La torta algoritmica ovvero tutto quello che avreste voluto sapere sul FNSV aka FUS 2025-2027

E non vi hanno mai spiegato così bene né gratis né a pagamento

Pubblicato il 23/01/2025 / di / ateatro n. 202

I Principi della legge, gli Obiettivi strategici dei Decreti Ministeriali, le regole del FNSV aka FUS

Nel 2014 per raccontare il FUS (che adesso si chiama FNSV, Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo) avevamo usato la metafora della torta. Sono passati dieci anni, proviamo a vedere che cosa è cambiato.
Quelli che presentiamo qui sono solo i primi appunti, qualche idea per iniziare e riflettere e discutere sul prossimo triennio FNSV aka FUS. Come sempre, Ateatro è a disposizione per raccogliere le opinioni di tutti: la mail è la solita, segreteria@ateatro.org.
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Masterchef
Ovvero come migliorare la ricetta della torta

L’obiettivo è capire come si calcola la grandezza delle prozioni di torta, ovvero il meccanismo che porta a stabilire l’entità dei contributi del FNSV aka FUS, di cui il famigerato algoritmo è solo un segmento.
Almeno in teoria, la logica che sottende il sostegno pubblico allo spettacolo dovrebbe essere questa:
1. stabilire i motivi per cui vale la pena di sostenere lo spettacolo (perché dobbiamo fare la torta),
2. identificare gli obiettivi del sostegno (gli ingredienti della torta),
3. stabilire il modo migliore per distribuire le risorse (come tagliare le fette della torta);
4. valutare l’impatto di queste misure sul settore e mettere a punto eventuiali correttivi, se necessari (una ricetta si può migliorare).
Proviamo a seguire questo percorso passo passo, spiegando anche cosa è cambiato nel DM 21 dicembre 2024 rispetto al triennio precedente, regolato dal DM 21 ottobre 2021 (senza entrare troppo nei dettagli, perché la storia è abbastanza lunga).
Una prima annotazione di carattere generale arriva da C.Re.S.Co.:

Stupiscono delle introduzioni che si contraddicono qualche riga dopo o spiazzano stravolgimenti di articoli di cui non comprendiamo il senso. Pensiamo ad esempio alle proroghe previste dall’articolo 11 (Disposizioni generali relative a Teatri Nazionali e dei Teatri delle città di rilevante interesse culturale), composto di 5 commi e ben 6 deroghe: questo modus operandi ci sembra aver risentito di continui “ritocchi” per effetto di questioni specifiche e non certo per una sana visione di sistema!

Insomma, i cambiamenti delle regole arrivano troppo spesso per difendere interessi particolari, con il rischio di squilibrare o peggio di inceppare il meccanismo. Uno degli sport preferiti dei “malati di FUS” è scoprire chi ha fatto introdurre nel DM un codicillo a proprio favore.

Perché dobbiamo fare la torta
La legge e il Codice dello Spettacolo

La legge 22 novembre 2017, n. 175, Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia e successive modifiche (l’architrave del Codice dello Spettacolo, la legge di settore annunciata e discussa per decenni e mai approvata) enuncia i principi generali che la ispirano, ovvero i fondamenti e i principi del sostegno pubblico allo spettacolo dal vivo. Senza una legge del genere, manca il passagio tra il sostegno alla cultura, previsto dalla Costituzione, e le misure concrete con cui si attua il sostegno al teatro, al cinema, alla musica, alla danza, al circo…
Qui di seguito, l’Art. 1 della Legge 175/2017. Sono evidenziate in neretto le aggiunte dell’agosto 2022, ministro Franceschini. Le buone intenzioni si sprecano.

