Dossier critico. Tutti contro tutti ai tempi dei social networks

Come cambia l'informazione culturale?

Pubblicato il 07/01/2015 / di / ateatro n. 152

Parliamo ancora di critica teatrale, in primo luogo perché Margherita Laera illustra i risultati del sondaggio sulla critica condotto negli scorsi mesi.
Ma anche perché alcuni eventi, a partire dalla scorsa estate, possono aiutarci a capire alcune delle trasformazioni in atto nella critica non solo teatrale. Sia chiaro, polemiche e dibattiti (spesso feroci, tanto da sfociare persino in duelli) ci sono sempre stati, ma la rete sta cambiando il contesto. Da un lato la rete tende ad aprire modalità di comunicazione e dunque nuove funzioni e soprattutto nuovi atteggiamenti; dall’altro lo sviluppo (o forse l’aggressività) della comunicazione in rete tende a produrre forme di resistenza da parte dei media tradizionali, con una costante dialettica tra carta e rete.

Critici contro il potere. La critica online è spesso più libera (o più irriverente) della critica tradizionale. E la comunicazione online tende, per sua stessa natura, a essere più “irritante” delle tradizionali fonti di informazione. Spesso chi scrive in rete ritiene proprio dovere esercitare il proprio ruolo di “cane da guardia” del sistema, soprattutto in un paese come l’Italia dove i media istituzionali sono spesso distratti e acquiescenti di fronte ai potenti (anche teatrali). In genere la risposta del sistema è il silenzio: le critiche di siti e blog (per quanto motivate, documentate, argomentate) non vengono considerate degne di entrare nel discorso e vengono semplicemente ignorate, e i meccanismi del potere proseguono indisturbati. Anche la richiesta di trasparenza viene spesso elusa. A volte la reazione è semplicemente stizzita o arrogante, chi osa criticare viene iscritto d’ufficio nella categoria dei “disturbatori di professione” (o peggio considerato un potenziale ricattatore).

Artisti contro critici. Un tempo l’unica autodifesa pubblica dello stroncato era la lettera al giornale, liquidata di norma con due righe bonariamente ironiche dello stroncatore (potevano esserci schermaglie private poi divenute pubbliche: memorabile lo scambio tra la primattrice che mando al perfido critico un barattolo di merda, ricevendone in cambio un mazzo di fiori accompagnato dal biglietto: “Ognuno dà quello che ha”). Ma già alcune star della tv hanno cominciato a rispondere al critico televisivo direttamente dal piccolo schermo: in Italia apripista fu il Quartetto Cetra con la sua canzoncina contro il critico Sergio Saviane (con evidente sproporzione di mezzi e, nel caso della Rai, uso privato di un mezzo pubblico).
Oggi sono sempre più numerosi gli artisti – soprattutto registi – che rispondono direttamente in rete e sui social networks alle recensioni (o alle annotazioni) negative, invocando a volte il sostegno dei loro fan e aizzandoli contro il critico criticone. La “controcritica” degli artisti può avere come bersaglio l’autorevole critico della testata cartacea, ma anche il giovane blogger colpevole di lesa maestà, subito sospettato di aver cercato facile pubblicità attaccando qualche mostro (o mostriciattolo) sacro. Ovviamente il seguito di un artista popolare è di solito molto superiore di quello del suo critico, e la controffensiva rischia di trasformarsi in un bombardamento di “Mi piace” alla star oltraggiata e di insulti contro il malcapitato attentatore.

Contro gli esperti. Massimo Marino, nel suo zelo di agit prop, ha consigliato il pezzo relativo a uno spettacolo di Emma Dante (“un’intervista impossibile di Ulisse a Polifemo”), precisando che l’articolo (non proprio positivo) era opera di “una giovane grecista (e critica teatrale)”. Al di là dell’irritata reazione della regista (ma siamo nella casistica evidenziata sopra), si è acceso anche un altro fronte. In alcuni post è emersa chiaramente l’irritazione contro la competenza della giovane grecista, in post più o meno ironici: “A me sa che ‘sta grecista sia rimasta impigliata tra tele di Penelope e fili di Arianna…”; “Non capisco l’attinenza tra il fatto che sia grecista e la critica teatrale. Anche io lo sono. E quindi? Questo cosa dovrebbe giustificare?” In altri termini, questi post rifiutano di riconoscere la competenza come fonte di autorevolezza. La diffidenza nei confronti dell’esperto è un atteggiamento assai diffuso in rete, e investe in generale anche la competenza del critico. Quello che vale è il giudizio del pubblico, no? Si suppone che l’esperto, se va bene, sia accecato da una prospettiva intellettualistica, chiuso in un orizzonte autoreferenziale. Se va male, si sospetta che coltivi occulti interessi personali. Se va così così, emerge la convinzione che sia un artista mancato che scarica così le proprie frustrazioni.

Carta contro rete. Lo scontro carta-rete è ormai un classico, anche se stantio. Se i poteri costituiti tendono a ignorare le punzecchiature politico-istituzionali che arrivano dal web, il critico del più autorevole quotidiano italiano, Franco Cordelli, si diverte a incrociare i guantoni. E’ rimasto pressoché l’unico asserragliato nella terraferma cartacea: molti suoi colleghi sono da tempo anfibi, ovvero attivi anche con blog personali collegati al sito della testata cartacea per cui scrivono (come Anna Bandettini e Massimo Marino) o in siti indipendenti (come Renato Palazzi). Cordelli invece difende l’autorevolezza del “critico vecchio stile”: ha risposto con una paginata nelle pagine della cultura del “Corriere della Sera” a un artista (Daniele Timpano) e a un critico online (Andrea Pocosgnich) che lo avevano chiamato in causa. La polemica ha suscitato dibattiti e approfondimenti online, sia sul merito sia sulla sproporzione tra le forze in campo.

