Chi è il mediatore culturale ai tempi della Rete? [4/4]

Riflessioni intorno all'incontro su Dioniso e la nuvola al Funaro di Pistoia

Pubblicato il 19/12/2018 / di / ateatro n. 166

Qualche mese fa il Funaro di Pistoia ha ospitato un appassionato dibattito a partire dal saggio di Giulia Alonzo e Oliviero Ponte di Pino Dioniso e la nuvola [FrancoAngeli]. Quell’incontro ha generato alcune riflessioni che pubblichiamo volentieri su Ateatro come contributo alla discussione sul ruolo della critica – e del teatro – ai tempi della rete.

La funzione del pensiero critico, in sintesi, credo debba essere duplice: strumento e fermento alchemico, capace di trasgredire, passare oltre, l’apparenza immediatamente fruibile di una situazione legata al fare arte. La società contemporanea ha estrema necessità del pensiero critico per salvaguardare l’unicità individuale del pensiero libertario. La creatività è con l’empatia, un codice fondante della natura umana, il cui esercizio garantisce un approccio alla vita relazionale, libero da molti degli archetipi e condizionamenti che l’affermarsi del modello sociale della borghesia mercantile ha imposto. La creatività appartiene a tutti gli uomini, ma non tutti siamo artisti. La critica serve a ricomporre la dualità di questa natura che oscilla tra l’impulso a creare comune a tutti e la capacità di pochi di agirne il gesto artistico. Dalla fine delle società gilaniche, 5000 anni fa, quando il modello mutuale fu sostituito da un altro di tipo dominante, si è andata strutturando una microfisica del potere che ha permeato di se tutti gli aspetti della vita sociale. Dal micro al macro. Il pensiero critico può avere un ruolo sociale importante, contribuendo a ricondurre l’uomo alla consapevolezza della sua unicità, attraverso lo sviluppo di una capacità intellettuale libera da pregiudizi. Incontrarvi al Funaro è stata un’esperienza molto stimolante.




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