Le recensioni di ateatro: terrorismo all’irlandese, sangue e risate

Il tenente di Inishmore di Martin McDonagh

Pubblicato il 21/02/2005 / di / ateatro n. 081

Inevitabilmente in questi decenni il terrorismo è diventato un argomento sempre più “teatrabile” (e cinematografabile). Un po’ per i fortissimi agganci con l’attualità, e dunque per i risvolti politici del tema, ma anche perché affrontare questo nodo significa esplorare alcune delle ossessioni contemporanee, nelle loro pieghe più scoperte: la sicurezza e la violenza, nel loro rapporto con la quotidianità. A quel punto è inevitabile riecheggiare i cliché dei mass media, che dall’eccitazione per il sangue traggono parte della loro forza, innescando un circolo vizioso con la propaganda terroristica; e riprendere magari le atmosfere e dei tic di un certo cinema d’azione, con la sua capacità di modellare il nostro immaginario.

Il tenente di Inishmore nella scena di Guido Fiorato: Arianna Comes e Enzo Paci.

Martin McDonagh, irlandese di Londra, tutte queste cose – il terrorismo e le sue ricadute mediatiche – le conosce bene, come conosce bene la tradizione della drammaturgia nazionale, con i suoi quadretti di una realtà rurale, dove però appena sotto la superificie sobbollono miti e violenze. Così Il tenente di Inishmore (il terzo testo di McDonagh allestito dal Teatro di Genova in questi anni) usa l’ambientazione di un nostalgico dramma isolano – siamo nell’arcipelago delle Aran, proteso nel tempestoso Atlantico – per raccontare una vicenda di violenza e terrorismo con un ritmo e un linguaggio rubati ai film di gangtser, o meglio a quelli di Quentin Tarantino (la briosa traduzione è di Fausto Paravidino). Perché il testo è una farsa grottesca e feroce, che mette alla berlina tanto la logica insensata del terrorismo, con l’inevitabile escalation della violenza e gli altrettanto inevitabili settarismi e frazionamenti e fratricidi, quanto una serie di luoghi comuni dell’autocoscienza irlandese: e se alla vecchia Irlanda fanno riferimento il vecchio solitario, scontroso e alcolizzato Donny (Ugo Maria Morisi) o l’adolescente Davey, ingenuo e imbranato (Enzo Paci), a una realtà violentemente modernizzata fniscono per rendere conto la terribile sorella di Davey, una Mairead affascinata dalla violenza e dal sesso (Arianna Comes), o lo spacciatore James (Aleksandar Cvjetovic).

Il tenente di Inishmore: Aleksandar Cvjetovic e Gianluca Gobbi.

Il tenente di Inishmore è anche una storia di gatti. La morte violenta di Wee Thomas, il micino nero del terrorista Padraic (Gianluca Gobbi), ilare idiota e sadico infantile, nonché membro di un ramo dissidente dell’IRA, scatena un crscendo di vendette che fareanno molte vittime (nel conto, quattro esseri umani e due gatti, sparati e fatti a pezzi), con colpo di scena felino finale. Perché, come dice in una intervista nel programma di sala il regista Marco Sciaccaluga, “Se i gatti vedessero il nostro spettacolo, credo che ne uscirebbero contenti”.
E gli spettatori umani? Il testo è molto divertente, Sciaccaluga punta sul versante grottesco, sottolineando la teatralità del suo allestimento: i cadaveri dei gatti sono chiaramente di pezza, il trio di terroristi venuto a regolare i conti con il ferocissimo Padraic (Roberto Alinghieri, Pietro Tammaro e Gaetano Sciortino) sono colorate caricature di bulli di paese, dopo gli ammazzamenti gli altri attori (i superstiti) spargono sui cadaveri con una pennellessa litri di sangue… Gli interpreti stanno al gioco, assecondando con le loro caratterizzazioni da sketch televisivo la scrittura scoppiettante di McDonagh e il gusto della gag di Sciaccaluga.

Il tenente di Inishmore: Roberto Alinghieri, Pietro Tammaro e Gaetano Sciortino.

Due ore di spettacolo divertenti, sgangherate ma solo in apparenza: perché dietro a uno spettacolo sempre volutamente sopra le righe, si capisce come l’indignazione possa diventare satira (ancora una volta, nella grande tradizione irlandese).

Oliviero_Ponte_di_Pino

2005-02-21T00:00:00




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