Perché?

E cosa succederà ora che 'ETI non c'è più?

Pubblicato il 24/09/2010 / di / ateatro n. 128

Credo che sia utile premettere che la mia riflessione sulla soppressione dell’’Eti non può non essere influenzata dai molti anni (dal 1990 al 2001) trascorsi nell’’Ente, prima come dirigente e poi come direttore generale.
Non si dirige una struttura come l’ETI se non si crede fermamente che essa abbia tutte le potenzialità (professionali e di progettualità culturale) necessarie per contribuire al rinnovamento del sistema teatrale italiano. Il lavoro fatto in questi ultimi anni da parte di Ninni Cutaia è una conferma. E sicuramente Ninni si è trovato ad operare in una contingenza politica ed economica più difficile e meno favorevole, in generale, all’impegno culturale.
Fatta questa premessa, che mette chi mi legge nelle condizioni di avere più elementi di valutazione rispetto a quanto dirò, vorrei seguire un ragionamento che è prima di tutto di buon senso (in questo momento anche il buon senso è una parola ardita!).
Perché si abolisce una struttura come l’ETI?
Perché si ha un’idea diversa del sistema teatrale nel suo complesso e del ruolo che l’ETI (non) ha più rispetto al nuovo disegno.
Dunque: le forze politiche responsabili dovrebbero raccontarci questo nuovo progetto e motivare il (non) ruolo conseguente dell’ETI. Non posso pensare che il nuovo progetto sia la proposta di legge che da mesi è ferma, perché essa prevedeva la presenza dell’ETI, né posso pensare che l’ETI sia stato soppresso per disattenzione, per evitare mediazioni che avrebbero reso difficile la soppressione di altri istituti.
Questa ipotesi sarebbe offensiva per quanti a livello politico e professionale si occupano di teatro, per non parlare della dirigenza e del personale dell’Ente
L’ETI forse è stato soppresso perché costava troppo? Sono tempi difficili e i tagli alla cultura non sorprendono più nessuno. Ma credo sia giusto chiedere notizie certe sull’ammontare di questi risparmi e sulla loro destinazione. Così potremmo valutare se si tratta di cannibalismo o meno e se il cannibalismo sia stato almeno proficuo, cioè ancora una volta funzionale a un disegno vero, a una strategia di lungo respiro.
Aspetto/aspettiamo notizie in proposito. E nel frattempo…
Nel frattempo è utile ricordare – per citare solo alcuni temi – che occorre una politica di sostegno al nuovo teatro, un progetto di attenzione alle giovani generazioni, una rappresentanza vera presso le istituzioni internazionali, una azione (non improvvisabile) di sostegno alla circuitazione internazionale del teatro italiano, una proposta di programmazione diversa da quella giustamente commerciale di tante strutture teatrali private ( e pubbliche).
Queste azioni che erano proprie dell’ETI saranno svolte da altri enti? Direttamente il MIBAC? …o tutto sarà rimesso all’iniziativa individuale, alla cosiddetta “plasticità” del sistema, che tende a riempire i vuoti per necessità e per passione, ma continua anche a disperdersi e a disperdere energie.
In tempi così difficile il vero risparmio nasce dal coordinamento delle risorse, dalla condivisione delle azioni, dall’esistenza di punti di riferimento con cui confrontarsi anche dialetticamente, da una vera governace di perequazione.
Aspetto/aspettiamo notizie in proposito.

Roma, 23 settembre

Giovanna_Marinelli

2010-09-24T00:00:00




Tag: Ente Teatrale Italiano (38), ETI (40)


Scrivi un commento