Umbria Factory Festival, una manifestazione d’eccellenza nel cuore dell’Umbria
La collaborazione tra La Mama Umbria e Centro Zut tra Spoleto e Foligno
Umbria Factory Festival 2022 è andato in scena dal 28 settembre al 2 ottobre a Spoleto e prosegue dal 5 al 16 ottobre a Foligno. Direzione artistica di Michele Bandini, Adriana Garbagnati ed Emiliano Pergolari, grazie all’unione di Centro ZUT e de La Mama Umbria International, con il sostegno del Ministero della Cultura, della Regione Umbria, dei Comuni di Spoleto e Foligno e della Fondazione Carifol. Abbiamo esperito le giornate dal 30 settembre al 2 ottobre, a Spoleto, in un’atmosfera di grande sperimentazione, godendo di installazioni, di un concerto e di due performance di grande valore.

Virgilio Sieni in una foto di Lucio Nigro
La sera del 30 settembre presso il suggestivo Auditorium della Stella, in collaborazione con il Teatro Stabile dell’Umbria, nove ragazzi rifugiati si sono improvvisati danzatori sotto la guida di Virgilio Sieni e le musiche dal vivo di Fabrizio Cammarata. L’esperienza spettacolare è ispirata a Davanti agli occhi degli altri di Susan Sontag, che narra del trauma subito da visioni date dalla fotografia che insiste su aspetti violenti della realtà. Il titolo di Sieni è Di fronte agli occhi degli altri ed esibisce una sequenza di posture.
Nasce nel 2012 su invito del Museo della Memoria di Bologna, come testimonianza e denuncia della tragedia di Ustica del 27 giugno 1980. Partendo da questa esperienza, il progetto – incentrato sull’incontro con persone e comunità – ha proseguito il suo percorso a Gibellina con la partecipazione dei terremotati del Belice, a Modena e Sarzana con la partecipazione degli ultimi partigiani rimasti, a Milano in ricordo della strage di Piazza Fontana e a Brescia in ricordo delle vittime di Piazza della Loggia. La struttura del lavoro si articola in una trasmissione diretta tra il coreografo e gli ospiti, coinvolti in danze che di volta in volta si compongono rispetto alle singole identità. Tutto fa riferimento al vissuto di ciascuno, agli avvenimenti che hanno segnate le esistenze nel dolore e nella forza del resistere. Nasce così un ‘gioco del tatto’ teso a restituire dignità, libertà e riscatto riaffermando la necessità di condivisione nelle tragedie.

Un’immagine del banco regia di Nebula
Nebula nasce in seno alla residenza artistica FASE XL organizzata dal Centro Umbro di Residenze Artistiche C.U.R.A. e, in collaborazione con La MaMa Umbria International, coinvolge diversi professionisti nel campo dell’arte e della tecnologia: Filippo Boi, Elisa Cau, Paulina Herrera, Michele Mandrelli, Davide Porta, Valerie Tameu. L’opera integra l’intelligenza artificiale alla danza e opera attraverso un disvelamento di ombre che sembra rievocare il mito della caverna platonica. Lo spazio in cui è ospitato è l’ex museo civico di Spoleto, che è stato abitato dai corpi e dalle installazioni e che costituisce con il suo pavimento il trait d’union tra le due danzatrici che costituiscono la drammaturgia orizzontale del lavoro e la verticalità del dispositivo esoscheletrico, issato da una fune e ricoperto da un tessuto – quasi un abito da sera – mosso da un sensore, un accelerometro, animato dapprima dalle performer e poi dal pubblico. Il sensore gestusce le proiezioni delle pareti del museo, dove appaiono figure geometriche, pianeti, e naturalmente le nebulose del titolo. È eminente la forma concava e sferica sottolineata dal movimento dei corpi in stretto legame con il dispositivo azionato. Emergono anche figure primordiali che vengono evocate, in relazione con una luna proiettata sulla parte finale della performance che agisce spostandosi lungo un percorso predeterminato. Lo sfondo musicale è dato da suoni ancestrali e universali riprodotti dal vivo. Con i corpi delle performer, respira l’esoscheletro sospeso dall’alto muovendosi anch’esso in una danza che evoca impeti di visioni acustiche con battiti e ticchettii. I movimenti uterini e viscerali coinvolgono con esperto segno estetico. Ma in scena viene evocata anche la quotidianità e potenzialità dei device con cui ci confrontiamo ogni giorno. L’accelerometro muove non solo corpi fisici ma anche le ombre e questo fa risuonare una relazione tattile ed epidermica dello stare nello spazio con sensori e robot, in questa babele armonica e sintetizzata.
Abhishek Khedekar è l’autore di Tamasha, una docu-fiction sperimentale che nasce da una residenza presso una famiglia di artisti nomadi che agisce nello Stato indiano del Maharashtra. L’esibizione in forma di collage e fotografie con in sottofondo il megafono che annuncia gli spettacoli, della compagnia studiata da Khedekar, è un suggestivo incamminarsi tra luoghi urbanizzati e ambienti desertici coloratissimi e animati dagli artisti con i loro abiti e trucchi caratteristici. Il progetto fotografico è in corso di pubblicazione per i tipi di Loose Joints. La performance è il risultato della vincita della open call per Publishing Performance in collaborazione con Loose Joints, con il supporto di Webber ed è attualmente ospitata nello studio Mahler & Lewitt di Spoleto. La famiglia descritta da Khedekar è composta da un centinaio di persone che agiscono attraverso variegate arti performative e sono definite “Lokkalawant”, “coloro che si esibiscono per le persone”. Khedekar inizialmente immaginava di descrivere un’arte morente, ma si è scoperto a narrare un’arte “mutevole”, frutto di discriminazione.

