Un grande cantiere sociale | Costruire contenuti per gli spazi vuoti del PNRR
L'appello di RiD-Associazione Rimediare in Dialogo
Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
1. Il PNRR prevede, entro il 2026/2027, la costruzione di infrastrutture per scuole, asili, biblioteche, centri culturali, case della comunità, centri di promozione socio-culturali. L’obiettivo dichiarato è di costruire o rigenerare degli edifici da dedicare a queste funzioni.
È del tutto ovvio però che questi servizi e luoghi pubblici sono ben di più che degli edifici attrezzati. Sono anche e soprattutto persone, competenze e reti di relazioni tra di essi e con i territori circostanti. Di tutto questo il PNRR non parla. E se ne parla troppo poco anche nelle tante discussioni che sono nate attorno ad esso e alle sue scadenze.
Il rischio dunque è che, tra qualche anno, in Italia, saremo ancora carenti di servizi e luoghi pubblici ma, in compenso, avremo un gran numero di contenitori vuoti.
Questa prospettiva ci pare del tutto inaccettabile. Non solo perché significherebbe un enorme spreco di risorse, ma anche perché implicherebbe la perdita di una grande occasione: quella di far diventare una stagione di sperimentazioni sociali e socio-istituzionali lo straordinario investimento che il PNRR mette in campo. Cioè l’occasione per discutere non solo di quante, ma anche di quali scuole, asili, biblioteche, centri culturali, case della comunità, centri di promozione socio-culturali abbiamo bisogno che siano in grado di migliorare le condizioni sociali nel Paese.
Il senso generale di quest’appello è dunque di accendere un faro sui risultati del PNRR. In particolare, sul fatto che esso sta portando a costruire contenitori che, se non si fa qualcosa subito, potrebbero rimanere vuoti, o sottoutilizzati o riempiti di attività non sostenibili nel tempo.
2. Se il PNRR orienta l‘attenzione e gli investimenti sulla componente materiale dei sevizi (gli spazi e le apparecchiature che, operando come piattaforma abilitante, rendono questi servizi possibili), la discussione politica che ne deve seguire, e che in parte c’è stata, deve rivolgersi anche alla loro componente erogativa. Cioè, alla quantità e alla qualità del personale necessario per le diverse e specifiche prestazioni caratterizzanti ciascun servizio.
Le iniziative politiche e sindacali in questa direzione vanno sostenute con tutte le forze. La richiesta, settore per settore e a livello nazionale, deve essere di più investimenti per il personale e, in generale, per la gestione di quello che con il PNRR si costruirà.
Ma anche questo non basta.
I servizi pubblici hanno, e dovranno sempre più avere, anche una terza componente, che è quella collaborativa. Cioè quella grazie alla quale si attivano le persone, le organizzazioni e le realtà che, in diverso modo, partecipano alla vita di quel servizio e lo collegano al territorio in cui si colloca.
Il senso più specifico di questo appello è di trovare i modi e le risorse per attivare un grande cantiere sociale in cui si costruiscano i contenuti con cui far vivere gli spazi vuoti che il PNRR sta producendo, facendoli diventare luoghi trasformativi e agenti di prossimità, capaci di stimolare e sostenere attorno ad essi un intreccio di reti collaborative di socialità, mutuo aiuto e cura.
3. La componente collaborativa dei servizi è la meno discussa e la più difficile da costruire. Il farlo richiede tempo ed attenzione: due risorse che oggi sembrano mancare. E richiede anche delle particolari capacità collaborative che, anche queste, non sono facili da trovare.
Ma questa oggettiva difficoltà non significa impossibilità. Molti casi di innovazione sociale e socio-istituzionale ci mostrano che è possibile cambiare il modo di guardare alle cose, ritrovando la capacità di darsi tempo e offrire attenzione e cura. Non solo. Essi ci mostrano anche che può emergere una nuova generazione di attori sociali: persone in grado di combinare le necessità della prestazione con le opportunità della collaborazione. Persone in grado di collaborare, e di farlo a tutti i livelli e a tutte le scale.
In questo quadro concettuale, il cantiere sociale che si intende attivare può essere visto come un insieme di percorsi di apprendimento per acquisire e consolidare questo modo di vedere le cose e le capacità collaborative che, di conseguenza, si rendono necessarie. Ciò può essere fatto raccogliendo e mettendo a sistema i saperi già formalizzati (corsi esistenti attinenti queste tematiche), quelli prodotti da ricerche (quelle già svolte e quelle che si potrebbero attivare) e, soprattutto, quelli derivanti dalle pratiche di tanti casi di servizi pubblici che, di fatto, già da tempo, operano in modo collaborativo.
Questo appello è dunque rivolto alle forze sociali, politiche e sindacali affinché promuovano iniziative per richiedere che, nell’ambito del PNRR, si investa per dotare gli spazi che ne emergeranno non solo del personale e dei mezzi per la loro normale gestione, ma anche di quelli richiesti per attivare un grande e diffuso laboratorio sociale: una sorta di scuola diffusa in cui apprendere le capacità collaborative indispensabili per stimolare e supportare l’integrazione dei nuovi servizi con il territorio e con le risorse sociali di cui esso potenzialmente dispone.
RiD-Associazione Rimediare in Dialogo
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