti finanziati da Ministero. Aveva peraltro suscitato qualche perplessità la decisione di azzerare le Commissioni nel corso del triennio FNSV (aka FUS) 2022-2024: i nuovi commissari avranno il difficile compito di valutare i progetti selezionati e valutati per due anni da altri.
Poi ragioneremo sull’età e sulla provenienza geografica, oltre che sui curricula. Ma intanto nella nuova Commissione per il teatro, colpisce che non ci sia nemmeno una presenza femminile. E nelle Commissioni Circo e Musica, i commissari nominati dal ministro sono solo uomini. Ma forse l’FNSV è più maschio del FUS.
Commissione Consultiva per il Teatro
Su 65 candidature, la scelta è ricaduta su:
Alessandro Massimo Maria Voglino, con funzioni di Presidente;
Marco Lepre;
Luigi Rispoli;
Gianpaolo Savorelli;
Angelo Pastore;
Alberto Cassani;
Carmelo Grassi.
Commissione Consultiva per la Danza
Carmela Piccione, con funzioni di Presidente;
Maria Luisa Abicca;
Raffaella Tramontano;
Gianmaria Piovano;
Marco Chiriotti;
Nicola Arrigoni;
Paolo Dalla Sega.
Commissione consultiva per i Circhi e lo Spettacolo viaggiante
Gianluca Cavedo, con funzioni di Presidente;
Piero Sandulli;
Aldo Avancini;
Dario Duranti;
Sebastiano Taddei;
Giuseppina Rossi;
Giuseppe Nuciari.
Commissione Consultiva per la Musica
Francesco Nicolosi, con funzioni di Presidente e per il settore della musica lirica;
Marco Vinco;
Massimiliano Capella;
Antonio Frigè;
Arnaldo Colasanti;
Guido Barbieri;
Silvia Tarassi.
13_01_24 | Insider andrà in onda a settembre su RAI3
E’ merito dell’Associazione Familiari delle Vittime di Mafia, di Articolo 21 e di WikiMafia, perché non hanno mai smesso di martellare per ottenere una risposta dell’azienda: perché avete bloccato Insider?
(Roberto Saviano, in Ida Bozzi, Saviano annuncia: “Torno in Rai grazie alla pressione civile”, “Corriere della Sera”, 13 gennaio 2024)
14_01_24 | RAI | L’inchiesta di Report su Franco Meloni
Sigfrido Ranucci, conduttore della trasmissione d’inchiesta Report (RAI 3), si difende. I parlamentari di Fratelli d’Italia hanno presentato un’interrogazione in Commissione di Vigilanza contro le puntate sulla famiglia del presidente del Senato, Ignazio La Russa, e sul padre della premier Giorgia Meloni. Santanchè, La Russa e ora Meloni. Ha messo FdI nel mirino?
Le notizie non hanno colore, né seguono ragioni di opportunità. Sono notizie o non lo sono.
Secondo i suoi accusatori c’è un accanimento.
Nell’ultima convocazione in Vigilanza ho portato la lista degli ultimi dodici anni di inchieste, dimostrando che hanno riguardato tutti i partiti: abbiamo lavorato su Vincenzo De Luca (PD) e su Giuseppe Conte ai tempi della pandemia (M5S). È logico che se un partito governa e amministra, riceverò più segnalazioni.
L’interrogazione le attribuisce l’uso ricorrente di pentiti di mafia giudicati inattendibili dalla magistratura, che dopo qualche decennio fanno rivelazioni su persone decedute.
Nell’inchiesta sulla famiglia di La Russa non si tratta di un pentito ma di Michele Riccio, un ex ufficiale che sul tema trattato non è mai stato giudicato inattendibile. Quanto a Luigi Ilardo, le cui dichiarazioni vengono riportate da Riccio, è uno dei pentiti di mafia più importanti dopo Buscetta, ha consentito molti arresti di capi mafia sconosciuti ad Agrigento, Catania e Caltanissetta.
È morto nel 1996.
Sì, ucciso pochi giorni prima di ufficializzare la propria collaborazione.
Quale interesse ha parlare oggi delle sue rivelazioni?
L’interesse c’è. E lo dimostra il fatto che se ne parli da più di una settimana. Piuttosto è strano che ci si concentri sulle dichiarazioni di un ex ufficiale e non su quello che abbiamo raccontato sulla famiglia La Russa.
Poi c’è l’inchiesta sui traffici di droga del padre di Giorgia Meloni, che però la premier non frequenta da quando aveva undici anni.
L’ho detto subito che le sorelle Meloni non hanno mai avuto a che fare con le vicende del padre.
Avrebbe dato la notizia anche se Meloni non fosse stata a Palazzo Chigi?
Certo, perché si tratta di un personaggio pubblico. Se non l’avessi data, qualcuno avrebbe potuto accusarmi di autocensura. Chi segnala a volte lo fa.
E in questo caso da dove veniva la segnalazione?
Dal camorrista pentito Nunzio Perrella. Che ha riconosciuto Franco Meloni nella foto pubblicata a ottobre dai quotidiani spagnoli: era la persona che gli aveva fornito ingenti partite di droga e che il boss Michele Senese aveva definito “un mio uomo”.
(Sigfrido Ranucci, in Antonella Baccaro, Report e Meloni, Sigfrido Ranucci: “Nessun accanimento contro Fratelli d’Italia. In questi 12 anni inchieste su tutti”, “Corriere della Sera”, 24 gennaio 2024, alla pagina https://roma.corriere.it/notizie/politica/24_gennaio_20/report-meloni-sigfrido-ranucci-fratelli-italia-eb603cc2-0b52-4be9-a0b3-add28f8a3xlk.shtml)
Nella sua persona giuridica, Fratelli d’Italia ha presentato in sede civile una richiesta di risarcimento danni nei confronti dell’inviato di Report. La puntata del programma contestata, andata in onda il 14 gennaio scorso si intitolava “La mafia a tre teste”. Nel programma Mottola rivelava i passati rapporti del padre di Meloni con Michele Senese, boss della mafia di Roma. Nella notifica di FdI non sono stati citati i responsabili della direzione Approfondimenti giornalistici, ma solo il giornalista e il vicedirettore Sigfrido Ranucci. Il suo lavoro, che ha fatto riferimento anche ai numerosi esponenti di Fratelli d’Italia arrestati per mafia negli ultimi cinque anni, “ha arrecato grave nocumento all’immagine del partito politico Fratelli d’Italia”, si legge in una nota.
“Un fatto senza precedenti”, replica l’Usigrai, “una querela in sede civile con richiesta di risarcimento superiore a 50.000 euro. La più classica delle querele bavaglio. La denuncia non è solo nei confronti del freelance autore del servizio, ma anche nei confronti del vicedirettore Ranucci. Nessuna contestazione, curiosamente, nei confronti del direttore dell’Approfondimento, Corsini, lo stesso che sul palco della kermesse Atreju aveva definito Fratelli d’Italia “il nostro partito”
(Report, FdI fa causa a Ranucci e al giornalista Mottola per una puntata sui presunti legami con le mafie. Usigrai: “Intimidatorio”, “Il Fatto Quotidiano”, 4 giugno 2024, alla pagina https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/06/04/report-fdi-fa-causa-a-ranucci-e-al-giornalista-mottola-per-la-puntata-sui-legami-con-le-mafie-usigrai-intimidatorio/7574180/)
A quante querele è arrivato?
A 178, tra querele e richieste di risarcimento, sono il più indagato d’Italia.
Preoccupato?
Tranquillo, perché sono maniacale nel rispetto di tre principi di base del mio lavoro: verità, interesse pubblico e continenza verbale.
E comunque, mal che vada, paga la RAI.
Insomma. Paga le spese legali. Se perdi una causa per dolo o colpa grave, si rivale su di te.
(Sigfrido Ranucci, in Giovanna Cavalli, “Facevo il maestro di tennis, entra in RAI grazie a un’allieva. Sono il più indagato d’Italia”, “Corriere della Sera”, 7 febbraio 2024)
16_01_2024 | Il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici contro la cancel culture
La cancel culture è considerata l’emergenza nazionale dal governo Meloni. Per questo va combattuta per decreto. È questo il significato della nuova norma che il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha fatto inserire alla chetichella nel nuovo Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (Tusmar), il provvedimento che regola il funzionamento di tv, radio e piattaforme in Italia. Il Testo è stato approvato in via preliminare sotto forma di decreto legislativo nel Consiglio dei ministri del 19 dicembre ma oggi è in discussione nella commissione Cultura della Camera che dovrà votare il relativo parere prima di tornare a Palazzo Chigi per l’approvazione definitiva.
La maggioranza di destra si è fatta promotrice di una nuova norma voluta da Sangiuliano. All’articolo 4 che elenca i principi generali a cui si devono attenere tv, radio e anche piattaforme streaming è stato inserito un comma secondo cui i media devono impegnarsi nel “contrasto alla tendenza contemporanea di distruggere o comunque ridimensionare gli elementi o simboli della storia e della tradizione della Nazione (cancel culture)”.
Con l’inserimento della norma sotto forma di principio nel nuovo Testo unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici viene anche dato potere all’Agcom di sanzionare tutte quelle tv o piattaforme streaming che proveranno ad applicare la cosiddetta cancel culture ai propri servizi. Il ministro Sangiuliano parla di un provvedimento contro la “barbarie della cancel culture”, mentre Fratelli d’Italia rivendica addirittura una norma “salva identità” contro “l’ideologia woke”, dice il responsabile organizzazione del partito Giovanni Donzelli.
Nessuno dei proponenti però specifica quale sia il pericolo di cancel culture in Italia ma nel dubbio, e alla vigilia di una campagna elettorale per le elezioni europee che si giocherà molto sui temi identitari, il governo ha pensato di inserire in un decreto un principio da rivendicare per salvare “l’identità nazionale”.
(Giacomo Salvini, Blitz di Sangiuliano, Fratelli d’Italia vuole abolire la cancel culture per decreto (e sanzionare chi non si adegua), “Il Fatto Quotidiano”, 16 gennaio 2024, alla pagina https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/16/blitz-di-sangiuliano-fratelli-ditalia-vuole-abolire-la-cancel-culture-per-decreto-e-sanzionare-chi-non-si-adegua/7411883/)
Plauso al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per aver introdotto nel Tusmar una norma contro la Cancel Culture, una pericolosa forma di negazionismo, revisionismo e cancellazione di storie, identità, simboli culturali. Una tendenza che, soprattutto negli USA, sta provocando danni culturali, storici e sociali enormi, basti pensare alla distruzione delle statue di Cristoforo Colombo.
(Maurizio Lupi, presidente di Noi Moderati e componente della Commissione di Vigilanza RAI, in Il ministro Sangiuliano prova ad abolire la cancel culture per decreto, “Finestre sull’Arte”, 17 gennaio 2024, alla pagina https://www.finestresullarte.info/politica/il-ministro-sangiuliano-prova-ad-abolire-la-cancel-culture-per-decreto)
Il presupposto da cui parte questo comma, nascosto nelle oltre trecento pagine del decreto sui servizi media audiovisivi, è opinabile. Per chi lo ha scritto, quindi per il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, in Italia ci sarebbe in tv e in radio “una tendenza”, che il dicastero colloca nell’era “contemporanea” e che va contrastata, “di distruggere o comunque ridimensionare gli elementi o i simboli della storia e della tradizione della Nazione”.
(Gabriella Cerami, in Serie tv o film: non toccare crocifissi, presepi o simboli fascisti. Sangiuliano all’attacco della cancel culture per la salvaguardia della Nazione, “la Repubblica”, 17 gennaio 2024)
Gentile Direttore,
dispiace che in un’epoca in cui si tende, con troppa facilità, a confondere il vero dal verosimile o dalla pure invenzione letteraria, e in cui il ruolo del giornalista assume un compito delicato e fondamentale per assicurare un’informazione che non perda mai di vista i fatti, si debba leggere sul sito internet del suo giornale un articolo mistificatorio come quello scritto da Gabriella Cerami (…)
Un testo volutamente forzato nei toni e nelle argomentazioni che tende solo a banalizzare una vicenda complessa e centrale che, da alcuni anni, è al centro del dibattito culturale, accademico e pubblicistico tra le due sponde dell’Atlantico.
Uno degli ultimi libri del collega Pierluigi Battista (Libri a rogo. La cultura e la guerra all’intolleranza), ricorda come la Columbia University abbia bloccato lo studio delle Metamorfosi di Ovidio o a Cambridge il Tito Andronico di William Shakespeare o, addirittura, Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald. E, udite, udite Cappuccetto rosso, il cui contenuto è considerato regressivo. In ultimo Botero, perché offenderebbe gli obesi.
La fantasia dell’autrice è fervida e non si può non cogliere l’ossessivo riflesso pavloviano di dover per forza chiamare in causa il fascismo, come se la storia millenaria andata in scena sul suolo italiano, dagli antichi Greci alla Repubblica democratica, si possa restringere solo al Ventennio fascista. Tutelare la statua di Cristoforo Colombo o di Giuseppe Mazzini secondo lei significa tutelare i simboli del fascismo?
Non c’è nessuna volontà censoria dietro le tre righe che ho voluto integrare all’art. 1, comma 4, lettera h del testo unico dei servizi di media audiovisivi. Come ho avuto modo di ribadire più volte non voglio sostituire un’idea, una storia, un’identità con qualcos’altro. L’unico mio principio è quello di tutelare l’identità italiana e di liberare gli spazi di confronto e di dibattito all’interno del panorama culturale della nostra Nazione. Provando a porre un freno alle pretese, quelle sì censorie, di voler riscrivere ed eliminare gli elementi che non piacciono a un ristretto gruppuscolo di intellettuali da Ztl, di sinistra, che vive abitualmente in lussuose terrazze.
Abbattere statue, distruggere monumenti o discriminare la libera espressione del pensiero sono i moderni agnelli sacrificali della cultura della cancellazione? Domandiamoci invece se questa censura (perché di censura si tratta) è figlia del politicamente corretto e non l’inverso. Resto convinto che la cancel culture sia un delitto perché si tratta di una distruzione di identità e di storia, lontana mille miglia dal dibattito storiografico ed ideale, che deve essere sempre libero e senza condizionamenti. Il mio impegno sarà massimo nel contrastare chi pretende di distruggere nel silenzio generale i monumenti e, chissà un domani anche i documenti, nel nome di un’ideologia violenta e intollerante.
(Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, in Cancel culture, la replica del ministro Sangiuliano e la risposta di “Repubblica”, “la Repubblica”, 17 gennaio 2024, alla pagina https://www.repubblica.it/politica/2024/01/17/news/cancel_culture_replica_del_ministro_sangiuliano-421905135/)
Caro ministro,
i registi non abbattono statue, non violano templi, non distruggono la memoria, non fanno campagne di odio contro gli intellettuali e neppure contro le Ztl. La ringrazio comunque per aver confermato i contenuti dell’articolo. Nessuno vuole difendere la cancel culture, nel senso più vero del termine, né accusare di fascismo il ministro della Cultura. Ci siamo limitati a descrivere, in sede di cronaca, un intervento legislativo che ci auguriamo non contenga intenti ideologici.
(Gabriella Cerami, in Cancel culture, la replica del ministro Sangiuliano e la risposta di “Repubblica”, “la Repubblica”, 17 gennaio 2024, alla pagina https://www.repubblica.it/politica/2024/01/17/news/cancel_culture_replica_del_ministro_sangiuliano-421905135/)
4. All’articolo 4 del decreto legislativo n. 208 del 2021 sono apportate le seguenti modificazioni:
a) il comma 1 è sostituito dal seguente:
«1. Il sistema dei servizi di media audiovisivi e della radiofonia, si conforma ai seguenti principi, a garanzia degli utenti:
a) libertà e pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva;
b) libertà di espressione di ogni individuo, inclusa la libertà di opinione e quella di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza limiti di frontiere, nel rispetto della dignità umana, del principio di non discriminazione e di contrasto ai discorsi d’odio;
c) obiettività, completezza, lealtà e imparzialità dell’informazione;
d) contrasto alle strategie di disinformazione;
e) tutela dei diritti d’autore e di proprietà intellettuale;
f) apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, sociali, culturali e religiose;
g) salvaguardia delle diversità etniche e del patrimonio culturale, artistico e ambientale, in ambito nazionale e locale, nel rispetto delle libertà e dei diritti, in particolare della dignità della persona e della protezione dei dati personali, della promozione e tutela del benessere, della salute e dell’armonico sviluppo fisico,
psichico e morale del minore, garantiti dalla Costituzione, dal diritto dell’Unione europea, dalle norme internazionali vigenti nell’ordinamento italiano e dalle leggi statali e regionali;
h) fermo restando quanto previsto dalla lettera b), contrasto alla tendenza contemporanea di distruggere o comunque ridimensionare gli elementi o simboli della storia e della tradizione della Nazione (cancel culture).»
(D. L. 25 marzo 2024, n. 50, Disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 208, recante il testo unico dei servizi di media audiovisivi in considerazione dell’evoluzione delle realtà del mercato, in attuazione della direttiva (UE) 2018/1808 di modifica della direttiva 2010/13/UE, alla pagina https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2024/04/17/24G00067/SG)
Alcuni fatti sembrano suggerire che l’onda lunga del pensiero woke – per alcuni una feroce forma di intolleranza, per altri una necessaria battaglia per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle ingiustizie sociali – si stia smorzando. E se ciò già accade in America, con maggiore velocità accadrà in Europa, tanto eccitata nell’accogliere nuovi conformismi quanto spregiudicata nel gettarli nella pattumiera della Storia appena il vento della rivoluzione cessa di soffiare. Del resto, quando si arriva a tacciare di “cultura dello stupro” una fiaba o un cartoon, si è a un punto di non ritorno. Dopo, o scoppia una guerra civile o su tutto ciò cala una cappa di indifferenza. (…)
“Il fatto”, spiega al “Giornale” il direttore della Mostra del Cinema di Venezia, Alberto Barbera, “è che la cultura woke, partita da posizioni condivisibili, cioè porre rimedio a situazioni di disparità sociale, è uscita dal seminato. E’ giusto rivendicare la tutela dei diritti delle minoranze, ma se poi si dà vita a forme di dogmatismo normativo è controproducente: il nuovo regolamento dell’Academy rischia di escludere dagli Oscar i film che non coinvolgono una certa quota di rappresentanti delle minoranze. Uno sbaglio: è una limitazione della libertà creativa che crea forme di discriminazione al contrario”. E rieccoci al punto della questione: l’estremizzazione di certe posizioni progressiste e la rilettura buonista dei classici che finiscono col produrre effetti contrari rispetto alle istanze legittime da cui si è partiti. Provocando reazioni di rigetto. “Senza contare”, continua Barbera, “che le Majors sono abbastanza ciniche da cavalcare l’onda quando paga e abbandonarla appena tradisce le attese: a Hollywood l’unica religione è il business. Non ci mettono niente ad accantonare l’afflato etico se capiscono che il botteghino li punisce”.
Prima il denaro, poi le battaglie civili… Per la cronaca, secondo l’economista Jonathan Turley, la Disney avrebbe perso un miliardo di dollari a causa dei quattro ultimi film d’ispirazione woke. I primi segnali della fine?
“Credo che il momento peggiore della cancel culture sia ormai passato, ma che le conseguenze, a sinistra come a destra, ce le terremo a lungo”, è l’opinione di Costanza Rizzacasa d’Orsogna, giornalista e saggista, una delle prime in Italia a occuparsi “scientificamente” del tema col suo Scorrettissimi. La cancel culture nella cultura americana (Laterza, 2022). (…)
(Luigi Mascheroni, Come stanno cancellando la cancel culture. Ascesa e declino di una moda ideologica, “il Giornale”, 28 gennaio 2024)
18_01_24 | Il nuovo DDL “eco-vandali”
Con l’approvazione definitiva a Montecitorio diventa legge il ‘ddl eco-vandali’, da me fortemente voluto, che stabilisce un principio cardine: d’ora in poi, chi arrecherà dei danni al patrimonio culturale e paesaggistico sarà costretto a pagare di tasca propria il costo delle spese per il ripristino integrale delle opere.
Chi si renderà responsabile di atti vandalici nei confronti dell’arte e dei monumenti nazionali, patrimonio della nostra identità e dell’umanità, deve sapere che ne risponderà direttamente in prima persona dal punto di vista patrimoniale. Si tratta, infatti, di sanzioni amministrative immediatamente irrogabili dal prefetto del luogo dove il fatto è commesso, sulla base delle denunce dei pubblici ufficiali.
È bene poi ricordare, ancora una volta, che colpire l’arte significa danneggiare anche la natura, perché in virtù dell’antropizzazione del paesaggio alcuni luoghi o monumenti sono diventati parte integrante delle nostre città. Compito dello Stato, come sancisce l’articolo 9 della Costituzione, è quello di preservare questa risorsa unica e preziosa che abbiamo il dovere di proteggere e custodire per le future generazioni.
(Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, in DDL eco-vandali, Sangiuliano: “Finalmente è legge, ringrazio il Parlamento”, Ministero della Cultura, 18 gennaio 2024, alla pagina https://cultura.gov.it/comunicato/25792)
20_01_24 | Roma | Luca De Fusco direttore del Teatro di Roma
Il cadavere sembra quello del Teatro di Roma, chi l’abbia ucciso non si sa.
In effetti l’avevano appena resuscitato, il teatro nazionale della capitale, che gestisce oltre all’Argentina anche India, Valle (scandalosamente chiuso da temnpo) e altri teatri.
Dopo una serie di vicissitudini antiche (le dimissioni dei direttori Mario Martone e Giorgio Barberio Corsetti, e quelle di Francesca Corona, fuggita da India a Parigi, per la precisione al Festival d’Automne) e recenti (il comunicato stampa sindacale contro l’eventuale nomina di Franco D’Ippolito alla direzione), il Teatro di Roma era stato commissariato. Si diceva che la trasformazione in fondazione avrebbe risolto i problemi, trasfromando il rospo in principe. Il commissario Giovanna Marinelli, grazie alla grande esperienza politico-amministrativa, era riuscita nel difficile compito. Con qualche lentezza era stato nominato il consiglio di amministrazione della neonata Foindazione con un rappresentante del Comune (sinistra), due di Regione e uno del Ministero (destra). Al Comune tocca la nomina del Presidente del CdA: è Francesco Siciliano (figlio di Enzo, scrittore e Presidente RAI tra il 1996 e il 1998).
A quel punto si tratta solo di nominare il direttore generale del teatro. Al bando rispondono decine di candidati e candidate, un’apposita commissione sceglie una rosa di tre nomi (tutti maschi di una certa età). A quel punto la palla torna al CdA.
I candidati sono Ninni Cutaia, dirigente del Ministero della Cultura, direttore generale dell’Eti dal 2007 fino alla soppressione nel 2010, poi direttore dello Stabile di Napoli dal 2010 al 2012, di recente direttore generale per la Creatività Contemporanea al MiC, e attualmente Commissario al Maggio Musicale Fiorentino, dove è riuscito a risistemare un drammatico dissesto. Poi c’è Luca De Fusco, regista napoletano apprezzato da Franco Cordelli, anche lui passato dalla direzione dello stabile napoletano (e del Napoli teatro Festival) a quella (meno prestigiosa) di Catania. Infine Marco Giorgetti, da tempo direttore della Pergola a Firenze, altro teatro nazionale in perenne crisi, che di recente starebbe attraversando una sorta di catastrofe finanziaria.
Nel gioco delle poltrone bisogna però inserire anche Carlo Fuortes, già direttore del Parco della Musica e del Teatro dell’Opera di Roma, commissario straordinario al Petruzzelli di Bari, e nel 2021 nominato per le sue doti di manager della cultura addirittura Presidente della RAI. Con il cambio di governo, per la destra quella poltrona però diventa strategica.
Nessun problema. Fuortes viene nominato direttore del San Carlo di Napoli, dopo che una norma praticamente ad hoc aveva esautorato il sovrintendente Stéphane Lissner, stabilendo che oltre i settant’anni quelli come lui devono andarsene in pensione. Colpo di scena: Lissner ricorre alla magistratura e vince la causa. Fuortes resta disoccupato.
A quel punto, l’idea geniale: sistemare Fuortes al Maggio Musicale, a patto di trovare una sistemazione adeguata a Cutaia, che con lo stabile romano ha un conto in sospeso: nel 2014 era stato nominato direttore dello stabile romano, ma la nomina era stata bloccata perché incompatibile con il suo ruolo di dirigente del Ministero (anche se in aspettativa).
Il lodo Fuortes-Cutaia avrebbe segnato un accordo storico tra destra e sinistra, su un punto delicato come l’egemonia culturale attraverso la sisematica occupazione delle poltrone culturali. Ma pochi giorni prima della ratifica dell’accordo, l’onorevole Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera e meloniano di ferro, boccia l’accordo.
Oggi lo scontro finale. I tre consiglieri nominati dalla destra, i due nominati dalla Regione (l’avvocato Danilo Del Gaizo e Daniela Traldi), l’altro nominato dal ministro Sangiuliano (l’attore e regista Marco Prosperini) si riuniscono e votano De Fusco, in assenza del consigliere del Comune di Roma Natalia Di Iorio e del presidente Siciliano, che dichiara immediatamente che quel CdA è illegittimo perché lo aveva annullato e dunque non riconosce il nuovo direttore. Anche l’assessore alla Cultura del Comune di Roma Miguel Gotor si scaglia contro la nomina:
«Questa mattina è avvenuto un fatto molto grave. I consiglieri di amministrazione nominati dal Ministero della Cultura e dalla Regione Lazio hanno deciso di svolgere una riunione che ha come oggetto la nomina del nuovo direttore generale della Fondazione Teatro di Roma e hanno proceduto alla sua nomina senza che fossero presenti il presidente del Cda della Fondazione Francesco Siciliano e la consigliera designata dal Comune Natalia Di Iorio. Questo incontro è, nei fatti, abusivo perché non rispetta le prerogative del Presidente Siciliano che ieri sera aveva disposto di aggiornare la riunione del Cda già da lui convocato, come previsto dallo statuto. Noi ci opporremo con tutte le nostre forze».
Per spiegare l’ira di Gotor, giova ricordare che il 9 gennaio 2024 il Comune di Roma aveva destinato un milione di euro favore della Fondazione Teatro di Roma, per un totale di oltre 6 milioni di euro (il principale sostegno al teatro, più del Ministero, molto più della Regione). L’assessore aveva spiegato:
“Il riconoscimento di questo importate stanziamento si perfeziona al termine di un percorso condiviso con la Regione Lazio, anch’essa nella Fondazione, e con la scelta di conferire un uguale apporto patrimoniale aggiuntivo dei soci, rispetto al fondo iniziale, che consenta alla Fondazione Teatro di Roma di operare e generare cultura. Questa decisione si inserisce in un percorso coerente con il disegno di riforma complessivo della realtà teatrale di Roma che, come Amministrazione capitolina, stiamo perseguendo e portando avanti, convinti dell’importanza della cultura nello sviluppo della città e nella crescita della comunità cittadina”.
Per la destra invece è tutto regolare.
Adesso è guerra totale, un po’ come accadde nel 2021 quando si trattò di nominare il successore di Sergio Escobar alla direzione del Piccolo a Milano.
In tutto questo il teatro e la cultura c’entrano poco. Ma solo in apparenza. Il vero spettacolo è nel CdA. E il teatro, che piaccia o no, è sempre lo specchio del paese. Nel bene e nel male.
(Quer pasticciaccio brutto de Piazza Argentina, “Ateatro”, 2 gennaio 2024, alla pagina https://www.ateatro.it/webzine/2024/01/20/quer-pasticciaccio-brutto-de-piazza-argentina/)
22_01_24 | Giorgia Meloni contro l’amichettismo
L’amichettismo, tendenzialmente, per sua natura, si è imposto in un contesto subculturale che per semplicità definiremo “di sinistra”, nella convinzione manichea, quasi carceraria, che l’altrove sia da guardare, appunto, con sospetto. In nome di un obiettivo etico superiore.
Nonostante le apparenze, si sappia che non c’è un vero sentimento antifascista o se preferite una predisposizione libertaria nell’amichettismo. (…)
L’intelligenza, il pensiero critico, il liberatorio narcisismo individuale, personale, intimo, si ritrovano negati sotto un macigno in definitiva cattolico o, magari, catto-comunista supportato da un improbabile pronunciamento femminista, carta da fiori alle pareti della stanzetta; la parola, la laicità sostituita da moine, ammiccamenti, espliciti e impliciti abbracci in presenza e perfino a distanza, sentimenti da fine quadrimestre in attesa della partenza per le vacanze, lasciando comunque a casa ogni possibile dialettica.
(Fulvio Abbate, L’amichettismo, Pdfinprop Edizioni, 2023, pp. 8-9)
Avviso ai naviganti: il mondo nel quale per le nomine pubbliche la tessera del PD fa punteggio è finito: ci vanno le persone che hanno un merito indipendentemente dalla tessera che hanno deciso di sottoscrivere se ne hanno una. (…)
L’Italia è una nazione nella quale vige l’amichettismo: questo è l’amichetto mio… e ci sono tutti questi circoli di amichetti coi loro amichetti e questo circolo dell’amichettismo ha anche un indotto: ci sono circoli dove ti vai a iscrivere, dove cerchi di diventare parte di questi amichettisti. (…) è finito quel tempo, come è finito il tempo in cui per arrivare da qualche parte devi avere la tessera di partito, questo è il tempo del merito.
(Giorgia Meloni a Carta bianca, 22 gennaio 2024, in Meloni: “Non accetto lezioni da nessuno. Decido all’ultimo se candidarmi alle Europee, è importante misurare il consenso”, “ANSA”, 22 gennaio 2024, alla pagina https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2024/01/22/meloni-non-accetto-lezioni-da-nessuno.-decido-allultimo-se-candidarmi-alle-europee_0100ebb7-cf6b-48d2-a9fa-c65bdee80b95.html)
O cognato! Mio cognato! Ultimo venne Francesco Lollobrigida, cognato appunto. Se fossi uno storico scriverei un saggio (non esaustivo, intendiamoci) dedicato esattamente ai Cognati nella microstoria politica italiana. Come citazione d’apertura, ribadendo alcune riflessioni espresse in passato sullo stesso tema, metterei una vignetta di Vincino, compianto maestro di acume politico, lo Sciascia della satira nazionale, dove, ragionando su tal Tulliani, si leggeva: “Povero Fini, con un cognato così come si può fare politica in Italia?” (…)
In ogni affaire della politica si commette sovente l’errore di non fare caso al particolare familiare, familistico, se amorale o meno lo decideranno i fatti, le posture, i nodi delle cravatte, i blazer “Davide Cenci”, negozio dell’Urbe caro al generone parlamentare, e ancora la prossemica da capannello di onorevoli in via della Missione, dove già avvenne l’attentato a Togliatti, fino al dettaglio che mostri appunto l’imminente precipizio o apoteosi in questo genere di commedia umana. Si sappia poi che Cognato è categoria globale: anche Francisco Franco, dittatore “cattolicissimo” spagnolo, poteva vantare il proprio, Ramón Serrano Súñer, detto appunto “Il Cognatissimo”, ministro degli Affari Esteri, mani in pasta con il regime, va da sé parentale.
Il caso di cognatismo che ci è apparso di recente mostra invece, in scala ridotta, Francesco Lollobrigida, cognome esemplare, tra Cinecittà dei tempi d’oro e Idroscalo di Ostia (fu proprio una tal Maria Teresa Lollobrigida a scorgere il cadavere sfigurato di Pasolini il giorno dei morti del 1975), Lollobrigida che da qualche tempo puntualmente appare, proprio come il cucù dell’orologio a muro tirolese, in ogni telegiornale che si rispetti. Esatto, non c’è sera in cui, all’ora del desco, non giunga una sua, sia pur stringata, “ufficiale”, dichiarazione formato fototessera o nota in veste di capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio, così nel “pastone”.
Per ragioni di pertinenza tematica va aggiunto che Francesco Lollobrigida, “imprenditore turistico” secondo la Navicella parlamentare, è cognato di Giorgia Meloni, marito di Arianna Meloni, esattamente sorella della leader di FdI, un curriculum tra Fronte della Gioventù, MSI, AN fino all’approdo dal nome patriottico. L’aria elegiaca di Subiaco che l’ha visto consigliere comunale fa il resto. (…)
Segnatamente, scopro ancora, in particolare Giorgia punterebbe tutte le sue carte sull’attuale capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio, Francesco Lollobrigida. E per Francesco sarebbe finalmente la doverosa soddisfazione dei titoli di testa. Non solo Fratelli, ora anche Cognati d’Italia.
(Fulvio Abbate, Non solo Fratelli, ora anche Cognati d’Italia, 29 aprile 2021, alla pagina https://www.huffingtonpost.it/politica/2021/04/29/news/non_solo_fratelli_ora_anche_cognati_d_italia-5097330/)
Ho letto che lei è amica di Giorgia Meloni.
Adesso, amica… La conosco bene perché andiamo dallo stesso parrucchiere, Antonio, che frequento da quando ero piccola: lo feci salire io a Roma. Però non è che io e lei ci sentiamo.
(Rossella Brescia, in Elvira Serra, “Rido ancora con Tornatore di quando rifiutai Malèna. Il calendario? Mi pagai la casa”, “Corriere della Sera”, 11 agosto 2024)
Quando ha conosciuto Giorgia Meloni?
Una ventina d’anni fa, a una cena tra amici, fuori dal contesto politico. Poi ci siamo sempre tenuti in contatto, quando era ministro per la Gioventù ero andato da lei per parlare di alcuni progetti, è sempre stata molto attenta, molto brava.
Perché le piace?