1. La Repubblica, in attuazione degli articoli 9, 21, 33 e 36 della Costituzione e nel quadro dei principi stabiliti dall’articolo 167 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, dalla Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, fatta a Parigi il 17 ottobre 2003, di cui alla legge 27 settembre 2007, n. 167, dalla Convenzione Unesco sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali, adottata a Parigi il 20 ottobre 2005, di cui alla legge 19 febbraio 2007, n. 19, e dalla Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società, fatta a Faro il 27 ottobre 2005, di cui alla legge 1° ottobre 2020, n. 133, e tenuto conto della risoluzione del Parlamento europeo del 7 giugno 2007 sullo statuto sociale degli artisti (2006/2249(INI):
a) promuove e sostiene lo spettacolo, nella pluralità delle sue diverse espressioni, quale fattore indispensabile per lo sviluppo della cultura ed elemento di coesione e di identità nazionale, strumento di diffusione della conoscenza della cultura e dell’arte italiane in Europa e nel mondo, nonché quale componente dell’imprenditoria culturale e creativa e dell’offerta turistica nazionale;
b) riconosce il valore formativo ed educativo dello spettacolo, anche per favorire l’integrazione e per contrastare il disagio sociale, e il valore delle professioni artistiche e la loro specificità, assicurando altresì la tutela dei lavoratori del settore;
c) riconosce l’utilità sociale dello spettacolo, anche ai sensi della legge 6 giugno 2016, n. 106.
c-bis) promuove e sostiene i lavoratori e i professionisti dello spettacolo nella pluralità delle diverse modalità e forme espressive, anche tenendo conto delle prospettive offerte dalle tecnologie digitali in termini di espressioni culturali;
c-ter) riconosce il ruolo sociale dei lavoratori e dei professionisti dello spettacolo, quale fattore indispensabile per lo sviluppo della cultura e strumento di diffusione della conoscenza della cultura e dell’arte italiane in Europa e nel mondo;
c-quater) riconosce la flessibilità, la mobilità e la discontinuità quali elementi propri delle professioni dello spettacolo e adegua a tali condizioni le tutele per i lavoratori del settore al fine di renderle effettive;
c-quinquies) riconosce la specificità delle prestazioni di lavoro nel settore dello spettacolo, ancorché rese in un breve intervallo di tempo, in quanto esigono tempi di formazione e preparazione di norma superiori alla durata della singola prestazione o alla successione di prestazioni analoghe;
c-sexies) riconosce la rilevanza dei periodi di preparazione e di prova, che costituiscono ore di lavoro a ogni effetto nella carriera dei lavoratori e dei professionisti dello spettacolo;
c-septies) riconosce le peculiarità del settore dello spettacolo, che comprende le attività aventi ad oggetto le opere, i prodotti, i beni e i servizi, indipendentemente dal loro carattere materiale o immateriale;
c-octies) promuove e sostiene lo spettacolo in tutte le sue forme quale strumento per preservare e arricchire l’identità culturale e il patrimonio spirituale della società, nonché quale forma universale di espressione e comunicazione

Questi principi sono i motivi che rendono legittima e necessaria la preparazione della torta del FNSV aka FUS.

Aspettando lo chef
I Decreti Attuativi

Con i Decreti Attuativi, il Parlamento delega al Governo l’attuazione della Legge e dei suoi principi, come accade in molti altri casi. In questi anni, i Decreti Attuativi non sono mai stati approvati. L’ultima delega, dell’agosto 2024, proroga la scadenza al 25 agosto 2025: se i DA non saranno approvati entro quella data, ci sono due soluzioni: l’ennesima proroga oppure l’azzeramento dell’intero percorso. Conme nel Gioco dell’Oca quando si capita alla casella 19 e bisogna ripartire dal Via…
Uno dei motivi per cui è molto difficile emanare i DA è la difficoltà a definire le competenze dello Stato e quelle delle Regioni: ma su questi temi Ateattro ha prodotto un ampio dossier: 191 | Le politiche per lo spettacolo dal vivo: la ricerca sulle competenze Stato-Regioni di Ateatro.

Ma una torta si può preparare anche senza lo chef, chiedendo consigli ai commesali sui loro gusti preferiti. Oppure scegliendo i commensali ai quali chiedere una preferenza.
Per il Governo, di fatto gli unici interlocutori nella fase finale sono stati AGIS e Federvivo, escludento per esempio C.Re.S.Co,

Questa mancata convocazione pone alcune domande: può dirsi sano un sistema democratico fondato sulla consultazione di una sola voce, seppur espressa da una realtà storicamente rappresentativa come AGIS e Federvivo, con cui C.Re.S.Co. da sempre cercato un dialogo aperto e collaborativo? Può dirsi aperta e inclusiva, equa e liberale, una modalità di consultazione che impedisce ogni forma di accesso a una rete che rappresenta una fetta così importante del sistema produttivo, per giunta dopo che la stessa è stata convocata ed ascoltata più volte dall’Amministrazione? E soprattutto, può dirsi contemplato nella sua interezza un sistema complesso e articolato come quello dello spettacolo dal vivo italiano, se dal dibattito vengono escluse le realtà rappresentative delle istanze maggiormente innovative e ri-generative del sistema stesso?
(dal documento di C.Re.S.Co.)

