199 | La politica culturale della destra al governo

Che cosa sta succedendo alla cultura italiana?
Per decenni la destra si è scagliata contro la lottizzazione anche in campo culturale (il “Manuale Cencelli” escludeva i neofascisti dalle principali cariche di nomina politica), contro l’egemonia culturale dei “comunisti” (ispirata da Antonio Gramsci), contro le nomine poco trasparenti e l’amichettismo. Ha continuato a farlo anche dopo il 1994, quando la destra italiana, sdoganata da Silvio Berlusconi, è entrata nelle stanze dei bottoni, a tutti i livelli (compresa Giorgia Meloni, giovanissima ministro per lo Sport del Berlusconi IV nel 2008).
Abbiamo provato a ricostruire la politica culturale del governo guidato da Giorgia Meloni, e le attività dei suoi ministri e dei suoi funzionari, a partire dalla cronaca, dall’accumularsi dei fatti e delle dichiarazioni, attingendo ai maggiori organi di informazione.
Per una sintesi vedi Oliviero Ponte di Pino, La cultura a destra due anni dopo su doppiozero

Quello che segue è un imperfetto work in progress, dove non mancano di sicuro errori e omissioni: ringraziamo dunque i lettori per ogni segnalazione e suggerimento.
Al di là del giudizio sui singoli episodi, confidiamo che questa inchiesta possa essere utile ai decisori politici, agli artisti e agli intellettuali, e soprattutto ai cittadini che hanno a cuore il futuro del nostro pease. Perché, come sappiamo, la cultura è la memoria del futuro.

Per un’analisi della politica culturale della sinistra, e in particolare dell’azione del ministro Dario Franceschini, vedi Oliviero Ponte di Pino, Riforme e investimenti / Franceschini: con la cultura si mangia?, “Doppiozero”, 1° maggio 2022.
Per un’analisi dei programmi elettorali delle diverse forze politiche per le elezioni del 25 settembre 2022, vedi #elezioni2022 | La cultura e lo spettacolo nei programmi dei partiti e delle coalizioni. L’analisi di ateatro, 22 agosto 2022.