Perché è una donna, perché è una madre, perché potrebbe essere la prima donna ad assumere un ruolo di potere così importante in Italia e questo significa che non ci saranno mai guerre e che può fare la differenza a favore delle minoranze.
A favore di quali minoranze?
Giorgia Meloni non è un’estremista, non è antisemita e non ce l’ha con i neri. Però io salgo su quel palco e succede il finimondo. Evidentemente essere di sinistra non vuol dire essere buoni. Io non guadagno soldi andando da Fazio.
Perché quella citazione epica dal Signore degli anelli?
Perché io doppio Aragorn nel film, è una cosa che ho deciso all’ultimo, è stata una mia idea. Una cosa bella, pulita, cose brutte non ne ho mai fatte. Sa che andrò a fare una conferenza stampa all’ONU a fine ottobre a presentare un progetto sulla sanità a cui ho lavorato per cinque anni senza nessun aiuto?
(Pino Insegno, in Valentina Colosimo, Pino Insegno “Io sono democristiano e Giorgia Meloni non è un’estremista”, “Vanity Fair”, 23 settembre 2022, alla pagina https://www.vanityfair.it/article/pino-insegno-giorgia-meloni-intervista-comizio-destra-signore-anelli)
Lei ha diretto l’orchestra dei Virtuosi Italiani al Concerto del Primo Maggio [2022, n.d.r.] di Fratelli d’Italia. Alla Conferenza è intervenuta con un appassionato discorso, dicendo che non si sente rappresentata da uno Stato che consente discriminazioni sul lavoro, sulla base del genere, della propria opinione e della simpatia politica. È una donna di destra? E quanto conta?
Credo che sia necessario distinguere tra schierarsi dal punto di vista partitico e schierarsi contro un sistema. L’essere stata presente alla convention è stato un impegno personale e professionale. Il fatto che venisse finalmente richiesta la musica classica, la grande tradizione del nostro paese, all’interno di un concerto del Primo Maggio, mi ha dato un senso di liberazione: finalmente qualcuno si rendeva conto, in un contesto politico importante, di quella che è la nostra radice culturale. Perché quello che non si vede in questi anni è proprio questo: considerare la cultura come valore fondante di un paese. Trovare una parte politica che riconosce ciò è raro. E personalmente è una cosa che apprezzo molto.
Come apprezza Giorgia Meloni: più volte le ha apertamente espresso la sua stima.
Sì. Ho molta stima di Giorgia Meloni, come donna, prima di tutto. Una donna del genere nel nostro panorama politico italiano, e non solo, non l’abbiamo ancora vista, sinceramente. Queste sono considerazioni personali che faccio, più che una vera e propria appartenenza a uno schieramento politico. Apro le braccia a una parte politica che finalmente riconosce l’importanza della cultura e della nostra tradizione come valore fondante di un paese. Ed è la prima volta che lo vedo.
(Beatrice Venezi, in Sabina Minardi, Beatrice Venezi: “La destra riconosce il valore della cultura musicale per il paese. La sinistra no”, “l’Espresso”, 27 giugno 2022, alla pagina https://lespresso.it/c/idee/2022/6/27/beatrice-venezi-la-destra-riconosce-il-valore-della-cultura-musicale-per-il-paese-la-sinistra-no/21044)
Con Veneziani e compagna siamo amici da anni. Buttafuoco era a Parigi per parlare con Stefania Auci di “sicilitudine”. E ci accomuna la passione per il teatro e il mio ruolo di direttore artistico della Fondazione Taormina Arte. (…)
Si sente la testimonial della nuova Italia?
Sarebbe un complimento, ma mi piace pensare di esserlo a prescindere dall’area culturale di appartenenza. Parlo di musica senza preconcetti e il mio lavoro non ha connotati politici. (…) Provengo da una famiglia dai valori conservatori, ma credo nella libertà dell’arte. (…) Anzi, proprio questo bisogna porsi come obiettivo: liberare la cultura dalla retorica e dall’oppressione che ha subito negli ultimi settant’anni. (…) In generale sarebbe auspicabile un ricambio generazionale a tutti i livelli. Bisogna intercettare un pubblico nuovo che spesso fa fatica ad avvicinarsi al teatro lirico come forma di intrattenimento. Non lo dico in senso spregiativo: l’opera è un valore italiano che definisce la nostra identità, ma si tratta di qualcosa che nasce come intrattenimento pur veicolando la tradizione.
(Beatrice Venezi, in Francesco Rigatelli, Beatrice Venezi: “Questa destra realizza i miei valori. Giorgia ci cambierà, ma sorrida di più”, “La Stampa”, 6 maggio 2023)
La premier e l’ex compagno, che si sono separati lo scorso ottobre, hanno deciso di trascorrere le vacanze insieme con la loro Ginevra di 7 anni.
Abbiamo mantenuto un buon rapporto,
ha rivelato Meloni.
Lo facciamo per la nostra bambina, ma anche perché siamo ancora amici e ci vogliamo bene.
(Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, in Manuela Sasso, Giorgia Meloni e Andrea Giambruno, vacanze insieme per amore di Ginevra e perché ci vogliamo ancora bene, in “Diva e Donna”, 20 agosto 2024)
Sì, è vero, non stiamo più insieme da un po’. (…) Per Lollo (Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, n.d.r.) mi butterei nel Tevere, come si dice a Roma. Ci vogliamo bene, so quanto vale, conosco di che pasta politica sia fatto. È uno in grado di lavorare 500 ore al giorno. È una persona solida, onesta e con una grande preparazione. Il nostro progetto politico va avanti, i nostri rapporti personali sono ancora solidi, poi l’amore è un’altra cosa. L’affetto e la stima rimangono intatti. Per ora è così. E visto che sono affari nostri e ci sono tante persone che amiamo in mezzo, la finirei quei con la curiosità morbosa.
(Arianna Meloni, responsabile delle segreteria di FdI, in Simone Canettieri, Arianna Meloni: “Io e Lollo ci siamo lasciati. Non mi sento Berlusconi, ma sono avvilita da come mi raccontano”, “Il Foglio”, 24 agosto 2024, alla pagina https://www.ilfoglio.it/politica/2024/08/24/news/arianna-meloni-io-e-lollo-ci-siamo-lasciati-non-mi-sento-berlusconi-ma-sono-avvilita-da-come-mi-raccontano–6873233/)
Per Giorgia, diffidentissima premier, sarà stato anche comodo affidare il partito alla sorella, fare ministro il cognato, nominare capo della sua scorta il marito della sua segretaria e tenersi come compagno (prima della rottura) un conduttore di talk show. Ma poi, come molte cose importanti della vita, ecco che questa cintura di sicurezza famigliare va rivelandosi a doppio taglio e seguita a ritorcersi contro di lei, per cui non c’è bisbiglio, diceria, credenza, insinuazione, parapazzata, vignetta, crostino social e chicca di “Dagospia” che non siano messi in piazza, rubando tempo, energia, serenità a ogni ragionevole azione di governo. (…) Chi si contorna di parenti deve mettere nel conto le più serpentesche conseguenze.
(Filippo Ceccarelli, Il partito-famiglia e le conseguenze del disamore, “la Repubblica”, 25 agosto 2024)
In questo flusso di coscienza si può raccogliere a tal proposito qualche storia. Di quando una volta, di recente, è andata dal parrucchiere che, dandole di gomito come chi la sa lunga, le ha chiesto: “Allora, Aria’, che dice Stefano De Martino, eh?!” (…)
Peccato che io manco lo conosca De Martino, e se lo conoscessi comunque gli avrei al massimo proposto di presentare un panel a una kermesse di FdI!
(Arianna Meloni, responsabile delle segreteria di FdI, in Simone Canettieri, Arianna Meloni: “Io e Lollo ci siamo lasciati. Non mi sento Berlusconi, ma sono avvilita da come mi raccontano”, “Il Foglio”, 24 agosto 2024, alla pagina https://www.ilfoglio.it/politica/2024/08/24/news/arianna-meloni-io-e-lollo-ci-siamo-lasciati-non-mi-sento-berlusconi-ma-sono-avvilita-da-come-mi-raccontano–6873233/)
Questa destra mi fa orrore, è cognatismo come con Franco. L’amichettismo è di sinistra.
(Fulvio Abbate, in Concetto Vecchio, Fulvio Abbate: “Questa destra mi fa orrore, è cognatismo come con Franco. L’amichettismo è di sinistra”, “la Repubblica”, 23 gennaio 2024)
28_01_24 | RAI | Vittorio Sgarbi a Report: “Tiro anche fuori l’uccello così lo mandate in onda”
“Tiro anche fuori l’uccello così lo mandate in onda”. A dirlo e soprattutto a fare il gesto della cerniera dei pantaloni che si abbassa è il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi in una delle sue sfuriate indirizzate ai giornalisti di Report Manuele Bonaccorsi e del Fatto Quotidiano Thomas Mackinson.
I due cronisti avevano la colpa, secondo Sgarbi, di fare troppe domande sulla questione del quadro del pittore del Seicento Rutilio Manetti che risulta rubato. Sulla vicenda come noto è in corso anche un’inchiesta penale condotta dalla Procura di Macerata nella quale Sgarbi è indagato per riciclaggio di beni culturali. E proprio sul quadro, di nuovo, erano concentrate le domande a Sgarbi. “Non rompa le palle a me”, risponde il sottosegretario con le consuete modalità di comunicazione. “Non rompa le palle a me, faccia di merda, si tolga dai coglioni”. “Lei non sa un cazzo ed è un totale ignorante. Non voglio parlare con lei perché ha una faccia di merda” ripete, come si può apprezzare in un’anticipazione di Report della puntata in onda su Rai3 domenica [28 gennaio 2024] alle 21.
Poi augura al giornalista la peggiore delle cose: “Se lei muore in un incidente stradale io sono contento”. Le parole “merda”, “cazzo” e “coglioni” girano come su una giostra. E con l’invito di “andare a cagare” e “fuori dalle palle” si arriva all’attacco a Report e al conduttore Sigfrido Ranucci. “È una trasmissione che quando la guardo mi viene il vomito, con quella faccia da Montanari di quello lì, non sapete un cazzo e siete ignoranti come delle capre”.
(“Ora tiro fuori l’ucc…”: Vittorio Sgarbi perde il controllo nel servizio di Report. E attacca il giornalista: “Se muore sono contento”, “Il Fatto Quotidiano”, 28 gennaio 2024, alla pagina https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/28/ora-tiro-fuori-lucc-vittorio-sgarbi-perde-il-controllo-nel-servizio-di-report-e-attacca-il-giornalista-se-muore-sono-contento/7425430/)
C’è un’ansia di controllo, questo sì. E poi c’è di diverso il cambio di passo. Noi l’abbiamo avvertito nel modo in cui ci tratta il Governo, sentire la seconda carica dello Stato che ci dà dei calunniatori seriali nel momento in cui si fa un’inchiesta su di lui, Santanché che ci dà dei diffamatori e via dicendo. Sgarbi addirittura ha minacciato gesti osceni per offendere tirando fuori e il suo gioiello di famiglia è finito così. Poi ci ha querelato. E poi quelli che ci hanno chiesto risarcimento danni, i figli di La Russa, la vicenda Urso, Gasparri che mi denuncia e fa le interrogazioni parlamentari, o il primo ministro Meloni che poco tempo fa, commentando una puntata che abbiamo fatto sull’Albania e la gestione dei migranti, un protocollo siglato tra il Governo italiano e quello albanese, ha detto addirittura che l’inchiesta di Report era un linciaggio nei confronti del popolo albanese.
(Sigfrido Ranucci in Sigfrido Ranucci: “In Rai c’è ansia di controllo ma è luogo di libertà, il solo adatto a Report”, “Fanpage”, 15 maggio 2024, alla pagina https://www.fanpage.it/spettacolo/interviste/sigfrido-ranucci-in-rai-ce-ansia-di-controllo-ma-e-luogo-di-liberta-il-solo-adatto-a-report/)
01_02_24 | Fabio Tagliaferri presidente e amministratore delegato di ALES spa
Fabio Tagliaferri è il nuovo presidente e amministratore delegato di Ales spa. Prende il posto di Mario De Simoni, 68 anni, giunto alla pensione dopo otto anni alla guida della società di servizi in house del Ministero della Cultura (MiC), che ne detiene il 100% del pacchetto azionario. Ales (Arte lavoro e servizi) gestisce musei, aree archeologiche, servizi al pubblico, restauri, edifici storici, biblioteche, parchi. Fiore all’occhiello sono le Scuderie del Quirinale a Roma. Ma Ales svolge mansioni per il MiC anche sul versante tecnico, amministrativo, contrattualistico e giuridico, nonché nei progetti di digitalizzazione e di organizzazione generale del lavoro. Questo significa che da 15 anni Ales lavora come uno dei motori del MiC.
Tagliaferri, 49 anni, di Frosinone, è coordinatore di Fratelli d’Italia per il capoluogo ciociaro. Laureato in Economia e Commercio, è dal 1998 consigliere comunale di Frosinone, dal 2012 assessore ai Lavori pubblici, dal 2017 vicesindaco. È anche volontario della Croce rossa italiana e dell’Unitalsi. Un anno fa stava per entrare nella compagine di assessori del neopresidente della Regione Lazio Francesco Rocca, ma dovette fare un passo indietro per questioni di equilibri di maggioranza. Ora è arrivato il suo turno. Non è un esperto di arte e cultura, ma sicuramente di management e gestione amministrativa della cosa pubblica.
La politica culturale sarà probabilmente delegata ad altri, come nel caso delle Scuderie del Quirinale, dove rimarrà in carica quale direttore generale, a titolo gratuito, proprio Mario De Simoni. Le Scuderie sono un po’ una sua creatura, avendole gestite sin dal 2003, quando sia lui che il grande spazio espositivo di fronte al Palazzo del Quirinale erano parte dell’Azienda
(Guglielmo Gigliotti, Fabio Tagliaferri ai vertici di Ales, “Giornale dell’Arte”, 6 marzo 2024, alla pagina https://www.ilgiornaledellarte.com/Articolo/Fabio-Tagliaferri-ai-vertici-di-Ales)
Ho fatto politica in FdI insieme ad Arianna (Meloni, n.d.r.) per anni. Sono nel partito, come faccio a dire che non conosco Arianna Meloni? Ma questo che c’entra? Faccio fatica a immaginare come si possa prendere la mia nomina e buttarla in questo calderone. Sono stato anche funzionario della Regione Lazio.
(Fabio Tagliaferri, presidente ALES spa, in Gabriella Cerami, La società dei ticket musicali affidata da Sangiuliano all’amico di Arianna Meloni, “la Repubblica”, 6 settembre 2024)
Possiamo sapere quante persone ha assunto l’ALES di Tagliaferri, amico delle sorelle d’Italia? Presenterò un’interrogazione in merito.
(Francesco Bonifazi, deputato Italia Viva, in Gabriella Cerami, ALES, la società dei musei che fa lievitare i dipendenti “E’ l’assumificio della destra, “la Repubblica”, 7 settembre 2024)
Il piano prevede quasi un raddoppio del numero di dirigenti all’interno della società in house che supporta il dicastero nelle sue attività: dagli attuali cinque si arriverebbe a nove, con l’assuznione quindi di quattro nuove figure apicali, selezionate e scelte direttamente dal presidente. (…) E quattro nuovi dirigenti, stando alla media degli attuali stipendi, verrebbero a costare circa 500.000 euro in più. (…)
C’è tutto un capitolo assunzioni già avvenute tramite bando pubblico, a cui in molti casi ha partecipato una sola persona. In sette mesi, ma nei primi venti giorni di presidenza non si registrano assunzioni, sono stati stipulati 88 nuovi contratti di consulenza e collaborazione, come emerge dal sito.
(Gabriella Cerami, Ales, l’ad Tagliaferri (FdI) moltiplica in sei mesi dirigenti e consulenti, “la Repubblica”, 12 settembre 2024)
02_02_24 | Vittorio Sgarbi si dimette da sottosegretario alla Cultura
Un colpo di testa ma in fin dei conti nessuna sorpresa: Vittorio Sgarbi si è dimesso e lo ha fatto nel modo più plateale possibile, cioè parlando dal palco di un’iniziativa pubblica, un evento a Milano organizzato dal gioornalista Nicola Porro. Una decisione maturata nel giro di poche ore, dopo aver saputo dall’Antitrust stessa che l’autorità stava chiudendo il fascicolo che lo riguarda, ovvero attorno alle sue consulenze e ai suoi cachet per eventi pubblici (300.000 euro di compensi in nove mesi), nel mentre ricopriva (sic) il ruolo di sottosegretario alla Cultura.
(Marco Pucciarelli, Sgarbi lascia per l’inchiesta Antitrust “Colpa di Sangiuliano, è senza dignità”, “la Repubblica”, 3 febbraio 2023)
Gennaro Sangiuliano non l’ho sentito, non ci parliamo dal 23 ottobre. Non potevo sentire una persona che riceve una lettera anonima e la manda all’Antitrust. Le lettere anonime si buttano via, gli uomini che hanno dignità non le accolgono. (…) C’è stata in’azione precisa per portarmi alle dimissioni. Sono oggetto di una persecuzione mediatica evidente.
(Vittorio Sgarbi, ex sottosegretario alla Cultura, in Marco Pucciarelli, Sgarbi lascia per l’inchiesta Antitrust “Colpa di Sangiuliano, è senza dignità”, “la Repubblica”, 3 febbraio 2023)
Io sono diventato sottosegretario alla Cultura perché sono scrittore, conferenziere, critico d’arte. Ma questa non si può considerare una professione come fare il medico. Invece queste attività che faccio io per loro sono un’interferenza con l’attività di sottosegretario.
E invece secondo lei non lo sono?
Non si capisce con che metro si misura questa incompatibilità. Ieri sera il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha presentato un suo libro. Il governatore del Veneto Luca Zaia ha parlato di un altro suo libro.
L’Antitrust però ha contestato la sua incompatibilità per via dei compensi che lei riceve per queste attività…
Non è così. (…) La questione non è se le attività sono a pagamento o sono gratuite. L’incompatibilità vale in tutti e due i casi, com’è scritto nel documento dell’Antitrust, una sessantina di pagine.
Lei quanti compensi ha ricevuto per fare queste sua attività?
Cira 150.000, 200.000 mila euro. Ma sono tutti fatturati e regolarmente denunciati.
(Vittorio Sgarbi, ex sottosegretario alla Cultura, in Alessandra Arachi, “Chi ha scritto quelle lettere mi odia. Rubato un mio account, farò una denuncia”, “Corriere della Sera”, 3 febbraio 2023)
05_02_24 | Varese | Matrimonio naziskin in Comune
Gli sposi escono sul balcone che si affaccia sul giardino d’onore; lui fa il saluto romano che in cortile lo acclamano tra braccia tese e cori da stadio. A parte la sposa, in rosa, i presenti sono vesitti di nero: indossano i bomber con gli stemmi di Do.Ra, acronimo della Comunità Militante dei Dodici Raggi, associazione dichiaratamente neonazista (con sede ad Azzate) che si ispira a Mussolini e Hitler. (…)
Le nozze si sono tenute nella sala matrimoni del Comune, officiate con rito civile. Da chi? Dal pregidicato (apologia di fascismo, associazione a delinquere, odio razziale, etnico e religioso) Alessandro Limido, leader e fondatore di Do.Ra. (…) Secondo il protocollo, chi officia è delegato del sindaco, in questo caso Davide Galimberti, PD.
(Paolo Berizzi, Il matrimonio naziskin. Lite sui saluti romani nel municipio di Varese, “la TRepubblica£”, 6 febbraio 2024)
06_02_24 | Milano | Bloccata la presentazione del libro di Giuliano Amato e Donatella Stasio Storie di diritti e di democrazia nel carcere di San Vittore
Uno sgarbo istituzionale in piena regola. E un messaggio ai detenuti e, per loro tramite, anche agli italiani. Commesso da due ex magistrati – il guardasigilli Carlo Nordio e il capo delle carceri italiane Giovanni Russo – ai danni dell’ex presidente della Consulta Giuliano Amato, autore con la giornalista Donatella Stasio, del volume Storie di diritti e di democrazia. La Corte Costituzionale nella società. Entrambi, oggi a Milano e nello storico carcere di San Vittore, avrebbero dovuto presentare il loro libro. Avrebbero, ma non lo faranno. Perché un improvviso e inatteso altolà è giunto dalle stanze di Russo, che certo non può non aver informato Nordio di una simile performance. Perché da Roma è partita la telefonata a Giacinto Siciliano, l’abile direttore del carcere, che bloccava, solo pezza giornata prima, l’evento. (…) Poi ecco una presunta smentita che in realtà è una coferma. Esce Russo per primo. (…)
“Nessuna cancellazione di un evento già programmato, ma la proposta di riprogrammare ad altra data l’iniziativa, pervenuta troppo tardi per poter consentire un corretto inquadramento all’interno di un progetto formativo o trattamentale.” (…)
Peggio di Russo esce Nordio, con una delle sue tipiche enfatizzazioni, quando dice che al prossimo appuntamento “spera di partecipare”. E aggiunge che “il rinvio è dovuto solo a difficoltà organizzative” in quanto “la presenza di personalità così qualificate e numerose all’interno dell’istituto penitenziario richiede un potenziamento di interventi che deve essere adeguatamente programmato.”
(l.mi., Altolà al libro di Amato. Il capo delle carceri blocca l’evento a San Vittore, “la Repubblica”, 6 febbraio 2024)
Non faccio dichiarazioni su questa vicenda. Non ha senso.
(Giuliano Amato, in Sandro De Riccardis, Le parole di Amato dopo il no a San Vittore: “Non si entra in carcere per marcire”, “la Repubblica”, 7 febbraio 2024)
07_02_24 | Milano | Elisabetta Sgarbi e la prefazione scomparsa di Gennaro Sangiuliano
Due giornalisti-scrittori fratelli, ovvero Alberto e Giancarlo Mazzucca, hanno consegnato alla società editrice Baldini+Castoldi (che fa parte del gruppo editoriale presieduto da Elisabetta Sgarbi) un volume intitolato Le due “Voci”. La nascita del pensiero culturale di destra. Di fatto un libro prezzoliniano, nel senso di Giuseppe Prezzolini. (…) Prezzolini fondò la sua “Voce” nel 1908, caposaldo della storia del giornalismo (…) Fu il maestro di Indro Montanelli. E proprio Montanelli, il 22 marzo 1994, fondò la sua “Voce”, richiamandosi a quel retaggio culturale ed ebbe come vicedirettore Giancarlo Mazzucca. Spiega l’interessato:
Abbiamo deciso di ricostruire queste due storie per il quarantesimo anniversario della “Voce” montanelliana. Ci è sembrato significativo ricostruire il rapporto tra Montanelli e Prezzolini e paragonare le due esperienze editoriali.
E qui arriviamo al nodo della prefazione. Ancora Giancarlo Mazzucca:
In Italia, il massimo esperto di Prezzolini è Gennaro Sangiuliano e questo si sapeva ben prima che diventasse ministro della Cultura. Abbiamo quindi pensato di chiedergli una prefazione, come biografo ed esperto dello scrittore. Ma abbiamo saputo che la casa editrice aveva deciso di non pubblicarla.
(Giancarlo Mazzuca, in Paolo Conti, Il caso (Elisabetta) Sgarbi e la prefazione saltata di Sangiuliano, “Corriere della Sera”, 7 febbraio 2024)
Abbiamo deciso di non pubblicare la prefazione del ministro per un motivo molto semplice. Il libro racconta la destra culturale italiana che ha ragioni storiche e letterarie che meritano di essere approfondite. Quando mi è stata proposta la prefazione di Sangiuliano (dopo la contrattualizzazione del libro) ho pensato che questo testo, indicato in copertina, avrebbe indotto il lettore a ricadere nell’equivoco che il libro intendeva, al contrario, sovvertire: identificare la destra culturale, conservatrice, con la destra politica e, magari, di (attuale) governo.
(Elisabetta Sgarbi, in Paolo Conti, Il caso (Elisabetta) Sgarbi e la prefazione saltata di Sangiuliano, “Corriere della Sera”, 7 febbraio 2024)
09_02_24 | Giuseppe Valditara contro le occupazioni delle scuole
Le occupazioni creano gravi danni alla collettività, privano gli studenti del diritto costituzionale allo studio, impediscono l’attività amministrativa delle scuole: non devono più essere tollerate.
A dettare la linea è il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che richiama i presidi
a segnalarle subito alle forze dell’ordine.
Il riferimento è alla vicenda del “Severi Correnti”: il liceo e istituto professionale in zona CityLice (a Milano, n.d.r.) ha avuto
70.000 euro di danni. L’occupazione è durata tre giorni ma ha causato l’inagibilità dell’istituto, che dal 30 gennaio si protrarrà fino al 17 febbraio, con grave pregiudizio per la formazione degli studenti. (…)
Ritengo indispensabile che i dirigenti scolastici si attivino, così come prevede la legge, per segnalare le occupazioni alle forze dell’ordine così che queste possano procedere a identificare gli occupanti e si possa dunque agire in giudizio per il risarcimento dei danni.
(Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, in Sara Bernacchia, Valditara: “Identificare chi occupa e portarlo a processo per danni”, “la Repubblica”, 9 febbraio 2024)
Il ministro Valditara visita a sorpresa il Liceo “Severi Correnti” di Milano, devastato da tre giorni di occupazione furiosa. E’ insieme al prefetto, ieri all’ora di pranzo. Uscendo dall’istituto, che comprende un professionale, dice:
Chi occupa e fa danni si mette fuori dalla comunità scolastica e merita di essere bocciato. (…) E’ solo un’idea, la esprimo sommessamente. Chi non è d’accordo, però, non ha capito cosìè la scuola.
(Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, in Corrado Zunino, Valditara, linea dura sulle occupazioni “Bocciare i vandali che fanno danni”, “la Repubblica”, 13 febbraio 2024)
La bocciatura per un’occupazione che ha creato danni è eccessiva, questa deve restare una decisione estrema.
Perché?
Non è mai facile stabilire chi occupa e, tra chi occupa, quali studenti abbiano fatto danni. Non è mai possibile identificare senza incertezze. Quando un’occupazione parte, alcuni esterni si possono infiltrare. Va considerato.
Cosa pensa di un’occupazione scolastica?
Sono d’accordo che le forme di protesta dei ragazzi devono allargarsi e non chiudersi nell’unico modo conosciuto: l’occupazione appunto. Peraltro questa modalità sta diventando un’abitudine. Non possiamo, però, essere noi adulti a prendere le decisioni per gli studenti, dobbiamo rispettarli su serio. (…)
Di fronte a un’occupazione che ferma le attività di tutti per molto tempo, qualche provvedimento va preso. Non deve essere per forza chiamare la Digos, però. Spesso le forze dell’ordine chiedono a noi presidi di agire autonomamente.
Lei come si comporta di fronte alla presa aggressiva di una scuola da parte di una minoranza?
Dirigo il “Marco Polo” da dodici anni, lo faccio con una sincera aperura verso gli studenti, e nel nostro istituto non ci sono mai state occupazioni. E’ accaduto una volta sola: abbiamo discusso apertamente e nelle stessa mattina l’atto si è trasformato in autogestione, con la collabotrazione dei professori.
(Ludovico Arte, dirigente scolastico dell’Istituto Tecnico per il Turismo “Marco Polo” di Firenze, in Corrado Zunino, “E’ sempre sbagliato reprimere con i ragazzi bisogna dialogare”, “la Repubblica”, 13 febbraio 2024)
09_02_24 | Roma | Luca Beatrice presidente della Quadriennale
Dopo un lungo tempo di attesa il Ministero ha sciolto la riserva e nominato il curatore, docente e giornalista Luca Beatrice, già presidente del Circolo dei Lettori di Torino, alla Presidenza della Fondazione Quadriennale di Roma (nominati anche i consiglieri di amministrazione Katia Gruppioni e, su designazione della Camera di Commercio di Roma, Giancarlo Abete), succedendo a Umberto Croppi. (…)
Lo scopo della Quadriennale è quello di portare al centro del dibattito l’arte italiana. Venezia ha abdicato a questo ruolo, arte italiana se ne vede poca, offrendo invece una realtà globale, come è giusto che sia. La Quadriennale ha un’altra missione. Naturalmente non dobbiamo fare un elogio del marginale e del provinciale, ma chiederci cosa abbiamo da mostrare noi al mondo, alle persone che verranno a vederla anche da fuori, con una mostra più per il pubblico che per gli addetti ai lavori.
Qual è a tuo parere lo stato di salute dell’arte italiana?
Credo che ci sia un grande fermento con molti giovani artisti, molti provenienti dalle Accademie, spazi moltiplicati e modi diversi di intervenire. Una volta eravamo molto più conservatori, ci rinchiudevamo negli spazi istituzionali dell’arte come le gallerie e i musei. Adesso invece c’è una moltiplicazione di formati e di figure professionali. E mi piacerebbe che la Quadriennale fosse anche una occasione per lavorare sulla formazione di nuove figure, dei giovani. D’altra parte ho sempre avuto la vocazione dell’insegnante…
(Luca Beatrice, presidente della Quadriennale di Roma, Santa Nastro, La Quadriennale rimette al centro l’arte italiana. Intervista al neo Presidente Luca Beatrice, “Artribune”, 14 febbraio 2024, alla pagina https://www.artribune.com/professioni-e-professionisti/politica-e-pubblica-amministrazione/2024/02/luca-beatrice-presidente-quadriennale-roma-2/)
Il ministro Sangiuliano e credo la presidente Meloni mi avevano individuato come un nome possibile. Immagino che abbiano valutato il mio curriculum e la mia storia, e hanno pensato che fossi la persona giusta. Penso che l’esperienza alla presidenza del Circolo dei Lettori di Torino abbia pesato: ho imparato a leggere i bilanci, a gestire un consiglio di amministrazione, ad avere rapporti con la politica e con l’amministrazione. Una palestra fondamentale, per imparare un metodo.
Non ha però partecipato ai diversi bandi per la direzione dei musei della sua città, Torino.
L’ho detto più volte: non intendo partecipare a bandi. Non credo sia giusto farlo alla mia età, e poi non mi piaceva per nulla l’idea di poter perdere… D’altra parte, com’è giusto che sia, i bandi favoriscono chi ha un’esperienza di direzione pregressa, e io non ho mai diretto un museo, ma ho presieduto un’istituzione e ho sempre fatto il curatore indipendente e libero.
È una critica alle recenti nomine nei musei autonomi statali, con diversi nuovi direttori privi di esperienza alla direzione?
Tra i nuovi direttori il Ministero ha selezionato figure interessanti, in modo creativo e non scontato, alternando seri professionisti a outsider. Credo che sia una scelta destinata a riservare diverse ottime sorprese.
Che cosa prova a essere stato tra i (pochi) nomi graditi al Centrodestra per quasi ogni incarico in ambito culturale?
Finalmente la mia nomina è andata a segno, mi viene da dire. Appartengo a quest’area politica, da tanti anni scrivo prima per “Il Giornale” poi su “Libero”, non ne ho mai fatto mistero. Mi pare logico che un Governo voglia valorizzare le figure spero apicali del proprio settore. Ma non parliamo né di egemonia né di occupazione.
C’è un problema di nomi a cui l’attuale Governo possa attingere per le prossima nomine?
Non credo, e faccio l’esempio di Cristina Mazzantini e Costantino D’Orazio, appena nominati a Roma e alla Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia. Sono figure assolutamente laiche, professionisti mai schierati né da una parte né dall’altra. Un tesoro che l’Italia ha e a cui può e deve attingere. Faccio un altro esempio, quello di Sergio Castellitto appena nominato presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia. È forse un regista di destra? No, ma è stato giusto sceglierlo.
(Luca Beatrice, presidente della Quadriennale di Roma, in Alessandro Martini, La Quadriennale di Roma secondo Luca Beatrice, “Il Giornale dell’Arte”, 9 febbraio 2024, alla pagina https://www.ilgiornaledellarte.com/Articolo/La-Quadriennale-di-Roma-secondo-Luca-Beatrice)
10_02_24 | Trieste | Giorgia Meloni alla foiba di Basovizza
Torno qui con qualche ruga in più e responsabilità che non avrei mai immaginato. (…) E’ un atto dovuto. Non ci era mai venuto nessun presidente del Consiglio.
(Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, in Monica Guerzoni, Meloni alla foiba di Basovizza: qui per chiedere perdono dei silenzi, “Corriere della Sera”, 11 febbraio 2024)
Purtroppo alcun deputati della sinistra e del centrosinistra ritengono ancora inopportuno togliere l’onoreficenza al carnefice Tito (l’Ordine del Merito della Repubblica ricevuto nel 1969, n.d.r.). Negare i suoi crimini vuol dire commetterli di nuovo.
(Roberto Dipiazza, sindaco di Trieste, in Giampaolo Visetti, Foibe, Meloni rivendica “Abbiamo spezzato la congiura del silenzio”. “la Repubblica”, 11 febbraio 2024)
Questo dramma è stato troppo a lungo negato dall’egemonia culturale della sinistra.
(Romano La Russa, assessore alla Sicurezza e alla Protezione Civile della Regione Lombardia, in Giampaolo Visetti, Foibe, Meloni rivendica “Abbiamo spezzato la congiura del silenzio”. “la Repubblica”, 11 febbraio 2024)
11_02_24 | Sanremo | Mara Venier legge in diretta a Domenica In il comunicato dell’AD RAI Roberto Sergio
Mara Venier, in diretta, ha spiegato che le è arrivata una nota da leggere scritta da Roberto Sergio “in merito a un’affermazione su Israele e Palestina fatta da un artista durante il Festival di Sanremo”. Si ricorda che Ghali, sul palco dell’Ariston, terminata la sua esibizione ha detto: “Stop al genocidio”, facendo riferimento ai fatti di Gaza.
