#BP2017 | Nuovi spazi, nuove creatività, nuove professioni, nuovi pubblici

Sabato 4 marzo 2017, ore 9.30-18.00 | Civica Scuola di Teatro "Paolo Grassi", via Salasco 4, Milano

Pubblicato il 11/02/2017 / di / ateatro n. #BP2017 , 160 , MilanoContemporanea , MilanoCORTEmporanea , Passioni e saperi



 

in collaborazione con

 

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con il contributo di

FondazioneCariplo_marchio25mo

 

 

nell’ambito
Progetto Passioni e saperi

presenta

#BP2017 | Nuovi spazi, nuove creatività, nuove professioni, nuovi pubblici
Sabato 4 marzo 2017, ore 9.30-18.00
Civica Scuola di Teatro “Paolo Grassi”, via Salasco 4, Milano

Longhua Art Museum ad Library, Shenzen (2015)
Mecanoo (Principal Architect).

“Nuovi spazi, nuove creatività, nuove professioni, nuovi pubblici”: è questo il tema della prossima edizione delle Buone Pratiche del Teatro, che si terrà a Milano il 4 marzo 2017, presso la Civica Scuola di Teatro “Paolo Grassi” (via Salasco 4, Milano) dalle 9.30 alle 18.00. L’iniziativa è curata dalla Associazione Culturale Ateatro in collaborazione con Associazione Etre, Che Fare e Fondazione Giangiacomo Feltrinelli.
Si ringrazia Civica Scuola di Teatro “Paolo Grassi”.

In questi ultimi anni assistiamo a una disseminazione di spazi multifunzionali: programmano attività culturali come spettacoli, concerti, mostre, ma ospitano anche co-working e attività produttive e commerciali, offrono ristorazione e ospitalità, formazione e convegni… Coesistono, in varie e creative combinazioni, cibo, letteratura, musica, politica, terzo settore, nuova imprenditorialità, divertimento…
Nella giornata delle Buone Pratiche, il 4 marzo 2017, si analizzeranno alcuni casi a livello nazionale, con qualche confronto internazionale, per individuare tendenze e modalità operative che ci aiutino a capire queste esperienze e la loro portata innovativa al livello sia del processo (la sostenibilità, in rapporto anche a target e pubblico, sia del prodotto (in che misura la coabitazione di discipline, linguaggi e tecniche favorisce la nascita di nuovi linguaggi e contenuti, sia degli spazi (caratteristiche architettoniche e funzionali, urbanistica, rapporto centro-periferia), sia della concezione e delle modalità del rapporto fra pubblico, privato, comunità.

Kunstcluster, Nieuwegein (2011)
van Dongen – Koschuch (Principal Architect),
AHEC – American Hardwood Export Council
(Supplier),
http://vd-k.eu/kunstcluster-nieuwegein/>

Molti di questi spazi hanno anche una vocazione multidisciplinare: programmano eventi culturali di diverse discipline o eventi in cui si fondono diversi linguaggi artistici. Sono realtà trasversali, che dalla cultura nel senso classico del termine e dai generi canonici si allargano alla cultura materiale e sociale, intesa in una più ampia dimensione antropologica.
Queste esperienze si caratterizzano per l’uso e la condivisione delle tecnologie digitali e perché riflettono il ruolo centrale assunto dai consumi culturali nella costruzione di identità personali e collettive. Sono luoghi al tempo stesso di lavoro, di svago e di cultura, dove si indeboliscono le distanze tra sfera pubblica e sfera privata, tra impresa privata e servizio pubblico, tra centro e periferie. Si inseriscono nel tessuto urbano, trasformando il paesaggio e aprendo nuove occasioni di socialità. Alcuni di questi spazi sono stati progettati o ristrutturati con questo obiettivo, altri luoghi che avevano già una destinazione d’uso prevalente e che hanno ampliato la gamma delle loro attività.