Jared McNeill in The Rock
Il Cantiere Oberdan di piazza San Gabriele dell’Addolorata in via dei Gesuiti a Spoleto, curato da La Mama Umbria International e dalla sua direttrice artistica Adriana Garbagnati, ospita The Rock, diretto e interpretato da Jared McNeill, in collaborazione con Humid Squad (movimento: Arianna De Angelis Marocco, Jacopo Burger, Tommy Burger; musica di Claudio Scarabottini). Lo spettacolo, drammaturgicamente complesso, è ispirato ai Choruses from “The Rock” di Thomas Stearns Eliot. È un processo performativo sulla domanda che anima l’uomo alla ricerca della divinità. Punto di partenza dello studio è stato il colore grigio che riteniamo essere molto pertinente alla complementarietà di luce e di buio ed è metafora stessa dell’intero impianto scenico, laddove “dio è una parolaccia”, come annuncia McNeill prima dell’esibizione. La luce d’altronde è tra i protagonisti del dramma, del poema di Eliot. Il regista e attore ha fatto parte della Peter Brook International Theatre Company dal 2009 al 2018 e ha poi trovato un suo proprio modo di stare sulla scena in maniera prorompente. Gli elementi di scena sono ricchi di stimoli sensoriali, vengono proiettati dei laser sui volti del pubblico che resta in piedi intorno al performer, sul quale vengono proiettate le parole del poema di Eliot, su tre pareti, mentre una delle pareti è celata ed è costituita da un box incellophanato dirimpetto al performer e alla sua asta con microfono cerchiata da una pista e un trenino elettrico. Su questo box viene proiettata una sagoma di uomo – o forse è la divinità o lo stesso Eliot con cui il performer dialoga con lo sguardo, in silenzio. Vengono proiettate ombre di danzatori, architetture di luoghi noti e maestosi, ingranaggi, formule geometriche, grafici, mentre McNeill recita cantando “il cielo senza fine”. Sono ricche le risonanze bibliche, il suo recitar cantando è modulato su una marcia a piedi nudi sul posto, in un prismatico suono vocale.
“L’arte è un atto d’amore”, leggiamo su una installazione di Casa Menotti nella suggestiva piazza del Duomo di Spoleto, mentre attendiamo l’inizio del concerto di Giovanni Guidi, in un piano solo per 100 Comizi d’amore , “preghiere, comizi, lettere, canzoni, poesie, email, sms, whatsapp, pensieri, tweet, dediche, dichiarazioni, rimproveri e domande a Pier Paolo Pasolini. E sono solo musica”. L’artista suona muovendo tutto il corpo, ondeggiando su note intense e struggenti che si aprono ad ampi respiri e si adagiano su connessioni letterarie e cinematografiche. Balzi di passionalità evocano melodie camminanti, talvolta dissonanti e cupe, talaltra decise e morbide. Sul finale avvertiamo un adagio ispirato al brano di Modugno Che cosa sono le nuvole.