“Ogni giorno”, si legge nel comunicato fatto leggere dall’Ad Rai, “i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano e continueranno a farlo, la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele e alla Comunità Ebraica è sentita e convinta.”
“Sono le parole, che ovviamente condividiamo tutti, del nostro Amministratore Delegato Roberto Sergio”, ha concluso Mara Venier. Qualcuno all’Ariston ha lanciato un urlo di protesta: “Cita Gaza”.
(…)
Alcuni commenti a caldo su X: “Vergogna”; “Mara Venier in 4 ore di programma ha condiviso le parole di Ghali e un comunicato dove si dice esattamente il contrario solo per leccare il c*lo ai piani alti e al governo. CHE SCHIFO”; “A Domenica In la RAI prima osanna Ghali e il suo amor di patria poi appena il cantante esprime un pensiero proprio sul conflitto a Gaza, viene zittito con un comunicato in stile dittatura nord coreana”; “Si sta sfruttando la tv di Stato per manipolare i fatti e riscrivere la Storia: all’Aia si sta lavorando proprio per evitare di nuovo che ciò accada”.
Pochi minuti prima c’è stata un’altra ondata di proteste su Domenica In e Mara Venier, la quale ha bloccato un discorso sulla migrazione fatto da Dargen D’Amico.
(Mara Venier legge una nota su Israele dell’ad RAI Roberto Sergio a Domenica In dopo le parole di Ghali: bufera, “Virgilio Notizie”, 11 febbraio 2024, alla pagina https://notizie.virgilio.it/mara-venier-legge-una-nota-su-israele-dell-ad-rai-roberto-sergio-a-domenica-in-dopo-le-parole-di-ghali-bufera-1606032)
Il Festival di Sanremo è un momento identitario di grande tradizione e di grande nobiltà della cultura italiana perché esalta la nostra canzone. La ricchezza della nostra nazione è una cultura varia in tutta la nazione. Abbiamo anche tanta cultura nei piccoli e medi centri come Sanremo.
(Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, ospite dei Martedì Letterari del Casinò Municipale di Sanremo, in Luca Simoncelli, Il ministro della Cultura Sangiuliano “Il Festival di Sanremo è un momento identitario”, “Riviera24.it”, 16 luglio 2024, alla pagina https://www.riviera24.it/2024/07/il-ministro-della-cultura-sangiuliano-il-festival-di-sanremo-e-un-momento-identitario-874617/)
12_02_24 | Siracusa | Valeria Told si dimette da sovrintendente della Fondazione INDA
Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha nominato Valeria Told, sovrintendente della Fondazione INDA. Come previsto dallo Statuto dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico, il nuovo Sovrintendente è stato scelto dalla rosa di tre nomi selezionati dal Consiglio di Amministrazione dell’INDA dopo una procedura di selezione con evidenza pubblica avviata a settembre del 2022.
Valeria Told per oltre dieci anni ha ricoperto il ruolo di direttore generale della Fondazione Haydn di Bolzano e Trento.
Con la nomina di Valeria Told da parte del ministro della Cultura si completa la governance dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico e si mette fine a un periodo di inutili e pretestuose polemiche che non hanno comunque impedito al Consiglio di Amministrazione dell’INDA di lavorare alla preparazione della stagione 2023 di rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa. Sono certo che insieme al nuovo sovrintendente potremo raggiungere nuovi e ambiziosi traguardi. Voglio anche ringraziare tutti i manager di altissimo profilo che hanno presentato la candidatura per ricoprire il ruolo di sovrintendente. E’ un ulteriore segno dell’importanza e dell’appeal che la Fondazione INDA riveste in tutto il Paese.
(Francesco Italia, presidente della Fondazione INDA, in Valeria Told è il nuovo sovrintendente della Fondazione INDA, Fondazione INDA, 21 marzo 2023, alla pagina https://www.indafondazione.org/valeria-told-e-il-nuovo-sovrintendente-della-fondazione-inda/)
Con malinconia vi devo annunciare la mia partenza. Non siamo riusciti a risolvere un aspetto formale legato al mio contratto con il Consiglio di Amministrazione. Nonostante ciò, guardo indietro con gratitudine per un percorso ricco di esperienze significative. Desidero ringraziare ciascuno di voi – colleghi, artisti e appassionati – per il sostegno e la passione che rendono Inda un luogo speciale.
Lascio con l’entusiasmo i semi per le future stagioni: le edizioni 2024, 2025 e 2026 si prospettano favolose, con titoli e registi che porteranno sul palco la magia e anche lo spirito innovativo che vi ho promesso. Sarete voi ad applaudire e a godere delle prossime stagioni che ho avuto l’onore di programmare. Ci vediamo presto, sicuramente all’inaugurazione di questa stagione a maggio.
(Valeria Told, post su facebook, in Gianni Catania, Valeria Told lascia la Fondazione Inda, si dimette la sovrintendente, “Siracusa Oggi”, 12 febbraio 2024, alla pagina https://www.siracusaoggi.it/valeria-told-lascia-la-fondazione-inda-si-dimette-la-sovrintendente/)
Serpeggia malumore all’interno della Fondazione INDA dove, a quanto è dato sapere, si sono creati dei malintesi ai vertici tra la Sovrintendente Valeria Told e il consigliere delegato Marina Valensise. I motivi del contendere sarebbero scaturiti dalla conduzione dell’INDA in merito alla prossima stagione al teatro greco. I malumori avrebbero portato alle dimissioni Valeria Told, per contrasti con il consigliere Valensise.
Per la prima volta nella sua storia più che centenaria l’INDA, l’Istituto Nazionale del Dramma Antico, era guidato da una donna, una manager giovane, energica, molto preparata.
Valeria Told, per undici anni è stata sovrintendente della Fondazione Haydn. In poco più di dieci anni la Fondazione di Bolzano passò da una stagione sinfonica a quella operistica e ancora alle attività per i ragazzi. (…) Marina Valensise, il nuovo consigliere delegato della Fondazione INDA, è stata nominata dal ministro Franceschini, chiamato a colmare la lacuna venutasi a creare con la prematura scomparsa di Mariarita Sgarlata. (…)
Il Consiglio d’Amministrazione della Fondazione INDA per assicurare senza soluzione di continuità le funzioni di sovrintendente e garantire lo svolgimento della stagione teatrale 2024, ha affidato l’interim al consigliere delegato Marina Valensise.
(Siracusa. Clamoroso all’INDA, si dimette il sovrintendente Told per contrasti con il consigliere Valensise, “Libertà Sicilia”, 12 febbraio 2024, alla pagina https://www.libertasicilia.it/siracusa-terremoto-allinda-si-dimetterebbe-il-sovrintendente-valeria-told-per-contrasti-con-il-consigliere-delegato-marina-valensise/)
16_02_24 | Napoli | Al MANN la mostra Gli dei ritornano. I bronzi di San Casciano
I reperti ritrovati a San Casciano, a giudizio di molti esperti, sono tra i più importanti rinvenimenti archeologi italiani e ci permettono di riconnetterci con le nostre più antiche radici. La mostra a Napoli rappresenta un momento eccezionale per ammirare questi tesori restituiti dalla terra e dall’acqua e vivere l’esperienza unica del contatto visivo ed emozionale con testimonianze di un passato in cui il mondo romano e quello etrusco si riconoscevano attraverso riti sacri legati al termalismo e alla purificazione del corpo e dello spirito.
(Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, Mostre dal 15 febbraio al MANN i Bronzi di San Casciano, Ministero della Cultura, 19 gennaio 2024, alla pagina https://cultura.gov.it/comunicato/25804)
La mia imitazione fatta da Crozza mi piace, è fatta bene. Soprattutto quando dice che le statue di San Casciano sono di destra perché per tanti secoli erano rimaste lì e hanno atteso l’arrivo di un nuovo presidente del Consiglio per poter riemergere. Simpatico.
(Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, in Eugenio Battisti, Sangiuliano: “Simpatica la mia imitazione di Crozza. Siamo al lavoro per una mostra su Gramsci”, “Il Secolo d’Italia”, 6 dicembre 2023)
16_02_24 | Charp | Muore in carcere Aleksej Navalyny
I partiti italiani di maggioranza e opposizione e i sindacati CGIL, CISL e UIL si uniranno alla fiaccolata in memoria di Alexei Navalny lanciata da Azione (Renew), che si terrà a Roma lunedì (19 febbraio, n.d.r.) alle 18.30. (…) All’iniziativa indetta da Calenda parteciperanno anche i partiti di governo – tra cui Fratelli d’Italia (ECR) di Giorgia Meloni, Forza Italia (PPE) del vicepremier Antonio Tajani e la Lega (ID) del vicepremier Matteo Salvini. Ma il vicesegretario della Lega Andrea Crippa ha esitato a citare Putin come mandante della morte di Navalny.
Esprimiamo il nostro cordoglio ma aspettiamo che si faccia luce. Non puntiamo il dito finché non ci sono prove oggettive. Puntare il dito mi sembra prematuro e inappropriato,
ha dichiarato Crippa dopo la diffusione della notizia su Navalny, aggiungendo che il Partito Democratico ha una
mentalità da vigilante. (…)
Se stava bene due giorni fa, significa che le condizioni di detenzione lo hanno fatto stare bene (…) Se le condizioni di detenzione in Russia erano pessime, non avrebbe dovuto stare bene due giorni fa, a meno che le condizioni non fossero cambiate in quei due giorni. Non lo so.
(Andrea Crippa, vicesegretario della Lega, in Federica Pascale, Cordoglio della politica italiana per la morte di Navalny. Critiche sulla posizione della Lega, in “EURACTIV Italia”, 19 febbraio 2024, alla pagina https://euractiv.it/section/capitali/news/cordoglio-della-politica-italiana-per-la-morte-di-navalny-critiche-sulla-posizione-della-lega/)
Che cosa vorrebbe dire ai governi e ai partiti occidentali che, come la Lega, continuano a non smarcarsi dal Cremlino?
Che in Russia quelli come loro vengono chiamati “utili idioti”. O che probabilmente sono finanziati dal Cremlino. Dei fondi russi a Marine Le Pen del resto sappiamo bene. Le loro azioni contraddicono gli interessi nazionali, gli interessi della democrazia. Perché Putin è un pericolo non soltanto per i russi, ma per tutto il mondo. In Occidente mi chiedono spesso quando i russi manifesteranno. I russi protestano già con picchetti o depositando fiori nonostante il rischio di finire in cella e di trovarsi una scopa nel deretano o la corrente elettrica nei genitali.
(Ljubov Sobol, già collaboratrice di Aleksej Navalny in esilio dal 2021, in Rosalba Castelletti, Sobol “Utili idioti. Così la destra europea svende la democrazia”, “la Repubblica”, 20 febbraio 2024)
Nel primo pomeriggio di domenica, a due passi dai grattacieli di Porta Nuova (a Milano, n.d.r.), sotto la targa in memoria della giornalista russa Anna Politkovskaja, anche lei perseguitata da Putin, un gruppetto di persone si è ritrovato per una commemorazione. Fiori, candele, foto, raccoglimento. Un evento interrotto da una pattuglia della Digos che ha chiesto a tutti i documenti. (…) La Questura milanese ha spiegato che “il personale si è recato sul posto per identificare il promotore dell’iniziativa”, Boris Gonzhalenko, sconosciuto agli atti d’ufficio, dato che il giorno prima “era pervenuta un’email generica che preannunciava la presenza di non più di tre persone”. Non era stata allegata copia del suo documento d’indentità (un passaporto russo) né specificato l’orario dell’iniziativa. Così è stato predisposto un servizio di vigilanza. E quando la pattuglia si è trovata di fronte “a un gruppo di persone, a fronte delle tre preannunciate” è intervenuta, “per verificare con esattezza l’identità del pomotore”.
(Ilaria Carra e Alessandra Ziniti, Lasciano fiori per il dissidente e la Digos li identifica. La Questura: “Troppo zelo”, “la Repubblica”, 20 febbraio 2024)
Fino a domenica non l’avevamo mai visto, ma anche lui è stato identificato dalla Digos come noi. (…) Eravamo un gruppo di 12 persone, pacifiche, armate solo di fiori. Non volevamo nemmeno parlare. Se poi questo signore che si è unito a noi e ha fatto pubblicità all’iniziativa sui social, ha causato l’arrivo della polizia, non lo so. Comunque, tutto un po’ incomprensibile.
(Marina Davydova, portavoce dell’associazione Annaviva, in Zita Dazzi, Davydova: “E’ strano segnalati da un russo ma eravamo pacifici”, “la Repubblica”, 20 febbraio 2024)
Ha deposto fiori e una fotografia di Aleksej Navalny davanti all’ingresso del consolato russo in via Ghirardelli Pescetto a Nervi, nel Levante genovese, ed è stata identificata dalla Digos e dalla polizia. E’ successo tutto sabato pomeriggio, ma la notizia è trapelata ieri. (…) La donna è una cittadina russa di 44 anni, residente in un paese della provincia di Savona.
(Fiori davanti al consolato, fermata una donna russa, “Corriere della Sera”, 20 febbraio 2024)
“Ma come possiamo sapere cos’è successo a Navalny?”, s’interroga in radio Matteo Salvini, che in passato, quando in qualche fattaccio di cronaca c’era di mezzo un immigrato, cinguettava tranchant: “Galera e buttare la chiave”.
Il vice-premier e segretario della Lega stavolta aspetta che la giustizia di Putin faccia il suo corso. Per carità, “capisce” la posizione della moglie del dissidente morto in Siberia, ma “la chiarezza la fanno i medici e i giudici, non la facciamo noi”.
(Lorenzo De Cicco, Assolve Putin su Navalny. Salvini è un caso nella UE. Lo zar: “L’Italia mi è vicina”, “la Repubblica”, 21 febbraio 2024)
17_02_24 | Le dimissioni del consigliere del Ministro per la valorizzazione e la tutela del paesaggio Giuseppe Cuomo
Giuseppe Cuomo, sindaco a Sorrento tra il 2010 ed il 2020, che un anno fa (il 17 gennaio 2023, n.d.r.) il ministro Sangiuliano nominò consigliere nelle materie attinenti la qualità, la valorizzazione e la tutela del paesaggio, è socio in una impresa che lo scorso 7 febbraio ha ricevuto dal Prefetto di Napoli una interdittiva antimafia.
Si tratta della Nizza srl ed è una di quelle riferibili a Salvatore Langellotto, imprenditore condannato nel 2016 in Cassazione a quattro anni e sei mesi di reclusione perché si è fatto strada nel mercato del cemento con il sostegno del clan Esposito ed attualmente agli arresti domiciliari perché accusato di avere malmenato Claudio d’Esposito, il responsabile del Wwf in penisola sorrentina, e di avere minacciato e sottoposto a stalking Vincenzo Iurillo, giornalista del “Fatto Quotidiano”, “reo” di avere dato conto della surreale benedizione dei camion di Langellotto da parte del parroco di Sant’Agnello. Il capitale sociale di Nizza è di 10.000 euro, la sede a Piano di Sorrento.
Amministratice unica è Elena Bruno, anziana madre di Salvatore Langellotto. Cuomo è socio al 50%. Gli altri soci di Nizza srl sono la stessa Bruno; Salvatore Langellotto, l’imprenditore ora agli arresti domiciliari; Isa, Giuseppe, Rosaria e Zaira Langellotto.
La presenza di Cuomo in Nizza, in realtà, non è una novità in assoluto. Nel 2010, infatti, quando Giuseppe Langellotto, il padre di Salvatore, e lo stesso Salvatore (era il direttore dei lavori) erano impegnati con la Edilgreen (anch’essa il 7 febbraio colpita da interdittiva antimafia) nel progetto di realizzare un maxi parcheggio interrato in Vico III Rota a Sorrento, nel terreno di proprietà di Adriano Bellacosa, ex assessore alla Provincia di Salerno nella giunta Cirielli (…) il “Corriere del Mezzogiorno” rivelò che Cuomo, all’epoca ancora sindaco, era socio dei costruttori interessati a quel parcheggio tanto discusso.
Non nella Edilgreen, ma in Nizza srl, dove all’epoca figurava Giuseppe Langellotto, il padre di Salvatore, poi deceduto, e dove ora compare come amministratrice Elena Bruno. Cuomo rispose alle domande del cronista sostenendo che non c’era nulla di strano o sbagliato e che non era Nizza srl ad essere coinvolta nel progetto di Vico III Rota. Quattordici anni più tardi Cuomo è ancora in Nizza in compagnia di Langellotto. Il figlio, stavolta. L’ex sindaco non è indagato o coinvolto nei procedimenti penali che toccano Salvatore Langellotto – va precisato – e va detto anche che l’interdittiva antimafia è un provvedimento di carattere amministrativo, suscettibile d’impugnazione al TAR.
(Fabrizio Geremicca, L’ex sindaco Cuomo socio di Langellotto: “Pronto a lasciare”, “Stylo24”, 16 febbraio 2024, alla pagina https://www.stylo24.it/lex-sindaco-cuomo-socio-di-langellotto-pronto-a-lasciare/)
Con riferimento a notizie riportate dagli organi di stampa, si rende noto che le vicende narrate non erano a nostra conoscenza fino a oggi. L’avvocato Giuseppe Cuomo, già sindaco di Sorrento, è stato nominato consigliere del Ministro per la valorizzazione e la tutela del paesaggio in virtù della sua esperienza amministrativa e legale. Non è il primo ex sindaco, anche in passati governi, ad essere nominato consigliere. L’incarico è assolutamente a titolo gratuito e non è mai stato erogato alcun rimborso per spese di viaggio o ad altro titolo. Pur non rilevando alcun profilo penale in questa vicenda e non risultando nemmeno indagato, come correttamente riportato, l’avvocato Cuomo ha rassegnato le proprie dimissioni che sono state accolte.
(MiC, il consigliere Cuomo si è dimesso, Ministero della Cultura, 17 febbraio 2024, alla pagina https://cultura.gov.it/comunicato/25938)
28_02_24 | Biennale | Gennaro Sangiuliano alla conferenza stampa sul progetto Due qui-To Hear di Massimo Bartolini per il Padiglione Italia
Esordisce con voce forte, ri-raccontando (non è la prima volta) l’aneddoto del 1911 che riguarda l’impresa dell’ardito gruppo di futuristi fiorentini (Papini, Soffici, Prezzolini) che portarono a Firenze quadri impressionisti sfidando il gusto piccolo borghese dell’epoca. Subito dopo cita Dostoievskij dicendo che da grande scrittore quale fu, invitava a tendere l’orecchio verso il basso, ovvero verso il popolo e lancia così un j’accuse (non si capisce bene a che proposito) contro la cultura elitaria e le manie del politicamente corretto. Prosegue col ringraziare Diego Della Valle per il sostegno e lo indica come “italiano a pieno tondo basti pensare all’attenzione che che ha avuto per il Colosseo”. Poi si autocita con una frase di un suo libro che recita: “dobbiamo costruire il passato del futuro” e invita Bartolini a prendere questo invito come un viatico augurandogli che fra 200 anni le opere del suo padiglione siano valutate sul mercato come oggi i quadri impressionisti. È un fiume in piena l’italianità che sottende a tutto il discorso di Sangiuliano fino a sfociare in un elogio del Genio Italico e della stirpe mediterranea di cui lui e (ci dice) Pietrangelo Buttafuoco (il nuovo presidente della Biennale che siede in prima fila) sono un esempio, insieme alle culture che dalla Grecia arrivano a noi. Le cita più o meno tutte: romani, bizantini e persino angioini e aragonesi. (…) Nell’enfasi il ministro conclude tornando a Prezzolini e all’incitamento a tutti i presenti perché siano “italiani all’altezza del loro passato“.
Sembra incredibile, ma ottiene l’applauso. Il commissario ne approfitta per riuscire a dire tutto d’un fiato e in una frazione di secondo: “Ci sono domande? No? Grazie a tutti, chiudiamo qui”. Fine dei giochi. Niente domande, dopo i risultati in Sardegna non si sa mai che possono chiedere ‘sti giornalisti… E pensare che il tema di questo padiglione era l’ascolto.
(Alessandra Mammì, Il tema del Padiglione Italia a Venezia è l’ascolto (tranne che per il Ministro Sangiuliano), “artribune”, 28 febbraio 2024, alla pagina https://www.artribune.com/professioni-e-professionisti/politica-e-pubblica-amministrazione/2024/02/gennaro-sangiuliano-ministro-padiglione-italia-venezia/)
05_03_24 | Il report del Consiglio d’Europa Press Freedom in Europe: Time to Turn the Tide: “Compromessa l’indipendenza della RAI”
In un rapporto del Consiglio d’Europa, la Commissione Europea è stata invitata a rafforzare le misure per la libertà di stampa, tra cui la nomina di un vicepresidente della Commissione con un portafoglio per i media dopo le elezioni di giugno e l’adozione di una posizione più dura nei confronti degli Stati membri che non proteggono i giornalisti.
Il rapporto, Press Freedom in Europe: Time to Turn the Tide (Libertà di stampa in Europa: È ora di invertire la rotta), pubblicato martedì (5 marzo), è una valutazione annuale delle organizzazioni partner della Piattaforma per la sicurezza dei giornalisti e del Consiglio d’Europa, un organismo internazionale dedicato alla salvaguardia dei diritti umani, alla promozione della democrazia e al sostegno dello Stato di diritto.
Il rapporto 2023 ha richiamato l’attenzione sulla minaccia delle azioni legali strategiche contro la partecipazione pubblica (SLAPP), sull’uso di software spia, sul ruolo della Commissione europea e sulla mancanza di regolamenti o della loro attuazione. (…)
Il report del Consiglio d’Europa manifesta preoccupazioni riguardo al servizio pubblico di informazione e specificamente al caso della RAI che ha sollevato molte segnalazioni sulla Piattaforma per la sicurezza dei giornalisti.
“Il cambio di governo in Italia ha visto la brusca partenza, nel maggio 2023, di Carlo Fuortes” ex CEO della RAI “che si è dimesso citando l’interferenza del governo nel Consiglio di Amministrazione e i tentativi di imporre modifiche alla programmazione”, si legge all’interno del report. Si fa anche riferimento al caso di Roberto Saviano, giornalista apertamente critico verso governo, il quale si è visto cancellare un nuovo programma televisivo che lui avrebbe dovuto condurre.
Allo stesso tempo il Consiglio d’Europa nota con favore il sistema di protezione per i giornalisti che subiscono intimidazioni e minacce, anche di morte. Secondo le informazioni riportate dal Ministero dell’Interno “in un anno tipo circa 20 giornalisti che subiscono le minacce più gravi o imminenti ricevono una stretta protezione da parte della polizia, mentre un numero maggiore di giornalisti riceve livelli di protezione minori”.
(Julia Tar, Report del Consiglio d’Europa: La Commissione europea deve garantire la libertà dei media e proteggere i giornalisti, “Euractiv”, 5 marzo 2024, alla pagia https://euractiv.it/section/diritti/news/report-del-consiglio-deuropa-la-commissione-europea-deve-garantire-la-liberta-dei-media-e-proteggere-i-giornalisti/)
15_03_24 | L’Aquila | Capitale Italiana della Cultura 2026
E’ un onore reso non solo alla nostra città ma a tutto il territorio dell’Abruzzo, alle aree appenniniche, al centro dell’Italia. La questione delle aree interne rappresenta, con la questione meridionale, la sfida del domani dell’Italia. (…) L’Aquila si avvia a celebrare i quindici anni del terremoto. Un evento che ci ha colpito come comunità. Questo non è un risarcimento ma rappresenta un elemento intorno a cui ricostruire il tessuto sociale. La cultura è un elemento fondamentale della nostra ricostruzione.
(Pierluigi Biondi, sindaco dell’Aquila, “Corriere della Sera”, 15 marzo 2024)
Pur unendosi al coro di congratulazioni per l’Aquila delle altre città finaliste, il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad, sottolinea polemicamente che l’esperienza della Capitale della Cultura
ci ha mostrato anche il lato peggiore e ahimè radicato del nostro paese, con quella catena di invasioni di campo preventive scomposte anche da parte di chi dovrebbe essere super partes e poi di illazioni e di ombre che hanno velato la coda finale di quella che per i territori candidati non è una semplice competizione. (…) È la regola del sospetto a cui neanche questa partita si è potuta sottrarre,
aggiunge il primo cittadino di Rimini, che nei giorni scorsi aveva sottolineato come la corsa a Capitale Italiana della Cultura 2026 fosse finita a suo giudizio
nel frullatore delle elezioni regionali.
(Jamil Sadegholvaad, sindaco di Rimini, in La rinascita 15 anni dopo il terremoto, L’Aquila è la Capitale italiana della Cultura 2026, “ANSA”, 15 marzo 2024, alla pagina https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/libri/2024/03/14/laquila-e-la-capitale-italiana-della-cultura-2026_502fb7b8-c248-4c1c-a5de-38e00d2a9bba.html)
Mettere in dubbio l’onestà della proclamazione de L’Aquila come Capitale della Cultura è una mancanza di rispetto non solo per la professionalità dei membri della Commissione, indipendente, autonoma e formata da professionisti indiscutibili, ma anche perché dimostra una scorrettezza istituzionale particolarmente grave e strumentale. Innanzitutto perché, e mi spiace che il collega Gnassi non capisca quello che chiunque riuscirebbe a comprendere, se tutto fosse stato predeterminato e se la scelta de L’Aquila fosse dipesa da una volontà politica, allora la proclamazione sarebbe avvenuta prima delle elezioni Regionali e non quattro giorni dopo. E poi mi spiace ricordare che nessuno ha mai pensato né detto che Pesaro Capitale della Cultura lo sia diventata perché il sindaco Matteo Ricci è il responsabile dei sindaci del PD, nessuno ha detto che Procida sia stata scelta per contiguità con il governatore De Luca, né che praticamente tutte le città che sono state Capitale della Cultura lo siano state perché contigue ideologicamente al Partito Democratico o alla sinistra in generale. Le città che hanno vinto negli anni scorsi lo hanno meritato così come L’Aquila oggi lo merita. Mi spiace che un’occasione così bella venga sporcata da critiche strumentali che esulano dal sano campanilismo per sfociare in una polemica politica che certamente domani sarà dimenticata, ma che comunque si poteva evitare.
(Guido Quintino Liris, FdI, in L’Aquila capitale della cultura: è polemica, “Regionali, ombre e invasioni di campo”, “AbruzzoWeb”, 15 marzo 2024, alla pagina https://abruzzoweb.it/laquila-capitale-della-cultura-e-polemica-regionali-ombre-e-invasioni-di-campo/)
Il nostro dossier dal titolo L’Aquila Città Multiverso rappresenta un ambizioso programma artistico-culturale, che mira a sperimentare un nuovo modello di sviluppo territoriale replicabile in tante altre aree fragili d’Italia. Il programma sottende, inoltre, l’obiettivo di raccontare e di presentare un territorio in cui già coesistono molteplici dimensioni spazio temporali e culturali, sovvertendo la narrativa dominata dall’idea di una città che deve ancora emergere dalle macerie. Il dossier, profondamente imperniato sui driver strategici della Nuova Agenda Europea della Cultura, quali coesione sociale, salute pubblica e benessere, creatività, innovazione, sostenibilità socio-ambientale, si articola attorno a cinque filoni progettuali: la multiculturalità, la multidisciplinarità, la multitemporalità, la multiriproducibilità e la multinaturalità. Si tratta di temi complessi e facilmente mal interpretabili, ognuno dei quali merita una spiegazione. Per quanto riguarda la multiculturalità essa si esprime attraverso la capacità de L’Aquila di attrarre talento internazionale. La multidisciplinarità, invece, si evince nella varietà di istituzioni artistiche e culturali di centri di ricerca presenti sul territorio, incluse eccellenze come il CNR e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Per quanto riguarda la multitemporalità, invece, esse esplora la storia recente della città con le tracce profonde che questa inevitabilmente lasciato. La multiriproducibilità riflette i cambiamenti nei processi creativi e culturali, con un’attenzione alla co-creazione e alla partecipazione della comunità. Infine, la multinaturalità evidenzia il rapporto unico de L’Aquila con la natura, che costituisce un elemento fondamentale dell’identità cittadina.
(Pierluigi Sacco, coordinatore scientifico della candidatura de L’Aquila 2026, in Roberta Capozucca, L’Aquila per il 2026 punta sui driver strategici strategici della Nuova Agenda Europea, “Il Sole-24 Ore”, 29 marzo 2024)
18_03_24 | Roma | La direzione del TgR Lazio a FdI
“Elly ma che combini?”. In Campidoglio sono su tutte le furie. Il PD romano e il cerchio magico del sindaco Roberto Gualtieri hanno preso malissimo la trattativa portata avanti dalla comunicazione della segretaria del PD sulle nomine dei nuovi caporedattori dei telegiornali regionali. Come anticipato dal “Foglio”, al telegiornale del Lazio andrà via la giornalista Roberta Serdoz, considerata vicina al PD, al su posto arriverà Antonella Armentano, patriota in quota FdI. Tutto questo a un anno da un appuntamento cruciale per la capitale, il Giubileo. L’evento sul quale Roberto Gualtieri si gioca la sua possibile ricandidatura nel 2026. “E la colpa”, si vocifera tra i corridoi capitolini, “è tutta di Elly”. A Palazzo Senatorio d’altronde nessuno era stato informato della trattativa tra il Nazareno e il direttore generale di viale Mazzini Giampaolo Rossi. (…)
Per tutta risposta i fedelissimi del sindaco si sono sentiti dire: “Lo so, avete ragione, però abbiamo tenuto l’Emilia Romagna”. E, in effetti, nella regione governata da Stefano Bonaccini il telegiornale regionale rimarrà saldamente nelle mani di un giornalista d’area PD, in questo caso trattasi di Filippo Vendemmiati. Ma la questione ha tutta l’aria di una finta vittoria. Al Nazareno devono aver sottovalutato un fatto: il nuovo caporedattore Vendemmiati, classe 1958, 65 anni, tra meno di un anno potrebbe andare in pensione. (…) Il mandato da caporedattrice di Roberta Serdoz alla guida della Tgr Lazio invece scadeva nel 2025, alla fine dell’anno giubilare. Il premio di consolazione, almeno per lei c’è stato: diventerà vicedirettrice dell’intera testata TgR (che continente tutti i telegiornali regionali). Ma in RAI, è noto a tutti, vale una regola terribile: se ti devono cacciare ti promuovono.
(Gianluca De Rosa, Schlein perde il Tgr Lazio: Gualtieri infuriato, “Il Foglio”, 21 dicembre 2023, alla pagina https://www.ilfoglio.it/roma-capoccia/2023/12/21/news/schlein-perde-il-tgr-lazio-gualtieri-infuriato-6035417/)
19_03_24 | Roma | Il sottosegretario Gianmarco Mazzi incontra gli operatori del settore e annuncia il nuovo Codice dello Spettacolo
Questa tornata di incontri conclude le consultazioni con gli operatori del settore iniziata nell’estate 2023, nelle quali era stata coinvolta anche l’Associazione Culturale Ateatro (Le proposte di Ateatro per il Codice dello Spettacolo).
In questi appuntamenti nella sede del Ministero della Cultura, il sottosegretario Mazzi, con il direttore generale Antonio Parente, ha elencato le varie proposte (o meglio richieste) raccolte negli scorsi mesi: una lunga lista di richieste a volte contraddittorie, su una molteplicità di temi, che meriterebbe una più ampia e approfondita discussione (e non le poche domande e osservazioni espresse alla fine della presentazione, prima delle testimonianze di attori e attrici come Gabiele Lavia, Alessandro Preziosi, Monica Guerritore, Michele Placido…).
Alcuni problemi dell’attuale sistema teatrale erano già emersi con chiarezza nel 2015 dall’indagine Oltre il Decreto, a cominciare da
# iperproduzione e conseguente intasamento del mercato (e strettoie distributive),
# eccesso di burocratizzazione delle procedure FUS, con tempistiche inadeguate,
# mancata definizione delle funzioni delle varie tipologie di soggetti sostenuti dal FUS,
# grave sperequazione territoriale nella proposta e nella partecipazione culturale,
# scarsa promozione della cultura italiana all’estero,
# ruolo irrilevante degli Osservatori, indispensabili per progettare efficaci politiche.
Altro tema chiave è da sempre il lavoro, con l’emergenza esplosa durante la pandemia. Nelle stesse parole del sottosegretario, è emerso che il primo intervento sull’intermittenza del 2023 è inadeguato. Arrivano richieste di salario minimo e rispetto dei contratti, anche se la risposta del mondo del teatro va piuttosto nella creazione di albi e registri professionali più o meno improbabili: per attori e attrici, sceneggiatori e drammaturghi, formatori, agenti…
E c’è grande attenzione alla parità di genere, da parte sia del governo sia degli operatori.
Come sempre, elenchi, minimi e quote sono animati dalle migliori intenzioni, che però non sempre si realizzano nella pratica: spesso spingono i decisori ad adeguarsi al minimo richiesto dalla norma, in operazioni di facciata che finiscono per vanificarne lo spirito.
Naturalmente una legge non è una wish list che accoglie i desideri degli operatori. Il testo del Codice dello Spettacolo, “pronto al 70-80%”, non è stato ancora reso noto e dunque è difficile immaginare come sono stati affrontati due snodi chiave: l’equilibrio tra teatro privato e teatro pubblico (dopo che la recente riforma del 2014 aveva cancellato il termine) e il rapporto tra lo Stato, Regioni e Comuni (anche nell’ottica della riforma delle autonomie locali: vedi Dossier | Le politiche regionali per lo spettacolo dal vivo: istruzioni per l’uso).