I temi della giornata del 4 marzo 2017
# L’innovazione di prodotto: la progettazione culturale e il rapporto con il pubblico

Opificio Golinelli, Bologna (2015)
Diverserighestudio (Principal Architect)
http://www.fondazionegolinelli.it/

Nei loro diversi mix di funzioni e di attività, questi luoghi di cultura rappresentano una variegata galassia: grandi istituzioni e piccoli spazi indipendenti, format differenziati sulla base di specifici obiettivi sociali, culturali e artistici.
Una prima verifica riguarda la replicabilità di esperienze come queste. Esistono alcuni format, come gli Impact Hub o gli Idea Store a Londra. Altre esperienze nascono in condizioni specifiche, con uno stretto rapporto con lo spazio o con il territorio di riferimento, e rappresentano un unicum.
E’ anche opportuno esplorare gli effetti la coabitazione di discipline e funzioni diverse. Spesso si tratta solo di un nuovo contenitore per vecchi contenuti, ma forse la prossimità può stimolare la nascita di format inediti di arte e comunicazione.
Va anche approfondito il rapporto con gli utenti. Si tratta di pubblici “verticali”, ovvero persone interessate ogni volta a una specifica attività e disciplina? Oppure è un mix “orizzontale” di pubblici interessati ad attività diverse, che si riconoscono in una tipologia di offerta e di attività? E’ un elemento cruciale nel caso di spazi originariamente deputati a un’unica disciplina, che hanno ampliato e rimodulato la gamma dell’offerta.
Realtà di questo genere possono avere un ruolo importante nella diffusione dei consumi culturali, in particolare per l’allargamento, la formazione e la partecipazione del pubblico (audience development and audience, involvment and engagement). Alcuni progetti attivano “buone pratiche” per abbassare la soglia d’accesso ai giovani, ai nuovi italiani e in generale a fasce di cittadini con bassi consumi culturali, soprattutto nei quartieri periferici.

# La storia

ECL, Chaville (2015)
Laraqui Bringer Architecture (Principal Architect)
http://www.laraqui-bringer.com

Quelli che abbiamo di fronte sono modelli in evoluzione, che tuttavia possono trovare le loro radici, o un precedente, in esperienze più antiche. Ci sono le esperienze delle Case del Popolo, dei Circoli ARCI e dei Centri Sociali, nati a cominciare dagli anni Settanta, che oggi devono confrontarsi con questa realtà in mutamento. Ma non possiamo dimenticare gli spazi riadattati ad attività culturali, a cominciare dalle cantine e dai teatrini degli anni Sessanta e Settanta. Il confronto con queste esperienze può illuminare gli elementi di continuità e discontinuità, e valorizzare le potenzialità di sviluppo dei modelli che arrivano dal passato.

# L’innovazione degli spazi e del territorio: urbanistica, architettura, design
In questo ambito, la dimensione fisico-spaziale ha un ruolo fondamentale.
E’ cruciale il rapporto con il territorio e con le politiche di sviluppo e di rigenerazione urbani. Tutti questi spazi hanno impatto significativo sulla realtà in cui si inseriscono, ma alcuni di essi hanno proprio l’obiettivo di contribuire alla riqualificazione di un quartiere cittadino. Alcune amministrazioni pubbliche hanno deciso di utilizzare le potenzialità di questi progetti per ambiziose politiche sociali e culturali: vedi a Torino la rete della Case di Quartiere e a Milano BASE Milano e Mare Culturale Urbano.
Un secondo aspetto riguarda la progettazione architettonica degli spazi, sia quelli di nuova costruzione sia quelli ristrutturati. Vanno analizzati i costi dei progetti, anche per eventuali ristrutturazioni, il ruolo degli enti pubblici e i requisiti tecnici: per quanto riguarda in particolare gli spazi recuperati (in genere edifici storici o immobili industriali) il rischio è di offrire condizioni inadeguate alla fruizione di eventi spettacolari.
Le tecnologie digitali rappresentano un elemento di novità, che rende possibili diverse attività a cominciare dal co-working. L’integrazione delle nuove tecnologie (con tutte le opportunità e i rischi che comportano) implica un diverso approccio alla progettazione e all’allestimento degli spazi.

