Con Giovanna Marini | L’omaggio di Parigi alla musicista italiana con un film e un concerto

Doppio appuntamento l'Istituto Italiano di Cultura di Parigi il 10 e 11 febbraio 2025

Pubblicato il 07/02/2025 / di / ateatro n. 202

L’Istituto Italiano di Cultura di Parigi rende omaggio a Giovanna Marini con il progetto
Omaggio a Giovanna Marini, organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura in collaborazione con Clara Gebbia, con due appuntamenti:
# 10 febbraio ore 18.30 – Proiezione Giovanna. Storie di una voce, regia di Chiara Ronchini (il link)
# 11 febbraio ore 18.30 – Concerto Quartetto Urbano, Evviva Giovanna! (il link)
Per l’occasione, Clara Gebbia intervista a Xavier Rebut, musicista che a lungo è stato stretto collaboratore di Giovanna Marini, e che con il Quartetto Urbano (ovvero Germana Mastropasqua, Flaviana Rossi, Michele Manca e Xavier Rebut) sarà tra i protagonisti del concerto dell’11 febbraio 2025.
L’intervista di inserisce nell’ambito di una serie conversazioni con artiste e artisti che, a partire dal mondo musicale di Giovanna Marini, hanno sviluppato una loro personale ricerca e identità artistica. Un omaggio a Giovanna e uno sguardo sul futuro, per vedere ancora una volta come i canti di tradizione orale, indagati e trasmutati, possano nutrire la musica di oggi.

Cominciamo dalla fine… Presentiamo il concerto che farete a Parigi l’11 febbraio.

Evviva Giovanna! è il titolo del concerto che daremo con il Quartetto Urbano a Parigi all’istituto culturale italiano l’11 febbraio 2025, preceduto il 10 febbraio dal documentario Storie di una voce di Chiara Ronchini, prodotto da Cinecittà Luce. Due serate eccezionali per celebrare Giovanna Marini.

Giovanna Marini e il Quartetto Urbano (ph. Enrico Autore)

Ed è quello che faremo, Germana, Flaviana, Michele e io. Celebriamo innanzitutto la musica, quella tradizionale ma anche la sua, il suo pensiero musicale, quello di una musicista a tutto tondo, che per noi quattro è stata una Maestra e un’amica, una parte importante della nostra storia, della nostra vita. E quindi è l’occasione di ripercorrere il nostro percorso da quartetto di venticinque anni, tra le polifonie popolari, i madrigali composti da Giovanna o le mie composizioni nate da questa ricca storia insieme. Dobbiamo ringraziare oltre te che hai curato il progetto, Antonio Calbi, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi perché grazie a voi abbiamo questa magnifica opportunità.

Per anni hai collaborato con Giovanna alla Scuola Popolare di Musica di Testaccio, e hai partecipato a moltissimi dei suoi progetti. Come hai iniziato con Giovanna Marini?

La prima volta che ho sentito Giovanna Marini in concerto era con il suo quartetto a Ginevra nell’autunno 1993 ed era Cantata profana. Un colpo al cuore… e anche un’attrazione irresistibile per l’universo che portava con sé. Ma per me tutto era cominciato qualche mese prima, con uno stage di canto che feci un po’ per caso, perché all’epoca, aspirante attore, cercavo di seguire tutti gli stimoli di formazione possibili e quindi mi ritrovai a fare uno stage con Lucilla Galeazzi e con lei scoprii il canto di tradizione orale italiano e il gruppo nel quale cantava, cioè il quartetto vocale di Giovanna Marini. Rimasi folgorato, fortemente attratto da questa musica, da questo modo di cantare e di stare insieme sul palco e anche di raccontare al pubblico.