Sul primo versante, una soluzione può arrivare dalla leva fiscale, con forme di tax credit o di defiscalizzazione, che avvantaggiano i soggetti più forti sul mercato. Almeno in teoria, perché come abbiamo visto il sostegno allo spettacolo non arriva solo dal FUS, ma da mille altri rivoli. La soluzione più semplice sarebbe quella di spingere le iniziative commerciali verso il tax credit e l’art bonus, riservando ai progetti culturali il contributo diretto, ovvero quello che una volta era il FUS. Il governo gli aveva chiamato nome (senza cambiare la sostanza), e infatti – ha sorriso Mazzi – “continuiamo tutti a chiamarlo FUS. La mia proposta è di ribattezzarlo FIS, Fondo Italiano Spettacolo”. Vedremo se l’acronimo sciistico attecchirà, magari favorito dallo scioglimento della neve sulle piste…
Sul fronte delle risorse, ferma restando la difficoltà di ampliare l’investimento pubblico in cultura (e dunque ritenendo più praticabile la leva fiscale), Mazzi ha sottolineato l’incremento del sostegno al cinema (da 150 milioni nel 2016 a 800 nel 2023 e 750 nel 2024, secondo Mazzi), mentre lo spettacolo dal vivo resta sottofinanziato (423 milioni nel 2023, ma 200 vanno alle Fondazioni Lirico-Sinfoniche). Insomma, una promessa di riequilibrio (ma capiremo che ne pensa il sottosegretario con delega al cinema Lucia Borgonzoni).
Resta nell’attuale impostazione del FUS lo squilibrio tra il sostegno alla produzione (e dunque all’offerta) e il sostegno alla domanda, e dunque alla partecipazione culturale.Ma ampliare il pubblico può significare molte cose diverse. Per esempio, puntare al sold out e aumentare gli incassi delle “imprese culturali”. Così nel corso della mattinata, oltre che di Garinei e Giovannini e dell’operetta, di Zeffirelli e Fo, si è discusso a lungo del Biglietto d’Oro (anche se i più giovani hanno tutto il diritto di non sapere che cosa è).
Ma ampliamento della partecipazione culturale non vuol dire solo e tanto mettersi in concorrenza con le piattaforme e i megaconcerti. Vuol dire anche e forse prima di tutto lavorare sul riequilibrio territoriale, sull’inclusione e sulla coesione, prima che sul box office. Vuol dire valorizzare l’attività trasformativa del teatro nel sociale.Nella stesura del Codice dello Spettacolo vanno sciolti nodi politici e nodi amministrativi. Diversi provvedimenti devono coinvolgere altri dicasteri: bisogna parlare anche di lavoro e di welfare, di scuola e università. Ricordando che portare i giovani a teatro non deve significare obbligarli ad andare a teatro: la disaffezione al teatro nasce spesso dalla noia dei ragazzi di fronte alle recite per gli studenti delle scuole superiori.
(Lo chiameremo FIS? La volata finale per il nuovo Codice dello Spettacolo, “ateatro”, 27 marzo 2023, alla pagina https://www.ateatro.it/webzine/2024/03/27/lo-chiameremo-fis-la-volata-finale-per-il-nuovo-codice-dello-spettacolo/)
31_03_24 | Firenze | Carlo Fuortes sovrintendente del Maggio Musicale Fiorentino
La partita è nelle mani del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, a cui il nuovo consiglio di indirizzo del Maggio ha inviato, come da iter, la terna con i nomi di Paolo Petrocelli direttore del Dubai Opera House, del commissario straordinario uscente Onofrio Cutaia e l’ex ad della Rai Carlo Fuortes, indicando in quest’ultimo il candidato scelto e quindi preferito dal Cdi.
Le modalità non sono piaciute al ministero, perché pare che Nardella, da presidente del Maggio, non abbia concordato prima con Roma l’arrivo, dato per scontato, di Fuortes. Tanto che il ministro ha detto di volersi prendere il tempo necessario per valutare i curriculum, per poi far sapere come la pensa.
Una porta chiusa in faccia a Fuortes in favore di una conferma di Cutaia nelle vesti di sovrintendente? A molti è apparsa così.
“No, non è in questo modo”, spiega Giovanni Donzelli, che oltre che fiorentino è il responsabile nazionale di Fratelli d’Italia e braccio destro di Giorgia Meloni. “Sono due persone di altissimo profilo e valore, peraltro ugualmente distanti da noi politicamente. Ma questo non importa. Ciò che conta è che il sindaco non avrebbe dovuto forzare la mano e annunciare la scelta, come se il ministro Sangiuliano avesse dovuto solo ratificare una decisione presa da Nardella. Il nuovo sovrintendente del Maggio non si fa né con i bracci di ferro, né piantando bandierine. Si fa pensando al bene del teatro, risanato grazie all’ingente impegno messo proprio dal ministero”.
(Olga Mugnaini, Maggio verso la nomina. Fuortes riprende quota: “Profilo alto ma stop al pressing di Nardella”, “La Nazione”, 12 marzo 2024, alla pagina https://www.lanazione.it/firenze/cronaca/maggio-verso-la-nomina-fuortes-riprende-quota-prof)
Ringrazio per questo incarico il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il presidente del Teatro e sindaco di Firenze Dario Nardella e tutti i componenti del Consiglio di Indirizzo per la fiducia confluita sul mio nome. Estendo il mio ringraziamento ai Soci della Fondazione, il Ministero della Cultura, la Regione Toscana, il Comune di Firenze, la Città Metropolitana e i Soci privati, la Fondazione Cassa di risparmio di Firenze e Intesa Sanpaolo, ricordando il fondamentale contributo che hanno dato nell’ultimo anno per il risanamento della Fondazione. A questo proposito desidero ringraziare anche il commissario Onofrio Cutaia per l’importante lavoro di risanamento svolto dopo il gravissimo dissesto della gestione precedente.
(Carlo Fuortes, in Carlo Fuortes nominato sovrintendente della Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino, 23 marzo 2024, alla pagina https://www.maggiofiorentino.com/news/comunicati/carlo-fuortes-sovrintendente-maggio-musicale-fiorentino/)
31_03_24 | Il nuovo immaginario italiano degli “esuli in patria”
Da quando è arrivata a Palazzo Chigi la destra ha assunto una postura persistentemente vittimistica, come se non avesse costantemente occupato posizioni di governo in questi ultimi decenni, costretta invece a subire una drammatica emarginazione da parte di una sinistra prevaricatrice che, nel racconto della destra stessa, sembra aver governato ininterrottamente per oltre trent’anni. Se non si vuole liquidare questa narrazione solo come un’abile invenzione retorica e propagandistica, se interessa comprendere cioè quali sono i meccanismi, psicologici ancora prima che politici, che inducono la destra a insistere così ossessivamente sul tema dell’egemonia culturale, mostrandosi così famelica in termini di posti e poltrone, occorre ricordare che gli uomini e le donne di destra che hanno occupato negli ultimi due decenni posizioni di vertice, la stessa Giorgia Meloni fu una giovanissima ministra dello Sport, lo hanno fatto sotto la ferma e indiscussa leadership di Silvio Berlusconi, figura egemone della destra politica italiana dagli anni Novanta del secolo scorso in poi. E a Silvio Berlusconi – questo il punto – non importava granché della cultura, soprattutto di quella istituzionale che passa per la gestione di musei, istituti, archivi, biblioteche, festival di libri, e via dicendo. (…) “Meno intellettuali abbiamo in lista e più la gente – che è distante anni luce da questi modi di pensare – ci apprezza”, gli fece eco Gianni Baget Bozzo, uomo di Chiesa già passato per la corte di Bettino Craxi. La televisione era l’unico orizzonte culturale al quale Berlusconi guardava. Nessun interesse suscitavano in lui le istituzioni culturali, i musei, figuriamoci le biblioteche o gli archivi.
Ebbene, Giorgia Meloni, pur senza mai esprimerlo apertamente, è convinta che Berlusconi abbia commesso un grave errore. Appena entrata a Palazzo Chigi ha imposto un brusco cambio di marcia. Sono bastati pochi mesi per comprendere che la nuova destra di governo condanna, seppur implicitamente, Berlusconi per non aver dedicato sufficiente attenzione ai temi della cultura. E’ (anche) in nome di questa condanna che Meloni e i suoi (uomini) assumono la postura vittimistica propria di chi lamenta una pluridecennale emarginazione dalle istituzioni culturali. Una postura a sua volta alimentata dalla voglia di rivalsa dell’intellettuale rancoroso, smanioso di incontrare le luci della ribalta, una “voglia di riconquista e di vendetta”, è stato scritto, riconoscibile in giornalisti, consiglieri, tecnici, portavoce, esperti a vario titolo, donne e uomini da anni in attesa di una visibilità ingiustamente negatagli, questo l’assunto di fondo, dalla presunta egemonia culturale degli intellettuali di sinistra.
L’humus culturale al quale sono riconducibili gli intellettuali cui Giorgia Meloni e Gennaro Sangiuliano dovrebbero (o potrebbero) guardare mentre progettano il loro “nuovo immaginario positivo italiano” è in effetti segnato da un profondo sentimento di emarginazione, una radicata percezione di isolamento. A differenza degli uomini e delle donne che hanno popolato l’immaginario berlusconiano, legati com’erano e come sono al mondo delle aziende e delle televisioni, gli intellettuali della destra post-fascista hanno effettivamente vissuto ai margini del panorama culturale della Prima repubblica. Hanno vissuto una condizione psicologica di esclusione in ragione del ruolo inevitabilmente periferico ricoperto nell’arco costituzionale repubblicano dal Msi, il partito intorno al quale molti di loro più o meno direttamente ruotavano, ma anche in virtù della diffidenza che coltivavano rispetto allo stesso MSI: una condizione di ghettizzazione al quadrato, dunque, vissuta peraltro da molti di loro con una buona dose di autocompiacimento. “Esuli in patria”, è la felice definizione utilizzata tempo fa da Marco Tarchi, uno dei più brillanti intellettuali della destra post-fascista, per descrivere la condizione mentale, psicologica e politica di chi si riconosceva nel MSI: doppiamente esuli in patria, dunque, gli intellettuali, all’interno della propria area politica e del panorama culturale italiano.
(Giorgio Caravale, La nuova destra ricerca l’egemonia culturale, quella vecchia contestava l’idea di “intellettuale organico”, “Il Foglio”, 31 marzo 2024, alla pagina https://www.ilfoglio.it/politica/2024/04/01/news/perche-la-nuova-destra-ricerca-l-egemonia-culturale-quella-vecchia-contestava-l-idea-di-intellettuale-organico–6388006/)
03_04_24 | Gennaro Sangiuliano trasloca Times Square a Londra
Con riferimento al video estratto dalla presentazione della nuova passeggiata archeologica di ieri a Roma nel ricordare luoghi iconici di alcune città durante una risposta ad un gruppo di giornalisti, tra i quali anche il corrispondente del “Times”, ho messo insieme New York con una delle piazze più famose della capitale inglese, Piccadilly Circus, non a caso chiamata “la Times Square di Londra”. (…) “L’emozione fortissima vissuta nel presentare questo grande progetto e la risposta al collega del “Times” hanno avuto su di me, per un’istante, l’effetto di “spostare” la piazza delle mille luci di New York addirittura sulla riva del Tamigi. (…) Da domani, leggendo il “Times” con la solita attenzione, sorriderò per questo scambio di piazze che l’effetto ‘passeggiata nella storia’ può generare anche a chi, per professione, da giornalista prima e da rappresentante del governo adesso, è tenuto ad evitare anche lapsus durante un evento pubblico.
(Gennaro Sangiuliano, Il ministro Sangiuliano e la gaffe su Times Square a Londra: “Un lapsus”, “Sky TG24”, alla pagina https://tg24.sky.it/politica/2024/04/04/ministro-sangiuliano-times-square-londra-video)
03_04_24 | 402 teatri comunali diventano “monumento nazionale”
Il 3 aprile 2024 la Camera ha approvato la legge “Dichiarazione di monumento nazionale di Teatri italiani”, con l’elenco dei 408 teatri che hanno ottenuto l’ambito riconoscimento. A seguire le dichiarazione euforiche di amministatori e politici, con il giubilo delle testate locali, perché il campanilismo vende sempre.
“Che gioia! In città abbiamo un monumento nazionale!”
“Noi ne abbiamo tre!”
“Cinque monumenti nazionali nella nostra Provincia!”
“Un successo: 12 monumenti nazionali in Regione!”
La lista dei 408 è ricostruibile dal resoconto della seduta del 3 aprile 2024 (consultata il 6 e il 7 aprile 2024 sul sito della Camera). Al 46 teatri inseriti nell’elenco iniziale presentato in Commissione Cultura a marzo se ne sono aggiunti a centinaia, portando a un elenco che è insieme sterminato e lacunoso.
A un primo esame, mancano per esempio il Teatro Carignano di Torino o il Teatro Gustavo Modena di Genova. Se nell’elenco fanno capolino i teatri greci di Agira, Tindari, Segesta e Siracusa, non si capisce perché siano stati esclusi il Teatro Romano e l’Arena di Verona (che oltretutto è la città del sottosegreario Mazzi) o il Teatro Bellini a Napoli e il Teatro Romano di Pompei (che al ministro Sangiuliano dovrebbe essere cari).
Surreale il caso di Milano, dove figurano il Teatro delle Erbe e un distopico Teatro Fossati, ma poi manca il Teatro Gerolamo.
Ricompaiono qua e là, come per magia, alcuni teatri distrutti dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale: ma allora perché non c’è il Teatro San Marco di Livorno, dove venne fondato il Partito Comunista Italiano?
Dunque nessun controllo di merito sulle proposte raccolte. E nella fretta, qualcuno ha riletto la lista? Perché a un primo esame si rilevano diversi doppioni (anche se a volte non lo sembrano…). Per esempio, ce ne sono a Treviso e a Palermo ma anche a Gonzaga o Saluzzo…
L’unica certezza: i teatri monumento nazionale non sono e non saranno 408. In primo luogo perché passando al Senato la lista verrà ripulita (si spera) dagli errori più grossolani, e poi perché a questo punto si moltiplicheranno gli emendamenti degli esclusi.
Abbiamo inserito i 408 teatri in una mappa, con qualche annotazione a margine sui casi per noi più clamorosi. Dopo questo primo esame, continueremo a lavorare sulla mappa, anche con l’aiuto e le segnalazioni dei nostri lettori, sia sui teatri presenti nella lista sia sui teatri che dovrebbero figurare nell’elenco. Perché è giusto che siano (o non siano) nella lista? Che cosa succede in quei teatri? Che cosa dovrebbe succederci?
Restano irrisolti i nodi che Ateatro aveva già segnalato: scarsa chiarezza nei criteri con cui è stata compilata la lista (a cui va aggiunta l’incompetenza teatrale di chi l’ha gonfiata), scarsa chiarezza del rapporto tra questi “monumenti nazionali” e l’attività che vi si svolge, scarsa chiarezza del rapporto di queste realtà con il sistema del finanziamento pubblico allo spettacolo, scarsa chiarezza sugli obiettivi del provvedimento e sui finanziamenti necessari per realizzarli. Così com’è, la lista rischia di assegnare solo una patacca.
Nelle intenzioni, il provvedimento avrebbe dovuto riconoscere il valore del teatro per l’identità sia nazionale sia delle diverse comunità che popolano il nostro paese, nelle città e nei borghi: perché i teatri fanno parte del nostro paesaggio, perché il teatro ha accompagnato le svolte cruciali della storia del nostro paese, perché quelle sale sono un punto di riferimento per la collettivià, perché lo spettacolo dal vivo ha rappresentato e rappresenta un indispensabile strumento di consapevolezza civile e di crescita democratica.
Forse per dare un senso a questa rinnovata attenzione al teatro, bisogna ripensare alle funzioni e alle modalità di gestione del teatri comunali. Molti di questi teatri porebbero e dovrebbero diventare la casa di artisti che lavorino anche al servizio della comunità e del territorio in cui si trovano. L’importante non sono i muri (magari da restaurare, con un serio piano architettonico e artistico), ma la vita che ospitano, il dialogo tra la scena e la platea, la dialettica tra il teatro e la città.
Così compilato, l’elenco rischia invece di sembrare una delle liste scombiccherate e interminabili che intonavano i cantibanchi nelle fiere. “Venghino, venghino signori e belle signore!”. Ma anche questo è teatro. Meglio, teatro all’antica italiano.
(Forse 408 teatri verranno dichiarati “monumento nazionale” ma di sicuro la lista è un monumento all’approssimazione, “Ateatro”, 7 aprile 2024, alla pagina https://www.ateatro.it/webzine/2024/04/07/forse-408-teatri-verranno-dichiarati-monumento-nazionale-ma-di-sicuro-la-lista-e-un-monumento-allapprossimazione/)
04_04_24 | Il progetto vincitore del concorso di idee per il teatro greco di Eraclea Minoa
Dopo decenni di oblio abbiamo finalmente intrapreso il percorso di valorizzazione di uno dei siti più incantevoli, ma anche più fragili e compromessi della Sicilia. Abbiamo optato per un restauro che rispetti pienamente l’integrità del sito, ma, soprattutto, che protegga il teatro dagli effetti del tempo e dall’azione dell’uomo.
(Francesco Paolo Scarpinato, assessore ai Beni Culturali e Identità Siciliana della Regione Sicilia, in Archeologia, concorso di idee per il teatro di Eraclea Minoa: ecco il progetto vincente, sul sito della Regione Sicilia, 4 aprile 2024, alla pagina https://www.regione.sicilia.it/la-regione-informa/archeologia-concorso-idee-teatro-eraclea-minoa-ecco-progetto-vincente)
Lascitelo morire in pace, l’antico e struggente teatro greco di Eraclea Minoa. Lasciate che la sua pietra troppo tenera si sciolga all’acqua, al vento, al sole, piuttosto che infliggergli, dopo tre catastrofiche operazioni “di salvaguardia” in mezzo secolo, un nuovo intervento ancora più invasivo: la costruzione avveniristica d’una gigantesca astronave che dovrebbe coprire e avvolgere ciò che resta delle gradinate divorate dall’incuria per farne, spiega il folle blabvla del marketing, “un teatro moderno cn solutzioni tecniche innovative ed espressionidi una perfetta simbiosi tra efficienza e stile”. Cioè? Boh…
Ma se lo meritava, quel gioiello architettonico strepitoso del IV secolo a.C. che si spalanca sul mare di Sicilia tra Sciacca e Porto Empedocle ed è sventolato come un “tesoro mondiale”, un concorso come quello bandito dal Parco di Agrigento dove non c’era un solo commissario berlinese o parigino, londinese o newyorkese, ma tuti e cinque (…) scelti nella beddissima Girgenti e dintorni, senza manco il tocco esotico d’un bresciano o di un reatino? Possbile che tra loro, per valutare un progetto di 3 milioni e mezzo più IVA in un sito archeologico (graso che cola!) non ci fosse neanche un archeologo? Macché: zero. E ancora: è possibile che la scelta dei progeto vincente sia caduta su quello più impattante (a dispetto del bando che prevedeva “l’impatto minore possibile”) presentato dall’architetto romano Francesco Cellini, che per puro caso vede nella cordata vincente la moglie di un dirigente storico dei Beni Culturali e due architetti agrigentini che, carramba che sorpresa, hanno casualmente lo steso cognome di uno dei commissari del concorso?
(Gian Antonio Stella, Eraclea Minoa, l’incubo continua, “Corriere della Sera”, 22 maggio 2024)
06_04_2024 | Arlecchino contro l’assalto della destra al Piccolo Teatro nello spettacolo di Pascal Rambert
Ci voleva giusto un Arlecchino, al Piccolo Teatro, per svelare il segreto… di Pulcinella. In una certa quale distrazione generale, prima di tutto dei giornali, sta andando in scena da qualche giorno a Milano, proprio nella sala originale di via Rovello ora intitolata a Paolo Grassi, il duro e scandaloso monologo di un insolito Arlecchino che punta il dito contro il degrado civile del teatro e l’assalto della destra post-fascista alla cultura.
Irrompe a sorpresa a metà della piéce Durante, che racconta dietro le quinte la vita di una compagnia teatrale che deve allestire uno spettacolo sulla Battaglia di San Romano di Paolo Uccello, proprio lì, nello stesso storico Piccolo Teatro. E mentre un Arlecchino insanguinato, meno buffonesco cialtrone del solito, sta per impegnarsi in un’invettiva politica e culturale, un giovane attore truccato da Giorgio Strehler attraversa il palcoscenico e poi si ferma lì in fondo a fumare sopra pensiero.
Questo Arlecchino riveduto e corretto dall’autore francese Pascal Rambert, ne dice di cotte e di crude, vuole scuotere gli spettatori perché ormai non cercano più la Bellezza del teatro di ieri. E s’arrabbia perché non è nemmeno più quel pubblico autenticamente popolare di questa che fu la prima sala pubblica.
Ce l’ha con tutti, il neo-Arlecchino di Rambert, soprattutto con chi ha dimenticato la lezione di Strehler e di un teatro che voleva riuscire ancora a prendere il centro del dibattito civile, nel mondo nuovo che nasceva sulle tragiche macerie dei fascismi. E che, finché c’è stato, funzionava anche come un antidoto per evitare che la società fatalmente diventasse indifferente, com’è tornata a essere. E, ancora che, attenzione!, quelle ombre scure stanno proprio per riprendersi lo spazio della luce…
Alla fine questo Arlecchino polemista si strappa la maschera e mostra il volto dell’attore Marco Foschi, che leva in alto il pugno chiuso prima di essere trasportato fuori mentre ancora urla e inveisce, per ricordare che sotto questa stessa sala gli sgherri dei nazisti e dei repubblichini torturavano gli oppositori.
(Paolo Martini, Arlecchino sul palco dice la verità sull’assalto della destra al Piccolo Teatro, “Il Fatto Quotidiano”, 15 aprile 2024)
08_04_24 | Vadimir Luxuria conduce L’isola dei famosi su Canale 5
Lei si chiama Wladimiro. Un nome russo. A Foggia.
Ma lo sono chiesta anche io tante volte come mai. Si chiamava così mio nonno paterno che però aveva il busto di Mussolini sulla scrivania: non siamo di origini russe, è un mistero, forse c’è dietro un certo gusto per l’esotico. (…)
Busi disse di lei: “E’ uno che ce l’ha fatta, ma è diventato un gay da regime, che va in tv in maschera e la cui funzione politica è filogovernativa”. Ride.
Busi è uno che ha una parola buona per tutti, ma il suo stile provocatorio mi manca. Io comunque non mi sento un gay di regime.
Ha attraversato ogni trasgressione, qual è invece la cosa più borghese che fa?
Ma io sono una finta trasgressiva! Sono molto tradizionalista, tengo alla famiglia, anche Luxuria è ormai solo un nome d’arte… Una volta folleggiavo, ero la regina della movida. Prima tornavo a casa alle sei di mattina, ora alle sei mi sveglio.
Su Radio1 conduce Il rosso e il nero con Storace: lei di sinistra, lui molto all’opposto: come fa a condividere lo studio con uno così?
Non ho paura di confrontarmi con chi la pensa diversamente da me, l’unica paura era se funzionavamo radiofonicamente. Spesso battibecchiamo, ma i nostri contrasti non risultano sgradevoli, del resto si litiga dappertutto.
(Vladimir Luxuria, in Renato Franco, Prima conduttrice trans, “Corriere della Sera”, 6 aprile 2024)
11_04_2024 | Un appello internazionale per Luciano Canfora querelato da Giorgia Meloni
Il quotidiano francese “Libération” ha lanciato un appello in favore del filologo classico italiano Luciano Canfora, nei confronti del quale si aprirà a Bari, il prossimo 16 aprile, un processo che non ha precedenti in Europa. Dopo il 1945, Canfora, uno dei più illustri cattedratici italiani, è stato trascinato in giudizio dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. L’episodio contestato è che due anni fa, durante una conferenza in una scuola superiore, il professor Canfora ha definito la Presidente del Consiglio “neonazista nell’animo” . Il filologo intendeva alludere al fatto che il suo partito, Fratelli d’Italia, ha le sue origini storiche nella Repubblica di Salò, quasi un protettorato nazista che dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945, impose in Italia, in particolare nel Nord, un regime di terrore poi passato alla storia con la denominazione di nazifascismo.
Il manifesto-appello del quotidiano francese ricorda che il partito Fratelli d’Italia continua a esibire nel suo simbolo la fiamma tricolore del Movimento Sociale Italiano, il cui fondatore, Giorgio Almirante, ancora nel 1987 dichiarava di essere il fascismo “il traguardo” del suo partito.
Anche di recente la Presidente Meloni ha celebrato la memoria di Almirante, da lei definito “un politico e un patriota che non dimenticheremo mai”.
(Corrado Augias, Un appello internazionale per Luciano Canfora, “la Repubblica”, 11 aprile 2024)
Luciano Canfora, 82 anni, insigne grecista, molti la ritengono un cattivo maestro.
Pazienza. Evidentemente devo imparare ancora un po’ più di greco.
Il 7 ottobre inizia il processo per la presunta diffamazione a Giorgia Meloni. E’ preoccupato?
No. Piuttosto sono stupito nello scoprire che esiste ancora il reato di opinione.
L’ha definita “una neonazista nell’animo”.
Neonazista è una categoria politica, non un insulto.
I nazisti si sono macchiati di genocidio.
Ma io non ho detto che è nazista. I neonazisti sono quelli che si richiamano ad alcune ideologie, come la sostituzione etnica paventata dal ministro Lollobrigida, oltre che dal Mein Kampf.
Fino a che punto può spingersi un intellettuale?
Forse dieci anni fa non sarebbe successo. Oggi prevale una grande pruderie linguistica.
Siamo dentro un inedito?
Prenda l’inchiesta di Fanpage. Le derive naziste ci sono sempre state, solo che con questo governo è diventato lecito esibirle. L’ha ricordato Segre. E io concordo.
Era mai stato querelato?
Una volta, da Giulio Caradonna, il missino. Sul “Corriere” lo avevo definito “un ex picchiatore fascista”. In tribunale l’avvocato Fausto Tarsitano produsse un libro nel quale Caradonna si vantava di avere distrutto la libreria Rinascita di Roma. Venni assolto.
Con Meloni ha avuto contatti?
No. All’udienza preda predibattimentale il suo avvocato ha detto che io sono uno stalinista, e siccome Stalin era un criminale notorio, io dovrei essere condannato, suppongo per la proprietà transitiva.
E il pubblico ministero?
Ha detto che c’è un’aggravante perché la mia frase è stata pronunciata in una scuola.
Che giorno era?
Il 12 aprile 2022. Sarei dovuto andare in Ticino a parlare di Dante, e invece mi lasciai convincere a partecipare alla presentazione del libro di Sara Reginella sui crimini ucraini nel Donbass al liceo Fermi di Bari.
Chi ha diffuso la sua frase?
Non saprei. Tre minuti dopo era già sui social. Con Crosetto che mi insultava e la Meloni che annunciava: “Una querela non gliela toglie nessuno”. Il PM ha sottolineato che la preside ha preso subito le distanze.
E’ stupito?
Beh, sì. Perché io ricordo che mi ha rincorso per ringraziarmi entusiasta della mia lectio. Don Abbondio era un grande italiano.
La Premier ha chiesto un risarcimento di 20.000 euro.
Berlusconi a Laterza chiese un milione. Vedo che l’onorevole Meloni e più asciutta.
(Luciano Canfora, in Concetto Vecchio, Canfora: “Con Meloni tornano gesti neonazisti e io vengo accusato di un reato d’opinione”, “la Repubblica”, 7 luglio 2024)
Trovo spaventoso come venga trattato un grande studioso come Luciano Canfora, trascinato in tribunale da Meloni per una querela. La mia impressione è che chiunque ricordi in quale tradizione storica vada iscritto questo governo, venga messo a tacere. Chiunque critichi Meloni deve avere paura.
(Andrea Dernbach, “Tagespiegel”, in T. Ma., Andrea Dernbach “Mettono a tacere chiunque ricordi a chi si ispira questo governo”, “la Repubblica”, 22 aprile 2024)
11_04_24 | La destra contro il romanzo Dalla stessa parte mi troverai di Valentina Mira candidato al Premio Strega
La fiera del revisionismo e dell’odio politico sbarca al Premio Strega. (…) La verità storica viene ancora una volta strumentalizzata e offesa, questa volta per meri fini letterari e commerciali, infangando quella cultura del ricordo che vuole rendere omaggio alle tante vittime di quegli anni bui, di cui in troppi si riempiono la bocca, ma evidentemente solo in occasione delle ricorrenze.
(Augusta Montaruli, vicecapogruppo di FdI alla Camera, in Acca Larenzia, FdI contro il Premio Strega: in finale il libro che banalizza l’eccidio, quei morti non sono di serie B, “Il Secolo d’Italia”, 11 aprile 2024)
È davvero increscioso che quarantasei anni dopo, non si riesca ancora a riconoscere con spirito di pacificazione nazionale la strage di Acca Larenzia. Ho appreso, già da due giorni, che tra i libri finalisti del Premio Strega è stato ammesso un testo di Valentina Mira, Dalla stessa parte mi troverai, che prova a banalizzare l’atroce mattanza avvenuta nel quartiere Tuscolano il 7 gennaio 1978. (…) Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, lasciati esanimi sul selciato con la sola ‘colpa’ di essere militanti del Movimento sociale italiano, così come Stefano Recchioni, ucciso qualche ora dopo negli scontri che si scatenarono davanti la sezione, meritano il rispetto di tutti gli italiani. Purtroppo, invece, c’è qualcuno a sinistra, evidentemente foraggiato da un circo mediatico intriso di ideologia, che continua a considerare i ragazzi di destra dei morti di serie B.
(Raffaele Speranzon, vicecapogruppo vicario di Fratelli d’Italia, in Acca Larenzia, FdI contro il Premio Strega: in finale il libro che banalizza l’eccidio, quei morti non sono di serie B, “Il Secolo d’Italia”, 11 aprile 2024)
La banalizzazione del male che approda al Premio Strega grazie ai favori dell’amichettismo di sinistra non era mai arrivata a tanta spietatezza. (…) Un cinismo commerciale orientato a sfruttare l’antifascismo militante contro la strage di Acca Larenzia per ingrossare le file dell’odio e ingrassare il conto in banca sulle pelle dei morti ammazzati. Da queste parti – continua Rampelli – abbiamo sempre parlato con rispetto di tutte le vittime della violenza politica, anche di quelle che non appartenevano al nostro schieramento. Altrettanto rispetto abbiamo avuto da parte di molti esponenti del PD che, a Roma, hanno dedicato piazze e vie ai caduti di quel periodo. La signora Mira, prima di scrivere di Acca Larenzia, dovrebbe confrontarsi almeno con chi viveva come un reietto gli anni in cui ‘uccidere un fascista non era reato’ (e non era un modo di dire) e l’epopea di una generazione che aveva meno diritti di altre, della discriminazione politica, della quotidiana paura di morire per la propria fede. È inaccettabile parlare di quelle pagine dolorose con irresponsabile superficialità. ll veleno di quegli anni resta evidentemente una spina nel fianco di cui il Premio Strega non si è saputo liberare.
(Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, in Acca Larenzia, FdI contro il Premio Strega: in finale il libro che banalizza l’eccidio, quei morti non sono di serie B, “Il Secolo d’Italia”, 11 aprile 2024)
A parti inverse, se qualche autore di destra avesse affrontato con lo stesso sdegno la morte di ragazzi innocenti di sinistra, si sarebbe giustamente agitato un vespaio di polemiche. Duole allora dover constatare che certi salotti culturali italiani, evidentemente, non sono ancora maturi per affrontare la violenza politica senza incrostazioni ideologiche di sinistra. Vergogna.”
(Paolo Marcheschi, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Cultura, in Acca Larenzia, FdI contro il Premio Strega: in finale il libro che banalizza l’eccidio, quei morti non sono di serie B, “Il Secolo d’Italia”, 11 aprile 2024)
Chi invoca la censura di fronte alla scelta di un premio prestigioso come lo Strega, dichiara di esercitare solo il diritto di critica. Ma quando il diritto di critica proviene dai più importanti rappresentanti del governo, non si tratta più solo di critica ma di intolleranza istituzionale. La quale si trasforma pericolosamente in una sfida, un invito alla condanna mediatica, cosa che infatti sta avvenendo perché Valentina viene continuamente insultata sui social, e qualcuno l’ha brutalmente minacciata di morte.
(Dacia Maraini, Segnali di intolleranza, “Corriere della Sera”, 16 aprile 2024)
Le critiche al suo libro sono iniziate ancor prima della sua pubblicazione. Ricostruiamo come sono andate le cose?
Molto semplice, e soprattutto verificabile: Dalla stessa parte mi troverai esce il 12 gennaio. L’attacco avviene una settimana prima da parte del “Secolo d’Italia”, prima che chiunque potesse leggerlo. “L’Espresso” aveva pubblicato in anteprima il capitolo in cui ricordo di quando, nel 2008, Meloni mise una corona di fiori sulla croce celtica di Acca Larentia. Non avevano letto il libro (non era uscito), eppure già lo definivano revisionista. Senza portare prove. Non volevano si toccasse Meloni. Il libro però finisce nella dozzina del Premio Strega. Diventa pericoloso solo per questo, e parte un attacco congiunto che non è ancora finito. Che il tutto sia strumentale e funzionale al mantenimento del potere si capisce dalla cronologia degli eventi.
Quali sono le accuse principali che le sono state rivolte?