# L’innovazione economica e politica: la sostenibilità, il rapporto con la pubblica amministrazione e la politica
La moltiplicazione di queste esperienze, e in alcuni casi la loro dimensione, spinge ad approfondire il nodo della sostenibilità, strettamente collegato all’equilibrio tra obiettivi imprenditoriali e obiettivi culturali, e dunque al mix tra le diverse fonti di reddito. Nella nostra prospettiva, la funzione culturale e sociale resta centrale. Anche per questo il sostegno delle pubbliche amministrazioni è opportuno o necessario (soprattutto nelle periferie e dove questi spazi costituiscono un presidio sociale). Un rapporto costruttivo con la pubblica amministrazione in tutte le sue articolazioni è determinante per superare le difficoltà normative e burocratiche, accentuate dal fatto che si tratta di esperienze che escono dagli schemi abituali: a partire dai luoghi, dall’identificazione dei soggetti gestori, dai rapporti con le comunità.

# L’innovazione del lavoro e delle professioni
Questi nuovi spazi offrono nuove opportunità di occupazione e spingono verso la creazione di nuove figure professionali, che richiedono una preparazione specifica. Queste figure vanno identificate e definite, e vanno creati appositi percorsi formativi. Il problema della formazione assume dunque un’ulteriore valenza progettuale.

Auditorio en el convento de Sant Francesc, Santpedor (2011)
David Closes i Núñez (Principal Architect)

Molti di questi spazi offrono la possibilità di co-working, alcuni fungono da incubatori di start-up (per esempio Cariplo Factory e BASE Milano, con un peso diverso a seconda dei progetti. Andrebbero rivalutati gli obiettivi economici e relazionali dei soggetti coinvolti, da un lato chi gestisce e sostiene il co-working o l’incubatore, e dall’altro gli utenti.
Una riflessione sulle nuove professioni non riguarda solo quelle che i nuovi centri richiedono, ma quelle che all’interno dei centri si formano
Anche in una prospettiva imprenditoriale, vanno valutati l’impatto economico del co-working e degli incubatori di start up, sia per il soggetto che li ospita sia per i soggetti che usufruiscono di questi servizi e per gli eventuali investitori. In questo caso, va verificata la necessità o l’opportunità di un coordinamento da parte di chi gestisce lo spazio nella scelta degli utenti di questi servizi e dei servizi di cui possono usufruire.
Strettamente collegata a questo tema è l’attività di formazione. Molte di queste realtà ospitano corsi, seminari, lavoratori, workshop. Emblematica l’evoluzione di H Farm, che ha attivato un campus destinato a coprire l’intero ciclo scolastico. Questa attività ha un impatto sia sull’economia dell’impresa, sia sull’acquisizione di nuove fasce di utenti, sia nella formazione professionale vera e propria.

Questa edizione delle Buone Pratiche del Teatro è frutto del gruppo di lavoro composto da Silvia Bovio, Cristina Carlini, Davide D’Antoni, Vera Erembourg, Mimma Gallina, Ilaria Giuliani, Bertram Niessen, Oliviero Ponte di Pino.

IL PROGETTO MilanoCORTEmporanea (2015-2016)
Su questi temi, la Associazione Culturale Ateatro ed Etre hanno sviluppato un primo lavoro conoscitivo e di inchiesta, MilanoCORTEmporanea.
Fondazione Feltrinelli e Che fare stanno lavorando in parallelo su questi temi.
Un censimento di oltre 60 realtà cittadine e alcune case histories hanno consentito una prima focalizzazione delle problematiche centrali del progetto. Questo lavoro preliminare ha avuto una restituzione pubblica il 13 maggio 2016.

Il dossier MilanoCORTEmporanea




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