Gli ingredienti
I Decreti Ministeriali: i Principi

In assenza dei Decreti Attuativi, il settore continua a essere governato dai Decreti Ministeriali, che ogni triennio governano il FNSV aka FUS dal 2015 (quindi prima dell’inizio dell’iter del Codice dello Spettacolo).
Gli obiettivi (che a questo punto dovrebbero dipendere dai Principi contenuti nella legge) sono elencati nell’art. 2 dei DM. Per valutare le novità, abbiamo inserito nella prima colonna gli obiettivi elencati nel DM 27 luglio 2017 (che il DM 25 ottobre 2021 non aveva modificato), nella colonna di sinistra il DM 21 dicembre 2024, ministro Giuli, evidenziando le aggiunte (non ci sono tagli). Le buone intenzioni si sprecano.

a) concorrere allo sviluppo del sistema dello spettacolo dal vivo, favorendo la qualità dell’offerta, anche a carattere multidisciplinare, e la pluralità delle espressioni artistiche, i progetti e i processi di lavoro a carattere innovativo, la qualificazione delle competenze artistiche, l’interazione tra lo spettacolo dal vivo e l’intera filiera culturale, educativa e del turismo;

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a) concorrere allo sviluppo del sistema dello spettacolo dal vivo, favorendo la qualità dell’offerta, anche a carattere multidisciplinare, e la pluralità delle espressioni artistiche, i progetti e i processi di lavoro a carattere innovativo, la qualificazione delle competenze artistiche, l’interazione tra lo spettacolo dal vivo e l’intera filiera culturale, educativa e del turismo;

b) promuovere l’accesso, sostenendo progetti di rilevanza nazionale che mirino alla crescita di una offerta e di una domanda qualificate, ampie e differenziate, e prestando attenzione alle fasce di pubblico con minori opportunità;

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b) promuovere l’accesso al sistema dello spettacolo dal vivo, sostenendo progetti di rilevanza nazionale che mirino alla crescita di una offerta e di una domanda qualificate, ampie e differenziate, e prestando attenzione alle fasce di pubblico con minori opportunità;

c) favorire il ricambio generazionale, valorizzando il potenziale creativo dei nuovi talenti;

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c) favorire il ricambio generazionale, valorizzando il potenziale creativo di nuovi talenti e la parità di genere;

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d) favorire l’accesso alle arti della scena, intese come opportunità di sviluppo culturale per tutti i cittadini, con particolare attenzione alle nuove generazioni di pubblico, fin dall’infanzia e al pubblico della terza età;

d) creare i presupposti per un riequilibrio territoriale dell’offerta e della domanda;

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e) creare i presupposti per un riequilibrio territoriale dell’offerta e della domanda, anche con riferimento alle aree svantaggiate;

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f) favorire l’accesso delle persone con disabilità alle attività dello spettacolo e alle relative carriere professionali, come espressione di un diritto e come valore artistico, culturale e sociale da condividere, e come valore aggiunto sul piano dell’espressione creativa, delle capacità inclusive del sistema e della relazione con il pubblico, abbattendo ogni barriera sociale, culturale, sensoriale e fisica alle attività di spettacolo;

e) sostenere la diffusione dello spettacolo italiano all’estero e i processi di internazionalizzazione, in particolare in àmbito europeo, attraverso iniziative di coproduzione artistica, collaborazione e scambio, favorendo la mobilità e la circolazione delle opere, lo sviluppo di reti di offerta artistico culturale di qualificato livello internazionale;

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g) sostenere la diffusione dello spettacolo italiano all’estero e i processi di internazionalizzazione, in particolare in àmbito europeo, attraverso iniziative di coproduzione artistica, collaborazione e scambio, favorendo la mobilità e la circolazione delle opere, lo sviluppo di reti aperte di offerta artistico-culturale di qualificato livello internazionale;

f) valorizzare la capacità dei soggetti di reperire autonomamente ed incrementare risorse diverse e ulteriori rispetto al contributo statale,