Giovanna-Marini e Xavier Rebut a Lille ©C Jacquet

Giovanna Marini e Xavier Rebut a Lille (ph. C. Jacquet)

Lo stesso anno Giovanna venne a Losanna per la creazione di una sua nuova cantata e fece uno stage lungo dedicato agli attori. In questo stage c’era un gruppo di entusiasti per la pratica polifonica e per il repertorio italiano che voleva continuare a cantare anche dopo lo stage.
Giovanna mi chiese di guidarli per dirigere un minimo questo gruppo, essendo il più adatto con una preparazione musicale. E da allora non smisi di cantare e di far cantare.

Come è proseguito e si è evoluto il vostro rapporto?

Mi trasferii a Roma nel 1994. In principio solo per un anno, per studiare e praticare musica prima di una produzione teatrale francese, un’opera scritta da Giovanna da un libretto di Goldoni, nella quale ero stato ingaggiato come solista. La produzione fu prima annullata poi rimandata a quattro anni dopo, ma a Roma mi ritrovai catapultato in un mondo fatto di musica e di umanità. Una vita nuova per un ventenne uscito dalla Svizzera: la vita romana, la lingua, una cultura! E un paese, l’Italia, che era una parte della mia storia familiare e musicale, visto che ero cresciuto anche un po’ in Toscana dove i miei avevano una casa e dove andavamo sempre. E’ lì che tra l’altro ho imparato l’italiano, per tradizione orale.
A Roma scoprii una collettività, quella della SPMT e dei grandi gruppi nati intorno a Giovanna che erano allora in pieno sviluppo. Un fermento, un fare parte, le amicizie e gli incontri, costruivo la mia vita d’adulto. E Giovanna all’epoca lavorava molto per il teatro con composizioni per attori, a volte difficili per non musicisti, e quindi avere un giovane cantante con esperienza di teatro e in più disponibile le era molto utile. Per me è stata una fortunaHo iniziato d’emblée a partecipare a questa grande impresa “giovannesca” tra cori, corsi, concerti, spettacoli e non ho più smesso… E con gli anni, presto oltre a solista divenni assistente poi collaboratore di Giovanna, per numerose sue creazioni, ma anche in qualità di didatta per il canto di tradizione orale o direttore musicale per alcuni oratori. Partito per un anno a Roma, ci retai per ventun anni.

C’è un’esperienza musicale con lei, in particolare che ti ha lasciato il segno a cui sei particolarmente legato o che ti ha fatto capire che il tuo mondo musicale confinava con il suo?

In primis l’ascolto della sua musica in quartetto, quel modo di cantare, di unire le voci, una specie di liricità barocca e allo stesso tempo molto incarnata, fatto di terra, sangue, emozione, colori, elementi primari, scossoni, scomodità, ma anche grande sottigliezza. Qualcosa che mi faceva dire: “Voglio stare lì, voglio fare quello”. Poi nelle mie esperienze dirette con la sua musica, sono tante quelle che mi hanno segnato e che hanno anche fatto in parte quello che sono oggi. Cantare La ballata dell’eroe, o il brano E adesso scritto dopo la morte di Falcone, o ancora I treni di Reggio Calabria, quest’ultimo insieme a Giovanna, o tanti altri da canzoni a composizioni colte, sono esperienze indimenticabili, senza dimenticare i brani in creazione assoluta, freschi freschi di composizione che ho e abbiamo cantato per la prima volta, a teatro, con il coro o con il Quartetto Urbano. Tutti questi brani hanno anche nutrito una mia voglia creativa, di comporre e raccontare. Ho imparato di certo un mestiere a fianco di Giovanna, “les règles de l’art, les outils et les astuces du métier”, come dicono i francesi, sul palco e nella scrittura musicale. Una musica strettamente legata alla sua funzione del momento. Una grande scuola sul campo, nata nel fare, una scuola della musica e della vita anche, che per lei erano imprescindibili.

Da qualche anno hai lasciato Roma e vivi in Francia. Con chi collabori e a cosa ti dedichi?

