La vera tragedia delle identità famigliari è il teatro

Una vera tragedia di Riccardo Favaro al Teatro i di Milano

Pubblicato il 23/10/2021 / di / ateatro n. 180

È il 13 ottobre 2021 e da tre giorni i teatri sono tornati al 100% di capienza. Green Pass all’entrata, mascherina sul viso, e i teatri sperano di rivedere la propria sala gremita di pubblico.
Teatro I di Milano, che porta in scena Una vera tragedia di Riccardo Favaro dal 6 al 18 ottobre, è uno di loro. E in tal senso può ritenersi soddisfatto, considerata la sala teatrale fortunatamente quasi al completo.

Foto di Andrea Macchia

Già dopo pochi minuti dal suo inizio, lo spettacolo provoca un profondo senso di disorientamento.
In un soggiorno freddo e impersonale – ben lontano dall’immagine dell’accogliente focolare domestico – con alcune poltrone in velluto magenta e una lampada, una coppia di genitori attende l’arrivo del figlio. Il clima comico da perfetta sit-com o soap opera, condita con risate e applausi registrati, lascia presto lo spazio a smarrimento e inquietudine, quando Padre e Madre realizzano che Figlio, appena ritornato a casa dopo molto tempo, in realtà è un altro Ragazzo. Come accade anche a Padre e Madre che, durante tutta la messa in scena, assumono ruoli e funzioni sempre diversi.

Foto di Andrea Macchia

Tra le quattro mura di quella casa isolata, che sembra appartenere ad un universo lontano, inizia a consumarsi una tragedia vera, concreta, tangibile per tutti: i personaggi, il pubblico, gli attori.
Una tragedia di identità dei personaggi che mutano repentinamente, con un Figlio che diventa Ragazzo per poi trasformarsi in Fratello di quella Madre che come naturale conseguenza si tramuta in Sorella. Una tragedia per il pubblico, che si ritrova spaesato davanti a una rappresentazione dove niente è come sembra e tutto cambia improvvisamente, facendo crollare anche la più minima certezza. Una tragedia per gli stessi attori, alle cui spalle il testo dello spettacolo scorre indipendentemente da quanto accade sul palcoscenico e spesso in contrapposizione al copione che sono chiamati a recitare, disorientandoli fino a zittirli perché non riescono più a seguirne il meccanismo. E allora, per colmare i loro silenzi, il testo proiettato si appropria della scena e prende vita, portando avanti la narrazione.

Foto di Studio Pagi

Effetti sonori e luci stroboscopiche enfatizzano ed esasperano il senso di angoscia negli spettatori, che vengono coinvolti nella più antica e – purtroppo – sempre attuale tragedia: quella familiare. Padre e Madre aspettano ora l’arrivo del vero Figlio, che giunge sì a casa, apparendo però quasi un estraneo ai loro occhi. E se il Figlio si abbandona nella solitudine e nel silenzio, a tal punto che il Padre non lo riconosce più e la Madre non riesce a instaurare un dialogo, percependo solo vuoto dentro e fuori casa, allora l’unica soluzione è compiere la tragedia finale, quella più cruda e assurda: l’uccisione del Figlio per loro stessa mano.
Si conclude così uno spettacolo destabilizzante per testo, drammaturgia, scelte registiche, effetti speciali. E che disturba, perché ci costringe, una volta usciti da teatro, a fare i conti con la vera tragedia che accomuna tutti noi: la fragilità, la precarietà e l’imprevedibilità dei rapporti umani.

 

Una vera tragedia 
progetto e regia Alessandro Bandini, Riccardo Favaro
con lo sguardo esterno di Carmelo Rifici
con Alessandro Bandini, Flavio Capuzzo Dolcetta, Alfonso De Vreese, Marta Malvestiti
con la collaborazione artistica di Petra Valentini
disegno e realizzazione scene Giorgio Morandi, Marta Solari
costumi Marta Solari
disegno sonoro e composizione musicale Pietro Bonomi, Elena Rivoltini
disegno luci Pierfranco Sofia
coproduzione Teatro i, LAC Lugano Arte Cultura
spettacolo inserito in Invito a Teatro
si ringraziano Associazione Scenario, L’Alboreto Teatro Dimora di Mondanio, Industria Scenica – Spazio Everest di Vimodrone