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h) reperire autonomamente ed incrementare risorse diverse ed aggiuntive rispetto al contributo
statale;

di elaborare strategie di comunicazione innovative e capaci di raggiungere pubblici nuovi e diversificati, nonché di ottenere riconoscimenti dalla critica nazionale e internazionale;

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i) elaborare strategie di comunicazione innovative e capaci di coinvolgere pubblici nuovi e
diversificati, nonché di ottenere riconoscimenti dalla critica nazionale e internazionale;

g) sostenere la capacità di operare in rete tra soggetti e strutture del sistema artistico e culturale.

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j) sostenere la capacità di operare in reti aperte tra soggetti e strutture del sistema artistico e culturale nazionale nell’ottica di una sempre più ampia collaborazione;

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k) favorire le attività di spettacolo realizzate in luoghi di particolare interesse culturale, ivi compresi i siti UNESCO, tali da consentire una reciproca azione di valorizzazione tra tali luoghi e le attività;

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l) promuovere e valorizzare l’identità e la varietà culturale nazionale;

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m) favorire le attività del teatro sociale e lo svolgimento di attività nell’ambito di ospedali, case di riposo, carceri, aree svantaggiate, al fine di promuovere la partecipazione, l’inclusione e la coesione sociale.

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Gli strati e le fette della torta
I Decreti Ministeriali: la mappa

I successivi articoli del DM tracciano la mappa del sistema. Il punto di partenza è la riforma del 2014, quella che ha portato alla riforma del FUS con il nuovo algoritmo.
Da sempre il FUS è una torta a molti strati. Lo strato più grande, che da solo vale quasi tutti gli altri messi insieme, è quello destinato alle Fondazioni Lirico-sinfoniche. Poi ci sono gli altri cinque strati, uno ciascuno per i cinque settori: teatro, musica, danza, circo e spettacolo viaggiante, multidisciplinare (che non vuol dire spettacoli che mescolano più discipline, ma programmazioni in cui sonoi presenti spettacolo di due o più discipline, per esempio di danza e di teatro). Con qualche pasticcino…
Ma quanto è grande la torta del FNSV aka FUS? In apparenza la torta è sempre grande uguale, ma in realtà l’inflazione in trent’anni se ne è mangiata due terzi-

FNSV 1985 2023

Andamento dello stanziamento del Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo (già Fondo unico per lo spettacolo) (milioni di euro a prezzi correnti e costanti) (1985-2023)
(Fonte: Elaborazione Osservatorio dello spettacolo-MiC su dati MiC e su dati ISTAT. Per il calcolo dei valori a prezzi costanti si è utilizzato l’indice nazionale dei prezzi)

Gli strati della torta (o di quel che ne resta) – che corrispondono ai diversi settori dello spettacolo – hanno dimensioni diverse, che per il 2024 sono state stabilite dal DM 9 febbraio 2024, rep. n. 49, “Riparto del Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo anno 2024″.
L’importo del Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo per l’anno 2024 era in totale di 423.746.735,00 euro, così ripartiti.

Fondazioni Lirico-sinfoniche . 200.000.000 . 47,20%
Attività musicali . 81.500.000 . 19,23%
Attività teatrali . 90.650.000 . 21,39%
Attività di danza . 17.760.000 . 4,19%
Residenze . 2.600.000 . 0,61%
Progetti multidisciplinari, Progetti speciali, Azioni di sistema . 22.569.486 . 5,33%
Attività circensi e spettacolo viaggiante . 8.030.000 . 1,89%
Osservatorio dello spettacolo . 600.000 . 0,14%
Comitati e commissioni . 37.249 . 0,01%

Per chi ama le torte…

Per conoscere il riparto del 2025, bisogna attendere l’apposito DM.

