La vera ragione del fallimento del Teatro Eliseo

Possiamo comprare l'immobile per soli 24 milioni di euro: lanciamo un crowdfunding?

Pubblicato il 14/01/2022 / di / ateatro n.

Per capire il disastro del Teatro Eliseo, con i 21 lavoratori licenziati allo scadere della cassa integrazione, non basta fare una battuta sull’annuncio di una delle più prestigiose agenzie immobiliari europee. Infatti da ieri è in vendita a soli 24 milioni di euro un “appartamento” (sic) con 60 locali e 25 bagni, situato “nel centro di Roma, tra il rione Monti e Trevi”, che a leggere meglio si scopre essere “lo storico complesso immobiliare del Teatro Eliseo e del Piccolo Eliseo”.
Inutile dire che non si tratta di un bilocale zona Rebibbia e che trattative per immobili così prestigiosi seguono di solito percorsi meno esposti, considerati anche i vincoli (“La sua destinazione d’uso consente di svolgere attività cinematografica, teatrale, concerti e spettacoli”). Un annuncio così goffo non aiuta a vendere, serve solo a far parlare i media e i social, mentre nel frattempo si offre un “affitto sala” del teatro per pagarsi almeno i costi fissi.
In ogni caso, chi è davvero interessato all’affare (magari per lanciare un crowdfunding progressista) può visionare le planimetrie sul sito dell’agenzia.
Per capire il disastro del Teatro Eliseo non serve nemmeno ricordare gli 8 milioni di euro extra FUS regalati nel 2017 da una mozione bipartisan ad personam. Come racconta Anna Bandettini su repubblica.it, l’acquisto dell’immobile

fu successivo al finanziamento statale, i famosi 8 milioni ad personam (in due tranche di 4 milioni nel 2017 ) che l’Eliseo ottenne. Come si ricorderà si trattava di un contributo extra-Fus (i contributi ordinari del Stato al teatro), in sostanza una autentica manna – mai successo in precedenza, nemmeno per altri teatri anche più celebri – arrivata per l’interessamento di alcuni deputati del Pd e del centrodestra che presentarono un emendamento sulla manovra alla legge di bilancio. Qualche mese dopo aver ottenuto quella congrua cifra, Barbareschi acquistò l’edificio dell’Eliseo: la consequenzialità causa-effetto non fu nemmeno mai smentita quando pubblicamente si parlò di un investimento immobiliare privato con soldi pubblici (vedi le dichiarazioni di alcuni artisti dl teatro romano sul post del 13 luglio 2020). (…) Allora le indiscrezioni, mai smentite, parlarono di un’offerta d’acquisto per l’immobile tra i 6,4 e i 6,8 milioni di euro.

Ancora meno serve ricordare lo scarso sostegno offerto da Ministero (via FUS), Regione Lazio e Comune di Roma al Teatro Eliseo (che secondo le categorie ministeriali è dal 2015 Teatro di Rilevante Interesse Nazionale). Oltretutto nella desertificazione teatrale della città non sarebbe stato difficile trovargli una vocazione…
Luca Barbareschi se ne lamenta, e ne ha qualche motivo (anche da Vespa…), ma il problema non è quello.

Non c’entra nemmeno la pandemia, che ha portato robusti ristori (700.000 euro oltre al FUS, più la cassa integrazione ai dipendenti, prima del benservito).
Il naufragio del Teatro Eliseo inizia il 30 ottobre 2018. Il teatro aveva già celebrato nel 2000 il suo centesimo compleanno con una mostra.

Il catalogo della mostra Eliseo 100 anni di teatro, Litodama di Maurizio Valentini Editore, 2000.

Luca Barbareschi decide di ringiovanire le gloriosa istituzione e nel 2018 rilancia i festeggiamenti per il centenario.

Il francobollo celebrativo per i 100 anni del Teatro Eliseo, 2018.

Oltre al francobollo commemorativo, i festeggiamenti comprendono il Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand con la regia di Nicoletta Robello Bracciforti, protagonista ovviamente Luca Barbareschi.

E’ la produzione che deve dare identità al progetto, lo spettacolo che deve riempire la sala e diventare merce di scambio con le produzioni più interessanti delle grandi istituzioni teatrali italiane.

Barbareschi non poteva trovare un personaggio che per tanti versi gli somigliasse più di questo… in una prova comunque di bravura d’attore e vitalità… (Paolo Petroni, Ansa, 31 ottobre 2018)

Il Cyrano all’Eliseo.

Fa ridere e piangere lo spettatore. O almeno offre a chi lo ascolta uno stimolo in più per vivere un giorno pieno di emozioni. Grazie Cyrano! (Maurizio Giammusso, Huffington Post, 5 novembre 2018)

Tutto questo spettacolo è un incanto che prende lo spettatore dall’apertura del sipario fino ai ringraziamenti finali. Tutta questa produzione straordinaria è una vertigine, dal momento in cui si apre il sipario e veniamo sopraffatti dall’immensità di una scena che rimarrà nei nostri occhi a lungo. (Paolo Leone, “Corriere dello Spettacolo”, 8 novembre 2018)

Un magnifico spettacolo saldamente tenuto in pugno dalla regista Nicoletta Robello Bracciforti senza risparmio di personale né di azione o di movimento dentro la superba scenografia di Matteo Soltanto. (Masolino D’Amico, “La Stampa”, 5 novembre 2018)

Una gigantesca scorpacciata di divertimento. (Maricla Boggio, “Critica Teatrale”, 7 novembre 2018)

Un evento emozionante. (“Articolo 21”, 2 novembre 2018)

Un autentico trionfo. Arrivano richieste dai teatri di tutta Italia, che vogliono mettere in stagione quel commovente kolossal. Peccato che lo spettacolo svanisca quasi immediatamente, in un silenzio assordante. Viene misteriosamente smontato e archiviato.
Il disastro del Teatro Eliseo è figlio di un progetto culturale che non ha trovato una identità, al di là delle esibizioni del titolare, che non possono sostenere da sole una poderosa multisala teatrale. Di conseguenza, quello che non ha funzionato è il business plan. E se non funziona quello, il teatro diventa un buco nero che assorbe risorse all’infinito. D’altro canto, il limitato orizzonte culturale non giustifica un massiccio sostegno pubblico.
Luca Barbareschi ha riconosciuto il fallimento e ha chiuso il teatro.
Un paio di anni fa, lo stesso Barbareschi era stato promotore di un’idea originalissima: il Premio Buone Pratiche del Teatro (DISCLAIMER il prestigioso riconoscimento non ha nulla a che vedere con la manifestazione curata dal 2004 da Ateatro).
La prima Buona Pratica di Luca Barbareschi era stata farsi consegnare il premio nel 2021 dal direttore della “Repubblica”. La sua seconda Buona Pratica è stata organizzare il 31 dicembre 2021 una festa di capodanno nel teatro chiuso, postando l’annuncio su Facebook. La terza Buona Pratica è stata l’ammissione del fallimento: sta provando a vendere uno dei teatri più prestigiosi d’Italia, e nel frattempo lo affitta.




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