Dopo Roma, vivo in Francia, ad Arles, dove ho radicato la mia attività artistica, mantenendo sempre i legami con progetti in giro per la Francia, o in Svizzera dove torno regolarmente, come a La Chaux-de-Fonds, in qualità di direttore artistico del gruppo vocale Cantamille, o anche qualche puntata a Berlino o Amburgo. Ma il legame con Roma e l’Italia rimane sempre forte e vivo.
Con Germana Mastropasqua abbiamo incrementato i nostri progetti in duo, sia concerti a cappella sia con La Buonasera, l’ensemble che abbiamo creato con tre strumentisti, sviluppando la ricerca sul repertorio tradizionale in parallelo alla creazione di mie composizioni. Da questo lavoro è nato l’ultimo album Piazza aperta. Abbiamo anche collaborato per sette anni con il Conservatorio di Arles in progetti creati su misura per gli alunni delle scuole, intorno ai repertori italiani, ma non solo.
Il lavoro e la ricerca sulla polifonia sono sempre presenti nella mia vita, sia coi miei compagni del Quartetto Urbano, il gruppo vocale che dirigo e con il quale canto da venticinque anni (e con cui canteremo l’11 febbraio all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi), sia con il progetto “Ô Sud!” creato al Festival Les Suds ad Arles, con cui collaboro regolarmente. Un progetto che continuo a nutrire e reinventare con collaborazioni diverse.

Xavier Rebut al Festival Les Suds à Arles 2024©Florent_Gardin_Les_Suds_066

Xavier Rebut al Festival Les Suds à Arles nel 2024 (ph. Florent Gardin – Les Suds)

In questi ultimi anni ho iniziato la collaborazione con la FAA (Fabrique Autonome des Acteurs) e Daria Lippi in Lorena, in un lavoro di ricerca intorno alla polifonia e al canto di tradizione orale italiano in dialogo con altre discipline delle scena. Un progetto esaltante, che mi coinvolge in una partecipazione importante al Festival des Antipodes, dove l’anno scorso ho potuto creare un assolo musicale e teatrale Tempo mitico in cui canto e racconto il mio percorso.
C’è anche questo spettacolo con Olivier Pauls, amico attore, Bon anniversarie Calvino, che abbiamo dedicato a Italo Calvino un duo poetico-comico tra musica e teatro, lo presentiamo spesso nelle mediateche, un bel modo di parlare dell’universo dell’autore e la sua riflessione sulla leggerezza.
Oltre ad altri progetti, collaborazioni con altri artisti, e la composizione, la mia attività come didatta non si è mai fermata con tanti stages in giro e direzione di coro come Voci in campo, il gruppo che ho creato ad Arles. Ho raggruppato tutto questo lavoro di insegnamento (“transmission” dicono i francesi) nel progetto “Chanter l’Italie”.

In cosa il tuo lavoro oggi è affine a quello di Giovanna e in cosa si discosta?

Tanti aspetti del mio lavoro trovano radici nell’universo di Giovanna Marini, sia sul materiale tradizionale sia sulla composizione e creatività in generale. Una fonte di ispirazione sempre ricca e costante, oltre a una base del mestiere di musicista scaturita da tutti quegli anni di condivisione artistica e didattica con Giovanna. C’è accanto a tutto questo enorme bagaglio anche altre fonti per me, come le esperienze con il teatro o la danza, l’ascolto di vari generi di musica, il mio percorso formativo con il canto corale, con mio padre direttore di cori, e soprattutto la voglia di inventare. E quindi lo sviluppo di una forma, di una scrittura, di una modalità di creazione personale e una ricerca nel mettere in scena le mie idee e aspirazioni. Quindi è qualcosa che raccoglie tutti gli stimoli o riferimenti del proprio percorso per creare qualcosa di nuovo. Ma anche in questo penso che Giovanna era una Maestra, in quanto creatrice capace di cogliere qualunque spunto o mezzo che le permetteva di comunicare con chi aveva davanti a lei.