Il taglio della torta
I Decreti Ministeriali: l’algoritmo

In teoria, una volta deciso il diametro delle varie torte, dovrebbe entrare in azione l’algoritmo. In realtà, prima è necessario dividere la torta tra i vari sottosettori individuati dagli articoli, dai Teatri Nazionali alle tournée all’estero. E’ un sistema che si è stratificato nel corso dei decenni: le compagnie (Imprese di Produzione) sono finanziate dagli anni Venti del Novecento, nel secondo dopoguerra sono arrivati i Teatri Stabili e poi via via il sostegno si è allargato ad altri organismi che hanno contribuito all’articolazione del sistema: i Circuiti, i Festival, i Centri, il Multidisciplinare… Solo per quanto riguarda il settore Teatro, il sistema è davvero complesso e poco leggibile, con un intrico di categorie e sottocategorie.

Settore .
Teatri nazionali . art. 9
Teatri delle città, di rilevante interesse culturale . art. 10
Centri di produzione teatrale di Capienza 450 . art. 12, comma 2
Centri di produzione teatrale di Capienza 250 . art. 12, comma 4
Centri di produzione teatrale di Capienza 200 . art. 12, comma 6
Centri di produzione di Teatro per l’infanzia e la gioventù di Capienza 450 . art. 12, comma 9
Centri di produzione di Teatro per l’infanzia e la gioventù di Capienza 250 . art. 12, comma 9
Centri di produzione di Teatro per l’infanzia e la gioventù di Capienza 200 . art. 12, comma 9
Imprese di produzione teatrale . art. 13, comma 1
Imprese di produzione teatrale “Under 35″ . art. 13, comma 1
Imprese di produzione di teatro di innovazione . art. 13, comma 2
Imprese di produzione del teatro per l’infanzia e la gioventù . art. 13, comma 3
Imprese di produzione di teatro di figura e di immagine . art. 13, comma 4
Imprese di produzione di teatro di strada . art. 13, comma 7
Circuiti regionali . art. 14
Organismi di programmazione teatrale fascia a) . art. 15
Organismi di programmazione teatrale fascia b) . art. 15
Organismi di programmazione teatrale fascia c) . art. 15
Organismi di programmazione che esercitano l’attività in sale polifunzionali . art. 15, comma 2
Festival di teatro . art. 16
Festival e rassegne di teatro di strada . art. 16, comma 3
Festival e rassegne di teatro di poesia . art. 16, comma 4
Settori dell’àmbito progetti multidisciplinari .
Circuiti regionali multidisciplinari . art. 42
Organismi di programmazione multidisciplinari fascia a) . art. 43
Organismi di programmazione multidisciplinari fascia b) . art. 43
Organismi di programmazione multidisciplinari fascia c) . art. 43
Festival multidisciplinari . art. 44
Settori dell’àmbito azioni trasversali .
Promozione teatro ricambio generazionale . art. 45
Promozione teatro coesione e inclusione sociale . art. 45
Promozione teatro perfezionamento professionale . art. 45
Promozione teatro formazione del pubblico . art. 45

Nella mappa vedete come questa suddivisione in articoli e commi, settori e sottosettori (rimasta nella sostanza immutata dal 2015) sia poi stata tradotta nel sostegno FNSV aka FUS alle signole realtà su tutto il territorio nazionale.

Ma chi decide come dividere la torta destinata al teatro in questi sottosettori? Il difficile compito tocca al Direttore Generale per lo spettacolo dal vivo. Con un’eccezione: la Fondazione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa che

riceve, con determinazione triennale, un contributo annuale non superiore al 6,5 per cento della quota del Fondo destinata alle attività teatrali.
(art. 51)

Altre realtà hanno un sostegno, diciamo così, forfettario (vedi La Biennale di Venezia, l’Istituto Nazionale del Dramma Antico, l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica). Tutti gli altri soggetti che accedono al FNSV aka FUS ricevono un punteggio, che è uno degli elementi che determina l’entutà del sostegno.
Ogni soggetto (in teoria) può ricevere un massimo di punti cento”, così divisi:

a)“a) qualità artistica”, fino ad un massimo di punti trentacinque, attribuiti dalle Commissioni consultive competenti per materia (…);
b) “qualità indicizzata”, fino a un massimo di punti trenta attribuiti dall’Amministrazione in maniera automatica secondo i parametri e la formula di calcolo previsti per ogni settore (…);
c) “dimensione delle attività”, fino ad un massimo di punti trentacinque attribuiti dall’Amministrazione in maniera automatica secondo i parametri e la formula di calcolo previsti per ogni settore (…).

