La scomparsa di Hans-Thies Lehmann

Il teorico del teatro postdrammatico

Pubblicato il 18/07/2022 / di / ateatro n. 184

Hans-Thies Lehmann (2012)

Il 16 luglio 2022 è scomparso ad Atene il tedesco Hans-Thies Lehmann, uno dei pesantori teatrali più influenti degli ultimi decenni. Allievo di Peter Szondi, è noto soprattutto per aver teorizzato il “teatro post-drammatico”, nel celebre saggio pubblicato nel 1999 e tradotto in Italia da Cue Press per la cura di Sonia Antinori.
Nel suo ultimo densissimo saggio, Tragedia e teatro drammatico, sempre pubblicato in Italia da Cue Press, si interroga sul senso del tragico, in un serratissimo dialogo tra filosofia e teatro.

IL LINK
Hans-Thies Lehmann, Tragedia e teatro drammatico, a cura di Milena Massalongo, postfazione Gerardo Guccini, Cue Press.

Qui di seguito la scheda dedicata al libro di Lehmann Il teatro post drammatico nel saggio di Oliviero Ponte di Pino, Un teatro per il XXI secolo (FrancoAngeli, 2021).

Il libro
Ci sono voluti quasi vent’anni e traduzioni in venticinque lingue prima dell’edizione italiana del saggio dello studioso tedesco Il teatro post drammatico (tradotto da Silvia Antinori). Il punto di partenza è il superamento – e lo scardinamento – delle forme narrative e drammaturgiche chiuse, di una poetica che si proclama realistica (mentre spesso è solo convenzionale) a favore di testi che offrano al regista maggiori gradi di libertà. Lo stesso vale per la libertà di lettura che le opere offrono allo sguardo dello spettatore.
E’ un processo che nelle arti visive e in letteratura si è innescato nella giuntura tra Otto e Novecento e che in teatro trova invece la sua anticipazione cinquanta anni dopo, con i testi dirompenti di Samuel Beckett. La svolta post-drammatica teorizzata da Lehmann (che per alcuni non sarebbe una novità così radicale, ma riprenderebbe semplicemente modalità praticate da sempre) si concretizza nelle opere di autori come Heiner Müller, Robert Wilson, Pina Bausch, Jan Fabre.

IL LINK
Hans-Thies Lehmann, Il teatro postdrammatico, contributi di Sonia Antinori e Gerardo Guccini, Cue Press.




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