La Buonasera, <em>Piazza Aperta</em> (ph. Yannick Doublet)

La Buonasera, Piazza Aperta (ph. Yannick Doublet)

Sulla didattica inoltre penso di aver apportato una mia parte importante nell’approccio pedagogico e nella trasmissione del repertorio tradizionale. Anche perché Giovanna trasmetteva sapere ma era poco interessata alla pedagogia o a metodi precisi. In quanto musicista, innanzitutto le importava il suono, non il cammino per arrivarci, però sapeva dare e trasmettere un mondo agli studenti in un modo unico, tutto suo. Partendo quindi dal fondamentale lavoro fatto da Giovanna, un tesoro da preservare e che continuo ad alimentare, seguo una mia strada nell’insegnamento. Oltre alla trasmissione del repertorio, cerco di dare gli strumenti a chi studia, per capire, praticare e stare in ricerca continua sul suono e su questo materiale così vivo come il patrimonio orale, oltre che sul proprio strumento, la voce.

I tuoi progetti futuri quali sono? Sicuramente a cavallo tra l’Italia e la Francia.

Lavoro da tempo su vari fronti, come tanti musicisti. Proseguono concerti e progetti in duo con Germana e con La Buonasera, saremo tra l’altro a Casalborgone in Piemonte il 10 maggio invitati dal Faber Teater. C’è il concerto con il Quartetto Urbano a Parigi, ci sono concerti sul repertorio pasquale tra popolare e colto a La Chaux-de-Fonds con Cantamille, un progetto corale ad Arles con il Festival Les Suds…
Dal lato didattico c’è una masterclass insieme a Germana all’Università di Caen con un concerto in duo, poi terrò uno stage al Festival Les Suds, e altri in divenire… Il lavoro di ricerca che prosegue sempre, con i cori e un viaggio in Campania a Pasqua insieme alla mia amica Annunziata Matteucci di Berlino con vari nostri allievi per sentire i canti della Settimana Santa a Sessa Aurunca, dove ritroverò con emozione vari amici del posto.
Tra i prossimi lavori posso anche elencare una creazione di teatro/oggetto/musica con la compagnia La Robe à l’Envers di Elena Bosco, la composizione per un progetto teatrale del regista e amico Charles Tordjman, la ripresa della mia creazione Tempo mitico e la composizione di vari brani in cantiere.

Cosa può dire ancora oggi il repertorio di tradizione orale soprattutto alle nuove generazioni?

Tanto, può dire tanto. Sicuramente, come memoria, radici, cultura, lingue, ma anche come storia, se pensiamo a tutti i cantastorie che raccontano proprio la Storia, la grande e la piccola, ma dal punto di vista di chi la vive, del popolo, senza i filtri dei canali ufficiali! Una fonte importante… E quando le canti, queste cose ti rimangono in testa molto di più che lette sui libri! Poi frequentando, ascoltando, imparando e praticando il canto tradizionale, hai accesso a un linguaggio, un universo, quello orale per l’appunto che ha regole sue, scelte estetiche, ma più che estetiche sono scelte nate da un rapporto tra il canto e la sua funzione.
C’è ancora tanto da scoprire: è una materia viva, ancorata nel presente, giustamente perché non è scritta, fatta di persone, giovani e vecchie. Bisogna trovare il gancio, l’innamoramento per questa roba, suscitare la curiosità e il desiderio di farne parte, anche per chi proviene da un altro ambiente, un altro paese, altre culture, è materia che parla di noi, rilega le persone tra di loro e con chi ascolta. Iscrive una pratica in un quotidiano che riacquisisce più senso nella società di oggi, in quel disastro che il mondo produce.