A Otto e mezzo si sente chiaramente che Sechi non risponde alla mia domanda: Quali sarebbero le bugie che dico nel libro? Perché l’accusa principale è che sia un libro revisionista. Ora: che l’accusa venga dai fascisti conferma un certo impianto proiettivo di cui parlo nel libro. Sechi, comunque, non risponde. Non hanno niente di concreto da contestare al libro. Parlano di assenza di pietas per i morti: così non è. Ma capisco che per chi li definisce «martiri» e «camerati caduti» chi non si allinea alla loro santificazione è persona crudele contro cui è lecito essere crudeli. Ed ecco il succo del vittimismo che li rende carnefici, come scrivo nel libro.
Dopodiché gli attacchi si sono spostati su un piano personale e si è arrivati a parlare di una sua «repentina conversione» politica. Sia nel suo primo volume X (Fandango Libri) che nel suo ultimo romanzo accenna a questo suo passato di vicinanza con i gruppi neofascisti. Vuole raccontare in modo più esplicito qual è stato il suo percorso?
Quegli articoli li ho scritti io, e me ne vergogno così tanto che non li ho mai più riletti, non ci riesco. Il punto è proprio questo: quando parlo della pericolosità del fascismo lo faccio perché so di cosa parlo. E lo so non solo perché sono cresciuta nel quartiere di Acca Larentia, lo stesso di Stefano Delle Chiaie, dove il fascismo esiste ed è normalizzato. Lo so anche perché, come racconto nel mio libro, dopo lo stupro che ho subito la persona che ho incrociato nel mio cammino e che si è posta come mio salvatore era proprio un fascista. Alle cose che mi diceva ci credevo. Nel periodo in cui stavo con lui ho trovato lavoro nel call center di una casa editrice, il cui editore mi ha detto che mi avrebbe fatto raggiungere i due anni di collaborazione per ottenere il tesserino. Quei due anni li ho fatti e le cose che scrivevo in quel periodo erano puro frutto di propaganda «sovranista» (si dice così, no?). Dico che il fascismo è pericoloso proprio perché per me è folle che siano riusciti a intortare una persona come me che legge e che ha sempre letto tanto.
La relazione con quel narcisista e la mia credulità, nei fatti, complice sono il capitolo più duro della mia vita. Da scrittrice, trovavo interessante indagare il liminale oscuro che c’è in una donna che accetta la violenza in una relazione, ciò che non la rende “solo-vittima”. E questo io nel libro lo dichiaro e lo indago. In fondo ringrazio chi ha tirato fuori l’ultimo pezzo del puzzle, anche perché è la conferma del fatto che il libro non l’hanno letto.
L’uscita di quei miei articoli non è uno scoop. Perché, proprio nel libro, provo a fare i conti per la prima volta con il mio essere stata in quegli anni un minuscolo «Eichmann»: «la banalità del male sono io», scrivo esplicitamente. E mi attribuisco, sempre nel libro, una frase anche più grave di quelle che sono state citate in questi giorni: quella che pronunciavano le forze dell’ordine durante le torture a Bolzaneto (frase antisemita, razzista e fascista). Questa è la situazione: non ho mai fatto mistero dei motivi per cui sono antifascista. Non è un antifascismo di posizionamento, il mio. È il frutto di un vero e proprio percorso di liberazione. Ora che si sta chiedendo a me sulla pubblica piazza, prestando il fianco ai fascisti, di rispondere del mio, si spera che le accuse di fascismo tornino ad avere i loro legittimi bersagli. Chiudo ringraziando chi, in questi giorni, ha scelto di stare davvero dalla stessa parte.
(Valentina Mira, in Giulia Siviero, Acca Larentia, la parola letteraria si confronta con la memoria politica, “il manifesto”, 17 aprile 2024)
Una fondazione strettamente legata a Fratelli d’Italia ha contribuito all’acquisto dell’ex sede del Movimento Sociale Italiano (MSI, il partito che nel Secondo dopoguerra raccolse i nostalgici del regime fascista) in via Acca Larenzia, a Roma, con una donazione da 30.000 euro all’acquirente: l’associazione di estrema destra “Acca Larenzia”, che sulle sue pagine social celebra ex terroristi ed esponenti neofascisti. La sede è particolarmente nota perché lì ogni anno si svolge la commemorazione dell’omicidio di tre militanti neofascisti, avvenuto il 7 gennaio del 1978. La notizia è stata rivelata dal quotidiano “Domani” (vedi Giovanni Tizian e Nello Trocchia, Il patto segreto su Acca Larentia: soldi ai neofascisti dalla Fondazione An, “Domani”, 23 agosto 2024, n.d.r.).
Fino al 2023 l’ex sede dell’MSI, di 50 metri quadri, era di proprietà dell’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro (INAIL). Secondo “Domani”, che ha visto le carte della transazione, nel luglio dell’anno scorso è stata acquistata per 68.000 euro dall’associazione “Acca Larenzia”. Di questi soldi, 30.000 euro sono stati dati all’associazione dalla Fondazione Alleanza Nazionale, strettamente legata al partito Fratelli d’Italia, con cui condivide il simbolo (la fiamma tricolore) e la sede in via della Scrofa 39 a Roma.
(Fratelli d’Italia ha contribuito all’acquisto dell’ex sede dell’MSI in via Acca Larenzia?, “Il Post”, 23 agosto 2024)
14_04_24 | Castellarano | Gennaro Sangiuliano celebra il “martire bambino” Rolando Rivi
La vicenda di Rolando Rivi, per evidenti implicazioni politiche, non ha avuto il rilievo che merita. È stato definito il martire bambino e la sua storia deve essere riproposta non per alimentare divisioni ma per ottenere il giusto riconoscimento. È significativo ricordare che la Chiesa cattolica l’abbia proclamato beato, sottolineandone il martirio, e che una sentenza dello Stato italiano, quella della Corte di Assise di Lucca che nel 1951 condannò i responsabili dell’uccisione, sentenza poi confermata dalla Corte di Assise di Appello di Firenze e infine dalla Cassazione, abbia riconosciuto precise responsabilità. Credo che la vicenda umana di Rolando Rivi debba diventare memoria collettiva e che ogni anno bisogna celebrarne il ricordo e il suo alto esempio morale.
Lo ha detto il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, oggi al termine della commemorazione del beato Rolando Rivi che s’è tenuta a Castellerano nella chiesa di san Valentino.
Rolando Rivi, beato della Chiesa cattolica, è stato definito il “martire bambino”. Era nato a San Valentino, frazione di Castellarano, il 7 gennaio del 1931. Il 10 aprile 1945 fu rapito da un gruppo di partigiani comunisti, che costrinsero il ragazzo di 14 anni a seguirli nella boscaglia. Accusandolo di essere una spia dei fascisti, dopo tre giorni di percosse, umiliazioni e sevizie, lo uccisero a colpi di pistola in un bosco di Piane di Monchio, frazione di Palagano, il 13 aprile del 1945.
Nel 1951 la Corte di Assise di Lucca condannò i responsabili dell’uccisione, Giuseppe Corghi, che aveva sparato, e Delciso Rioli, comandante della 27ª Brigata Garibaldi “Dolo”, a 23 anni di reclusione. La condanna venne confermata nel 1952 dalla Corte di Assise di Appello di Firenze e diventò definitiva in Cassazione.
Dopo una serie di guarigioni riconosciute come miracolose, il 7 gennaio 2006 è stata aperta dall’arcidiocesi di Modena la sua causa di canonizzazione. Nel maggio 2012, la competente commissione vaticana dei teologi approvò la validità del suo martirio in odium fidei. Il 28 marzo 2013 Papa Francesco autorizzò la Congregazione delle cause dei santi a promulgare il decreto che ne riconosce il martirio e il 5 ottobre 2013 la cerimonia di beatificazione fu celebrata nel Palazzetto dello Sport di Modena, davanti a migliaia di persone.
(Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, su X, in Rolando Rivi, Sangiuliano: “Suo martirio abbia giusto riconoscimento”, Ministero della Cultura, 13 aprile 2024, alla pagina https://cultura.gov.it/comunicato/26192)
14_04_24 | Siracusa | Daniela Santanchè non dimentica “Il Gattopardo di Lucchini”
Credo nessuno possa dimenticare Il Gattopardo di Lucchini.
Più tardi, nel corso della presentazione, è stata evidentemente avvisata del lapsus, e dal palco ha detto:
Ho detto Lucchini e non Visconti, domani finirò sui giornali.
(Daniela Santanchè, ministra del Turismo, alla cerimonia inaugurale degli Stati generali del cinema a Siracusa, in Marcella Piretti, “Il Gattopardo di Lucchini”, la gaffe della ministra Santanchè, “Dire.it”, 12 aprile 2024, alla pagina https://www.dire.it/12-04-2024/1030076-il-gattopardo-di-lucchini-gaffe-santanche/)
14_04_24 | Rovereto | Inaugurata al MART la mostra Arte e fascismo, da un’idea di Vittorio Sgarbi
La reticenza. La paura della storia. L’antifascismo perenne. Il fantasma di Mussolini, ovvero “il Foot Absolute antifascista”. Da questo diktat deriva la rimozione, nell’ultimo quarantennio, dell’evidente connessione tra arte e fascismo… Insomma, prima d’oggi nessuno aveva osato, nonostante l’evidenza cronologica e iconografica. Siamo antifascisti. Non possiamo pronunciare quella parola, se non contro. La damnatio memoriae. Fascismo mai. Innominabile. Innominato. Nonostante l’evidenza. Questa è la prima volta.
(Vittorio Sgarbi, in Paolo Conti, E l’arte mise la camicia nera, “Corriere della Sera”, 11 aprile 2024)
Il ventennio è stata un’epoca buia dal punto di vista politico, retta da un regime che ha ingannato, dissimulato, soppresso la libertà: di voto, di pensiero, di stampa, ma che – è ormai riconosciuto – rispetto alla funzione dell’arte e al ruolo degli artisti è stato, almeno fino alla promulgazione delle leggi razziali nel 1938, meno censorio di altri totalitarismi come quelli stalinista, nazista o franchista.
(Daniela Ferrari, co-curatrice della mostra, in Paolo Conti, E l’arte mise la camicia nera, “Corriere della Sera”, 11 aprile 2024)
Terrò una conferenza stampa appena arriveremo alle duecentomila citazioni del busto che avrei in casa. Ci siamo vicini. E per la cronaca quel busto l’ho esiliato da mia sorella ed è un’opera d’arte ereditata da mio padre e mai esibita pubblicamente.
Ma lei quando ha smesso di sentirsi fascista?
Nel 1995 a Fiuggi facemmo i conti con il fascismo e fui tra i protagonisti di quella svolta. Ma il mio atteggiamento forse troppo benevolo verso il Ventennio era già mutato da tempo, fin dai diciotto anni, dopo i miei studi all’estero dove avevo avuto amici di tutte le etnie e di tutte le religioni.
E il momento in cui avvertì di “essere cambiato”?
Fu quando mi resi conto delle leggi razziali. Da ragazzo non me ne aveva parlato quasi nessuno, lo ammetto.
(Ignazio La Russa, in Francesco Verderami, La Russa: da Tatarella lezione per far superare il fascismo alla destra, Difesa, Napolitano mi stupì, “Corriere della Sera”, 23 luglio 2024)
16_04_24 | Roma | La mostra Scendere per strada. Giovanni Gentile tra cultura, istituzioni e politica all’Istituto Centrale per la Grafica (Palazzo Poli)
Giovanni Gentile è stato riconosciuto da autorevoli studiosi uno tra i più importanti filosofi europei del Novecento, insieme a Benedetto Croce. La sua è un’elaborazione teorica che offre ancora oggi spunti, dal richiamo al Risorgimento oppure come quando nel saggio postumo ‘Genesi e struttura della società italiana’ individuò il valore della comunità. La stessa scelta del titolo indica una visione: ‘Scendere per strada’ è un motto che lo stesso Gentile adoperò per esortare gli intellettuali a proporre la cultura tra la gente”.
(Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, in Giovanni Gentile, Sangiuliano: “Giusto rendere merito alla sua azione culturale”, Ministero della Culturam 15 aprile 2024, alla pagina https://cultura.gov.it/comunicato/26195)
Al di là del contesto dittatoriale in cui si svilupparono tutte le iniziative di Gentile resta un progetto, realizzato, di modernizzazione attraverso un nuovo rapporto tra Stato e cultura che ha influito notevolmente nella società italiana. Nel secondo dopoguerra, in un contesto del tutto diverso a livello politico, rimane vivo il concetto di intellettuale impegnato nella cultura e nella politica e soprattutto resta l’attenzione dello Stato alla promozione della cultura in tutte le sue forme e discipline.
(Giuseppe Parlato, coordinatore del Comitato scientifico, in Giovanni Gentile, Sangiuliano: “Giusto rendere merito alla sua azione culturale”, Ministero della Cultura, 15 aprile 2024, alla pagina https://cultura.gov.it/comunicato/26195)
Siamo assolutamente contrari e siamo anche arrabbiati.
Lo ha dichiarato il presidente della giunta provinciale di Bolzano, Arno Kompatscher, parlando del francobollo commemorativo di Giovanni Gentile emesso da Poste Italiane nell’80°anniversario della scomparsa del filosofo idealista e ministro della Pubblica Istruzione tra l’ottobre 1922 e il giugno 1924.
È un paese strano questo, nel quale si dedicano francobolli a soggetti che erano strettamente coinvolti con l’attività di un governo fascista che sappiamo quali danni ha fatto. (…) Per quanto riguarda i sudtirolesi, poi, è stato quel ministro che ha firmato i decreti che hanno vietato l’uso di una lingua sul territorio, il che è uno strumento di oppressione proprio di una dittatura.
Dedicare un francobollo a un uomo che ha fatto questo, non solo è sbagliato, è inaccettabile,
ha detto ancora il presidente altoatesino, ricordando che i parlamentari della Svp hanno già chiesto una presa di posizione del Governo. Anche se il francobollo è stato emesso in aprile, ha sottolineato ancora Kompatscher,
ha senso parlarne adesso, anche se si scopre tardi, perché, almeno in futuro, prima di dedicare un francobollo, un monumento o una strada a qualcuno, si faccia una valutazione sul passato di quelal persona.
(Arno Komptascher, presidente della Giunta Provinciale di Bolzano, in Kompatscher, “arrabbiati per francobollo dedicato a Gentile”, “ANSA”, 6 agosto 2024, alla pagina https://www.ansa.it/trentino/notizie/2024/08/06/kompatscher-arrabbiati-per-francobollo-dedicato-a-gentile_e5af35d4-ed3a-4c1e-809c-dd038afa27c0.html)
16_04_24 | Milano | “Torna un italiano dopo vent’anni”: Fortunato Ortombrina sovrintendente della Scala
Sarà, come previsto, Fortunato Ortombrina dal prossimo 1° settembre, mentre all’attuale sovrintendente Dominique Meyer, che scade il 28 febbraio 2025, sarà concesso l’onore delle armi di guidare la Scala fino al 1° agosto dello stesso anni. (…)
Il sindaco Beppe Sala che guida la fondazione che controlla il teatro al termine del cda che è durato circa mezz’ora ha definito la decisione “una formula di compromesso accettabile dopo la discussione con il governo”. Garantisce che “abbiamo fatto tutto per il bene della Scala, per la dignità e la correttezza”. Il ministro della Cultura solo una settimana fa aveva ricordato a Sala che “si era convenuta una soluzione diversa” quando il sindaco aveva condiviso l’ipotesi di prolungare di un anno anche il contratto di Meyer. Ora Sangiuliano parla, invece, di “una soluzione eccellente frutto della collaborazione istituzionale”. Oltre a sottolineare con soddisfazione “l’inizio di una fase nuova, che segna il ritorno alla Scala di un sovrintendente italiano dopo tre stranieri”. Il centrodestra, in testa Fratelli d’Italia, esulta: “Torna un italiano dopo ventì’anni”.
(Andrea Montanari, Scala, una poltrona (a tempo) per due. La destra esulta: sovrintendente italiano, “la Repubblica”, 17 aprile 2024)
16_04_24 | Beatrice Venezi su RaiPlay con Voci fuori dal coro
La critica che la ferisce di più?
Il gioco è sempre lo stesso: distruggere il proprio nemico attaccandolo sulla sua competenza tecnica, cercando di sminuire una preparazione costruita in decenni- studio da quando ho 6 anni e da 12 lavoro come direttore d’orchestra. E’ il meccanismo Mia Martini: a forza di dire che portava sfiga sappiamo la fine tragica che ha fatto, Ma penso che se c’è questo accanimento nei miei confronti in definitiva mi temono.
Tre musicisti dell’Orchestra Sinfonica Siciliana l’hanno accusata di essere inadatta al suo ruolo. I suoi gesti sarebbero ‘incoerenti con la musica’.
L’espressione della propria opinione è più che legittima e anche io spesso avrei avuto da ridire sulla qualità di alcuni musicisti con cui mi trovo a lavorare. Qui parliamo di tre soli musicisti, che peraltro non hanno ruoli apicali, e so che non posso raggiungere l’unanimità dei consensi. E comunque gli altri 70 non hanno avuto nulla da eccepire.
Nei loro confronti sono stati presi provvedimenti disciplinari: li ha chiesti lei?
Mi è stata addossata anche questa responsabilità, ma io l’ho scoperto – come tutti – dai giornali, Immagino ci siano, come in ogni contratto, dei vincoli – che io non conosco – che censurano cderti atteggiamenti, Far ricadere su di me la decisione di un’istituzione in cui non ho alcun ruolo mi pare francamente eccessivo. Ci ho visto un attacco personale, se non politico.
In che rapporti è con Giorgia Meloni?
Ci conosciamo da tempo, ben prima che diventasse un personaggio di spicco nella politica. E’ una persona per cui nutro stima, innanzitutto umana. Ma – ripeto – non abbiamo mai avito un rapporto politico.
Lei è consulente del ministro Sangiuliano. E’ naturale che ogni suo passo sia messo sotto la lente di ingrandimento.
Io non faccio politica, non ho tessera di partito. Il mio ruolo al Ministero è sensibilizzare la politica a determinate problematiche di un settore che è stato lasciato per decenni in una sorta di autogestione. Penso di poter dare il mio contributo a un sistema che in alcuni casi è storto e perverso: sono un’idealista e l’interesse collettivo ha prevalso su quello personale.
(Beatrice Venezi, in Renato Franco, ”Sono conservatrice ma in tv non faccio show mainstream”, “Corriere della Sera”, 11 aprile 2024)
20_04_24 | Venezia | Vittorio Sgarbi e Luigi Brugnaro contro il Padiglione Italia alla Biennale Arte
Per me il Padiglione Italia va contro il senso dell’arte contemporanea, quella che in questo momento si esprime, come abbiamo visto anche in questa Biennale di Pedrosa, nel recupero della pittura. (…) Questi tubi sonori incolpevoli sono una presa in giro di ogni tendenza attuale. Un insulto contro l’umanità. Il ministro dovrebbe rifiutarsi di venire.
(Vittorio Sgarbi, in Francesca Amé, Polemica sul Padiglione Italia. Sgarbi: “Una presa in giro”, “il Giornale”, 19 aprile 2024, alla pagina https://www.ilgiornale.it/news/polemica-sul-padiglione-italia-sgarbi-presa-giro-2311289.html)
A me il Padiglione non è piaciuto. L’artista si è offeso perché ho schizzato l’acqua della fontana. Ma i bambini che verranno qui non metteranno forse le mani nella fontana? (…) Il labirinto, l’opera, è fatto di tubi innocenti, quelli dei ponteggi. Io invece spero che torni un po’ di figurativo, qualcosa di cui resti traccia, non un’installazione che poi si smonta e basta. E mi piacerebbe che nel Padiglione Italia ci fosse più di un artista.
(Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, in Laura Crinò, Il sindaco Brugnaro contro il Padiglione Italia: “A me non è piaciuto”, “la Repubblica”, 20 aprile 2024)
21_04_24 | La RAI censura il monologo sul 25 aprile di Antonio Scurati
Il 25 aprile va celebrato senza emettere fattura, perché la libertà non ha prezzo.
(Maurizio Gasparri, Forza Italia, “Corriere della Sera”, 21 aprile 2024)
Ciò che è avvenuto “è una violenza”. Non usa mezzi termini lo scrittore Antonio Scurati, sul sito di “Repubblica”, nel rivolgersi direttamente alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in merito alla cancellazione del suo monologo sul 25 aprile. Un intervento che doveva andare in onda sulla Rai, nella trasmissione Chesarà condotta da Serena Bortone.
La premier sul suo profilo Facebook ha postato un testo che il romanziere avrebbe dovuto pronunciare, ma ha riportato anche, pur pur precisando di non sapere “quale sia la verità”, la versione dei fatti fornita dall’azienda radiotelevisiva pubblica, secondo cui all’annullamento della partecipazione di Scurati al programma sarebbe dovuto a ragioni relative a un compenso richiesto di 1.800 euro.
Il diretto interessato smentisce nettamente tale ricostruzione, parlando di “aggressione diffamatoria”. Quanto riferisce Meloni, afferma Scurati, “è falso sia per ciò che concerne il compenso sia per quel che riguarda l’entità dell’impegno.”
“Io ho solo accolto”, precisa l’autore, “l’invito di un programma della televisione pubblica. A scrivere un monologo a un prezzo consensualmente pattuito con la stessa azienda dall’Agenzia che mi rappresenta e perfettamente in linea con quello degli scrittori che mi hanno preceduto”. in effetti, secondo quanto apprende il “Corriere”, Scurati avrebbe negoziato un contratto con la RAI tramite Elastica, un’agenzia letteraria e di comunicazione con sede a Bologna. E tutto sarebbe filato liscio fino all’ultimo momento, tanto è vero che il romanziere avrebbe ricevuto anche i biglietti ferroviari e la prenotazione alberghiera, oltre alla modulistica di rito, per recarsi a Roma e tenere il monologo. Scurati afferma quindi che la decisione di cancellare la sua partecipazione è evidentemente dovuta a “ragioni editoriali”, come peraltro risulta da un documento interno della RAI. Insomma, siamo di fronte a un caso di censura politica? “Il mio pensiero su fascismo e postfascismo”, sostiene lo scrittore, ” ben radicato nei fatti, doveva essere silenziato”. E sollevare la questione del compenso, aggiunge, non è che un modo per nascondere la sostanza della questione. È del tutto abnorme, a suo avviso, che è un capo del governo, “usando tutto il suo straripante potere”, attacchi in questo modo, sul piano personale, un privato cittadino, “un privato cittadino”.
(Antonio Carioti, Il compenso concordato, la replica alla premier: “Contro di me violenza”, “Corriere della Sera”, 21 aprile 2024)
Siamo di fronte a un salto di qualità. (…) Una censura, il governo che addita gli intellettuali come nemici.
Chi di recente ha parlato con attori o scrittori li ha trovati spesso intimiditi dal nuovo potere meloniano. Non ne vogliono parlare. Lagioia non si è mai tirato indietro. E anche ieri è stato il primo a far sentire con risolutezza la sua voce, chiamando a raccolta gli intellettuali con un post su Facebook:
Invito a farci sentire, soprattutto quelli che hanno preferito nell’ultimo anno e mezzo parlare poco o non parlare affatto. Per (comprensibile) quieto vivere, per non sporcarsi le mani (mentre tutto si fa sporco). (…)
A sera in migliaia hanno condiviso il post di Lagioia. Forse siamo all’inizio di una mobilitazione. “Cosa siamo diventati?”, si domanda lo scrittore.
Cose inimmaginabili nella prima Repubblica, quando Pertini riceveva i redattori della rivista satirica “Il Male!” al Quirinale.
(Nicola Lagioia, in Concetto Vecchio, “E’ davvero troppo”. Lagioia scatena la rivolta social degli intellettuali, “la Repubblica”, 21 aprile 2024)
Non sono un simbolo. Non sono comunista. Non sono nemmeno un intellettuale, almeno non nel senso dispregiativo in cui il termine viene inteso oggi. (…) C’è un peggioramento quantitativo e qualitativo delle democrazie nel mondo. Basta guardare una cartina di vent’anni fa, per vedere che gli Stati democratici sono diminuiti. (…) Siamo una generazione di privilegiati, come mai c’è stata e abbiamo dimenticato l’impegno civile di chi ci ha preceduto. (…) Non ho mai parlato di censura, però è un dato oggettivo che il mio intervento sia stato cancellato. Trovo sbagliato personalizzare , ma oggi gli intellettuali liberi sono indicati come nemici.
(Antonio Scurati, in Carlo Baroni, Scurati accusa il governo: “E’ in atto una svolta illiberale”, “Corriere della Sera”, 13 maggio 2024)
Abbiamo visto questa deriva del governo in azione sui gruppi sociali, con il governo che se la prende con i richiedenti asilo, gli organizzatori dei rave party, gli attivisti di ultima generazione. E ora diventa evidente il tentativo di presa di potere sui media, in particolare l’audiovisivo di Stato, e sul dibattito intellettuale. Prima Roberto Saviano, poi Luciano Canfora, ora Scurati. Tanti indizi fanno una prova. Quest’ultimo caso è in qualche modo spettacolare, visibile a tutti. E’ l’unico dato positivo.
Quale era l’obiettivo di un gesto così plateale?
È un atto di forte censura da parte di un governo che non ha reciso le sue radici storiche. Inquadro questo gesto nella volontà di cambiare la narrazione del paese a piccole tappe. Ma è una tendenza malsana, quando il patto repubblicano è fondato sulla Resistenza e l’antifascismo. Anche se la democrazia italiana ha gli anticorpi, appare resa sempre più fragile da un governo che ha sviluppato una vera e propria allergia ai contropoteri: i giornalisti, i magistrati, gli intellettuali, E’ la conferma che siamo davanti all’estrema destra di sempre.
(Eric Jozsef, corrispondente dal Roma del quotidiano “Libération”, in Anais Ginori, Eric Jozsef “In Italia una deriva illiberale. Serve un risveglio delle coscienze”, “la Repubblica”, 22 aprile 2024)
25_04_24 | L’antifascismo secondo Gennaro Sangiuliano
L’antifascismo è sicuramente un valore, l’ho detto più volte. Ma lo è allo stesso modo anche l’anticomunismo. Poiché sono un giornalista, le domando: ma lei si sente anticomunista? (…) E non mi venite a dire che in Italia non c’è stata una dittatura comunista. (…)
Ma non è così. Non c’è stata.
L’Italia non ha avuto una dittatura comunista ma ha avuto un partito comunista profondamente stalinista.
Lei è stato protagonista del dibattuto aperto in questi 18 mesi sul superamento della presunta egemonia culturale della sinistra. Dopo un anno e mezzo di governo Meloni, quell’inversione secondo lei è compiuta?
Ho sempre detto che non intendo sostituire un’egemonia della destra a un’egemonia della sinistra, ma rendere la cultura plurale e libera, una cultura che sia a più voci. Abbiamo fatto la mostra su Tolkien, quella su Giovanni Gentile. Faremo quella su Gramsci. Mentre il catalogo della mostra su Giacomo Matteotti reca un mio scritto che sarebbe bello pubblicare su “Repubblica”.
(Gennaro Sangiuliano, in Carmelo Lopapa, ”Il 25 aprile è di tutti. Inutile dire ogni giorno di essere antifascista”, “la Repubblica”, 25 aprile 2024)
30_04_24 | Il Consiglio dei Ministri approva il Piano di Azione del “Programma Nazionale Cultura 2021-2027”
Il finanziamento del Piano di azione è pari a 488 milioni di euro, facenti parti delle risorse previste dal “Programma Nazionale Cultura 2021-2027”. Tra i progetti finanziati c’è quello ‘identità’, finalizzato al restauro e alla valorizzazione dei luoghi e dei monumenti simbolo della storia e dell’identità dei territori. Uno è dedicato ai ‘grandi musei dei Sud’, che punta alla realizzazione o valorizzazione di un museo identitario in ciascuna regione oggetto del programma. Un altro è dedicato a ‘periferie e cultura’, che punta a sostenere gli interventi di rigenerazione socio-culturale di aree urbane caratterizzate da marginalità sociale ed economica. Grazie ai fondi messi a disposizione è prevista anche la costituzione di nuovi corpi di ballo presso le fondazioni lirico-sinfoniche e di nuovi complessi orchestrali giovanili under 35. Nel piano sono previsti anche interventi di riqualificazione energetica e prevenzione e messa in sicurezza dai rischi naturali dei luoghi della cultura oltre alla valorizzazione delle eccellenze italiane dell’artigianato e della creatività in ambito culturale. Presente anche un progetto che punta a sostenere accordi di cooperazione tra le realtà culturali italiane, istituzionali e non, e quelle similari presenti nelle nazioni che si affacciano sul Mediterraneo.
Più volte abbiamo sostenuto che la cultura può costituire un grande fattore di sviluppo socio-economico per il Mezzogiorno d’Italia, che ha un patrimonio immenso risultante di lunga e prestigiosa storia. Ai tanti interventi già finanziati e già in atto, aggiungiamo, con il decreto ‘Coesione’ il Programma Nazionale Cultura, che contiene tanti contenuti e punti innovativi e qualificanti: un programma identità che punta al recupero e alla valorizzazione di quei beni particolarmente espressivi dell’identità territoriale e nazionale; un progetto ‘periferie e culture’ perché riteniamo che la cultura sia un fattore che integra la qualità della vita dei cittadini e che aiuti a superare le situazioni di degrado e per questo vada diffusa uniformemente a tutti i territori e non restare una prerogativa delle ‘ztl’. Vale, poi, la pena ricordare che l’Unione Europea ha riconosciuto che l’Italia è prima per capacità di spesa dei fondi PNRR in ambito cultura. Questi provvedimenti sono la migliore risposta a quei parolai che non hanno neanche il rango di Masaniello.
(Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, DL Coesione, Sangiuliano: “’Programma Nazionale Cultura’ per rilancio Mezzogiorno”, 30 aprile 2024, alla pagina https://cultura.gov.it/comunicato/26271)
04_05_24 | Verona | Il convegno Canzoni violente contro le donne: che fare? alla Sala Maffeiana
Mi sento molto coinvolta su questo tema. Condivido la denuncia di tante donne, tra cui Anna Foglietta e Cristiana Capotondi, su un argomento che in Italia è diventato una vera e propria emergenza.
(Cecilia Gasdia, sovrintendente Fondazione Arena di Verona, in Musica, sabato 4 maggio a Verona “Canzoni violente contro le donne: che fare?”, Ministero della Cultura, 24 aprile 2024, alla pagina https://cultura.gov.it/comunicato/26240)
Hanno partecipato le più importanti istituzioni e categorie della musica e molti artisti e autori fra i quali Giulio Rapetti Mogol, Cristiana Capotondi, Enrico Ruggeri, Davide Rondoni, Lucariello e Morgan.
Sono intervenuti, tra gli altri, Gianmarco Mazzi, sottosegretario alla Cultura, Cecilia Gasdia, sovrintendente di Fondazione Arena di Verona, Salvatore Nastasi, presidente di SIAE, Valerio De Gioia, magistrato e consigliere giuridico della Commissione d’inchiesta sul femminicidio, Enzo Mazza, CEO di FIMI, don Claudio Burgio, cappellano dell’Istituto penale per i minorenni Beccaria, Marco Maria Donzelli, Elisabetta Gavasci, vicepresidente del MOIGE, Paolo Franchini, Presidente di FEM Federazione editori musicali e Mario Limongelli, presidente produttori musicali indipendenti.
(Salvatore Galeone, Canzoni violente contro le donne, Mazzi: “Occorre un organismo di autoregolamentazione”, “Libreriamo”, 5 maggio 2024, alla pagina https://libreriamo.it/intrattenimento/musica/canzoni-violente-donne-mazzi/)
“Persecuzioni? Erano poesie”. Nel 2021 Morgan commentò così, sui social, il rinvio a giudizio per stalking e diffamazione nei confronti della sua ex compagna, la cantante e musicista Angelica Schiatti. Leggendo le carte del processo, però, viene fuori che di poetico c’è ben poco. Insulti, minacce, revenge porn e perfino due personaggi loschi pagati per trovarla e portarla da lui.
(Selvaggia Lucarelli, La ex: “Morgan, uno stalker”. Il processo è fermo da 4 anni, “Il Fatto Quotidiano”, 10 luglio 2024, alla pagina https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/07/10/la-ex-morgan-uno-stalker-il-processo-e-fermo-da-4-anni/7617839/)
Il convegno di oggi è stato promosso con l’intento di raccogliere la denuncia di alcune associazioni e di autorevoli attrici e cantanti su questo tema diventato ormai una vera e propria emergenza. E’ nostro compito dare risposte e per questo ho proposto di istituire, all’interno del Tavolo Permanente della Musica, organo non governativo composto dalle più importanti organizzazioni del settore, un gran giurì che possa esprimersi su temi tanto delicati. Il mondo della musica ha una grande rilevanza sociale a cui bisogna corrispondere altrettanta responsabilità.
(Gianmarco Mazzi, sottosegretario alla Cultura, in Salvatore Galeone, Canzoni violente contro le donne, Mazzi: “Occorre un organismo di autoregolamentazione”, “Libreriamo”, 5 maggio 2024, alla pagina https://libreriamo.it/intrattenimento/musica/canzoni-violente-donne-mazzi/)
05_05_24 | Salvatore Sica è consigliere per il diritto d’autore e la digitalizzazione del ministro Gennaro Sangiuliano
Sica (Salvatore) è pure digitale. E’ consigliere per il diritto d’autore e la digitalizzazione. Percepisce ventimila euro, ma dal 4 maggio, su indicazione di Genny I, è presidente del Comitato Consultivo per il diritto d’autore. I lanzichenecchi di sinistra hanno fatto notare: “E’ un’anomalia! Prima di Sica non era mai accaduto che un consigliere del ministro fosse nominato componente di questo comitato. Per carità, Sica ha un lungo cv, ma di diritto civile. Cosa c’entra con il diritto d’autore?”.