La famigerata Commissione Consultiva attribuisce circa un terzo del punteggio. E ora non avrebbe più da valutare il “rischio culturale”:

nei nuovi fenomeni della Qualità artistica il rischio culturale non c’è più, lasciando il posto a una più generica qualità del progetto e alla valorizzazione, promozione e diffusione dell’identità e pluralità culturale nazionale, non considerando che il sostegno al rischio culturale è tra le ragioni fondanti del finanziamento pubblico alla cultura, ciò che le permette di distinguersi dal mero intrattenimento commerciale, capace di autosostentarsi, e le consente di investire in ricerca artistica identitaria, generativa e ri-fondante di un Paese.
(dal documento di C.Re.S.Co.)

Il restante 65 per cento si basa sui dati forniti dagli soggetti FNSV (salvo controlli sempre difficili da attuare). Per semplificare, la “dimensione delle attività” riflette in sostanza la dimensione aziendale, mentre la “qualità indicizzata” dovebbre evidenziare i progressi (o i peggioramenti) da un anno all’altro.
I punteggi vengono calcolati in base all’ancor più famigerato algoritmo, una formula matematica abbastanza lunga ma non molto complessa, che ha due funzioni principali:

a) attribuire un “peso” a ciascuno dei diversi dati che “mastica”: quanto valgono le repliche in sede? quanto le giornate lavorative? quanto valgono le recite fuori Regione? eccetera eccetera.
b) per settori con numerosi soggetti, l’algoritmo in una prima fase li divide automaticamente in cluster (tre sottosettori), all’interno dei quali calcola e assegna i punteggi definitivi e dunque distribuisce le risorse.

Molte delle battaglie che si combattono nei tavoli di concertazione tra il Ministero e i suoi interlocutori riguardano proprio i coefficienti che determinano il “peso” dei vari parametri. Per esempio, aumentare il moltiplicatore per le giornate lavorative e diminuire quello per le recite fuori Regione. Molto spesso si tratta di richieste di soggetti o sottocategorie specifiche, sulla base di interessi particolari. Ma senza un attento monitoraggio degli effetti del provvedimento e moltiplicando gli “aggiustamenti”, il rischio è che la macchina finisca fuori strada. Uno degli effetti collaterali della misura di cui sopra sarebbe probabilmente l’aumento del numero di produzioni e del precariato.
In generale,

la parte più sensibile del nuovo sentire politico si svela e rivela nelle formule di calcolo della Qualità Indicizzata, dove le dichiarazioni sull’importanza di stare sul mercato del Sottosegretario Gianmarco Mazzi – che ci auguriamo di poter incontrare quanto prima per discuterne assieme – si reificano in calcoli oggettivi volti a quantificare ad esempio il costo medio per spettatore e gli incassi medi per spettatore, indicatori che rafforzano la già presente capacità di riempimento delle sale.
(dal documento di C.Re.S.Co.)

L’algoritmo del FNSV, come tutti gli algoritmi, nasconde l’ideologia (e i pregiudizi) sotto l’apparente oggettività di una formula asettica.

Le novità negli articoli

Teatri Nazionali

Per il DM, sono

istituzioni che svolgono, con il supporto delle autonomie territoriali e di altri soggetti pubblici, attività teatrale di notevole prestigio nazionale e internazionale, considerata, altresì, la loro storicità. Detti organismi operano, in particolare, per la divulgazione della grande tradizione teatrale e per la crescita ed il consolidamento di un repertorio contemporaneo e svolgono funzioni di sviluppo per il sistema nazionale dello spettacolo.

Una prima novità del nuovo DM è la distinzione tra i due incarichi di direttore generale e direttore artistico, con la direzione unica che resta un’eventuale eccezione. La doppia direzione ha un modello nobile, ovvero il duo Grassi-Strehler nella prima stagione del Piccolo Teatro. Nella sua declinazione moderna, il meccanismo aiuta a gestire un teatro quando sorgono forti dissidi politici, per esempio quando Regione e Comune hanno maggioranze diverse e i Consisgli di Amministrazione vengono bloccati dai veti incrociati, come è successo di recente al Piccolo Teatro e al Teatro di Roma. Inoltre la politica confida che un “tecnico” che governa la parte amministrativa sia più malleabile di un artista – notoriamente imprevedibile e cocciuto – e possa dunque contribuire a placare le sue sproporzionate velleità estetiche o politiche.
La seconda novità è la creazione di una nuova figura di

direttore artistico junior, di età inferiore o pari a 35 anni, nominato dal Consiglio di amministrazione su proposta documentata del direttore generale e del direttore artistico, che coadiuverà il direttore artistico, in particolare nello sviluppo di quella parte di programmazione dedicata alla ricerca di nuovi artisti nazionali e internazionali e nuovi spettacoli da proporre al pubblico.