Xavier Rebut e <em>Voci in campo</em>

Xavier Rebut e Voci in campo

Una cosa per me fondamentale è non dimenticare la relazione con le fonti di quel mondo, cioè i cantori popolari, le ricerche e le registrazioni che le testimoniano, gli anziani ancora vivi e chi ha imparato da loro e chi vive ancora il canto in un ambiente, in un contesto in cui ha un senso e una funzione precisi. Quando dai a un canto la consapevolezza dello spessore di quel che porta con sé, cioè le persone, le storie dietro il canto, la cultura che lo nutre, allora si apre un mondo per chi canta, impara, e per chi ascolta. Questo fa la differenza: fai parte di un tutto, ti ricolleghi ad altri. E questo è impagabile!
E in più, come amava a dire Giovanna, con questo repertorio puoi proprio imparare la musica anche senza conoscere il solfeggio, educhi l’orecchio, impari la relazione tra i suoni e quindi la relazione all’altro… Bisogna adesso trovare il modo di far entrare i giovani soprattutto, in questo mondo, che una volta che lo toccano con mano, possono anche lasciare lo smartphone!

Il Quartetto Urbano in concerto a Roma (Ph. P. Lucattini)

Il Quartetto Urbano in concerto a Roma (Ph. P. Lucattini)

La prossima data, come dicevamo è Parigi, dove c’è un pubblico che vi segue. L’Istituto Italiano di Cultura di Parigi è un luogo perfetto per il Quartetto Urbano, l’unione dei due mondi a cui appartenete.

E’ una serata per continuare a stare nel presente, a far vivere questo filo sempre acceso, mai interrotto, di musica, di canto, di cantore e cantori e di storie di condivisione del suono e dello stare insieme, con Giovanna sempre nel cuore.




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InformazioniClara Gebbia

Organizzatrice/produttrice, regista Da sempre lavoro in ambito teatrale, in bilico tra regia e produzione. Vengo da Palermo e ho vissuto fondamentalmente in quattro città: Palermo, Milano, Napoli e Roma, dove abito (più un piccolo pezzetto di vita a in Spagna, a Granada e San Sebastián). Come organizzatrice/produttrice ho collaborato con istituzioni teatrali italiane, pubbliche e private: a Milano con il Festival Teatri90 e il Piccolo Teatro, a Roma con PAV, ETI – Ente Teatrale Italiano, CTE – Centro Teatro Educazione, a Napoli con il Teatro Stabile Mercadante. Con l’Associazione Teatro Iaia ho prodotto e distribuito spettacoli di vari artisti tra cui Iaia Forte, Pappi Corsicato, Carlo Cecchi, Tommaso Ragno, Giovanna Marini, Donatella Finocchiaro. Ho fondato la Compagnia Umane Risorse per sviluppare un’idea di teatro e musica di tradizione orale, con cui abbiamo creato Il Rosario da F. De Roberto, Viaggio nei tuoi occhi di A. Motta e Paranza di Katia Ippaso, spettacolo vincitore della III edizione di Teatri del Sacro. I nostri spettacoli sono stati in tournée in vari teatri italiani (tra gli altri al Teatro dell’Elfo a Milano, al Teatro India a Roma, al Teatro Biondo Stabile di Palermo) e all’estero ci ha ospitati più volte il Teatro Ui Snaz di Budapest. In una tregua dal covid ho incontrato il mondo della lirica lavorando come aiuto regia e maestro alla fonica con il Teatro dell’Opera di Roma per la produzione, messa in scena e tournée di Rigoletto e la ripresa de Il Barbiere di Siviglia per il progetto ‘Opera Camion’ . Insegno con passione teatro: ho condotto laboratori per attori professionisti e non-professionisti al Teatro di Roma, al Teatro Biondo Stabile di Palermo, a Carrozzerie N.O.T – Roma, e negli utlimi tre anni lavoro con gli allievi ‘diversamente giovani’del corso ‘Laboratorio Teatrale e Vocale’ dell’Università Popolare Unitre Arvalia. Da quest’anno ho cominciato l’avventura di un laboratorio teatrale integrato nelle scuole. Altri post