(Carmelo Caruso, Armata Sangiuliano. Ha più saggi di Meloni. Ecco il suo ministero corte, “Il Foglio”, 3 agosto 2023)
07_05_24 | Milano | L’Università Statale cancella il convegno “Israele unica democrazia del Medio Oriente” a cura dell’Associazione Italia-Israele di Savona
E’ evidente che non esiste la volontà politica di consentire lo svolgimento in presenza che avrebbe permesso di esprimere le proprie posizioni a Maurizio Molinari e David Parenzo. (…) Da questa vicenda escono sconfitte la libertà di parola e la democrazia e prima di tutto il sistema educativo e le istituzioni universitarie.
(Cristina Franco, Associazione Italia-Israele di Savona, in Fabrizio Guglielmini, Convegno pro Israele negato. “Sconfitta della democrazia”, in “Corriere della Sera”, 10 maggio 2024)
Se possibile, la campagna mediatica che nostro malgrado ci ha coinvolti e la polarizzazione delle diverse posizioni ha acuito le tensioni e il clima di contrapposizione. (…) Non ritengo quindi che a oggi vi siano le condizioni, anche di collaborazione e di fiducia reciproca, necessarie per contemplare un rinvio del vostro convegno in presenza.
(Elio Franzini, rettore dell’Università degli Studi di Milano, in Fabrizio Guglielmini, Convegno pro Israele negato. “Sconfitta della democrazia”, in “Corriere della Sera”, 10 maggio 2024)
07_05_24 | Roma | Paolo Signorelli, portavoce del ministro dell’Agricoltura, si autosospende per le frasi antisemite nelle chat con Diabolik
Signorelli all’epoca della conversazione faceva lo speaker in una radio della Capitale. “Mica è colpa nostra se i romanisti sono ebrei”, dice Diabolik (Fabrizio Piscitelli, n.d.r.). “Tutti ebrei”, replica Signorelli. E ancora: “Mortacci loro”, aggiunge sempre rivolto alla stessa “categoria” mentre Diabolik gli posta un articolo sui soldati tedeschi morti nei campi di prigionia alleati durante la Seconda Guerra Mondiale. Poi, dopo la morte di un tifoso a San Siro nel 2018, Piscitelli scrive: “Quell’ebreo di Gad Lerner”. E Signorelli: “Che ha detto quel porco?” Lo scambio sul criminale di cittadinanza albanese è più secco: “Ma hanno assolto Elvis? Fantastico, daje”, scrive Signorelli. “Sìììì”, replica Piscitelli. Demce faceva parte del sodalizio criminale di Diabolik e riceverà negli anni successivi condanne per tentato omicidio e traffico di droga.
In altri passaggi Diabolik spiega a Signorelli che “i fascisti e i nazisti sono pagani”. Lui replica: “A me lo dici? Io festeggio il solstizio, viva il paganesimo” e Piscitelli: “Evviva, dobbiamo spingerlo”. “Nonno era pagano convinto. Mia zia si è sposata due mesi fa con rito pagano. Bellissimo. Tutte poesie e riti vari, incensi, cerchi magici, fuoco rivolti al sole. È stato bello”. “E dove?”, domanda Diabolik il 22 dicembre 2018. “Sulla cima del monte Soratte, tutti là siamo andati. Ci stava pure il Ciavarda (l’ex Nar Ciavardini, ndr) si è divertito, anche se lui è molto cattolico”. “Le brucerei le chiese”, commenta Piscitelli. “I preti, i peggio”, ribatte Signorelli.
I due parlano anche di terroristi come Valerio Fioravanti, Pierluigi Concutelli, Luigi Ciavardini e Mario Tuti. “Onore a loro”, si scrive nella chat. Anche al nonno di Signorelli, che si chiamava come lui ed era tra i fondatori di Ordine Nuovo. Venne condannato per gli omicidi Amato e Occorsio e per la strage di Bologna e fu poi assolto.
Paolo Signorelli è giornalista pubblicista. Ha fatto parte dello staff di Lollobrigida quando era deputato, poi è diventato portavoce del capogruppo di FdI Tommaso Foti. A marzo è diventato capo ufficio stampa di Lollobrigida, che in passato era vicino allo zio di Paolo e parlamentare missino Ferdinando Signorelli.
(La chat del portavoce di Lollobrigida con Diabolik: “Brucerei le chiese”, “I preti? Peggio”, “open online”, 7 giugno 2024, alla pagina https://www.open.online/2024/06/07/paolo-signorelli-portavoce-lollobrigida-chat-fabrizio-piscitelli-diabolik/)
Ci tengo a precisare di non ricordare la conversazione in oggetto. (… Ritengo) altresì doveroso sottolineare quanto mai distanti da me, dal mio pensiero e dal mio modo di sentire, siano i gravi contenuti di quella conversazione.
(Paolo Signorelli, in Paola Di Caro, Le chat antisemite con Diabolik. Lascia il portavoce di Lollobrigida, “Corriere della Sera”, 8 giugno 2024)
Ci si può trovare in situazioni terribili senza saperlo e volerlo per il contesto in cui sei cresciuto o lavori. Specie se un altro Paolo Signorelli è tuo nonno e non lo potevi certo scegliere…. Importante però dovrebbe essere non aver commesso crimini e aver avuto il coraggio di voltare pagina. Ma non è sempre così. (…)
Un giornale ha pubblicato intercettazioni che non hanno alcuna rilevanza penale se non, eventualmente, per chi le ha diffuse. Come ha ben scritto anche “l’Unità”. Il quotidiano di De Benedetti, invece, ha raccontato un’altra persona rispetto a un giovane giornalista che da anni non salta una domenica in chiesa, va regolarmente in pellegrinaggio a Medjugorje, aiuta chiunque sia in difficoltà. Paolo si è dimesso, per non alimentare ulteriormente il tritacarne nel quale era finito. Persino nelle chat della scuola dei suoi figli…perché ha chiaro che attraverso lui si voleva colpire il Governo… perché la serenità della sua famiglia non è sacrificabile.
(Francesco Lollobrigida, in L’addio di Lollobrigida a Paolo Signorelli, la difesa dopo le chat antisemite con Diabolik: “È un padre di famiglia, in chiesa ogni domenica”, “open”, 11 giugno 2024, alla pagina https://www.open.online/2024/06/11/lollobrigida-addio-paolo-signorelli-dopo-polemiche-collaboratore-prezioso/)
Dopo l’omicidio Piscitelli ci fu un politico che intervenne per ridare “onore” a quell’uomo ammazzato su una panchina del Parco degli Acquedotti in un omicidio di mafia. Il Questore aveva negato i funerali in forma pubblica perché era stato ucciso un capo ultras, ma soprattutto un narcos. E dal Parlamento ci fu chi lo attaccò: Francesco Lollobrigida, allora capogruppo di FdI:
Ritengo incomprensibile la scelta del Questore. Non ci sono motivi di ordine pubblico. Perché negare ai suoi amici di partecipare come desiderano al funerale?
(Francesco Lollobrigida, in Giuliano Foschini e Clemente Pistilli, La destra di governo e gli amici dei narcos. Lollobrigida si mosse per i funerali dei Diablo, “la Repubblica”, 8 giugno 2024)
08_05_24 | Roma | La cultura e lo sport convocati da Giorgia Meloni a Montecitorio per “La Costituzione di tutti. Dialogo sul premierato”
Ecco ad esempio la cittadina Iva Zanicchi: “Mi chiedo perché mi abbiano invitato, ma sono qui per capire. E se c’è la Meloni, tutti corriamo”. Non è da meno il cittadino Amedeo Minghi: “Anche io mi sono stupito dell’invito”. Invece Pupo sembra che non aspettasse altro: “Voglio un premier forte, molto forte”. Suggestioni putiniane? “Non parlo di Putin perché non lo conosco ma sono convinto che occorra avere rapporti con la Russia”, si allarga Enzo Ghinazzi-‘gelato al cioccolato’ in considerazioni geopolitiche. C’è Massimo Giletti, e si rivede anche il produttore tunisino Tarak Ben Ammar, storico amico di Bettino Craxi (l’omonima fondazione si è impegnata), che si intrattiene a lungo con l’AD di Impregilo Pietro Salini.
Arrivano anche Michele Placido e l’attrice Claudia Gerini, sulle prime data per assente (dopo aver partecipato alla convention di FdI a Pescara, quella di “semplicemente Giorgia…”), invece anche pronta a dichiarare che “il premierato ci deve interessare perché la Costituzione è di tutti” e “trovo interessanti i punti evidenziati dalla presidente Meloni”.
Il ministro dello Sport Andrea Abodi fa la sua parte e in platea sono schierati il nuotatore Filippo Magnini e la campionessa di scherma Elisa Di Francisca, selfatissimi, e il presidente del Comitato italiano paralimpico Luca Pancalli.
(Micaela Bongi, Pupo, Zanicchi, Ben Ammar: il “popolo” della premierissima, “il manifesto”, 9 maggio 2024)
La mia disponibilità al dialogo non è stata colta. Allora si esprima il Parlamento e, se non ci sarà condivisione, diamo la parola agli italiani.
Il tempo, per Giorgia Meloni, è scaduto. E (…) lascia intendere senza equivoci che sul premierato intende andare avanti a colpi di maggioranza. Preparandosi, nel caso del mancato quorum dei due terzi degli inquilini delle due Camere, a un referendum il cui valore è già enfatizzato oltre misura:
Sarà divisivo, come quello che nel 1946 vide vincere la Repubblica sulla monarchia.
(Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, intervento a “La Costituzione è di tutti”, in e.la., Meloni sul premierato già vede il referendum: “Sì o no come nel 1946” Schlein: noi in piazza, “la Repubblica”, 9 maggio 2024)
Finisce con la leader di FdI che scappa via, Magnini e Di Francisca in posa per i selfie e Cluadia Gerini, già star della kermesse di Pescara, che spiega perché “Giorgia” l’ha convinta: “Le riforme migliorano la vita dei cittadini, è una questione di stabilità”.
(Monica Guerzoni, Da Pupo a Zanicchi, i testimonial pop: poi ci faremo un’idea, “Corriere della Sera”, 9 maggio 2024)
08_05_2024 | Genova | L’arresto di Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria
Le cose elettorali le ho sempre date. Abbiamo fatto il Festival della Scienza, il Festival dei Fiori, abbiamo dato contributi alle chiese, ho fatto il Palazzo di San Lorenzo… la chiesa di San Lorenzo.
(Aldo Spinelli al pm Luca Monteverde, in Marco Lignana, Chiese, palazzi e festival, Nei verbali di Spinelli tutti i soldi dati a Toti, Il figlio: era ingestibile, “la Repubblica”, 17 maggio 2024)
09_05_24 | Roma | La ministra per la Famiglia Eugenia Roccella contestata agli “Stati Generali della Natalità”
All’Auditorium della Conciliazione, a Roma, vicino al Vaticano, è bastato un “grazie a tutti” pronunciato dalla ministra della Famiglia ospite degli “Stati Generali della Natalità”, per far partire la protesta; fischi e slogan gridati da un gruppo di studenti e attivisti con cartelli in difesa dell’aborto (“Sul mio corpo decido io”). Fino a che la ministra non ha abbandonato il palco. (…) Una volta uscita, Roccella ha scritto sui social:
Sono certa che la segretaria del PD Elly Schlein, la sinistra, gli intellettuali come Antonio Scurati, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Chiara Valerio, la grande stampa e la stampa militante, avranno parole di solidarietà nei miei confronti dopo la censura che mi ha impedito di parlare.
(Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, in Virginia Piccolillo, Un caso il blitz anti Roccella. La difesa del capo dello Stato, “Corriere della Sera”, 10 maggio 2024)
Uno spettacolo indegno. Si riempiono la bocca della parola libertà ma poi amano la censura e impediscono a una donna di parlare.
(Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, in Virginia Piccolillo, Un caso il blitz anti Roccella. La difesa del capo dello Stato, “Corriere della Sera”, 10 maggio 2024)
L’ennesimo atto di censura violenta.
(Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio, in Virginia Piccolillo, Un caso il blitz anti Roccella. La difesa del capo dello Stato, “Corriere della Sera”, 10 maggio 2024)
Gli studenti facciano parlare la ministra prima di contestarla. Impedire a qualcuno di parlare è sempre negativo.
(Giuseppe Conte, M5S, in Valentina Conte, Roccella contestata dagli studenti abbandona il palco “Io censurata”, “la Repubblica”, 10 maggio 2024)
Sbagliato non far parlare, ma il dissenso non è censura.
(Laura Boldrini, PD, in Valentina Conte, Roccella contestata dagli studenti abbandona il palco “Io censurata”, “la Repubblica”, 10 maggio 2024)
Voler mettere a tacere chi la pensa diversamente contrasta le basi della cività e della Costituzione.
(Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, in Virginia Piccolillo, Un caso il blitz anti Roccella. La difesa del capo dello Stato, “Corriere della Sera”, 10 maggio 2024)
Il ministro non avrebbe dovuto reagire così. Dovrebbe imparare ad ascoltare di più. Nel senso che non deve avere questo atteggiamento di chiusura. Non bisogna fare così, bisogna anche attendere un’ora e mezza prima di parlare e ascoltare il dissenso. (…) Anche io vengo spesso contestato. Vuoi parlare ogni giorno in pubblico? Voi andare in tv? E allora subisci anche questo.
(Paolo Mieli a Otto e mezzo, in Otto e mezzo Paolo Mieli: “Roccella avrebbe dovuto aspettare”, “Libero”, 9 maggio 2024, https://www.liberoquotidiano.it/news/spettacoli/39273396/otto-e-mezzo-paolo-mieli-roccella-avrebbe-dovuto-aspettare-.html)
10_05_2024 | Torino | Al Salone del Libro Salman Rushdie dà un consiglio a Giorgia Meloni
Consiglierei a questa signora di essere meno infantile e di crescere. A mio rischio personale, devo dire che i politici dovrebbero farsi venire la pelle un po’ più dura, perché un politico ha potere e autorità. Quindi è normale che qualcuno ne parli male, usando una brutta parola come quella che ha usato Roberto.
(Salman Rushdie, in Sara Strippoli, “Rushdie: “Meloni? E’ ancora infantile”, “la Repubblica”, 10 maggio 2024)
10_05_2024 | Venezia | Alberto Barbera confermato direttore artistico della Biennale Cinema
Complimenti ad Alberto Barbera, confermato direttore artistico del Settore Cinema per il 2025 e il 2026. Dal Consiglio di amministrazione della Biennale di Venezia una scelta che ne riconosce e premia esperienza e professionalità e il grande contributo che ha saputo dare in questi anni alla crescita della manifestazione. A Barbera i miei migliori auguri di buon lavoro.
(Lucia Borgonzoni, sottosegretario alla Cultura, in Venezia, Borgonzoni: “Conferma Barbera premia sua esperienza e professionalità”, Ministero della Cultura, 10 maggio 2024, alla pagina https://cultura.gov.it/comunicato/26311)
11_05_24 | Scontri con la polizia al corteo studentesco su natalità e aborto: “Pestati senza motivo”
La gente in piazza si è sempre menata e ha sempre preso le botte dalle guardie, ma prima le prendeva se faceva qualcosa, oggi le prende quando non fa niente. (…) Si usa un armamentario retorico impensabile, anche da parte di chi commenta sui social. Si chiede la galera, si ipotizzano associazioni a delinquere… La povertà di conflitto genera società barbariche e chiuse dove ogni espressione di critica diventa qualcosa da reprimere con la galera.
(Zerocalcare, in Fabio Tonacci, ”Reprimere i ragazzi in piazza è anche peggio delle censure in Rai”, 11 maggio 2025)
13_05_24 | Massimo Cacciari sulle conseguenze della guerra
L’essere in guerra ha conseguenze inevitabili sulla vita di un Paese. L’espressione del dissenso rispetto alla linea di condotta decisa dall’élite dirigente deve essere controllata e, laddove la situazione precipiti, proibita. Non si tratta soltanto di forme di censura imposta. Sopravvengono fisiologicamente forme di autocensura: come mettere in discussione il ponte di comando quando il mare è in tempesta?
(Massimo Cacciari, La libera espressione del dissenso frenata dai tempi di guerra, “La Stampa”, 13 maggio 2024)
13_05_24 | Torino | Stefano Massini aggredito al Salone del Libro
Ero in Sala Azzurra al Salone del Libro per presentare alle 17,30 il mio libro Mein Kampf. Sono stato aggredito verbalmente insieme a Danilo (Danko, n.d.r.) Singer che conduceva l’incontro. Poi strattonato e spintonato. (…) Era un uomo di circa settant’anni che al mio arrivo mi fissava e mi seguiva come se volesse dirmi qualcosa. Si è seduto in prima fila. Durante l’incontro ha cominciato a inveire a bassa voce verso di me. Mi diceva ‘comunista, tu vai da Fazio, vi raccontate le cose senza contraddittorio, Hitler non era cosi come lo descrivi’.
La responsabile Einaudi, che era con me, è andata a chiamare il servizio d’ordine ma gli insulti sono andati avanti al firma copie, con frasi come ‘Hitler aveva ragione, voi comunisti state riscrivendo la storia’. Gli ho risposto: ‘siamo nella città di Gobetti’ e alcuni ragazzi hanno applaudito le mie parole. L’uomo è stato allontanato ma non fermato, vista anche l’età. Sono stato scortato prima a un altro incontro a cui volevo assistere, poi fino alla mia auto.
(Stefano Massini, in Stefano Massini, aggredito e strattonato al Salone del Libro, “ANSA”, 13 maggio 2024, alla pagina https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/libri/2024/05/13/stefano-massini-aggredito-e-strattonato-al-salone_acf5acbd-511b-4419-ae36-99c8d16513c8.html)
13_05_24 | Torna in RAI la trasmissione di Roberto Saviano Insider
“Al direttore Stefano Coletta (responsabile dei palinsesti, ndr) ho chiesto di inserire la trasmissione Insider. Faccia a faccia con il crimine nei prossimi palinsesti estivi o invernali”, ha dichiarato nei giorni scorsi l’Amministratore Delegato Roberto Sergio nel corso del suo intervento in Commissione di Vigilanza. Il programma, destinato alla prima serata di Rai3 lo scorso novembre, era stato cancellato “per una scelta aziendale, non politica”, spiegò in un’intervista il numero uno di Viale Mazzini. Quattro puntate già pronte e registrate, mai trasmesse. Lo scrittore parlò apertamente di una “decisione politica che si inserisce nella strategia più ampia di usare le azioni giudiziarie come grimaldello per impedirti di lavorare”.
“È tutto merito dell’Associazione Familiari delle Vittime di Mafia, di Articolo 21 e di WikiMafia perché dal primo minuto non hanno mai smesso di martellare per ottenere una risposta: perché avete bloccato Insider?“, il commento di Roberto Saviano all’agenzia Ansa, alla vigilia della chiusura del Salone del Libro di Torino 2024.
Nessuna risposta da parte del servizio pubblico per un anno: “La violazione del codice etico non c’è stata. Vincenzo Agostino – che ha avuto suo figlio Nino ammazzato da Cosa nostra insieme alla moglie che aspettava un bambino e ha sempre chiesto giustizia senza mai ottenerla – una settimana fa, poco prima di morire, ha fatto una lettera con l’Associazione in cui chiedeva di Insider”, racconta Saviano.
La trasmissione tornerà in onda a settembre sulla terza rete: “È una vittoria. La Rai non l’avrebbe mai concesso, ma l’abbiamo costretta con questa pressione costante e ciò dimostra che da soli non si va da nessuna parte. I progetti devono essere difesi da una comunità, protetti. La libertà di espressione non è garantita, è conquistata. Hanno fermato Insider un anno senza motivo. Era montato, registrato e già presentato a luglio scorso ai palinsesti”, ha concluso lo scrittore. Ora il caso è finalmente risolto.
(Giuseppe Candela, Roberto Saviano torna in Rai: “Costretti a mandare in onda Insider dalla pressione dei familiari delle vittime di mafia”, “Il Fatto Quotidiano”, 13 maggio 2024)
15_05_2024 | Roma | “Neohitleriano”: Donatella Di Cesare assolta dall’accusa di aver diffamato Francesco Lollobrigida
Una lettera aperta a sostegno di Di Cesare lanciata da quattro professori britannici del Centro di ricerca sulla filosofia europea moderna della Kingston University di Londra sostiene che casi come il suo ricordano le tattiche utilizzate nelle “democrazie illiberali” per mettere a tacere gli oppositori. “È inconcepibile che in un Paese democratico un ministro trascini in tribunale un filosofo su questioni politico-culturali e storico-filosofiche, sulle quali invece dovrebbe esserci un dibattito democratico”, si legge nella lettera.
(La causa per diffamazione di Lollobrigida finisce sul Guardian”. Di CVesare: “Una strategia di governo”, in “DiRe”, 6 maggio 2024, alla pagina https://www.dire.it/06-05-2024/1037521-la-causa-per-diffamazione-di-lollobrigida-finisce-sul-guardian-di-cesare-una-strategia-di-governo/)
Il giudice monocratico di Roma ha dichiarato il non luogo a procedere nei confronti di Donatella Di Cesare, docente di filosofia alla Sapienza di Roma, che era accusata di diffamazione dopo una querela presentata dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Per il giudice il fatto “non costituisce reato”.
Al centro della vicenda quanto affermato dall’ordinaria di filosofia teoretica alla Sapienza di Roma nel corso della puntata del programma Di Martedì il 18 aprile 2023: in quell’occasione, la Di Cesare definì Lollobrigida “neohitleriano”. Secondo quanto reso noto dalla filosofa, tutto ruota intorno alla formula “sostituzione etnica” che il ministro pronunciò al congresso Cisal suscitando molto scalpore. La sera stessa, negli studi di La7, la Di Cesare affermò che “il nazismo è stato un progetto di rimodellamento etnico del popolo e il mito complottistico della sostituzione etnica è nelle pagine del Mein Kampf di Hitler”. E aggiunse: “Credo che le parole del ministro non possano essere prese per uno scivolone, perché ha parlato da Gauleiter, da governatore neohitleriano”.
(Prosciolta Donatella Di Cesare, la prof querelata da Lollobrigida, “Sky TG 24”, 15 maggio 2024, alla pagina https://tg24.sky.it/cronaca/2024/05/15/prosciolta-donatella-di-cesare-querelata-lollobrigida)
16_05_24 | La missione di Media Freedom Rapid Response a Roma
La missione per lavorare al report italiano era prevista in autunno: troppo tardi, troppi dossier aperti che riguardano la libertà di stampa nel nostro Paese e che rischiano di chiedersi quando ormai ci sarà poco da fare. (…) Tre i temi al centro dell’agenda: il servizio pubblico, cioè la Rai; l’European Media Freedom Act, che vuole garantire l’indipendenza di tv e radio dalla politica, la trasparenza nelle proprietà e proteggere i giornalisti dagli spyware-spia, provvedimenti sui quali al Parlamento Ue Fratelli d’Italia e Lega si sono astenuti; e infine le querele bavaglio, in metodo intimidatorio migliore ancora oggi per limitare il diritto di cronaca.
(Matteo Pucciarelli, La missione europea anticensura: “Emergenza per i media italiani”, “la Repubblica”, 5 maggio 2024)
Alla vigilia dell’estate scorsa, pur di sloggiare anzitempo il capo-azienda nominato da Draghi, il Consiglio dei ministri utilizzò addirittura la decretazione d’urgenza per trovare a Fuortes un posto alternativo. Forzatura indispensabile a piazzare sulla tolda di comando Giampaolo Rossi, il guru cresciuto nella catacomba di Colle Oppio, il quale, non potendo diventare amministratore delegato (causa tetto dei due mandati) riceve l’incarico di dg in attesa di essere promosso allorché fra un mese arriverà a scadenza l’attuale CdA. Nel frattempo, il suo posto viene assegnato e tenuto in caldo da Roberto Sergio, con cui fa partire il repulisti. Via i direttori di prima, sostituiti dagli adepti di FdI o, in subordine, dei partiti satellite. Gianmarco Chiocci, vecchio amico di Giorgia, sbarca al Tg1; al Tg2 il forzista Antonio Preziosi; a Rainews resta l’ortodosso Paolo Petrecca; agli Approfondimenti avanza Paolo Corsini. Al Day Time Angelo Mellone. Solo uomini, in barba alla parità di genere, col placet del M5S in cambio di qualche strapuntino.
E’ la stagione degli addii: Fabio Fazio, Bianca Berlinguer, poi pure Lucia Annunziata che punterà il dito contro la stretta opprimente del Governo. Far terra bruciata intorno a tutto quel che odora di sinistra segna l’inizio della slavina. I meloniani impongono conduttori e format che fanno subito flop, Nunzia De Girolamo, Pino Insegno, Edoardo Sylos Labini, Incoronata Boccia. Mentre il Tg1 suona la grancassa di un’Italia simile al Bengodi, l’emittente pubblica affonda nello share, sorpassata per la prima volta da Mediaset, che sfrutta la sbandata a destra della concorrente e si finge trasversale.
(Giovanna Vitale, Le mani sulle news. Dalla RAI ai giornali, la strategia della destra punta al pensiero unico, “la Repubblica”, 4 maggio 2024)
Per punire Serena Bortone, che è una giornalista interna e non può essere licenziata come pure l’AD Roberto Sergio avrebbe voluto, TeleMeloni ha deciso di condannarla a un lento oblio catodico. La pena da scontare per aver smascherato la censura ai danni di Antonio Scurati. Necessaria, anche, per far spazio a volti di provata fede – Luca Barbareschi, Elisabetta Gregoraci, perfino Beatrice Venezi – in grado di incarnare la destra al potere.
(Giovanna Vitale, Barbareschi, Latella e Venezi i volti nuovi di TeleMeloni. E per Bortone c’è il bavaglio, “la Repubblica”, 27 giugno 2024)
21_05_24 | Torino | Alain De Benoist al Salone del Libro
Sul palco dell’arena della Regione Piemonte che ha organizzato l’evento, l’assessore al welfare della giunta Cirio Maurizio Marrone, l’editore Francesco Giubilei, consulente del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che ha partecipato al dibattito in videocollegamento.
De Benoist è uno dei più grandi filosofi contemporanei. Su una sola cosa non concordo con lui, io sono a favore dell’Ucraina. Condivido invece la sua difesa dell’identità, la denuncia di una certa decadenza dell’Occidente e l’affermazione del pluralismo delle idee.
Bellissima
l’immagine del filosofo dei giornalisti poliziotti che vogliono imporci la loro visione e sono pronti a processarti appena provi a esprimere un’idea diversa.
(Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, in Sara Strippoli, L’attacco di Sangiuliano alla stampa “Giornalisti-poliziotti, basta processi”, “la Repubblica”, 22 maggio 2023)
24_05_24 | Treviso | Due studenti musulmani esentati dalle lezioni sulla Divina Commedia
Due studenti di religione musulmana di una scuola media sono stati esentati dal seguire le lezioni sulla Divina Commedia di Dante, trattandosi di un’opera a sfondo religioso, in contrasto con la fede dei due ragazzi.
E’ accaduto a Treviso. Si tratta di due alunni di terza media.
Tutto sarebbe nato dallo scrupolo del professore – scrivono i quotidiani locali – che nell’affrontare lo studio del capolavoro della lettura italiana, in cui si incontrano Inferno, Purgatorio e Paradiso, ha scritto alle famiglie i cui figli sono già esentati dall’ora di religione, per chiedere il consenso a trattare con loro un’opera a sfondo religioso. E qui le famiglie dei due studenti musulmani hanno chiesto che fossero esentati dallo studio di Dante.
Verranno esentati dai compiti in classe e dalle interrogazioni. Per loro l’insegnante ha organizzato un programma parallelo alternativo, dedicato a Boccaccio.
Al netto della richiesta della famiglia, fatico a comprendere la scelta della dirigente scolastica di esonerare gli studenti dallo studio di Dante Alighieri, ritenuto “offensivo” dei valori e della cultura islamica. Ritengo che questa sia una scelta difficile da comprendere perché la cultura è inclusione e integrazione e la Divina Commedia è l’opera cardine della letteratura italiana. (…) Togliere dal percorso didattico Dante Alighieri è un passo indietro, verso la divisione e l’esclusione della nostra cultura, cosa che ritengo sbagliatissima. Preferisco venga tolto tempo a TikTok e ai social rispetto a Dante. Meno telefonini e più Divina Commedia.
(Mario Conte, sindaco di Treviso, in Niente Dante per due studenti musulmani, il prof li esenta, “ANSA”, 24 maggio 2024, alla pagina https://www.ansa.it/veneto/notizie/2024/05/24/niente-dante-per-due-studenti-musulmani-il-prof-li-esenta_1f7aa21a-a3ff-4154-ac80-431c38ef57ff.html)
Quello che è accaduto in una scuola secondaria di primo grado in provincia di Treviso, dove due studenti di religione musulmana sono stati esonerati dallo studio della Divina Commedia, in quanto ritenuta poter essere offensiva perché a sfondo religioso, è assurdo. Integrazione significa anche conoscere la cultura del Paese dove si vive e si studia. Questo stride anche con tutti i progetti che nelle scuole si fanno sulla figura di Dante, come esempio di sensibilità umana, di passione civile e di ardente spiritualità.
(Paola Frassinetti, sottosegretario all’Istruzione e al Merito, in Niente Dante per due studenti musulmani, il prof li esenta, “ANSA”, 24 maggio 2024, alla pagina https://www.ansa.it/veneto/notizie/2024/05/24/niente-dante-per-due-studenti-musulmani-il-prof-li-esenta_1f7aa21a-a3ff-4154-ac80-431c38ef57ff.html)
L’esclusione dal programma scolastico di uno dei pilastri della nostra letteratura è del tutto inammissibile. Abbiamo disposto un’ispezione per verificare come stanno effettivamente i fatti.
(Giuseppe Valditara, ministro all’Istruzione e al Merito, in Enrico Ferro, Niente Dante per gli studenti musulmani. Il prof li esenta, il ministro di indigna, “la Repubblica, 25 maggio 2024)
30_05_24 | Roma | Cento anni dall’ultimo discorso in Parlamento di Giacomo Matteotti
La lettera del Comune di Roma “a tutti i condomini” del palazzo di via Oisanelli 40, al Flaminio, è arrivata il 27 aprile. La Sovrintendenza capitolina ai beni culturali chiedeva “con cortese urgenza” un parere vincolante per l’affissione di una targa che ricordasse l’uccisione di Giacomo Matteotti, che lì viveva quando cent’anni fa venne assassinato dai sicari di Mussolini. Proprio da quella casa signorile, nel pomeriggio del 10 giugno 1924, uscì per andare incontro alla morte. Dopo un’accesa votazione, i 13 condomini a maggioranza hanno votato no. Motivo: la targa proposta dal Comune, in travertino romano, stuccato e levigato opaco, di ottanta centimentri di larghezza, novanta di altezza, 3 centimetri di spessore, è stata ritenuta troppo impattante. Il Municipio, d’intesa con la Fondazione Matteotti, aveva proposto questa scritta:
In questa casa visse Giacomo Matteotti (1885-1924) fino al giorno della morte per mano fascista. Roma pose cent’anni dopo la dopo in memoria del martire del socialismo e della democrazia.
Vicenda ingarbugliata. Come tutte le cose di Matteotti, la cui memoria è stata a lungo calpestata. Il punto è che sulla facciata del palazzo di via Pisanelli 40 targa in onore di Matteotti c’è già. Più piccola e senza alcun riferimento al fascismo:
Qui abitava Giacomo Matteotti quando, uscendo di casa il 10 giugno 1924, andò incontro alla morte.
recita la scritta.
Quando Matteotti non era così popolare come in questi giorni, e nella colpevole indifferenza, l’inquilino del quinto piano, l’architetto Paolo Marocchi (Giacomo e la sua famiglia, la moglie Velia, e i tre figli vivevano al quarto piano) decise in cocciuta solitudine di apporre un monumento a ricordo senza chiedere permesso a nessuno, come ha rivelato nel libro Io vi accuso. Giacomo Matteotti e noi (UTET). “Perché io la penso come Matteotti”.
Questo è avvenuto quindici anni fa, il marmista volle 200 euro, nessuno dei condomini ebbe nulla da ridire. E da allora la targa è lì, anche senza alcun riferimento al fascismo, perché al tempo prevalse il timore di imbrattamenti e altri fastidi che per fortuna non ci sono stati.
(Concetto Vecchio, Matteotti senza pace. Il suo condominio boccia la targa del Comune “Lasciate la nostra”, “la Repubblica”, 5 maggio 2024)
Dopo un piccolo scontro durato qualche settimana, i residenti del condominio di via Pisanelli 40 hanno accettato la proposta del Comune di Roma di affiggere una nuova targa dedicata al deputato antifascista Giacomo Matteotti. (…) Negli scorsi giorni il Comune ha inviato una nuova lettera ai condomini, firmata dall’assessore alla Cultura Miguel Gotor, in cui ha specificato che la targa sarà ridimensionata: misurerà 58 centimetri di altezza e 70 di lunghezza.
Un altro dei motivi di contrasto tra il Comune e i residenti riguarda la possibilità di mantenere una vecchia targa che Marocchi realizzò autonomamente quindici anni fa, e che non menziona esplicitamente le cause della morte di Matteotti. Maria Vittoria Mancinelli, responsabile dell’ufficio Targhe Commemorative del Comune di Roma, aveva escluso l’ipotesi che sul palazzo ci potessero essere due targhe per la stessa persona.