C.Re.S.Co. ha commentato così:

La tanto invocata attenzione alle giovani generazioni sembra ispirare anche l’introduzione del direttore artistico junior, se non fosse che 7 under35 (uno per ogni Teatro Nazionale) non sono sufficienti e che le funzioni di queste nuove figure non sembrano chiaramente definite: su questo da subito ci siamo detti pronti a effettuare un monitoraggio per valutare la reale capacità d’azione dei nuovi direttori.
(dal documento di C.Re.S.Co.)

Altro novità (ripresa anche dalle nrome sui Teatro di Città) sono le quote per la drammaturgia contemporanea

ogni anno vengano prodotti o coprodotti almeno quattro spettacoli di autori viventi, di cui almeno due di nazionalità italiana e almeno uno di questi ultimi Under 35, rispettando la parità di genere;

Come tutte le quote, ha valore relativo. In passato molto spesso le “produzioni in quota” (per giovani, drammaturgia italiana, drammaturgia contempornaea, donne) si sono risolte in produzioni a basso costo e destinate dunque a scarso successo, che quindi finivano per confermare il pregiudizio che gli spettacoli di giovani, drammaturgia italiana, drammaturgia contemporanea, donne non funzionano.

I Teatri della Città (ex TRIC)

Per il nuovo DM sono

istituzioni di rilevante interesse culturale, che svolgono, con il supporto delle autonomie territoriali e di altri soggetti pubblici, attività di produzione teatrale prevalentemente nell’ambito della regione di appartenenza, costruendo forme di presidio culturale nei territori di riferimento, con capacità di interazione con il sistema nazionale.

La principale novità per il settore è il cambiamento del nome, da Teatro di Rievante Interesse Culturale a Teatri della Città.
Anche per i TdC c’è una regola per favorire la drammatirgia contempornanea: si chiede che

ogni anno vengano prodotti o coprodotti almeno tre spettacoli di autori viventi, di cui almeno uno di nazionalità italiana e almeno uno Under 35, rispettando la parità di genere

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I Centri di Produzione

Per il nuovo DM sono

istituzioni che svolgono, con caratteristiche di stabilità del nucleo artistico, tecnico e organizzativo, un’attività di produzione e programmazione di progetti artistici culturali nelle diverse discipline dello spettacolo.

E’ il settore in cui si registra una delle maggiori novità. Rispetto all’area della stabilità, i Centri di Produzione rappresentano la Serie C, dopo la Supercoppa europea del Piccolo Teatro, la Serie A dei Teatri Nazionali e la Serie B dei TdC ex TRIC. Ora la Serie C si divide in tre campionati (C450, C250, C200), con sale di capienza minima rispettivamente di 450, 250 e 200 posti. Ovviamente la distinzione tra 250 e 200 posti suona bizzarra: avrebbe avuto più senso porre il discrimine per esempio a 300 posti e 200 posti. Di solito scelte di queste genere, come le mille deroghe, sono concepite “su misura” per qualche soggetto particolarmente protetto o autorevole: per capire quali, basterà vedere i centri tra i 250 e i 300 posti ammessi alla Serie C250.
Vizio abituale è la divisione per dimensione e non per funzioni, che caratterizza dal 2014 l’impostazione del DM, come rileva anche C.Re.S.Co.

Per questi soggetti si introduce una differenziazione per capienza (450 posti, 250 posti, 200 posti) e non per funzione, che potremmo leggere come una moltiplicazione di soggetti piccoli, medi e grandi di cui non si comprende affatto l’impatto sul sistema. Scompare inoltre la qualifica di Centri di Produzione nell’ambito della sperimentazione, con l’effetto di mettere a confronto soggetti tanto diversi a discapito di chi ha operato e opera in ambito di rischio culturale.
(dal documento di C.Re.S.Co.)