Il galateo della rete. L’interazione sui social networks è farcita di trappole e tranelli. Lo scorso luglio, Massimo Marino ha dapprima gratificato con il canonico “Mi piace” (come peraltro fa spesso) il post di un giovane critico, Andrea Esposito, salvo poi “scondividerlo” dopo una lettura più attenta del testo. Morale della favola: il galateo dei social è più complesso e inflessibile di quello del mondo reale, l’apparente “leggerezza” della comunicazione online (che comprende anche un certo grado di reversibilità e la possibilità di correggersi, ma anche una serie di automatismi e di automazioni) può avere conseguenze imprevedibili.

Critici contro critici. Dibattiti, fazioni, contrapposizioni sono da sempre all’ordine del giorno. La più classica è la contrapposizione tra i fautori del nuovo e i conservatori o, dalla prospettiva opposta, l’attacco ai “nuovisti” dilettanti, spontaneisti e gruppettari, e la difesa dei “veri professionisti”, seri, preparati e consapevoli. Questo discrimine vale tanto per i teatranti (avanguardia e tradizione) come per i critici (rete e carta). Le ultime settimane si sono animate per il vivace dibattito – tra critici “progressisti” – a proposito di Natale in casa Cupiello con la regia di Antonio Latella (in genere apprezzato dai recensori). Il problema non era tanto la qualità o la bellezza dello spettacolo, quanto l’opportunità di inserirlo nel cartellone di un teatro come l’Argentina. Per certi aspetti, è l’altro lato della medaglia delle critiche che una certa critica (a cominciare proprio da Cordelli) rivolge a una fetta significativa del nuovo teatro: una tribù autoreferenziale, che produce spettacoli intellettualistici, disseminati nei ghetti dei vari India, Short Theatre, Teatri di Vetro, apprezzati nelle scarse repliche solo da parenti, amici, fidanzati e fidanzate, ma incapaci di parlare a platee più ampie. Questo dibattito ha di fatto confermato che il discusso spettacolo di Latella è stato uno dei rari eventi teatrali dell’anno, capace di innescare discussioni e riflessioni critiche.

La credibilità, l’autorevolezza, lo spirito critico. In questo scenario in movimento, ciascuno degli attori deve giustificare il proprio ruolo, ritrovare una credibilità che non può più essere garantita dall’autorevolezza della testata.
Ovviamente il primo metro di giudizio in rete – il principale indice di autorevolezza – sono i “Mi piace” e le condivisioni. Con un pizzico di vittimismo e di aggressività, qualunque star, anche piccolo, può rastrellarne in quantità. Ma esistono scorciatoie anche per i critici: la denuncia e la provocazione, l’attacco al mostro sacro…
La “democrazia” della rete comporta però alcuni possibili effetti collaterali. Qualunque forma di dialogo implica il riconoscimento dell’interlocutore. Così anche i “contrattacchi” hanno l’effetto paradossale di accrescere la visibilità dell’interlocutore (e delle sue posizioni), soprattutto se è forte la sproporzione tra i due pulpiti. In un certo senso, la storica testata cartacea che bombarda con le sue colonne di piombo il post irritante su Facebook o il blogger semisconosciuto, regala loro pubblicità gratuita, senza riuscire a stroncare la loro guerriglia mediatica, anzi…
E’ un corollario del principio “uno vale uno”, che porta alcuni interlocutori ad azzerare il valore della competenza (quella del critico, per cominciare, ma in genere quella degli esperti). Il rifiuto del principio di autorità è stato e resta un caposaldo della libertà intellettuale, a patto che gli interlocutori siano in grado di valutare la fondatezza e la validità di fatti e argomentazioni (e non si limitino a contestare per partito preso chiunque venga ritenuto a torto o a ragione portatore di un qualche potere).
Un altro aspetto riguarda le regole non scritte del “galateo” di internet, con il suo mix di formalismi e populismi. Se non lo si rispetta, può arrivare lo scivolone. E cade più facilmente in errore chi frequenta la rete di rado e non ha interiorizzato la sua retorica.
Ma quando si riesce a superare queste strettoie, la rete offre in ogni caso una straordinaria possibilità di dibattito e approfondimento, in tempo reale, per una comunità di appassionati (o almeno di persone interessate al tema).
Quelli appena evidenziati sono fenomeni certo marginali, ma indicano che stanno cambiando equilibri: tra critici e artisti, tra critici e spettatori, tra esperti e “gente comune”, tra critica in rete e critica di carta. Ovviamente questo non vale solo per il teatro e per i suoi critici, ma più in generale per la critica e l’informazione in rete…
Qualche spunto può arrivare anche dalla lettura del corposo numero di “Panta” dedicato a Franco Quadri: un critico che, prima dell’avvento della rete, aveva scelto di “sporcarsi le mani”: non a caso l’impegno è uno dei temi centrali dell’inchiesta di Margherita Laera.




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