Tuttavia, nella lettera Gotor ha scritto che alla fine potrebbero essere mantenute entrambe le targhe: “Per evitare la concomitante presenza sull’edificio di due targhe dedicate alla stessa personalità, è stata anche prospettata la possibilità di rimuovere, a spese dell’Amministrazione, quella già in opera. Se il condominio desiderasse mantenere in vita anche la memoria precedente, per la nostra Amministrazione nulla osterebbe”.
(Alla fine sul palazzo di Roma in cui abitò Giacomo Matteotti ci sarà una nuova targa in sua memoria, “Il Post”, 20 maggio 2024, alla pagina https://www.ilpost.it/2024/05/20/targa-matteotti-palazzo-comune-roma/)
È vero che Giorgio Almirante, il Segretario del MSI, veniva a prendere il caffè a casa vostra?
Anche due volte a settimana. Almirante era sempre elegantissimo. Ricordo che gli spiavo dal salone mentre conversavano. Mio padre mai me lo presentò, per cui ho questo ricordo di me che li spio dalla porta.
Non è un episodio sorprendente?
Non saprei dire cosa avessero in comune. Forse gradivano allo stesso
Cosa le piace di Matteotti?
Il suo impegno per i poveri, l’intransigenza contro il fascismo.
Con ritardo sta venendo fuori.
Era stato come dimenticato. C’è bisogno che una figura così venga fuori per capire cosa è stato il Ventennio.
Come spiega la dimenticanza?
Matteotti fa ancora paura perché era uno tosto, uno che ha denunciato i brogli delle elezioni del 1924 e quindi l’hanno fatto fuori.
Il governo Meloni lo sta ricordando.
Assolutamente no.
Perché?
Perché sono fascisti.
E lei sta riscoprendo anche suo padre?
Sì, forse ora capisco i suoi.Vede, in questa storia c’è un trauma pubblico, ma cè n’è anche uno privato.
(Laura Matteotti, nipopte di Giacomo Matteotti, in Concetto Vecchio, Laura Matteotti, sono ancora fascisti? Ecco perché il governo non ricorda mio nonno, “la Repubblica”, 13 maggio 2024)
Oggi siamo qui a commemorare un uomo libero e coraggioso ucciso da squadristi fascisti per le sue idee. Onorare il suo ricordo è fondamentale per ricordarci ogni giorno a distanza di cento anni da quel discorso il valore della libertà di parola e di pensiero contro chi vorrebbe arrogarsi il diritto di stabilire cosa è consentito dire e pensare e cosa no.
(Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, in Meloni, Matteotti ucciso dallo squadrismo fascista, “ANSA”, 30 maggio 2024, alla pagina https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2024/05/30/meloni-matteotti-ucciso-dallo-squadrismo-fascista_cf2e2e2f-7903-4ed5-8b73-2bef0f15bad2.html)
Giorgia Meloni nomina le cose col loro nome, in una nota diramata nel giorno del centesimo anniversario dell’ultimo discorso pronunciato in Parlamento dal deputato socialista. Un piccolo passo avanti. Sarebbe un’affermazione ovvia, ma ai tempi della destra che non vuol dirsi antifascista fa persino notizia. (…) E’ la prima volta, a memoria, che cita Matteotti. (…)
C’è anche Laura Matteotti, 62 anni, la nipote: “Meloni ha fatto un passettino avanti”. Sua sorella Elena, 67 anni, vorrebbe incontrarla: “Ho apprezzato le sue parole, sarebbe l’occasione di un confronto civile e umano. Ci aspettiamo un segnale anche il 10 giugno” (anniversario del rapimento e dell’omicidio di Giacomo Matteotti, n.d.r.).
(Concetto Vecchio, “Matteotti fu ucciso da squadristi fascisti” la premier fa un passo ma omette Mussolini, la Repubblica, 31 maggio 2024)
Ci siamo visti qui due anni fa ed era una bella notte, per me questa è ancora più bella.
Dopo due anni di governo nella peggiore situazione possibile, il voto ci ha detto “non speriamo che voi siate ma voi siete”. (…) Nel caso nostro ci hanno visto arrivare ma non sono riusciti a fermarci.
(Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, commenta le elezioni europee, in Meloni, questa notte è per me ancora più bella di due anni fa, “ANSA”, 10 giugno 2024)
07_06_24 | Verona | Il concerto La Grande Opera Italiana Patrimonio dell’Umanità celebra in Mondovisione dall’Arena il riconoscimento UNESCO
Il canto lirico italiano entra ufficialmente nella lista del patrimonio immateriale della umanità. A deciderlo è stato il comitato Unesco, riunito in Botswana, che oggi ha deliberato l’iscrizione in elenco dell’arte del canto lirico italiano. Una soddisfazione tutta tricolore che consacra ufficialmente quella che è universalmente già riconosciuta come una eccellenza italiana. Che a questo punto, però, andrebbe tutelata investendo sulla cultura e sull’arte del nostro paese.
Dopo un lungo e articolato lavoro, una grande eccellenza della nostra nazione ottiene un altro riconoscimento dall’Unesco entrando a far parte del patrimonio immateriale. Si tratta di una consacrazione ufficiale di quello che già sapevamo: il Canto lirico è un’eccellenza mondiale, tra quelle che meglio ci rappresentano in tutto il pianeta. (…) Il canto lirico è una proiezione dell’immaginario italiano per il quale stiamo lavorando su più fronti. Ringrazio il sottosegretario al MiC, Gianmarco Mazzi, per l’impegno che ha profuso nel concludere positivamente la candidatura. Questa bella notizia si associa alla firma dell’ipotesi dello schema di rinnovo del contratto delle Fondazioni lirico sinfoniche, che da venti anni non veniva rinnovato.
(Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, in Angela Calvini, Unesco: Il canto lirico italiano è patrimonio immateriale dell’umanità, “Avvenire”, 6 dicembre 2023, alla pagina https://www.avvenire.it/agora/pagine/il-canto-lirico-italiano-e-patrimonio-immateriale-dell-umanita)
Oltre 160 professori d’Orchestra, 300 artisti del Coro dalle Fondazioni lirico sinfoniche italiane, 74 ballerini, mille maestranze. Più che un tributo, il trionfo della Lirica e, attraverso questa dell’italianità. Una serata che è quasi riduttivo definire eccezionale perché riunire nel teatro all’aperto più grande del mondo Anna Netrebko, Jonas Kaufmann, Juan Diego Flórez, Ludovic Tézier, Vittorio Grigolo, Luca Salsi, Eleonora Buratto, Francesco Meli e molti altri artisti, con la danza di Roberto Bolle e Nicoletta Manni, è qualcosa che va oltre l’eccezionalità.
Presenti all’evento le più alte autorità dello Stato e alcuni ministri. Un lungo applauso ha dato il benvenuto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al suo ingresso all’Arena di Verona per l’evento La Grande Opera Italiana Patrimonio dell’Umanità. A fare il suo ingresso all’Arena, prima del Capo dello Stato, sono stati la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, e i ministri Gennaro Sangiuliano, Adolfo Urso e Luca Ciriani. Ad accogliere il presidente Mattarella in piazza Bra, la piazza antistante l’Arena, sono stati il sindaco Damiano Tommasi e il presidente della Regione Veneto Luca Zaia.
Il viaggio nell’Opera, e attraverso questa nella storia della musica dell’Italia, è condotto da Alberto Angela, Cristiana Capotondi e Luca Zingaretti. Il Ministero della Cultura, in collaborazione con Fondazione Arena di Verona, celebra così il Canto lirico italiano patrimonio dell’umanità, in una serata trasmessa in mondovisione dalla Ra.
Lo spettacolo si è aperto con il maestro Riccardo Muti, ambasciatore dell’eccellenza italiana nel mondo, a cui i 12.500 spettatori hanno tributato una più che meritata standing ovation. Sarà lui a dirigere la prima parte della serata, e i brani per orchestra e coro più significativi della grande opera italiana, dal regno del Belcanto di Guglielmo Tell e Norma, all’epopea verdiana e risorgimentale di Nabucco e Macbeth, alle pagine sinfoniche e corali grandiose da Mefistofele e Manon Lescaut.
La seconda parte della serata offrirà un’appassionante antologia dei brani d’opera più celebri di Puccini, Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, Mascagni, Leoncavallo, Giordano, interpretate da un cast irripetibile. Stelle da tutto il mondo accomunate dal canto lirico italiano, come i soprani Anna Netrebko, Eleonora Buratto, Rosa Feola, Juliana Grigoryan, Jessica Pratt, Mariangela Sicilia, il mezzosoprano Aigul Akhmetshina, i tenori Jonas Kaufmann, Renè Barbera, Juan Diego Flórez, Vittorio Grigolo, Brian Jagde, Francesco Meli, Galeano Salas, i baritoni Nicola Alaimo, Luca Salsi, Ludovic Tézier, il basso Alexander Vinogradov, diretti dal giovane maestro Francesco Ivan Ciampa.
Per l’occasione, Fondazione Arena di Verona ha ideato, con Filippo Tonon, un impianto scenografico originale, che accoglierà orchestra e coro sul palcoscenico e trasformerà il golfo mistico in un nuovo spazio scenico per un’altra eccellenza italiana nel mondo, la danza. Le Étoile Roberto Bolle e Nicoletta Manni interpreteranno due coreografie firmate da Massimiliano Volpini, create appositamente per questo evento ed eseguite per la prima volta. Sulla musica dei grandi maestri, tra cui Giacomo Puccini di cui si celebra quest’anno il centenario dalla morte, le due Étoile del Teatro alla Scala di Milano si esibiranno prima in un passo a due sulle note di Madama Butterfly, seguito dall’assolo di Bolle su Cavalleria Rusticana. In scena, durante la serata, anche 50 ballerini del corpo di ballo di Fondazione Arena.
(Riccardo Bastianello, In scena all’Arena di Verona la grande lirica Patrimonio UNESCO, “AGI”. 7 giugno 2024, alla pagina https://www.agi.it/politica/news/2024-06-07/verona-opera-lirica-unesco-mattarella-26682949/)
Un’occasione unica e irripetibile in cui si sono ripercorse le arie più note e popolari della nostra produzione lirica, che fa parte di quell’autentico immaginario italiano al quale il governo sta lavorando su più fronti.
(Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, Riccardo Bastianello, In scena all’Arena di Verona la grande lirica Patrimonio UNESCO, “AGI”, 7 giugno 2024, alla pagina https://www.agi.it/politica/news/2024-06-07/verona-opera-lirica-unesco-mattarella-26682949/)
A Sangiuliano ho detto di persona ciò che da sempre ripeto ai ministri della Cultura e dell’Istruzione di tutti i governi di questo paese: la città di Seul ha venti orchestre sinfoniche, mentre noi, patria della musica, in alcune Regioni – come la Lucania, la Calabria, il Molise – non ne abbiamo nessuna. Però abbiamo caterve di Conservatori che sfornano diplomati destinati alla disoccupazione. Un’assurdità. Ma si potrebbe porvi rimedio istituendo orchestre, che di fatto sono microsocietà basate sull’ascolto reciproco, e aprendo i teatri, luoghi di comunicazione capaci di sradicare gli individui dal solipsismo a cui ci condannano i telefonini. Soprattutto bisogna ripartire dalla scuola: musica ovunque, dall’infanzia alle superiori, con docenti a cui sia stato insegnato a insegnare, cioè che non si limitino a far canticchiare allo studente il Va’ pensiero, a mettergli in bocca strumentini inutili, a propinargli libri di testo che neanch’io capisco.
(Riccardo Muti, in Gregorio Moppi, Giù le mani dalla Nona d’Europa, “il venerdì di Repubblica”, 3 maggio 2024)
12_06_24 | La Capramobile non basta: Vittorio Sgarbi fuori dal Parlamento Europeo
La sentenza di Alberto Mattioli, alla vigilia delle elezioni europee, è senza appello: “A questa destra, purtroppo, manca tutto quel che servirebbe per fare una vera politica culturale. Per questo resta una destra maldestra.” Così si conclude Destra maldestra. La (s)politica culturale del governo Meloni (chiarelettere, 2024), il pamphlet in cui uno dei massimi esperti italiani di teatro musicale si diverte (e ci diverte) a tracciare il bilancio di un anno e mezzo di governo di destra. (…)
Destra maldestra dedica un saporito capitolo al “sindaco di Arpino, prosindaco di Urbino, assessore alla Bellezza a Viterbo, presidente della Fondazione Ferrara Arte e del Museo Alto Garda di Riva, commissario per le Arti di Codogno e, in precedenza, fra le altre cose, assessore alla Cultura della Regione Sicilia, sindaco di Sutri, di San Severino Marche e di Salemi, due volte deputato, europarlamentare”, per due volte sottosegretario alla cultura e per due volte “dimissionato” (anche da questo governo, con raffica di insulti al suo ministro). Attualmente l’ex enfant prodige ma ormai anziano Vittorio Sgarbi è candidato alle elezioni europee e sta facendo campagna elettorale a bordo di una “Capramobile” che sembra usciva da una gag sia futurista sia strapaesana. (…)
Come nota Mattioli, “non mancano i soldi, mancano gli uomini, e le idee. Manca il coraggio di inventare, scommettere, cercare il nuovo senza rinnegare il vecchio.”
(Oliviero Ponte di Pino, Destra senza cultura e con poltrone, in “Doppiozero”, 2 giugno 2024, alla pagina https://www.doppiozero.com/destra-senza-cultura-e-con-poltrone)
Arrivato decimo nella lista FdI nella circoscrizione Sud, il critico d’arte ha incassato 22.729 preferenze ma non sarà parlamentare europeo. Un flop che ridimensiona le sue ambizioni politiche e lo costringe a fare delle serie riflessioni. Soprattutto Sgarbi dovrà valutare se continuare a essere assessore (alla Bellezza, n.d.r.) nella giunta Frontini (a Viterbo, n.d.r.).
(Mau, Il flop di Vittorio Sgarbi alle elezioni europee: 22.000 preferenze, “Viterbo Today”, 12 giugno 2024)
13_06_24 | Milano | Overskin Anniversary: l’Estetista Cinica alla Biblioteca Braidense
Care fagiane, dal cinico al trash è un attimo. Così Cristina Fogazzi, più nota come l’Estetista Cinica (1 milione di follower su Instagram), è stata subissata di critiche proprio sul suo terreno (i social) quando ha postato le mirabolanti immagini della superfesta di Veralab (653 mila follower, 70 milioni di fatturato) celebrata giovedì scorso a Milano. Cena nelle sale della Biblioteca Nazionale Braidense. Festa con musica a palla nel cortile d’onore della Pinacoteca di Brera. Titolo: Overskin Anniversary, spiega Cristina alle sue fagiane, “per celebrare un anno di Overskin, il brand make-up di Veralab, e lo sbarco in Spagna”. Tutto illuminato di fucsia, colore iconico del marchio, che ha trasformato per una sera Brera in Barbieland con annesse celebs (da Valentina Ferragni a Giulia Salemi).
Se ci andate a consultare i preziosi volumi custoditi alla Braidense, non potete introdurre in sala né cibi né bevande ed è obbligatorio indossare i guanti. Per l’evento dell’Estetista Cinica, mani libere e cena e vini a volontà. E a un certo punto arrivano a bordo di Vespini bianchi anche i cartoni della pizza (griffata: “Veralab, we believe in pizza too”).
(Gianni Barbacetto, L’Estetista Cinica a Brera. Coi like ti compri Milano, “Il Fatto Quotidiano”, 16 giugno 2024, alla pagina https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/06/16/lestetista-cinica-a-brera-coi-like-ti-compri-milano/7588840/)
La polemica è nata e si è alimentata su Instagram. A scagliarsi contro l’Estetista Cinica è stata la pagina Instagram Milano_segreta, realtà che si occupa di organizzare tour culturali nella città.
Ieri è andato in scena uno spettacolo a dir poco indecoroso, anzi, proprio indegno, che non fa onore per nulla a un’istituzione importante come quella di Brera. Ma siccome vedo che nessuno di chi è esposto o addetto ai lavori ha il coraggio di esporsi, lo dico io.
Apprendo con grande sgomento, incredulo, che ha organizzato una festa per il suo marchio, a Brera. E vabbé, potrà dire qualcuno, paga, fa pubblicità anche al museo, che te frega? No, mi frega eccome. Perché la cena in particolare, è stata allestita all’interno della Biblioteca Braidense. Per chi non lo sapesse o chi non ci è mai stato, per entrare in Braidense agli studenti stessi che necessitano di consultare libri, alle guide turistiche idem e a chiunque abbia bisogno di fare comunque ricerche, è tassativamente proibito mangiare all’interno, e tassativamente proibito anche bere dell’acqua. E tassativamente obbligatorio anche usare guanti bianchi all’interno. Regole giustissime, visto che vorrei ricordare a chi non lo sapesse, che la Braidense ha un patrimonio libraio inestimabile tra i più importanti d’Europa. Ora qualcuno deve spiegarmi, come cazzo è possibile che addirittura si permetta di fare all’interno abbuffate, musica ecc, a letteralmente pochi centimetri dagli antichissimi tomi e dagli scaffali.
Tralascio poi un momento di ancora ben più alto spessore, così adatto per un luogo culturale come il complesso di Brera, come quello dell’arrivo di pizze delivery a bordo delle Vespe. Tra musica, dj e cottillons. In Brera. Neanche Vanzina in uno dei suoi film natalizi più trash credo abbia mai partorito una simile assurdità, ma vabbè. Tutta sta gente a mangiare cannoli fra tomi secolari, ha usato i guanti poi per andare in giro come viene obbligato di fare a noi comuni mortali?
(Milano_segreta, su Instagram, in L’Estetista Cinica organizza un evento (con banchetto) a Brera: scatta la polemica, “Milano Today”, 15 giugno 2024, alla pagina https://www.milanotoday.it/attualita/polemica-estetista-cinica-brera.html)
Ho organizzato un evento dentro Brera io, come lo hanno organizzato altre persone prima di me. La location è stata voluta da me perché l’alternativa era un altro hotel. Siccome c’erano dieci influencers spagnole molto grosse e così nelle loro story hanno prima fatto un tour dentro Brera facendo vedere la nostra Pinacoteca a milioni di persone in Spagna.
Fogazzi ha poi sottolineato che l’evento aveva le necessarie autorizzazioni e sono state prese le necessarie precauzioni: le candele sulle tavole erano finte e non sono state scattate foto con il flash.
Si usa tutta l’accortezza che il museo richiede. Organizzare eventi in questi contesti è molto complicato perché ci sono delle regole molto strette. I catering sono scelti dai musei. È chiaramente tutto molto più costoso (rispetto a un evento in una location tradizionale, ndr) ma ovviamente tutto valutato.
Ho pagato per stare in una location. Ho pagato sempre per tutto quello che ho fatto, come fa qualsiasi altro brand. Smettiamola con la mistificazione dei luoghi della cultura. Le opere che vedete dentro Brera sono state fatte grazie alla committente privata. Se non lo sapete, i quadri, i grandi dipinti che voi andate a vedere, sono sempre stati prodotti per la committente privata. Tutta la pittura è sempre stata voluta fortissimamente dalla committenza privata anche nelle sue evoluzioni storiche. La Pinacoteca di Brera, inoltre, non è un museo visitassimo in Italia. Ho deciso di portare dieci influencers spagnoli a Brera dicendo “Cosi qualche milione di persone in Spagna vede Brera”.
Fogazzi ha poi sostenuto che le critiche ricevute erano più delle offese, in quanto è stata definita una parvenue.
Menomale che ci sono persone che si arricchiscono col proprio lavoro. Quello che ho me lo sono guadagnato tutto. Non sono ricca di famiglia.
(Cristina Fogazzi aka L’Estetista Cinica, su Instagram, in L’Estetista Cinica organizza un evento (con banchetto) a Brera: scatta la polemica, “Milano Today”, 15 giugno 2024, alla pagina https://www.milanotoday.it/attualita/polemica-estetista-cinica-brera.html)
Quanto hanno pagato?
Circa 80.000 euro, più 15.000 a parte per i custodi.
Una bella cifra.
I prezzi non li decidono i musei, sono definiti in maniera rigorosa da un regolamento del Ministero in base a metri quadri, tipo di spazi, presenza di opere. E’ dalla riforma Franceschini che la concessione di luoghi in affitto da parte delle istituzioni culturali rappresenta una voce di bilancio per finanziare restauri, conservazione, valorizzazione. (…)
Qualunque azienda può affittare gli spazi?
Facciamo selezione. Abbiamo talmente tante richieste che potrei affittare ogni giorno, ma non faccio l’affitta-camere. In questo caso si trattava di influencer spagnoli che portavano anche un ritorno di immagine. Li hanno accompagnati gli Amici di Brera nella visita alla Pinacoteca. La serata è finita nel cortile. Tutto si è svolto tra le 20.30 e le 23.30, senza alcuna commistione con le consuete attività. Poi è stato smontato tutto e gli studenti al mattino non se ne sono neppure accorti. (…)
In fin dei conti, che benefici ha portato?
Primo, non stiamo svendendo la cultura e gli spazi storici. E ricordiamo le sinergie che ci sono in tutto il mondo tra arte, fashion e marchi del lusso: come in Francia Arnault, Pinault, Dior, che hanno una forte connessione con architettura e design, anche al fine di estendere il pubblico. Siamo un museo in crescita, gli ingressi sono aumentati del 10 per cento, arriveremo a mezo milione a fine anno. L’obiettivo è includere e attrarre sempre più pubblici.
D’accordo, ma in tutto questo, l’Estetista Cinica?
Ci arrivo. Per attrarre nuovi pubblici lo Stato ci assicura un ventaglio amplissimo di gratuità: over 65, under 18, le classi scolastiche. Circa 200.000 ingresi, lo scorso anno, sono stati gratuiti. Quasi la metà del pubblico entra gratis e questo va benissimo. Ma se contiamo che un biglietto medio costa sui 10 euro, gli 80.000 euro di quella serata coprono ad esempio 8.000 ingressi gratis. Ricordiamoci che negli anni Settanta Brera fi chiusa per mancanza di fondi.
(Angelo Crespi, direttore della Pinacoteca Nazionale di Brera, in Gianni Santucci, “E’ il Ministero a decidere i prezzi. Con il ricavato finanziamo i restauri”, in “Corriere della Sera”, 17 giugno 2024)
Dire che un’arricchita non può entrare è il grande cortociruito della cultura italiana che vuol restare elitaria. Invece la cultura è di tutti. E più la facciamo vedere a tutti e più tutti si sentono autorizzati e accolti. (…)
Negli anni ho regalato oltre 9.000 biglietti dei musei, ho finanziato una residenza per artisti ucraini, reso gratuita la mostra fiorentina di Nico Vascellari, donato migliaia di ingressi alle mostre di Palazzo Reale a Milano e al Chiostro del Bramante.
Ma domani la rifarebbe una cena in un museo?
Ormai sono abituata alle polemiche, io le reggo e non le temo, ma il mio CdA dirà di no. Non sono una influencer, devo pensare ai miei dipendenti. La prossima volta, e mi dispiace, quei soldi andranno a un ricco albergatore.
(Cristina Fogazzi aka L’Estetista Cinica, in Edoardo Lusena, “Dispiaciuta ma non pentita. Ai miei ospiti ho mostrato il meglio di Milano, “Corriere della Sera”, 17 giugno 2024)
14_06_24 | Genova | Si apre la ventiseiesima edizione del Suq
La pace, il cibo, i diritti e il confronto fra diversità. Da venerdì 14 giugno (…) torna il Suq Festival, arrivato alla ventiseiesima edizione e diretto da Carla Peirolero.
Mai come oggi ci sembra necessario lavorare su questi temi per quello che sta accadendo nel mondo e perché per la prima volta sui social media, anticipando qualcosa del programma, abbiamo ricevuto molti commenti sgradevoli. Non abbiamo risposto, ma è il segno dell’aria che tira.
(Carla Peirolero, in Lucia Compagnino, Voci in dialogo. Suoni e teatro inclusivo. Torna in granz bazar delle culture, “Il Secolo XIX”, 6 giugno 2024)
15_06_24 | Torino | Zahi Hawass presidente del Museo Egizio?
L’archeologo Zahi Hawass, 77 anni, risponde gentilmente dal divano a fiori del salotto nella sua casa del Cairo. Questo weekend è la festa di Eid al-Adha per i musulmani, che si ricollega ai sacrifici del profeta Ibrahim e dalla sua famiglia, e l’ex ministro delle Antichità dell’Egitto e attuale segretario generale del Consiglio superiore delle antichità egizie fa intendere che la videochiamata non può durare troppo a lungo. (…)
Non c’è niente di ufficiale. Sono stato molte volte nella città della Mole Antonelliana e sarei onorato di tornarvi. L’Egizio di Torino è il miglior museo di tutto il mondo fuori dall’Egitto.
Il “Faraone”, come viene chiamato l’archeologo egiziano, sgombra diplomaticamente il campo da tutti gli argomenti:
Christian Greco è uno dei migliori egittologi al mondo e sarebbe un grande piacere lavorare con lui. Sui reperti non c’è nessun problema, perché da Torino l’Egitto non si aspetta nulla.
Gli ricordiamo della sua ultima battaglia per la restituzione da parte del British Museum di Londra della Stele di Rosetta, l’inestimabile lastra del 196 d. C. scritta anche in greco e storicamente fondamentale per comprendere l’egizio:
Una questione completamente diversa per cui ho lanciato una petizione e fondato un’associazione che si occupa di conservazione del patrimonio archeologico. Il Museo Egizio di Torino non avrebbe nulla a che fare con tutto questo.
(Zahi Hawass, ex ministro delle Antichità dell’Egitto e segretario generale del Consiglio superiore delle antichità egizie, in Francesco Rigatelli, L’archeologo Zahi Hawass pronto per l’Egizio di Torino: “Sarebbe un piacere lavorare con Greco”, “La Stampa”, 15 giugno 2024, alla pagina https://www.lastampa.it/torino/2024/06/15/news/zahi_hawass_museo_egizio_torino_intervista-14393312/)
“La Stampa” titolava ieri un grintoso La rivolta degli egittologi, che fa il paio per il gran polverone sollevato per nulla un anno fa, quando dopo le sparate insulse del leghista Andrea Crippa contro il direttore del Museo Egizio Christian Greco sembrava di essere alla infame cacciata dell’ottimo direttore. (…) Ora per l’allarme è la volta della presidente della Fondazione, (Evelina, n.d.r.) Christillin, in scadenza di terzo mandato (rinnovabile) a novembre 2024. Nessuno, al Collegio Romano, ha per ora toccato palla, c’è solo il noto brocardo di Gennaro Sangiuliano sul non-diritto ereditario delle cariche, ma la bella società culturale torinese ha già raccolto oltre 350 firme per un appello intitolato “Scendiamo in campo in difesa del museo”. Per chiedere la conferma di Christillin, ovviamente ottima nel suo lavoro, almeno finché non saranno conclusi i lavori per il Bicenterario.
Tutto bene, se non che fino ad or non è accaduto nulla che giustifichi titoli da spy story come “Sangiuliano è pronto a disfare la coppia più bella del mondo museale italiano”, cioè a cacciare la presidente per prepararsi l’anno dopo al colpo contro Greco. Non è detto che il direttore Greco vada poi così fiero della dizione “coppia più bella del mondo”, un po’ sminuente per uno dei migliori direttori di museo a livello internazionale. Ma è anche più bizzarro che si paventi una sorta di incendio della Biblioteca di Alessandria quando fra i nomi-ballon d’essai che circolano per il dopo Christillin figura addirittura un pezzo da novanta mondiale come l’archeologo egiziano Zahi Hawass.
(Qualcuno vuole incendiare il Museo Egizio di Torino?, “Il Foglio”, 20 giugno 2024, alla pagina https://www.ilfoglio.it/cultura/2024/06/20/news/qualcuno-vuole-incendiare-l-egizio–6667428/)
Al ministro Sangiuliano chiederò di unire le forze per riportare in Italia tutti i tesori che stanno all’estero e quindi anche La Gioconda
A dirlo stamani a Orvieto è stato Zahi Hawass, il noto archeologo ed egittologo che sabato 20 luglio sarà nella città del duomo per parlare delle ultime scoperte e dei segreti dell’Egitto in occasione della dodicesima a edizione dell’Isola del libro. (…)
Il mio obiettivo è di riportare in patria tre oggetti in modo particolare: la stele di Rosetta dal British Museum, la statua della regina Nefertiti che sta a Berlino e lo Zodiaco dal Louvre.
(Zahi Hawass, ex ministro delle Antichità dell’Egitto e segretario generale del Consiglio superiore delle antichità egizie, in Zahi Hawass “riportiamo la Gioconda in Italia”, “ANSA”, 17 luglio 2024, alla pagina https://www.ansa.it/umbria/notizie/2024/07/17/zahi-hawass-riportiamo-la-gioconda-in-italia_e8359a6b-6659-4937-8826-227ced1ea25a.html)
In merito a quanto riportato nei giorni scorsi da alcuni giornali, si vuol precisare quanto segue: la notizia inerente la proposta per dirigere il Museo Egizio di Torino, peraltro già ben diretto dal Dott. Greco, non è rispondente alla realtà, in quanto potrei essere interessato esclusivamente ad un ruolo onorifico e di collaborazione. (…)
A Zahi Hawass era stata anche attribuita l’intenzione di chiedere al Louvre la restituzione della Gioconda.
Non è rispondente a quanto affermato dal sottoscritto ad Orvieto. Probabilmente conseguenza di una errata traduzione.
(Zahi Hawass, ex ministro delle Antichità dell’Egitto e segretario generale del Consiglio superiore delle antichità egizie, in Hawass, con l’Egizio penso solo a collaborazione o ruolo onorifico, “RaiNews”, 20 luglio 2024, alla pagina https://www.rainews.it/tgr/piemonte/articoli/2024/07/hawass-con-legizio-penso-solo-a-collaborazione-o-ruolo-onorifico-e9494464-fbc7-4589-a8c2-adfcecba454e.html)
22_06_24 | Taormina | Gennaro Sangiuliano a Taobuk
Stamattina Gennaro Sangiuliano durante un incontro con Paolo Conti a Taobuk a Taormina (…) ha testualmente affermato che
Colombo voleva raggiungere le Indie circumnavigando la Terra sulla base delle teorie di Galileo Galilei.
(Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, in Sangiuliano sbaglia su Colombo: ‘Circumnavigò la Terra sulla base delle teorie di Galileo”, “ANSA”, 23 giugno 2024, alla pagina https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2024/06/23/sangiuliano-sbaglia-su-colombo-circumnavigo-la-terra-sulla-base-delle-teorie-di-galileo_5d9f2b1a-95ca-4646-bcf8-a458f3a6e077.html)
Per Sangiuliano Cristoforo Colombo oltre ad essere un grande navigatore era anche predittivo, 70 anni prima della nascita di Galileo utilizzava le sue teorie per circumnavigare la terra. Gli regalerei un bel libro di storia, ma abbiamo un ministro della Cultura che non solo non conosce la storia, ma non legge.
(Angelo Bonelli, AVS, in Sangiuliano sbaglia su Colombo: ‘Circumnavigò la Terra sulla base delle teorie di Galileo”, “ANSA”, 23 giugno 2024, alla pagina https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2024/06/23/sangiuliano-sbaglia-su-colombo-circumnavigo-la-terra-sulla-base-delle-teorie-di-galileo_5d9f2b1a-95ca-4646-bcf8-a458f3a6e077.html)
“In riferimento al presunto intervento sugli effetti sonori durante l’intervento del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano”, ospite della cerimonia di consegna dei Taobuk Award 2024, andata in onda su Rai1 il 3 luglio scorso e registrata il 22 giugno al Teatro Antico di Taormina, in una nota la RAI precisa che “il programma non è una produzione interna, ma è stato fornito dall’Associazione Taormina Book Festival, che lo ha realizzato, curandone ogni aspetto produttivo, senza alcun coinvolgimento di mezzi e personale RAI. L’azienda chiederà comunque spiegazioni per fare completa chiarezza su quanto accaduto”.
Il Gala è stato condotto dal giornalista Massimiliano Ossini e da Antonella Ferrara, presidente e direttrice artistica di Taobuk, festival internazionale di letteratura. Durante la serata, registrata e destinata al palinsesto RAI, l’intervento del ministro Sangiuliano, salito sul palco per premiare Jon Fosse, Nobel per la Letteratura, è stato fischiato dagli spettatori del pubblico ma non riportato nella registrazione andata in onda sul primo canale il 3 luglio. (…)
“Il Taobuk Award Gala 2024 è una produzione indipendente realizzata dall’Associazione Taormina Book Festival che la consegna alla RAI (…) Il Gala è intrattenimento non un prodotto giornalistico, il montaggio rispecchia una scelta stilistica, dare precedenza alla cultura, senza entrare nell’agone politico (…)”. È quanto si legge nella nota del Taobuk Award Gala 2024, dopo le polemiche sul video andato in onda su RAI1, che non conteneva i fischi al ministro. “Lo spettacolo televisivo”, si ricorda nella nota, “ha agganciato il miglior risultato in termini di ascolti tra i programmi di intrattenimento in onda nello stessa fascia oraria registrando uno share dell’8,4% e raggiungendo quasi 400.000 telespettatori. Il successo di Taobuk dimostra che la cultura, quando è autentica, non spaventa il grande pubblico”.