Questa attenzione alla capienza della sale, comporta una conseguenza non trascurabile:

Scompare la qualifica di Centri di Produzione nell’ambito della sperimentazione, con l’effetto di mettere a confronto soggetti tanto diversi a discapito di chi ha operato e opera in ambito di rischio culturale.
(dal documento di C.Re.S.Co.)

Aggiungi un posto a tavola
Ovvero come entrare nel FNSV

Che sia davvero sempre e comunque conveniente diventare “soggetto FNSV” è oggetto di feroci discussioni, ma la pressione dei nuovi soggetti che vogliono accedere al sostegno del Ministero della Cultura è sempre forte.
E’ inutile ripetere che se la torta ha sempre la stessa grandezza (ovvero se non cresce la dotazione del FNSV) e i commensali aumentano, la grandezza media delle fette di torta diminuisce. Sono le “sovvenzioni a pioggia”, spesso assai utili per le clientele elettorali. Ma sono anche quelle microsovvenzioni che non consentono di realizzare progettualità efficaci.

Le prime istanze triennali

Nel DM, le reclute del FNSV sono definite “Prime istanze triennali”, ovvero le domande

presentate da organismi che non sono stati beneficiari di contributi in tutti gli anni del triennio precedente. Gli organismi che sono stati già beneficiari di contributi triennali a valere sul triennio precedente possono presentare domanda a valere sul medesimo settore di riferimento. Nel caso in cui gli organismi già beneficiari nel precedente triennio presentino domanda di contributo in un altro settore dell’Allegato 1 diverso da quello di provenienza, la stessa sarà valutata tra le “prime istanze triennali” del relativo settore, salva l’applicazione di quanto disposto in materia di anticipazioni ai sensi dell’articolo 5, comma 11.

I giovani

Poi ci sono i govani, spesso citati nel DM perché meritvoli di particolare attenzione. Oltre ai “direttori artistici junior” (uno per ogni Teatro Nazionale), nel 2014 è stato aperto un canale preferenziale per le giovani compagnie: possono essere “Prime istanze triennali” ma anche realtà già sostenute dal FNSV.
Secondo il DM, per essere giovani non basta avere meno di 35 anni.

Si definiscono, ai sensi del presente decreto, organismi e/o complessi strumentali giovanili “Under 35”, quelli nei quali:
a) i soci, per almeno il cinquanta per cento, siano persone fisiche aventi età inferiore o pari a trentacinque anni, qualora il soggetto richiedente sia costituito in forma societaria;
b) gli organi di amministrazione, per almeno il cinquanta per cento, siano composti da persone aventi età inferiore o pari a trentacinque anni;
c) i nuclei artistici e tecnici, per almeno il settantacinque per cento, siano composti complessivamente da persone aventi età inferiore o pari a trentacinque anni per tutti gli ambiti;
d) la direzione artistica sia affidata a persona avente età inferiore o pari a trentacinque anni.

Bastano queste facilitazioni (e l’impegno dei sette nani che verranno nominati “direttori junior” dei Teatri Nazionali, senza dimenticare la moltiplicazione dei bandi under 35 o 30 o 26…) a garantire il rinnovamento del sistema? Non rischiano di creare ghetti che proteggono la gerontocrazia, fornendole un alibi? Il problema esplode quando gli under diventano over nell’impossibilità di diventare davvero adulti, in un mercato truccato.

Assegnazioni FNSV per Regione nel 2023 (fonte: Osservatorio dello Spettacolo)

Ma forse di torte ne facciamo troppe, frettolose e insipide… e non le vuole nessuno
Domanda e offerta nel non-mercato dello spettacolo dal vivo

Una certezza: un sistema che continua a privilegiare l’offerta (con la conseguente iperproduzione) senza adeguate politiche di sostegno della domanda, è destinato a soffocare. Produzioni frettolose, con poche repliche, presto rimpiazzate da altre produzioni frettolose e con poche repliche. Oltretutto il mercato è sempre più intasato da scambi tra soggetti affini, anche per il moltiplicarsi della coproduzioni.
Ma su questi temi, e sugli squilibri territoriali, continueremo a riflettere e discutere, con il contributo di tutti.




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