Il fallimento della Rivoluzione d’Ottobre spiegato da Ariane Mnouchkine

Ici sont les dragons al Théâtre du Soleil

Pubblicato il 17/02/2025 / di / ateatro n. 202

Ariane Mnouchkine non si lascia scoraggiare dal malumore di alcuni spettatori che mercoledì 22 gennaio 2025 sono arrivati alla Cartoucherie sotto una pioggia battente, e non hanno usufruito, a causa di un guasto, della navetta gratuita che solitamente li conduce dal capolinea della linea uno fino al teatro. Con il suo consueto sorriso, Ariane stacca i biglietti all’ingresso del suo teatro, scusandosi per il disagio. In questo luogo comunitario, tutto può essere condiviso: un piatto, un caffè, due chiacchiere con gli artisti prima dello spettacolo o tra il primo e secondo tempo. Qualcuno lo definirebbe radical chic, per noi è un luogo accogliente dove condividere un’esperienza unica di comunione.
L’idea di eguaglianza per Mnouchkine non è solo un principio, ma una pratica concreta, uno stile di vita. Nel suo Théâtre du Soleil non esistono rigide gerarchie e vige una perfetta equità salariale tra tutti i membri della compagnia. Anche il pubblico beneficia di questa filosofia inclusiva: gli spettatori possono degustare a prezzi accessibili un bicchiere di vino o, per entrare nel mood dello spettacolo in programmazione, la zuppa tipica ucraina, il bortsch, dimenticando il maltempo e il freddo.

Ici sont les dragons al Théâtre du Soleil (ph. Lucile Cocito – Archives of Théâtre du Soleil)

Ici sont les Dragons affronta con feroce critica i principali artefici della Rivoluzione d’Ottobre. “La victoire était entre nos mains”, indica il sottotitolo dell’opera, come a scansare qualsiasi equivoco sull’innegabile condivisibilità dei princìpi della rivoluzione ma allo stesso tempo dover constatare (était, appunto) la sua mancata realizzazione. Tra tatticismi o ambizioni espansionistiche, i princìpi rivoluzionari perdono di consistenza e di credibilità: Lenin, Trotskij, Stalin… tutti fantocci che parlano la stessa langue de bois. Rigidi e impostati, si distinguono dagli altri personaggi per l’uso della maschera da Guignols de l’info, il fortunato programma televisivo satirico di Canal + che spopolò negli anni Novanta. Denigrando i socialdemocratici, che con il loro marxismo moderato avrebbero potuto cambiare (forse, chi lo sa?) le sorti della storia, Lenin viene dipinto in questa prima epoca come il nemico numero uno della rivoluzione e della democrazia.

Ici sont les dragons al Théâtre du Soleil (ph. Lucile Cocito – Archives of Théâtre du Soleil)

La ricostruzione storica si intreccia con la narrazione metateatrale. Cornelia, la narratrice alter-ego di Ariane, appare su un palcoscenico scarno, prendendo le distanze dalla finzione commentando la vicenda in stile brechtiano. Ci ricorda che siamo a teatro rivolgendosi direttamente agli attori: “Vous pouvez aider à sortir le décor?”
Ma il suo ruolo va oltre: dalla scrivania colma di libri e appunti posta sotto il palco, Cornelia riporta alla luce filosofi e personaggi minori, come Karl Kautsky e Nestor Makhno, leader anarchico ucraino.

Ici sont les dragons al Théâtre du Soleil (ph. Lucile Cocito – Archives of Théâtre du Soleil)

Mnouchkine non si limita a mettere in scena fatti storici documentati, come già fece con <em1789 sulla Rivoluzione Francese. Il théâtre documentaire, una tendenza del teatro contemporaneo reinventata da Milo Rau (che aveva già messo in scena Lenin in occasione del centenario della Rivoluzione d’Ottobre), è alla base dell’esperienza artistica del Théâtre du Soleil. E’ un teatro che spesso sfrutta la potenzialità della scena, alternando realtà (immagini storiche, voci dei protagonisti della Rivoluzione d’Ottobre) e finzione (attori e scenografia), amplificando così l’effetto di realtà.

Durante le prove di Ici sont les dragons al Théâtre du Soleil (ph. Lucile Cocito – Archives of Théâtre du Soleil)

Da sempre Ariane Mnouchkine adotta le tecniche dello straniamento brechtiano, il Verfremdungseffekt, e l’abbattimento della quarta parete, ma in quest’occasione si spinge oltre i confini della scena: le quinte diventano parte integrante dello spettacolo, lasciando intravvedere un’area seminascosta in cui si muovono i musicisti (tastierista, contrabbassista, batterista, che accompagnano costantemente le voci e i movimenti degli attori) e i tecnici, che con gli attori provvedono ai continui cambi di scena, dando vita a una rappresentazione fluida e immersiva.

Ici sont les dragons al Théâtre du Soleil (ph. Lucile Cocito – Archives of Théâtre du Soleil)

Un alone di mistero pervade tutto lo spettacolo. A diffonderlo, tre streghe che a ogni cambio di scena preannunciano catastrofi (“Vous verrez la famine, la mort, l’hécatombe”) conferendo ai fatti storici l’immancabile elemento teatrale soprannaturale. In puro stile shakespeariano, il riferimento a Macbeth è più che esplicito. Se il riferimento al re sanguinario shakespeariano è l’occasione per sottolinearne la sete di potere che caratterizza da sempre l’essere umano, Mnouchkine vuole soprattutto ricordare la funzione del teatro. Anche quando è a servizio della Storia, deve continuare a coltivare il rito, il mistero e la magia che gli hanno dato origine.
Il secondo tempo introduce gli avvenimenti della deuxième époque (Situation room, 1924/1945, le cui prove inizieranno il prossimo autunno) e che vedrà come protagonista Stalin, Goebbels e Hitler. Ma soprattutto mette in scena il poetico personaggio di Mohtko in uno struggente dialogo con la narratrice. Contrapponendosi ai dogmatici discorsi leninani, il leader dell’anarchismo ucraino mette in luce l’importanza della comunicazione, della parola come veicolo di pace. Ma Cornelia avverte che niente verrà tralasciato, nemmeno i pogrom e i crimini antisemiti commessi dagli ucraini prima della guerra. Il parallelismo con l’”operazione speciale” annunciata da Putin all’inizio della guerra contro l’Ucraina viene reso esplicito nella farsa grottesca in cui Lenin appare in preda a una crisi isterica davanti alla volontà dell’Ucraina di essere indipendente.
Bisognerà aspettare la “seconda epoca” per contestualizzare ciò che qui viene solo accennato. E bon courage a coloro che, abituati all’immediatezza di un clic, dovranno invece attendere ancora un anno per sapere dove ci porterà il filo di Ariane.

Ici sont les dragons al Théâtre du Soleil (ph. Lucile Cocito – Archives of Théâtre du Soleil)

IL LINK
A proposito di Les Théâtres Documentaires di Erica Magris e Béatrice Picon-Vallin (Deuxième Epoque, Montpellier, 2019)




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