(Taobuk 2024, censurati i fischi a Sangiuliano. RAI: “Il programma non è una produzione interna”, “RaiNews”, 5 luglio 2024, alla pagina https://www.rainews.it/articoli/2024/07/taobuk-2024-censurati-i-fischi-a-sangiuliano-rai-prende-distanze-il-programma-non-e-una-produzione-interna-usigrai-gennaro-spettacolo-e667530b-e653-4caa-b6be-1c008059da19.html)
24_06_24 | Intimidazione: oltre il 90 per cento delle diecimila querele e cause per diffamazione si conclude con il proscioglimento
Da qualche mese gli organismi dell’UE stanno monitorando più attentamente il rispetto degli obblighi dello Stato di diritto da parte dell’Italia, per darne conto nei loro rapporti annuali. (…) Desta serie preoccupazioni vedere esponenti di primo piano del governo dietro evidenti violazioni del pluralismo dell’informazione e del diritto di cercare, raccogliere, diffondere e ricevere idee, opinioni e informazioni di interesse pubblico. Desta serie preoccupazioni, specialmente in un paese in cui le intimidazioni e le minacce ai giornalisti sono all’ordine del giorno e sono poco contrastate. In un paese cui, grazie a leggi punitive che da 25 anni si finge di voler correggere, vengono presentate ogni anno circa diecimila querele e cause per diffamazione tanto infondate e pretestuose al punto che oltre il 90 per cento dei relativi processi si conclude con il proscioglimento, ma anche con un danno economico innegabile per gli accusati.
(Le minacce ai giornalisti potrebbero far perdere finanziamenti europei all’Italia, “Ossigeno per l’informazione”, 14 giugno 2024, alla pagina https://www.ossigeno.info/le-minacce-ai-giornalisti-potrebbero-far-perdere-finanziamenti-europei-allitalia/)
24_06_24 | Gioventù Meloniana, l’inchiesta di “Fanpage” sul movimento giovanile di Fratelli d’Italia
“La cosa più bella è stata ieri prendersi per il c… per le svastiche e poi io che avevo fatto il comunicato stampa di solidarietà a Ester Mieli…” A parlare, ripresa da una telecamera nascosta dei giornalisti di Fanpage, è Flaminia Pace, segretario del Circolo romano Pinciano. Di Gioventù Nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia, già immortalata nella prima parte dell’inchiesta denominata Gioventù Meloniana mentre inneggiava al Duce e assicurava che l’attività di GN sarebbe stata finanziata con i fondi pubblici del servizio civile. Fanpage ieri sera al Monk, a Portonaccio, ha proiettato la seconda parte dell’inchiesta e mostrato come saluti romani e l’esaltazione del fascismo e del nazismo non siano un caso isolato tra la gioventù cresciuta nel partito creato dalla premier Giorgia Meloni. Appaiono essere invece caratteri strutturali, a cui si unisce una massiccia dose di antisemitismo e razzismo. (…)
“Non ho mai smesso di essere razzista e fascista”, sostiene con orgoglio anche Elisa Segnini, capo segreteria della deputata Ylenia Lucaselli e membro di aristocrazia europea. Che aggiunge: “Vado a Budapest a fare festa e a Orban dico che Ilaria Salis deve marcire in galera con i topi e i ratti che le mangiano i piedi”.
Giovani, eredi del Fronte della Gioventù, impegnati dal Nord al Sud d’Italia, ad Atreju definiti “stupendi” dalla Meloni, ma che quando parlano tra di loro sembrano la gioventù hitleriana. Del resto ci sono proprio immagini di Hitler nelle chat di Ilaria Partipilo, segretaria provinciale di GN a Bari e, insieme al membro della segreteria congressi Caterina Funel, tra le principali collaboratrici del deputato Giovanni Donzelli, scelto dalla premier come responsabile dell’organizzazione del partito.
(Clemente Pistilli, I giovani e i razzisti di FdI. Nuove chat antisemite e risate su Ester Mieli, “la Repubblica”, 27 giugno 2024)
Come senatrice della Repubblica italiana componente di FdI, non mi riconosco in quelle immagini, in quei comportamenti e in quelle parole che sono state mostrate. Non ritrovo la realtà che conosco di Fratelli d’Italia e Gioventù Nazionale. È evidente che la presenza di elementi nostalgici piegati a un passato riprovevole e criminale non mi appartengono. Le parole e i comportamenti là tenuti sono per me motivo di condanna e disapprovazione
(Ester Mieli, senatrice FdI e vicepresidente della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza, in Quando la senatrice Ester Mieli diceva: “Nel DNA di FdI non ci sono nostalgie fasciste e antisemite. Temo l’odio della sinistra”, “Il Fatto Quotidiano”, 27 giugno 2024, alla pagina https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/06/27/quando-la-senatrice-ester-mieli-diceva-nel-dna-di-fdi-non-ci-sono-nostaglie-fasciste-e-antisemite-temo-lodio-della-sinistra/7603598/)
Nella notte, a margine del Consiglio europeo a Bruxelles, la premier Giorgia Meloni ha rotto il lungo silenzio su Gioventù Meloniana, l’inchiesta di Fanpage che ha svelato cosa accade all’interno del movimento giovanile di Fratelli d’Italia, tra richiami al Ventennio, Sieg Heil, razzismo, omofobia e insulti antisemiti.
Penso che chi ha sentimenti razzisti, antisemiti o nostalgici semplicemente abbia sbagliato la propria casa, perché questi sentimenti sono incompatibili con Fratelli D’Italia. Non ci sono ambiguità da parte mia su questo.
(…) Meloni è poi passata all’attacco contestando il metodo adoperato dal team investigativo di Backstair.
Nella storia della Repubblica italiana non è mai accaduto quello che Fanpage ha fatto con Fratelli d’Italia, con nessun partito politico, con nessun’organizzazione giovanile, con nessun’organizzazione sindacale. Non si è mai ritenuto di infiltrarsi in un’organizzazione politica, riprenderne segretamente le riunioni, riprendere anche i fatti personali di minorenni, selezionare cosa mandare. “In altri tempi questi sono i metodi che usavano i regimi.
Interrogata se fosse o meno a conoscenza dei comportamenti messi in atto dai giovani del suo partito, la premier ha negato.
Non potevo esserne a conoscenza. Come ho detto tante volte e ribadisco, penso che chi ha sentimenti razzisti antisemiti o nostalgici semplicemente abbia sbagliato la propria casa perché questi sentimenti sono incompatibili con Fratelli d’Italia, sono incompatibili con la destra italiana, con la linea politica che noi abbiamo chiaramente definito in questi anni e quindi su questo io non accetto che ci siano ambiguità. Ho chiesto al partito di prendere provvedimenti e voglio essere chiara ancora una volta, anche perché penso che queste persone, che non hanno capito evidentemente dove si trovano, siano i migliori alleati di chi ci vuole male.
Per il momento però, non ci sarebbe nessuna intenzione di sciogliere Gioventù Nazionale da parte della premier.
Da qui ad arrivare a quello che leggo, per cui qualcuno chiede lo scioglimento di un’intera organizzazione giovanile sulla base di fatti che riguardano alcune persone, penso che se la stessa inchiesta si facesse in tutte le organizzazioni giovanili dei partiti politici, noi non sappiamo cosa potrebbe uscire. Prendo atto che questa è una nuova frontiera dello scontro politico anche per come chiaramente la politica l’ha utilizzato. Quindi è uno strumento che sicuramente si potrà utilizzare come strumento politico. (…)
Meloni è infine tornata a insistere sulla legittimità del metodo, ovvero quello tipico del giornalismo sotto copertura e tradizionalmente utilizzato da chi si occupa di inchiesta.
Pongo una riflessione sul metodo e faccio questo ragionamento perché i partiti politici sono costituzionalmente tutelati, perché il tema è che l’appartenenza politica non può essere condizionata, non si può essere spaventati rispetto all’idea di fare politica.
(Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, in Giulia Casula, Meloni contro inchiesta Fanpage: “Metodo da regime, in pericolo la democrazia”, “Fanpage”, 28 giugno 2024, alla pagina https://www.fanpage.it/politica/meloni-contro-inchiesta-fanpage-metodo-da-regime-in-pericolo-la-democrazia/)
“Lei è ebrea?”
“Sì sono ebrea ma lei lo chiede a tutti? A tutti gli ospiti?”
Inizia così stamattina il botta e risposta nel corso di Radio anch’io su Radio1 tra il conduttore Giorgio Zanchini e la senatrice di Fratelli d’Italia Ester Mieli. (…)
Fratelli d’Italia solleva il nuovo caso in Commissione di Vigilanza. La deputata Augusta Montaruli ha denunciato che questa mattina, nel corso di Radio anch’io su Radio1, è stato chiesto alla senatrice del suo stesso partito Ester Mieli se fosse ebrea, nell’ambito di una discussione sulle proteste degli studenti nelle università per la guerra in Palestina. La parlamentare ha quindi proposto di ascoltare i vertici RAI anche su questo punto, ipotizzando di convocare anche il conduttore della trasmissione Giorgio Zanchini. Di fronte a questa posizione, l’opposizione ha chiesto di riconsiderare l’audizione di Paolo Corsini e Serena Bortone sul caso Scurati, ritendo che si usino due pesi e due misure. La parlamentare di Fdi ha sottolineato che quanto avvenuto a Radio anch’io rappresenta “un caso gravissimo”, che “rasenta l’antisemitismo”.
(“Lei è ebrea?” alla senatrice Ester Mieli, FdI solleva la polemica su Radio anch’io, “ANSA”, 25 aprile 2024, alla pagina https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2024/04/24/lei-e-ebrea-alla-senatrice-ester-mieli-fdi-solleva-la-polemica-su-radio_d71fa1ff-898a-4eec-9446-4e910b2d9cb4.html)
Trovo davvero grave e inquietante quanto avvenuto. Da settimane si susseguono in tutta Italia manifestazioni di intolleranza nei confronti di Israele e degli ebrei e una domanda come quella posta dal conduttore è del tutto inaccettabile. L’opinione di una persona non può in alcun modo essere collegata alla religione professata. All’amica Ester Mieli e alla comunità ebraica giunga la mia sincera solidarietà e affettuosa vicinanza.
(Ignazio La Russa, presidente del Senato, in “Lei è ebrea?” alla senatrice Ester Mieli, FdI solleva la polemica su Radio anch’io, “ANSA”, 25 aprile 2024, alla pagina https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2024/04/24/lei-e-ebrea-alla-senatrice-ester-mieli-fdi-solleva-la-polemica-su-radio_d71fa1ff-898a-4eec-9446-4e910b2d9cb4.html)
Esprimo solidarietà alla senatrice Ester Mieli che si è trovata di fronte a un conduttore, Zanchini, che le ha chiesto “Lei è ebrea?”, non si capisce con quale intento. Forse quello di connotare le sue opinioni in merito ai fatti in corso in Italia o in Medio Oriente? Una condotta incredibile, che potrebbe denotare una sorta di pregiudizio o quanto meno una inadeguata professionalità. Un episodio grave ed inquietante. Sul quale la RAI dovrebbe intervenire con immediatezza. Alla vigilia del 25 aprile si tratta di una vicenda sconcertante. Ora quando si partecipa a una trasmissione RAI si dovrà indicare prima l’eventuale confessione religiosa o altri dati? E poi se ci sono troppi cristiani, troppi ebrei o troppi musulmani si faranno “dosaggi” o esclusioni? C’è chi parla di un episodio di antisemitismo.
(Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, in “Lei è ebrea?” alla senatrice Ester Mieli, FdI solleva la polemica su Radio anch’io, “ANSA”, 25 aprile 2024, alla pagina https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2024/04/24/lei-e-ebrea-alla-senatrice-ester-mieli-fdi-solleva-la-polemica-su-radio_d71fa1ff-898a-4eec-9446-4e910b2d9cb4.html)
C’era anche la senatrice Ester Mieli lo scorso 10 maggio a Casa Italia, il circolo di Fratelli d’Italia finito al centro della bufera dopo l’inchiesta “sotto copertura” di Fanpage mandata in onda da Piazzapulita su La7 (…)
Una presenza che non è passata inosservata tra i suoi colleghi della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza, di cui Mieli è vicepresidente. E che avrebbe causato una certa irritazione anche a Liliana Segre, che di quella Commissione è presidente e simbolo. Una vicenda imbarazzante che si inserisce in un contesto grave, tra i militanti di Gioventù nazionale che si scambiano “Sieg Heil!”, che inneggiano al ventennio, che ricordano con affetto e nostalgia i bei tempi dello stragismo nero, che passano le loro giornate tra un “Boia chi molla” e un “Presente!” ai camerati morti. Tutto sotto l’egida di Flaminia Pace, astro nascente meloniano, capa di Casa Italia, ripresa da Fanpage mentre spiega cosa vorrebbe scrivere sulla scheda elettorale delle europee: “Tre volte duce”.
Cosa ci faceva, dunque, la senatrice Ester Mieli, peraltro ex portavoce della Comunità ebraica di Roma, con queste persone? (…) Un secondo di video, quello in cui Mieli appare sorridente mentre entra a Casa Italia, che diventa così un brutto incidente, per così dire. E del resto era stata proprio Mieli, lo scorso gennaio, a dire al “Corriere della Sera” che “in Fratelli d’Italia non c’è alcuna nostalgia del fascismo”.
(Mario Di Vito, Giovani meloniani, ombre su Ester Mieli, “il manifesto”, 19 giugno 2024, alla pagina https://ilmanifesto.it/giovani-meloniani-ombre-su-ester-mieli)
Credo che queste derive, chiamiamole derive, che sono venute fuori in questa ultima settimana in modo eclatante, ci siano sempre state, nascoste, non esibite, ma in parte ci sono sempre state. E con questo governo, si approfitta di questo potere grande della destra, che del resto è stata votata. (…)
Ho seguito in varie trasmissioni questa “seduta” inneggiante a Sieg Heil, questi moti nazisti che io ricordo in modo diretto non per sentito dire. Ora, alla mia età dovrò rivedere ancora questo, dovrò essere cacciata dal mio paese come sono stata già cacciata una volta?
(Liliana Segre, senatrice a vita, a In Onda (La7), in Annalisa Cangemi, Gioventù Meloniana, Commissione contro l’odio presieduta da Segre vuole acquisire i filmati dell’inchiesta, “Fanpage”, 2 luglio 2024, alla pagina continua su: https://www.fanpage.it/politica/giovenu-meloniana-commissione-contro-lodio-presieduta-da-segre-acquisisce-i-filmati-dellinchiesta/)
Penso che oggi, sotto la Presidenza della senatrice Segre, la Commissione abbia scelto la via migliore per fare chiarezza.
(Ester Mieli, FdI, in La Commissione Segre acquisisce i filmati dell’inchiesta di Fanpage, “ANSA”, 2 luglio 2024, alla pagina https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2024/07/02/la-commissione-segre-acquisisce-i-filmati-dellinchiesta-di-fanpage_bc5c55cf-91aa-4564-ba1a-89501b2dcee0.html)
A quasi un mese dall’inchiesta di Fanpage e dai conseguenti provvedimenti annunciati da Giovanni Donzelli, responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia, la 24enne di Conversano non si è dimessa né è stata rimossa dal suo incarico. Sui social nessuna scusa, nessuna spiegazione e anche a “Repubblica” dice di non voler commentare.
(Davide Carlucci, Ilaria Partipilo è ancora al suo posto in Gioventù Nazionale: la presidente provinciale di Bari scriveva “ebreo infame” e insultava chi ha la sindrome di Down, “la Repubblica”, 22 luglio 2024, alla pagina https://bari.repubblica.it/cronaca/2024/07/22/news/ilaria_partipilo_gioventu_nazionale_conversano_bari_no_dimissioni_provvedimenti_donzelli-423407600/)
24_06_24 | Francoforte | Gli scrittori contro l’esclusione di Roberto Saviano dalla delegazione italiana alla Buchmesse 2024
Circola da ieri la bozza di una lettera, che dovrebbe essere diffusa nella giornata di oggi, indirizzata al direttore della Buchmesse Jürgen Boos e al presidente dell’AIE, Associazione Italiana Editori, Innocenzo Cipolletta, e firmata da una trentina di autori che fanno parte dell’elenco di circa 100 invitati al programma di Italia paese ospite d’onore alla Fiera del Libro di Francoforte, dal 16 al 20 ottobre. Il documento critica non soltanto l’esclusione di Roberto Saviano dalla lista degli invitati (e le motivazioni addotte durante la conferenza stampa del 28 maggio dal commissario straordinario Mauro Mazza), ma anche il programma stesso degli eventi in cui saranno coinvolti gli autori italiani in fiera.
“Ognuno di noi avrebbe desiderato, durante la permanenza Francoforte, di interagire con i protagonisti e le protagoniste dell’editoria tedesca e non solo, con i nostri colleghi europei e internazionali, in un momento storico in cui abbiamo più bisogno che mai di sentirci appartenenti a una cultura unica. Invece, l’Italia sarà presente alla Buchmesse in modo insulare, tramite un programma di duetti tra fra autori italiani, un’anomalia che sappiamo avere pochi precedenti nella storia dei paesi ospiti e che denota una mancanza grave di strategia culturale ed editoriale da parte della commissione straordinaria incaricata in Italia. (…)
Nella lettera a Boss e Cipolletta, dopo l’obiezione sull’impostazione degli incontri, si tocca l’argomento dell’esclusione di Saviano dalla delegazione italiana. “Un’esclusione troppo vistosa per non essere un atto deliberato. Il Commissario Mazza ha fornito una risposta che ha lasciato molti di noi indignati. Tanto che alcuni invitati hanno deciso di non partecipare alle delegazione. Il tentativo maldestro di spiegare l’esclusione con motivazioni burocratiche non ha fatto che avvilirci ulteriormente. Sebbene la Buchmesse abbia reagito subito invitando Saviano, il vulnus è stato profondo per molti di noi, e rimane”. Infatti, subito dopo la conferenza, vari autori avevano deciso di rifiutare l’invito a fare parte della delegazione italiana: tra loro, lo ricordiamo, autori come Sandro Veronesi, Francesco Piccolo, Emanuele Trevi, Franco Buffoni; altri scrittori avevano rifiutato l’invito già prima della presentazione pubblica, come Antonio Scurati e Paolo Giordano.
(Ida Bozzi, Fiera di Francoforte. Rivolta degli scrittori, “Corriere della Sera”, 24 giugno 2024)
Abbiamo sempre lavorato perché tutti gli autori e le autrici si sentissero a casa, e continuiamo a lavorare con questo spirito. Tutti coloro che hanno ricevuto e accolto l’invito a partecipare alla Buchmesse potranno esprimersi liberamente nel padiglione italiano durante gli incontri in programma. E, come già previsto, vedranno personalità tedesche nel ruolo di mediatori e moderatori tra il pubblico internazionale e gli autori stessi. In aggiunta stiamo raccogliendo le richieste degli editori stranieri, in particolare tedeschi, per valorizzare ulteriormente la presenza autoriale italiana a Francoforte.
Il mondo del libro ha come presupposto. La massima libertà di espressione delle idee. Per questo accogliamo la richiesta delle autrici e degli autori di aggiungere momenti di dibattito alle occasioni già individuate, come richiesto dai firmatari della lettera.
(Innocenzo Cipolletta, in Ida Bozzi, ”L’editoria è un luogo libero”, “Corriere della Sera”, 25 giugno 2024)
Posso commentare solo a titolo personale, per il momento. Sono lieto che il Presidente dell’AIE accolga la richiesta di un evento aggiuntivo. Ma è anche la parte della lettera che definirei facile. Più difficile è ciò che nella lettera viene detto sul contesto, sulle ingerenze della politica negli spazi della cultura, e in particolare sulle querele. Su tutto questo non vedo risposta né, purtroppo, solidarietà. Se ci sentiamo a casa? Ci sentiamo a casa, sì, grazie, forse anche troppo.
(Paolo Giordano, in Ida Bozzi, ”L’editoria è un luogo libero”, “Corriere della Sera”, 25 giugno 2024)
Noi stiamo lavorando insieme. Per evitare che la nostra presenza Francoforte sia scambiata per una rassegna di prodotti tipici, vogliamo sottrarci all’idea del made in Italy con cui vengono promosse le cosiddette ricchezze enogastronomiche, vogliamo confrontarci con scrittori di altri paesi su questioni che riguardano la letteratura e la vita vera nell’Europa di oggi, senza il folklorismo, il provincialismo della retorica dell’italianità . Noi non siamo la nazionale, siamo uomini e donne europee che scrivono in lingua italiana.
(Mauro Covacich, in Ida Bozzi, ”L’editoria è un luogo libero”, “Corriere della Sera”, 25 giugno 2024)
Chiedo scusa agli scrittori per quanto è successo. Come Associazione Italiana Editori abbiamo agito in buona fede, non c’è dolo nell’esclusione di Saviano. Ma con il senno del poi mi scuso. (…)
Nessuno voleva tenere fuori Roberto Saviano. Per facilitare le cose abbiamo pensato a un metodo trasparente di selezione degli autori da invitare, chiedendo agli editori di farci delle proposte.. Ci è arrivata una lista di trecento nomi dalla quale ne abbiamo selezionati cento, cercando una rappresentanza che fosse il più completa possibile. Ci siamo affidati agli editori, come avevamo fatto altre volte. È andata così anche per il Festival del Libro di Parigi. Anche lì Saviano non c’era, ma nessuno ha protestato. Abbiamo mantenuto la stessa tipologia di intervento, dopodiché dobbiamo prenderci la nostra responsabilità. (…)
Quello che si chiedono gli scrittori, perché vi siete limitati a fare i vidimatori delle scelte degli editori? Come AIE non potevate sanare eventuali gravi mancanze, aggiungere nomi?
Mi creda, verso Saviano non c’è niente di personale, tanto che al Festival dell’Economia che organizzo è stato invitato più volte. Ritenendolo un personaggio di grande rilevanza del nostro panorama letterario. Ma la Buchmesse è una fiera, non un festival, e vincono le logiche editoriali.
C’è poi quello che ha detto Mauro Mazza. Il commissario governativo ha liquidato l’opera di Saviano come poco originale, dando adito a pensare che l’esclusione sia stata politica.
Per questo ho spiegato il meccanismo. Quella di Mazza e una dichiarazione che non condivido, una dichiarazione non vera. Non è stato quello il motivo dell’esclusione.
Con Mazza ne avete discusso?
Certo, ci siamo confrontati. A volte siamo d’accordo, a volte no. Questa volta no, . .
(Innocenzo Cipolletta, presidente dell’AIE, in Raffaella De Santis, “Su Francoforte chiedo scusa agli scrittori”, “la Repubblica”, 26 giugno 2024)
Mazza dovrebbe dimettersi, altro che spiegare. Spiegare si è spiegato benissimo. Per quanto mi riguarda la questione è chiusa.
(Sandro Veronesi, in Raffaella De Santis, Veronesi: “Mazza si deve dimettere”, “la Repubblica”, 27 giugno 2024)
27_06_24 | Milano | La destra chiede un segretario generale per il Piccolo Teatro
Il ministro Sangiuliano, pur di piazzare ai vertici del Piccolo qualcuno di gradito alla sua area politica, è disposto a far riesumare dallo statuto un ruolo “congelato” da tempo, quello di segretario generale. Una figura da affiancare al direttore Claudio Longhi. (…)
Si lavora dietro le quinte per trovare una quadra che non scateni la guerra. Un’ipotesi, alla quale starebbe lavorando il Comune, potrebbe essere quella di concedere alla destra il ripristino della figura del segretario generale, ma cercandolo fuori dalla lista svetagliata da La Russa, incongrua fosse anche perché non sono figure amministrative conformi a un incarico che, tra le altre cose, comporterebbe un ulteriore stipendio manageriale da mettere a bilancio: die rgisti (Paolo Valerio, attuale direttore dello Stabile del Friuli-Venezia Giulia con carriera prevalentemente sbilanciata a Nord-Est, e Andrea Chiodi, battitore libero di area cattolica), e un coreografo (Luciano Cannito, presidente del Mercadante di Napoli, compagno di Rossella Brescia e una fissa per i musical).
(Sara Chiappori, Piccolo, un nome alternativo alla destra il Comune prova a resistere all’assalto, “la Repubblica”, 29 giugno 2024)
27_06_24 | I tagli del FNSV (aka FUS), il reintegro del FNSV (aka FUS), il rinvio del Codice dello Spettacolo
Il Decreto del Direttore Generale con le assegnazioni per il Teatro per il 2024 (D.D.G. 27 giugno 2024, rep. n. 723) viene firmato il 27 giugno e pubblicato poco dopo. C’è qualche sorpresa, dovuta anche alla riduzione del FNSV. Ma i tagli non sono lineari, uguali per tutti: qualche soggetto (pochi) si vede aumentare il contributo, molti hanno aggiustamenti “leggeri”, ma diversi soggetti scoprono tagli che a volte riducono del 15% e oltre l’assegnazione del 2023.
Chi vuole vedere l’entità dei tagli (e magari interrogarsi su chi è stato tagliato di più e perché), trova tutti i dati nella mappa curata da Ateatro (ora in versione beta e in via di affinamento).
Passano pochi giorni e, grazie anche alla mobilitazione delle categorie (a cominciare da AGIS e C.Re.S.Co.) il Governo riaggiusta il tiro. Intervenendo all’Assemblea Generale dell’AGIS, il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi annuncia un’integrazione delle risorse a favore del comparto dello Spettacolo dal Vivo per l’anno 2024, pari a 15 milioni e 674mila euro, così da allinearle al 2023.
A proposito invece dello stato di avanzamento del Codice dello Spettacolo, dopo aver annunciato il 26 marzo scorso che il provvedimento era in dirittura d’arrivo, il sottosegretario ha annunciato “una proroga tecnica di approfondimento”: “Considero l’AGIS una casa. Qui siedono le personalità più competenti del settore dello spettacolo.
Se dobbiamo scrivere delle regole, va fatto insieme a voi. Abbiamo le nostre idee che vogliamo confrontare con chi opera tutti i giorni in questo mondo. Il vostro apporto per il Codice dello Spettacolo è essenziale, lo stiamo migliorando insieme perché sia espressione di tutti. Abbiamo cercato i compagni di viaggio più affidabili e voi lo siete.”
Anche se Mazzi ha parlato di “tempi celeri”, di fatto il percorso del Codice dello Spettacolo si è nuovamente inceppato.
(Che cosa è successo al FNSV aka FUS?, “ateatro”, 9 luglio 2024, alla pagina https://www.ateatro.it/webzine/2024/07/09/che-cosa-e-successo-al-fnsv-aka-fus/)
27_06_24 | Ancona | Giuseppe Di Pasquale direttore di Marche Teatro
Si apre una nuova stagione per il Teatro delle Muse. La città di Ancona accoglie il nuovo direttore artistico di Marche Teatro, – Ente riconosciuto dal Ministero della Cultura tra i 19 Teatri d’Italia di Rilevante Interesse Culturale – Giuseppe Dipasquale. Siamo certi che sarà in grado di cogliere le potenzialità del nostro territorio come pure presentare una programmazione nuova, di rigenerazione, culturalmente elevata e all’altezza del Massimo cittadino valorizzandolo e ampliandone l’attività”.
(Daniele Silvetti, sindaco di Ancona, dal comunicato stampa di Marche Teatro, 27 giugno 2024, alla pagina https://www.marcheteatro.it/presentato-il-nuovo-direttore-artistico-di-marche-teatro/)
Il tribunale di Catania ha detto “sì”. La risposta che si attendeva da mesi, alla fine, è arrivata. Ieri pomeriggio da piazza Verga è arrivata la decisione sul piano di ricomposizione del debito del Teatro Stabile di Catania. Vale a dire il documento che permetterà all’ente culturale catanese di non dichiarare fallimento e di continuare la sua attività, pagando solo una parte dei crediti dovuti alle tante realtà (persone fisiche, associazioni e società) che avrebbero dovuto ricevere pagamenti dal teatro etneo. Il decreto è datato 21 marzo 2018 ed è firmato dalla giudice Maria Acagnino. (…)
Il Tsc, in base all’accordo adesso omologato dalla giudice, dovrà versare (una parte entro sei mesi, e un’altra parte in base a vari scaglioni di rateizzazioni) 7.432.599 euro. A fronte di un debito complessivo di 13.067.564 euro. In altri termini, il Teatro Stabile di Catania ha ottenuto dal tribunale la possibilità di pagare poco meno del 57 per cento di quanto avrebbe dovuto. (…)
Secondo il concordato, adesso approvato dagli uffici giudiziari, l’Agenzia delle entrate percepirà oltre tre milioni di euro (rinunciando a quasi due milioni di euro derivanti da contenziosi in corso). Il Comune di Catania, invece, ne riceverà quasi centomila, rinunciando a più di 150mila euro. Tra i creditori più importanti c’è anche l’ente di assistenza previdenziale Inps (ex gestione Enpals) che, a fronte di un milione e 350mila euro di spettanze, percepirà 513mila euro. Abbattuto di un terzo anche il credito nei confronti di Riscossione Sicilia (a cui saranno pagati 116mila euro, anziché 316mila).
Per pagare i crediti, una parte dei soldi (quattro milioni di euro) arriveranno dalla Regione Siciliana, mentre gli altri dovrebbero provenire dal bilancio dell’ente teatrale cittadino. A La tutela degli onesti, che in questi mesi ha lavorato per non fare crollare il Tsc, andranno 144mila euro. Tra gli altri nomi noti di creditori ci sono anche quelli dell’ex direttore artistico Giuseppe Dipasquale (che percepirà più di 57mila euro) e della moglie di lui, l’attrice Valeria Contadino (a cui andranno oltre diecimila euro). Entrambi di recente tornati alla ribalta delle cronache per via del progetto Must – Musco teatro, la nuova sala teatrale che ha preso vita all’interno dei locali del Teatro Angelo Musco, storica sede dello Stabile, lasciata per l’impossibilità di pagarne l’affitto. Nella tabella dei creditori che saranno parzialmente saldati, con percentuali diverse (dal 95 al 37 per cento) ci sono poi attori, comunicatori, stampatori, compagnie teatrali provenienti da tutt’Italia rimasti, seppure parzialmente, a bocca asciutta.
La vicenda legata alla crisi del teatro etneo è esplosa nel 2015 con lo sciopero dei lavoratori – dipendenti, maschere, macchinisti – che non ricevevano lo stipendio già da oltre cinque mesi e con la richiesta di dimissioni dell’ex direttore Dipasquale. Già da allora, le condizioni economiche dell’ente non erano positive e i lavoratori temevano di non essere a conoscenza di ulteriori debiti, anche viste le continue visite dell’ufficiale giudiziario per tentare di pignorare le poltrone. Ad aprile 2016 i dipendenti avevano nuovamente protestato e, come gesto estremo, avevano occupato la Sala Verga. Oggetto delle accuse di sindacati e lavoratori erano state soprattutto le istituzioni socie dell’Ente teatro di Sicilia, cioè il Comune, la Regione e la ex provincia di Catania. Nel frattempo, ad agosto 2017 l’assemblea dei soci presieduta dall’ormai ex commissario straordinario Giorgio Pace, aveva nominato il nuovo presidente del consiglio d’amministrazione, il notaio Carlo Saggio. Chiudendo, di fatto, la delicata fase commissariale. Un’ulteriore evoluzione era stata poi l’arrivo della regista e autrice milanese Sicignano.
(Marta Silvestre, Il Teatro Stabile di Catania non andrà in fallimento. “Sì” del tribunale etneo all’accordo con i creditori, “Meridionenews”, 23 marzo 2018, alla pagina https://meridionews.it/il-teatro-stabile-di-catania-non-andra-in-fallimento-si-del-tribunale-etneo-allaccordo-con-i-creditori/)
Marche Teatro era uno dei pochi TRIC ad avere un direttore donna, Velia Papa. I Teatri Nazionali, da quando sono nati, dieci anni fa, non hanno visto nemmeno una direttrice, solo direttori, e questo la dice lunga sulle modalità di governo del teatro italiano.
Di recente Marche Teatro ha pubblicato un avviso pubblico per l’incarico di direttore artistico. Tra i requisiti richiesti ai candidati, la “comprovata esperienza professionale nell’ambito dell’organizzazione manageriale ed artistica nel campo della direzione teatrale di almeno cinque anni come direttore di Teatri di rilevante interesse culturale e/o nazionale.”
La domanda sorge spontanea.
Quante sono le direttrici che hanno maturato questo requisito? Quali sono le donne che hanno diretto un TRIC o un Teatro Nazionale negli ultimi dieci anni? E in passato, quante erano state le direttrici di teatri stabili?
Oltretutto, se preso alla lettera, il requisito escluderebbe tutti i candidati stranieri, perché nessuno di essi ha maturato l’esperienza. Mentre in Italia ci sono direttori artistici (maschi) che hanno maturato i cinque anni alla direzione di importanti realtà teatrali nazionali, ma con risultati fallimentari dal punto di vista artistico e/o economico. Speriamo che la commissione non valuti solo la forma, ma anche le effettive capacità manageriali dei candidati.
In ogni caso, care candidate alla direzione di Marche Teatro, il bando scade il 24 maggio 2024! Ma non sarete una folla…
PS La logica di questo bando fa capire benissimo perché ai vertici del teatro italiano vale la regola dei quattro cantoni, ovvero poche poltrone assegnate quasi sempre agli stessi nomi (in genere maschi senior): non si apre la selezione ai direttori di Centri di Produzione, Circuiti, Festival, Teatri di Tradizione, un meccanismo che faciliterebbe la crescita professionale di soggetti più giovani (e magari donne).
(Quante donne si possono candidare alla direzione di Marche Teatro?, in “Ateatro”, 20 maggio 2024, alla pagina https://www.ateatro.it/webzine/2024/05/20/quante-donne-si-possono-candidare-alla-direzione-di-marche-teatro/)